siebenzwerg
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mercoledì 13 novembre 2013
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presuntuoso
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Una 17enne fredda, scostante, inabile o indisponibile verso l'innamoramento, senza alcuna qualità tranne che l'essere bella. Il personaggio di Isabelle persevera in se stesso, vivendo tutto il film appunto da personaggio e non da persona, prima, durante e dopo l'esperienza della prostituzione, non per colpa sua ma per colpa del film in cui si ritrova. Alla fine sembra che tutto quello che ha attraversato non l'abbia toccata più di tanto né trasformata. Qualcosa è avvenuto dentro di lei? A noi non è dato di vederlo. L'imbattersi nella morte la colpisce (e vorrei vedere!) ma non sembra influenzarla nel suo modo di andare per la vita. Il suo personaggio sembra ricoperto di una vernice impermeabile in entrata e in uscita.
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Una 17enne fredda, scostante, inabile o indisponibile verso l'innamoramento, senza alcuna qualità tranne che l'essere bella. Il personaggio di Isabelle persevera in se stesso, vivendo tutto il film appunto da personaggio e non da persona, prima, durante e dopo l'esperienza della prostituzione, non per colpa sua ma per colpa del film in cui si ritrova. Alla fine sembra che tutto quello che ha attraversato non l'abbia toccata più di tanto né trasformata. Qualcosa è avvenuto dentro di lei? A noi non è dato di vederlo. L'imbattersi nella morte la colpisce (e vorrei vedere!) ma non sembra influenzarla nel suo modo di andare per la vita. Il suo personaggio sembra ricoperto di una vernice impermeabile in entrata e in uscita. Come si può fare un film con questi elementi? Sembra difficile, eppure è semplice. Si sciorina un po' di sesso, anche questo inutile alla comprensione profonda della protagonista, e lo si contorna di ambientazioni sociali familiari banaloidi e prevedibili, come i dialoghi con cui sono tenute insieme e che mantengono tutti i personaggi in una zona di media statistica. La sceneggiatura crea delle situazioni ad altissimo tasso di prevedibilità e l'unico guizzo alla storia è dato dalla comparsa di Charlotte Rampling, come personaggio e come interprete. Non fosse stato per la sua presenza avrei dato anche una sola stella. Beato chi è riuscito ad apprezzare questo film, io preferisco ricordare Ozon per altre cose.
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homer52
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mercoledì 13 novembre 2013
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il linguaggio del cuore
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Isabelle è, come tutti gli adolescenti al cospetto del passaggio all'età adulta, alla scoperta della sessualità e della sua collocazione nella società. Non trovando nella sua famiglia (madre, patrigno e fratello)un sostegno adeguato decide di avventurarsi da sola in questo viaggio verso la maturità. E lo fa cercando di utilizzare la sua arma migliore, il suo corpo, che le permette di entrare in contatto con l'altro sesso senza le interferenze dell'innamoramento. Solo uno dei suoi amanti suscita in lei un minimo turbamento affettivo e, non a caso, sarà quello che contribuirà, con la sua morte durante un amplesso, a creare le basi per una sua possibile maturazione.Bellissima la scena finale con la moglie dell'amante morto che, fissato un appuntamento con Isabelle nella stessa stanza d'albergo ove incontrava suo marito, la paga per condividerne con lei il ricordo dando un colore
affettivo ad un comportamento sicuramente spregevole come la prostituzione o l'infedeltà.
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Isabelle è, come tutti gli adolescenti al cospetto del passaggio all'età adulta, alla scoperta della sessualità e della sua collocazione nella società. Non trovando nella sua famiglia (madre, patrigno e fratello)un sostegno adeguato decide di avventurarsi da sola in questo viaggio verso la maturità. E lo fa cercando di utilizzare la sua arma migliore, il suo corpo, che le permette di entrare in contatto con l'altro sesso senza le interferenze dell'innamoramento. Solo uno dei suoi amanti suscita in lei un minimo turbamento affettivo e, non a caso, sarà quello che contribuirà, con la sua morte durante un amplesso, a creare le basi per una sua possibile maturazione.Bellissima la scena finale con la moglie dell'amante morto che, fissato un appuntamento con Isabelle nella stessa stanza d'albergo ove incontrava suo marito, la paga per condividerne con lei il ricordo dando un colore
affettivo ad un comportamento sicuramente spregevole come la prostituzione o l'infedeltà.E qui sta l'insegnamento di Ozon: l'adolescente, racchiuso nel vortice delle sue problematiche esistenziali,comprende solo il linguaggio del cuore.
