max.antignano
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lunedì 15 settembre 2014
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il circolo vizioso
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Per chi come me ama Ozpetek e pensa che La finestra di fronte sia uno dei più bei film italiani degli ultimi trentanni è difficile dire se questo ultimo Allacciate le cinture sia piaciuto o no. Sicuramente il paragone, e tra le storie, e nel modo in cui sono raccontate, non regge, e risulta dolorosamente inferiore. Sarà il personaggio del marito che oltre che antipatico sembra stereotipato all'estremo? (a proposito, ma quei tatuaggi non sono un pò troppo "moderni"?) Sarà che il personaggio della moglie risulta troppo, ma davvero troppo apparentemente forte e decisa? Sarà che il rimando tra presente e passato è mal gestito e disorienta lo spettatore? I fantasmi, comparsi in maniera dirompente con la visione di Ambra Angiolini in Saturno Contro e continuati in Mine Vaganti e Magnifica Presenza, sembrano ormai invadere la visone di Ozpetek e dominarla non più solo come espediente narrativo di grande impatto emotivo, ma come ingombrante determinante della storia.
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Per chi come me ama Ozpetek e pensa che La finestra di fronte sia uno dei più bei film italiani degli ultimi trentanni è difficile dire se questo ultimo Allacciate le cinture sia piaciuto o no. Sicuramente il paragone, e tra le storie, e nel modo in cui sono raccontate, non regge, e risulta dolorosamente inferiore. Sarà il personaggio del marito che oltre che antipatico sembra stereotipato all'estremo? (a proposito, ma quei tatuaggi non sono un pò troppo "moderni"?) Sarà che il personaggio della moglie risulta troppo, ma davvero troppo apparentemente forte e decisa? Sarà che il rimando tra presente e passato è mal gestito e disorienta lo spettatore? I fantasmi, comparsi in maniera dirompente con la visione di Ambra Angiolini in Saturno Contro e continuati in Mine Vaganti e Magnifica Presenza, sembrano ormai invadere la visone di Ozpetek e dominarla non più solo come espediente narrativo di grande impatto emotivo, ma come ingombrante determinante della storia. Si certo, gli estremi si attraggono, si sa, la vita e la morte, l'odio e l'amore, il presente col passato e il futuro. Ma se questo è il senso del film, è declinato talmente tanto da definire un circolo vizioso anzichè un percorso, col rischio per lo spettatore di non uscirne più. I lati apprezzabili non mancano: La storia è romantica, sensibile, cinica e tenera insieme. Bravi gli attori, alcuni costretti a prove impegnative (che brava Paola Minaccioni, che forza e garbo ha saputo dare al suo personaggio), qualche situazione comica non manca (ma in un film di opposti i contraltari forse avrebbero dovuto essere di più), i grandi comprimari non mancano (la parrucchiera stronza è esilarante), l'ambientazione (Lecce) è bellissima e la luce straordinaria .
In sostanza il giudizio è medio-basso perchè l'aspettativa era alta. Se Ozpetek è sempre autobiografico (perlomeno nella citazione di eventi della sua vita, consigliatissima la lettura del suo libro Rosso Istambul ), tuttavia non si può dire le stesse cose senza rischiare di deludere. Ecco perchè l'esigenza di un cambio di passo, di una evoluzione, sembra necessaria, per chi come lui potrebbe essere non un grande regista italo-turco, ma un grande regista. Punto. Senz'altro.
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enzo70
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sabato 3 gennaio 2015
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ozpetek torna alle origini
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Dopo l’ottimo magnifica presenza Ozpetek torna a raccontate l’amore a modo suo, evidenziando le contraddizioni di un sentimento che negli estremi trova la sua esaltazione. Il film è ambientato a Lecce e racconta la storia di una coppia che trova nelle sue diversità la forza. Elena è una ragazza di buona famiglia, volitiva, energica, priva di pregiudizi ed aperta alla vita; il suo migliore amico e socio è Fabio, un ragazzo gay che si scopre ad un certo punto essere stato il ragazzo del fratello, poi morto di Elena. Antonio è un meccanico, bello quanto ignorante, macho fino al midollo spinale, tatuato e muscoloso. I due hanno due figli e la quotidianità sembra mettere a repentaglio il loro rapporto, esaltando le differenze.
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Dopo l’ottimo magnifica presenza Ozpetek torna a raccontate l’amore a modo suo, evidenziando le contraddizioni di un sentimento che negli estremi trova la sua esaltazione. Il film è ambientato a Lecce e racconta la storia di una coppia che trova nelle sue diversità la forza. Elena è una ragazza di buona famiglia, volitiva, energica, priva di pregiudizi ed aperta alla vita; il suo migliore amico e socio è Fabio, un ragazzo gay che si scopre ad un certo punto essere stato il ragazzo del fratello, poi morto di Elena. Antonio è un meccanico, bello quanto ignorante, macho fino al midollo spinale, tatuato e muscoloso. I due hanno due figli e la quotidianità sembra mettere a repentaglio il loro rapporto, esaltando le differenze. Ma un tumore al seno di Elena esalta il loro particolare rapporto e sostanzialmente riscatta le debolezze di Antonio. Il cinema di Ozpetek è fatto per andare sempre oltre le righe in modo originale e con questo film il regista turco torna, in parte, alle origini del suo lavoro.
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chimera57
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domenica 9 marzo 2014
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allacciate le cinture ragazzi....questa è la vita
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Ferzan Ozpetek,è uno che sa come scandagliare e mettere a nudo i sentimenti ma, in questo film credo che sia rimasto molto in superficie e non mi spiego il perché !!!
Certo il tema trattato non era dei più semplici ,anche se alleggerito dalla delicatezza del regista nel trattare certi argomenti .
E’ forse(secondo il mio modestissimo parere) proprio questo che non ha funzionato,questo mantenersi a pelo d’acqua,…..e lo dico IO che sono una fan sfegatata di Ferzan !!!
Da Ferzan mi aspetto quel qualcosa …quello scatto in più….
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Ferzan Ozpetek,è uno che sa come scandagliare e mettere a nudo i sentimenti ma, in questo film credo che sia rimasto molto in superficie e non mi spiego il perché !!!
Certo il tema trattato non era dei più semplici ,anche se alleggerito dalla delicatezza del regista nel trattare certi argomenti .
E’ forse(secondo il mio modestissimo parere) proprio questo che non ha funzionato,questo mantenersi a pelo d’acqua,…..e lo dico IO che sono una fan sfegatata di Ferzan !!!
Da Ferzan mi aspetto quel qualcosa …quello scatto in più….che ti mette in subbuglio e ti fa fare un salto…..
qui invece siamo alla scontata chiusura di un cerchio!!!
Riguardo la bravura dei protagonisti ,nulla da dire su Kasia(Elena)....bravissima e intensa come non mai !!!
La fisicità di Arca(Antonio) è......innegabile......e perfetta per il ruolo!!!
Di Ferzan amo la sviscerata passione con la quale affronta i sentimenti...nel bene e nel male....
Una delle scene che mi è piaciuta di più è quella del dialogo\non dialogo in cucina tra i due protagonisti.....alchimia\incomunicabilità.
Alchimia dei corpi dettata da una passione che proprio perchè tale è incontrollabile e secondo i luoghi comuni a lungo andare dovrebbe scemare...qui invece è alla base di questo rapporto che nonostante tutto resisterà al tempo!!!
Il TEMPO......
secondo me è proprio il tempo....il vero protagonista del film...
il tempo che passa.......che muta le situazioni inevitabilmente....ma non cambia...i SENTIMENTI quando ci sono e sono veri !!!
ALLACCIATE le CINTURE ragazzi….questa è la VITA !!!