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ralphscott
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mercoledì 13 novembre 2013
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giovane e bella,il film sta tutto in due parole
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Senza giudicare,anzi con indulgenza verso la sensuale Isabelle,Ozon mette in scena la lucida analisi del desiderio di un adolescente che si spinge oltre i limiti della morale comune. Un opera così autentica e detonante,scomoda,avrebbe mai potuto esser girata in Italia? Ne ho forti dubbi. La ragazza comincia piena di insicurezze per poi diventare consapevole del proprio potere. Ma é pur sempre un ingenua,tanto da credere la Rampling una cliente come tanti,come il marito anche lei in cerca di un giovane corpo. Occasione di riflessioni.
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lucaapollo
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martedì 12 novembre 2013
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le relazioni algide
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Isabelle è una ragazzina che parla poco e ha spesso il broncio. Durante le vacanze estive dei suoi 17 anni ha la sua prima esperienza sessuale, che la delude e, forse, la convince di quanto poco valga l’atto sessuale. Al rientro a Parigi inizia una vita da prostituta, senza che si comprendano le sue motivazioni e perché le piaccia.
Nel suo mondo, la vita è senza domande e senza affetto e la cortesia viene usata per proteggersi. Infatti, quando la madre scopre l’attività di Isabelle, non reagisce per stabilire un dialogo o per tentare una tardiva educazione della figlia, ma la incolpa della propria sofferenza.
Un incrocio di relazioni, tra la madre, la figlia, il patrigno, gli amici di famiglia, il fidanzatino, dominate da una squisita urbanità e dalla totale superficialità.
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Isabelle è una ragazzina che parla poco e ha spesso il broncio. Durante le vacanze estive dei suoi 17 anni ha la sua prima esperienza sessuale, che la delude e, forse, la convince di quanto poco valga l’atto sessuale. Al rientro a Parigi inizia una vita da prostituta, senza che si comprendano le sue motivazioni e perché le piaccia.
Nel suo mondo, la vita è senza domande e senza affetto e la cortesia viene usata per proteggersi. Infatti, quando la madre scopre l’attività di Isabelle, non reagisce per stabilire un dialogo o per tentare una tardiva educazione della figlia, ma la incolpa della propria sofferenza.
Un incrocio di relazioni, tra la madre, la figlia, il patrigno, gli amici di famiglia, il fidanzatino, dominate da una squisita urbanità e dalla totale superficialità. Un formale rispetto senza reale considerazione. Quando Isabelle, nell’unico sprazzo di umanità, cercherà la fiducia della madre, otterrà solo il suo risentimento per essere stata messa in discussione.
Il poco calore viene dall’affetto di un anziano cliente, che è anche lo snodo della storia, dallo psichiatra che Isabelle accetterà di seguire (molto bella la sua disponibilità ad essere pagato col denaro guadagnato immoralmente) e, soprattutto, dal fratello minore di Isabelle, un confidente fin troppo equilibrato per la sua giovane età.
Ci si chiede se l'intenzione di Ozon sia quella di enunciare la futilità delle relazioni umane oppure, viceversa, quella di denunciare l'incapacità di saperle coltivare, nascondendo la paura dietro la correttezza.
Il finale regala, con una specie di rivelazione, la comparsa di Charlotte Rampling, l’attrice perfetta per la piccola parte.
La protagonista, oltre ad essere bellissima, è convincente, come il fratello e il fidanzatino. La realizzazione è fatta di scene brevi e di una fotografia essenziale, eccetto che nell’immagine utilizzata per la locandina, ruffiana e poco omogenea alle altre.
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biancaspa
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lunedì 11 novembre 2013
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con gli occhi di isabelle
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Isabelle, giovane, bella, benestante. Lo spettatore potrebbe non capire perché sia mossa e spinta a prostituirsi, lo spettatore, cosi come il genitore non attento alle dinamiche profonde dei figli, quel prototipo di persone che sono ancora dell'idea che questo basti per essere felici e stare bene! La materia, la bellezza esteriore. Drammatici canoni sociali che oscurano l'essenza, il bisogno primario di ognuno di noi: essere considerati, avere valore, riconoscimento da qualcuno, sostituto del ruolo materno (e non è forse questo quello che Isabelle crede di avere prostituendosi?) si resta fermi all'apparenza e raramente si pone attenzione a cio che è altro da noi, perché i figli sono solo un prolungamento di se stessi, fintanto che non mostrano di essere diversi dall'ideale precostituito.
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Isabelle, giovane, bella, benestante. Lo spettatore potrebbe non capire perché sia mossa e spinta a prostituirsi, lo spettatore, cosi come il genitore non attento alle dinamiche profonde dei figli, quel prototipo di persone che sono ancora dell'idea che questo basti per essere felici e stare bene! La materia, la bellezza esteriore. Drammatici canoni sociali che oscurano l'essenza, il bisogno primario di ognuno di noi: essere considerati, avere valore, riconoscimento da qualcuno, sostituto del ruolo materno (e non è forse questo quello che Isabelle crede di avere prostituendosi?) si resta fermi all'apparenza e raramente si pone attenzione a cio che è altro da noi, perché i figli sono solo un prolungamento di se stessi, fintanto che non mostrano di essere diversi dall'ideale precostituito. Così la madre di Isabelle all'incontro con lo psicologo che prende in cura la figlia mostra la prevaricazione, il tentativo di sostituirsi a lei, nel dare le risposte che Isabelle non da, risposte che non sono quelle che darebbe la figlia. Lo psicologo è il punto di svolta nella vita della ragazza, perché l'accoglie, la vede, la rispetta, senza farsi mai sedurre, anche quando Isabelle lo provoca. Lo psicologo è il primo a riconoscere la vera identità di Isabelle " quei soldi se li è sudati, sono i suoi". Geniale usarli per pagare le sedute di psicoterapia. Per qualcosa di costruttivo che può aiutarla a crescere, a strutturarsi, a stare bene. Ozon ha costruito un film analitico che necessita di introspezione per essere capito, sospende il giudizio alla Kundera maniera, non prende posizioni, descrive solo ciò che accade, senza intromettersi, ma è negli occhi di tutti coloro che guardano la ragazza, anche degli stessi spettatori. Il film non offre una soluzione, il finale poetico, non è scenico, ma mantiene fino in fondo lo stile realistico ed empirico di ciò che narra.
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pasquiota
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lunedì 11 novembre 2013
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malinconia atemporale
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Merito di Marine Vacth, o del regista Ozon. Perché lo sguardo struggente e sfuggente della protagonista traversa tutta la pellicola, con la malinconia atemporale dell'adolescente che si affaccia alla sessualità. E lo spettatore si chiede: a 17 anni non ha ancora compreso la vita, oppure ha appreso con fin troppo cinismo la potenza del proprio corpo e lo usa con spietato potere?
La bellissima Isabelle, insoddisfatta dopo il suo primo rapporto, persegue quasi 'scientificamente' il cammino verso la prostituzione, ma Ozon non ci dà una spiegazione convincente e sembra suggerirci solo degli appigli. E il mistero rimane intatto, come sconcerta la triste aridità sentimentale della ragazza, che non riesce nemmeno ad amare un suo coetaneo, che è ben lungi dal sospettare la sua doppia vita.
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Merito di Marine Vacth, o del regista Ozon. Perché lo sguardo struggente e sfuggente della protagonista traversa tutta la pellicola, con la malinconia atemporale dell'adolescente che si affaccia alla sessualità. E lo spettatore si chiede: a 17 anni non ha ancora compreso la vita, oppure ha appreso con fin troppo cinismo la potenza del proprio corpo e lo usa con spietato potere?