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giulio vivoli
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domenica 9 marzo 2014
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cinture inutili
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Il titolo, che già da solo richiama il filone della commedia buonista nazional-popolare, è un ammonimento senz'altro eccessivo rispetto ai pochi rischi che prende questo film assai poco coraggioso, forse il meno tale fra tutti i film di Ozpeteck, che in passato ha dimostrato di affrontare prima di altri registi temi scomodi come l'omosessualità o l'ipocrisia delle convenzioni sociali in piccoli capolavori di sceneggiatura come Le Fate Ignoranti o Mine Vaganti.
In Allacciate le Cinture gli unici scossoni sono determinati dai salti temporali di quindici anni dopo e prima gli intrecci sentimentali con cui parte il film, ma non si avverte mai un'accelerazione o uno scossone che possa scuotere veramente come promesso dal titolo: al contrario i ritmi sono della fiction più rassicurante e si respira un' atmosfera eccessivamente sdramatizzante ed edulcorata anche di fronte alla malattia e alla morte, tanto da far sembrare tutto un po' finto e di maniera.
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Il titolo, che già da solo richiama il filone della commedia buonista nazional-popolare, è un ammonimento senz'altro eccessivo rispetto ai pochi rischi che prende questo film assai poco coraggioso, forse il meno tale fra tutti i film di Ozpeteck, che in passato ha dimostrato di affrontare prima di altri registi temi scomodi come l'omosessualità o l'ipocrisia delle convenzioni sociali in piccoli capolavori di sceneggiatura come Le Fate Ignoranti o Mine Vaganti.
In Allacciate le Cinture gli unici scossoni sono determinati dai salti temporali di quindici anni dopo e prima gli intrecci sentimentali con cui parte il film, ma non si avverte mai un'accelerazione o uno scossone che possa scuotere veramente come promesso dal titolo: al contrario i ritmi sono della fiction più rassicurante e si respira un' atmosfera eccessivamente sdramatizzante ed edulcorata anche di fronte alla malattia e alla morte, tanto da far sembrare tutto un po' finto e di maniera.
E' vero che il cinema di Ozpeteck è anche poesia e analisi leggera e ironica della realtà, ma qui è tutto troppo convenzionale, compresi gli ambienti interni fighetti da deplian pubblicitario e gli esterni da cartolina turistica. E il lungo flashback finale ripetitivo dell'incontro istintivo e naturale fra i due protagonisti conclude in modo poco ispirato un tranquillo viaggio senza particolari sussulti.
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eddy garcia
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sabato 8 marzo 2014
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i suoni e le parole della vita
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Non sempre un film riesce a farci sentire parte della storia che descrive.
In questo caso per me Ozpetek ci è riuscito magistralmente.
Come "parte della storia" mi riferisco, non solo ai contenuti ma al modo in cui il cineasta svincola la sua azione a ce la consegna senza la sua mediazione palese.
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Non sempre un film riesce a farci sentire parte della storia che descrive.
In questo caso per me Ozpetek ci è riuscito magistralmente.
Come "parte della storia" mi riferisco, non solo ai contenuti ma al modo in cui il cineasta svincola la sua azione a ce la consegna senza la sua mediazione palese.
Il linguaggio di questo nuovo film, ha superato per espressività, anche il sonoro. Tolto il quale il film, per assurdo, mi avrebbe dato le stesse sensazioni positive.
Un livello quindi di ricerca e di racconto che non pone mediazione tra lo spettatore e quello che il film riproduce, aiutato anche da musiche uniche. Come quella che accompagna i due protagonisti nella scena nell'officina, che sigilla il loro innamoramento.
A questo punto è corretto dire che il film si è chiuso in un cerchio magico, grazie alla presenza di un cast di attori bravissimi, nessuno escluso, che in questo racconto hanno dato molto di se e alla storia.
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pascale marie
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lunedì 10 marzo 2014
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storia di amicizie e amori veri
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Ferzan Ozpetek, per me, è uno dei più bravi registi italiani degli ultimi anni, di cui dovremmo essere orgogliosi e che i critici dovrebbero prendere in maggiore considerazione. Di solito non leggo mai la trama, perchè mi basta sapere chi sono il regista, gli attori o seguire il trailer pubblicitario per decidere se vedere o no il film, e perchè voglio scoprirlo senza sapere in anticipo la storia. Il nome Ozpetek è per me garanzia di un buon film. Il regista ha uno stile suo particolare che trovo diverso da altri, molto interessante e piacevole da seguire, la scelta curata del luogo, per esempio, e di alcuni suoi personaggi strani, bizzarri e stralunati che sembrano chiusi nel proprio mondo ma nello stesso tempo svegli, vigili e attenti a chi hanno intorno.
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Ferzan Ozpetek, per me, è uno dei più bravi registi italiani degli ultimi anni, di cui dovremmo essere orgogliosi e che i critici dovrebbero prendere in maggiore considerazione. Di solito non leggo mai la trama, perchè mi basta sapere chi sono il regista, gli attori o seguire il trailer pubblicitario per decidere se vedere o no il film, e perchè voglio scoprirlo senza sapere in anticipo la storia. Il nome Ozpetek è per me garanzia di un buon film. Il regista ha uno stile suo particolare che trovo diverso da altri, molto interessante e piacevole da seguire, la scelta curata del luogo, per esempio, e di alcuni suoi personaggi strani, bizzarri e stralunati che sembrano chiusi nel proprio mondo ma nello stesso tempo svegli, vigili e attenti a chi hanno intorno. Mi riferisco al ruolo che Ozpetek sembra inventare apposta per Elena Sofia Ricci anche in questo film, mettendo in risalto maggiormente la bravura dell'attrice che con quella sua voce e tonalità particolari danno ancora più enfasi al personaggio. Nel suo film ritroviamo altre sue brave attrici e nuove rivelazioni che Ozpetek dirige molto bene. I suoi film parlano sempre della vita con i suoi problemi immensi e i suoi momenti di felicità, di amori e passioni che iniziano e si spengono, di delusioni, di nostalgia e di sogni. In "Allacciate le cinture" c'è un pò di tutto questo ed Ozpetek è bravo a coordinare e ad equilibrare ogni parte e ruolo in una storia bellissima di una grande amicizia fra Elena e Fabio, che insieme realizzano il grande sogno di un bar tutto loro, di un amore nato quasi per caso e diventato passione fra Elena e Antonio così diversi e lontani all'inizio, e della "strana" ma unita famiglia di Elena. Il tempo passa, forse i problemi, il lavoro o semplicemente la routine sembrano allontanare Elena e Antonio, sposati da 13 anni e con due bambini, ma la triste scoperta di un tumore, li farà riavvicinare. All'ospedale Elena fa amicizia con un'altra malata terminale, dolce e sola, interpretata dalla bravissima Paola Minaccioni, che anche in questo film, Ozpetek fa apparire "brutta" ma le regala un cuore pieno di sentimenti, buoni propositi e allegria a dispetto della sua terribile malattia. il letto vuoto lasciato dall'amica, sconvolge Elena che sembra arrendersi e rifiutare le cure. Ma il medico, la studentessa che ordinava sempre il cappuccino al bar Tarantola dove lavorava anni prima, le fa capire che per lei la diagnosi è molto diversa dall'amica che se ne è andata, e che può tornare a sperare e pensare al futuro. Elena e Antonio si amano davvero e ciascuno aiuta l'altro a riscoprirsi, sfogliano con i ricordi i momenti più belli, e Antonio la riporta al mare dove è nato il loro amore. I film di Ozpetek non sono filmetti, non sono storie leggere ma delle storie belle, pulite e piene di sentimenti seri e veri. E' un film sicuramente da vedere.
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[+] il tuo amico professore
(di flaw54)
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(di pascale marie)
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no_data
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lunedì 10 marzo 2014
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e' il più bel film di oz
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Inizia con il grigio della pioggia battente sulla strada e finisce con i colori brillanti del cielo e del mare il film più riuscito, più positivo e - ad oggi - più maturo del regista italo-turco, nel quale ritroviamo molte caratteristiche del suo cinema: il sapiente alternarsi di serietà e ilarità, la capacità di ottenere il meglio dagli attori, le famiglie allargate, non manca la scena onirica, il tema omosessuale ecc.... Solo che qui ho avuto l'impressione che siamo su un piano ancor più superiore rispetto al passato.