La bellissima Isabelle, insoddisfatta dopo il suo primo rapporto, persegue quasi 'scientificamente' il cammino verso la prostituzione, ma Ozon non ci dà una spiegazione convincente e sembra suggerirci solo degli appigli. E il mistero rimane intatto, come sconcerta la triste aridità sentimentale della ragazza, che non riesce nemmeno ad amare un suo coetaneo, che è ben lungi dal sospettare la sua doppia vita. Ma forse Isabelle ha scoperto la tenerezza in un suo rapporto a pagamento, con un anziano signore che non la maltratta e che, nel ricordo, le provoca una lacrima sincera.
Spiazzante, provocatorio, ma mai risolutivo, Giovane e bella raggiunge lo scopo proprio nei suoi tanti non detto, attraverso i freddi sguardi della diciassettenne, che solo nell'ultima inquadratura si stemperano alla dolcezza, quasi come nel fugace sorriso del capitano Wiesler nel finale de Le vite degli altri.
Fra gli abissi insondabili dell'adolescenza e le studentesse prostiute occasionali che tanto piacevano a Scerbanenco (è d'obbligo il richiamo a Venere privata), la pellicola ha un rigore inflessibile che non indugia al compiacimento o al mellifluo.
Da vedere assolutamente.
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flyanto
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lunedì 11 novembre 2013
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come si può reagire ad un'insoddisfazione profonda
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Film in cui si racconta di una bella ragazza di 17 anni che, incuriosita dal sesso e dopo anche una prima esperienza negativa con un suo coetaneo durante le vacanze estive, decide di sua volontà di prostituirsi facendosi pubblicità on line. Da questo momento in poi ella si incontrerà con svariati uomini, per lo più molto più anziani di lei, in camere di alberghi più o meno di lusso ed arriverà a guadagnare anche ingenti somme di denaro. Finchè, dopo la morte di un suo anziano cliente nel corso di un amplesso mentre si trova con lei, le indagini condotte dalla polizia riveleranno all' ignara famiglia della ragazza la sua doppia vita e la sua singolare professione lasciando la prima alquanto stupita e sgomenta.
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Film in cui si racconta di una bella ragazza di 17 anni che, incuriosita dal sesso e dopo anche una prima esperienza negativa con un suo coetaneo durante le vacanze estive, decide di sua volontà di prostituirsi facendosi pubblicità on line. Da questo momento in poi ella si incontrerà con svariati uomini, per lo più molto più anziani di lei, in camere di alberghi più o meno di lusso ed arriverà a guadagnare anche ingenti somme di denaro. Finchè, dopo la morte di un suo anziano cliente nel corso di un amplesso mentre si trova con lei, le indagini condotte dalla polizia riveleranno all' ignara famiglia della ragazza la sua doppia vita e la sua singolare professione lasciando la prima alquanto stupita e sgomenta. Ozon, ancora una volta, con questa sua ultima opera indaga sulla vita degli adolescenti, sulle loro pulsioni più recondite e misteriose, e sui loro rapporti interpersonali e sentimentali ma, a differenza degli altri suoi films, egli qui non raggiunge nè l'originalità nè la profondità che invece lo contraddistinguono precedentemente. La storia che egli espone non presenta alcunché di originale, bensì una tematica, quella cioè delle giovani studentesse che si prostituiscono attraverso internet, che è stata già ampiamente trattata in altre numerose opere da altri numerosi registi. Ozon non riesce a spiegare o, per lo meno, non riesce ad andare a fondo delle reali motivazioni della condotta della giovane protagonista, le si possono facilmente intuire, ma mancano, appunto, della profonda analisi e dell' adeguata introspezione psicologica per far sì che la pellicola non risulti banale ed ovvia. Il malessere che vive la ragazza, la sua latente ricerca di una figura paterna, la propria volontà di sentirsi viva e desiderata solo attraverso degli incontri sessuali con degli sconosciuti, una certa forma di ribellione con la propria famiglia, con la figura della madre in particolare, costituiscono le tematiche fondamentali del film ma esposte, ripeto, in una maniera alquanto superficiale ed all'insegna di svariati luoghi comuni. Non si può negare a Marine Vacth, la giovane e bella protagonista, una certa bravura, tanto da risultare convincente nel proprio ruolo di giovane inquieta, sebbene, però, la si ricorderà maggiormente per la propria avvenenza fisica che incanta tutti e tutto. Per Ozon, invece, si deve purtroppo parlare di un'occasione un pò sprecata. Un vero peccato!
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[+] complimenti!
(di the hooded man)
[ - ] complimenti!
[+] un chiarimento
(di angelo umana)
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fabiofeli
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lunedì 11 novembre 2013
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isabelle-léa: l’insondabilità dell’adolescenza
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Giovane e bella di François Ozon
Perché Isabelle (Marine Vacth), una bella 17enne, libera in apparenza da problemi, se non una personale inclinazione a respingere rituali e comportamenti dei coetanei, decide di accettare le offerte di un individuo che la segue all’uscita di scuola e le fornisce il numero di telefono? Cede al fascino dei rischi e degli imprevisti dell’incontro? O è preda della smania di sperimentare il sesso sull’onda delle diffuse rappresentazioni sui media? O, infine, è attratta dal denaro che ne può scaturire? Cerca una impossibile liberazione e autonomia femminile come il personaggio impersonato dalla Deneuve in Bella di giorno del grande Buñuel? Un po’ di tutto questo o niente di preciso?
A fronte di tante domande suscitate dalla vicenda poche e ambigue sono le risposte.
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Giovane e bella di François Ozon
Perché Isabelle (Marine Vacth), una bella 17enne, libera in apparenza da problemi, se non una personale inclinazione a respingere rituali e comportamenti dei coetanei, decide di accettare le offerte di un individuo che la segue all’uscita di scuola e le fornisce il numero di telefono? Cede al fascino dei rischi e degli imprevisti dell’incontro? O è preda della smania di sperimentare il sesso sull’onda delle diffuse rappresentazioni sui media? O, infine, è attratta dal denaro che ne può scaturire? Cerca una impossibile liberazione e autonomia femminile come il personaggio impersonato dalla Deneuve in Bella di giorno del grande Buñuel? Un po’ di tutto questo o niente di preciso?
A fronte di tante domande suscitate dalla vicenda poche e ambigue sono le risposte.
Il denaro accumulato da Isabelle, di famiglia benestante, finisce in un cassetto e non viene utilizzato. Il piacere del sesso è inesistente negli incontri con uomini che cercano soddisfazione con una donna-oggetto-feticcio attraverso una semplice masturbazione. Forse per Isabelle-Léa (il secondo nome è lo pseudonimo che la ragazza sceglie per prostituirsi) il piacere è un gran parte preventivo: scaturisce dalla suspence della pallina che gira nella roulette degli incontri e dall’essere desiderata e richiesta da una pioggia di messaggi via internet; ma è anche successivo: l’assaporamento di un surrogato del sesso viene reso concreto nel piatto riscaldato di una susseguente pratica autoerotica; e il denaro nelle sue mani è la prova tangibile del “valore” di se stessa.
Prostituirsi per Isabelle-Léa sembra consistere nel truccarsi e vestirsi come per girare un film o andare in scena a teatro; meglio se con un indumento elegante sottratto alla madre, come se questo rappresentasse un’ignara approvazione o fosse un talismano contro eventuali rischi. Un incontro dopo l’altro con uomini senza volto e senza storia riducono le giornate di Isabelle-Léa a ripetute ossessive fotocopie. Solo dalla conoscenza di Georges (Johan Leysen), un uomo tanto avanti con l’età che potrebbe essere suo nonno, sboccia una inaspettata tenerezza e complicità; ma la conclusione dell’episodio è drammatica …
E’ un modo di vivere schizofrenico. Ma oggi chi è tutto intero? E quale adulto riesce a sondare la psiche dell’adolescenza? Non i genitori della ragazza. Forse solo il fratello minore, in preda ad analoghe turbe, intuisce qualcosa di quel convulso, disordinato, contraddittorio mondo segreto.
La pellicola è ben recitata; un prezioso “cameo” di Charlotte Rampling, nella parte della moglie di Georges, fa lievitare il racconto. Indovinato l’utilizzo di canzoni di Françoise Hardy nelle colonna sonora.
Il film, pur pregevole e interessante, non attinge alla qualità e all’efficacia di precedenti opere di Ozon.
Valutazione ***
FabioFeli
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[+] bravo
(di kimkiduk)
[ - ] bravo
[+] un'altra interessante pellicola di ozon
(di antonio montefalcone)
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kimkiduk
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domenica 10 novembre 2013
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raltà allo stato puro
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Omaggio a Rohmer? Mi fa piacere pensarlo. Inizio con amore adolescenziale caro a Rohmer e poi prosegue con lo scandire delle stagioni, altro forse riferimento ad uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague. Ma il film si dipana attraverso la lettura di una realtà familiare meravigliosa, senza una parola di troppo e senza dover spiegare i perchè di una insofferenza di una 17enne alla ricerca della sua personalità e della sua libertà (E' la mia vita). Il rapporto stridente con la madre, il rapporto asettico con il compagno della madre, l'assenza di un padre che manca ma non manca, il bel rapporto complice e non con il fratello. Una famiglia senza problemi, medio borghese che vive un dramma dei nostri giorni, spiegato analizzato ma raccontato con le parole di ognuno di noi, senza enfatismo da commedia italiana, senza fronzoli inutili e descrivendo personaggi perfetti.
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Omaggio a Rohmer? Mi fa piacere pensarlo. Inizio con amore adolescenziale caro a Rohmer e poi prosegue con lo scandire delle stagioni, altro forse riferimento ad uno dei maggiori esponenti della Nouvelle Vague. Ma il film si dipana attraverso la lettura di una realtà familiare meravigliosa, senza una parola di troppo e senza dover spiegare i perchè di una insofferenza di una 17enne alla ricerca della sua personalità e della sua libertà (E' la mia vita). Il rapporto stridente con la madre, il rapporto asettico con il compagno della madre, l'assenza di un padre che manca ma non manca, il bel rapporto complice e non con il fratello. Una famiglia senza problemi, medio borghese che vive un dramma dei nostri giorni, spiegato analizzato ma raccontato con le parole di ognuno di noi, senza enfatismo da commedia italiana, senza fronzoli inutili e descrivendo personaggi perfetti. La protagonista "con occhi malinconici" che vive una sua adolescenza curiosa e perversa alla ricerca di curiosità morbosa e che nemmeno lei forse ne conosce la causa. Una madre che tenta di essere madre ma reagisce come forse tutte le madri farebbero, con rabbia, angoscia ricerca della parola gusta che non arriverà mai. La parola che alla fine sarà data attraverso un gesto che non rivelo da una slendida immensa Rampling che con 15 minuti esalta un film quasi perfetto. Meraviglioso finale con 20 minuti da poesia pura. Mi ero chiesto come potesse finire questo film per non cadere nel banale. Mi scordavo che era un film francese. Chapeau ancora una volta ad Ozon chapeau a chi sa fare cinema. Uscito dalla sala pieno. Dopo la Vie d'Adele, con cui può avere delle analogie per l'età dei protagonisti, metto questo film tra i migliori visti negli ultimi anni.
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lorbrush
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domenica 10 novembre 2013
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giovane e bella
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Sinceramente non ci vedo il brillante intuito psicanalitico del quale si parla nella recensione. Il film è un succedaneo di elementi e situazioni già viste, nel quale orbita un personaggio che poteva essere molto interessante se non fosse stato meramente assemblato ma mai analizzato.
La psicologia della protagonista è un composto di elementi spiattellati e non problematizzati né tanto meno inquadrati compiutamente: le ragioni che la spingono alla prostituzione ci sono, ma sono accennate o intuibili senza che si capisca bene come queste abbiano agito sulla ragazza (tutto ciò non si può giustificare semplicemente ritenendo che Ozon abbia voluto non sollevare il "velo di mistero dell'adolescenza").
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Sinceramente non ci vedo il brillante intuito psicanalitico del quale si parla nella recensione. Il film è un succedaneo di elementi e situazioni già viste, nel quale orbita un personaggio che poteva essere molto interessante se non fosse stato meramente assemblato ma mai analizzato.
La psicologia della protagonista è un composto di elementi spiattellati e non problematizzati né tanto meno inquadrati compiutamente: le ragioni che la spingono alla prostituzione ci sono, ma sono accennate o intuibili senza che si capisca bene come queste abbiano agito sulla ragazza (tutto ciò non si può giustificare semplicemente ritenendo che Ozon abbia voluto non sollevare il "velo di mistero dell'adolescenza"). Un peccato per esempio non aver approfondito il rapporto di lei col denaro, che pare giocare un ruolo fondamentale in un brevissimo segmento del film, ma che poi viene accantonato e dimenticato (se si può intuire che ella sia volta al mero accumulo di ricchezza senza la finalità ultima dell'acquisto di un bene materiale, come la compagna con la borsa di Prada, è altresì vero che a questa dimostra di voler rinunciare troppo facilmente, allorquando propone di spenderla per pagare lo psicanalista... il quale tra l'altro è usato palesemente come veicolo della riflessione dello spettatore). Non viene mai analizzato il rapporto di lei con la sua bellezza, e solo fugacemente quello con la giovinezza; non sappiamo cosa prova quando si vende (se non per mezzo della scialba confessione che fa alla poliziotta, la quale spiega la storia troppo semplicemente tarpando le ali dell'interpretazione); il suo rapporto col padre è misterioso e oscuro (anche se viene accennato come causa possibile della sua pulsione verso gli uomini più grandi, seguendo un clichè psicanalitico) e lo è anche quello con la madre. L'idea interessante di rappresentare un'adolescente algida e non pentita, estremizzandosi, trascina il film verso l'esito finale dell'incompletezza e della banalità, in virtù di ciò, nulla giustifica il suo atteggiamento, che appare anche incoerente (e in modo non interessante), e nulla sembra minimamente intaccarlo. Il personaggio, alla fine, risulterà appiattito proprio per effetto di quello che poteva essere il suo punto di forza. Lo stratagemma narrativo con il quale si è voluto giustificare la scoperta della sua doppia vita (la morte, guarda un po', dell'unico cliente che la trattava con gentilezza, e che aveva un rapporto complicato con la figlia) appare come un inutile ed eccessivo spostamento drammatico, che non aggiunge nulla al film se non una morale banale e scialba, la quale si concreta nell'incontro finale con la moglie della vittima (vero o onirico che sia). Gli altri personaggi non meritano approfondimento, essendo ai limiti del macchiettistico. Le scene di sesso sono brutte e piatte, e non danno minimamente idea della passione che ella provi nell'atto (altro punto che non viene sufficientemente analizzato), cosa che si coglie efficacemente qualora si voglia accostare questo film con un altro attualmente nelle sale, e di ben diverso spessore: "la Vita di Adele". In sostanza: non si può parlare di un totale disastro, essendo evidente che i presupposti ci fossero, e che sia reale l'interesse nel sondare un periodo così enigmatico. Il film potrebbe anche strappare le tre stelle, se non subisse la zavorra dell'apparirmi come un'ottima occasione palesemente persa.
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[+] te e il cinema
(di kimkiduk)
[ - ] te e il cinema
[+] non giudica e non deve essere costretto.
(di conte di bismantova)
[ - ] non giudica e non deve essere costretto.
[+] la quintessenza della banalità
(di wakefield)
[ - ] la quintessenza della banalità
[+] presunzione autoriale...o errore di giudizio
(di gianleo67)
[ - ] presunzione autoriale...o errore di giudizio
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