Il tema di fondo (La Malattia) è quanto di più serio possa esistere, e gli attori.
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Inizia con il grigio della pioggia battente sulla strada e finisce con i colori brillanti del cielo e del mare il film più riuscito, più positivo e - ad oggi - più maturo del regista italo-turco, nel quale ritroviamo molte caratteristiche del suo cinema: il sapiente alternarsi di serietà e ilarità, la capacità di ottenere il meglio dagli attori, le famiglie allargate, non manca la scena onirica, il tema omosessuale ecc.... Solo che qui ho avuto l'impressione che siamo su un piano ancor più superiore rispetto al passato.
Il tema di fondo (La Malattia) è quanto di più serio possa esistere, e gli attori... diciamo che Francesco Arca non sarà talentuoso come De Niro nè la Smutniak ha la spontanea perfezione di una Magnani: eppure, solo uno scontato pregiudizio impedisce di riconoscere la bella intensità delle prove di questi attori: io non ci avrei scommesso un euro, eppure mi sono sembrati perfetti. Del resto, ad esempio, se Ambra è oggi una bravissima attrice di teatro (eccezionale l'ha definita qualche critico) proprio con Ozpetek fece suo miglior battesimo. E la sceneggiatura è esattamente quello che doveva essere: Sorrentino (inarrivabile fotografo) dovrebbe imparare con umiltà a fare soltanto il regista e lasciare ad altri il proprio mestiere (di sceneggiatore).
Un ritratto d'amore controcorrente e definitivo, la capacità di declinare il "per sempre" con un'arte artigiana e antica, come le origini, come le radici: davvero complimenti, questo film non si dimentica, e io di sicuro no.
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[+] non sono d'accordo
(di tiberiano)
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[+] riguardati le fate ignoranti e le mine vaganti
(di tiberiano)
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melvin ii
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giovedì 20 marzo 2014
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la bella e la bestia in sala turca
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“Allacciate le cinture”è un film del 2014 scritto e diretto da Ferzan Özpetek, prodotto da R&C Produzioni e Faros Film in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Apulia Film Commission.
Il cast è composto da; Kasia Smutniak, Francesco Arcà, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Luisa Ranieri.
Il film è ambientato a Lecce e in altri siti della Puglia.
Il pregiudizio va sempre combattuto perchè non permette mai di dare valutazioni serene
Quando vidi per la prima volta il trailer del film e capii che uno dei protagonisti era Francesco Arcà, confesso che ebbi un sussulto, ma dopo “il caso Angiolini”, ho voluto dare fiducia ad Ozpetek.
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“Allacciate le cinture”è un film del 2014 scritto e diretto da Ferzan Özpetek, prodotto da R&C Produzioni e Faros Film in collaborazione con Rai Cinema e il sostegno di Apulia Film Commission.
Il cast è composto da; Kasia Smutniak, Francesco Arcà, Filippo Scicchitano, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Carla Signoris, Giulia Michelini, Paola Minaccioni e Luisa Ranieri.
Il film è ambientato a Lecce e in altri siti della Puglia.
Il pregiudizio va sempre combattuto perchè non permette mai di dare valutazioni serene
Quando vidi per la prima volta il trailer del film e capii che uno dei protagonisti era Francesco Arcà, confesso che ebbi un sussulto, ma dopo “il caso Angiolini”, ho voluto dare fiducia ad Ozpetek.
“Allacciate le cinture” è “La Bella e la Bestia” in salsa turca, almeno per me.
E’ una storia d’amore tra due personaggi opposti:”La Bella” è Elena(Smutniak), giovane barista con tanti sogni ed ideali, la “Bestia” è Antonio(Arcà), rude ed ignorante meccanico.
Il film inizia con il loro primo incontro a una fermata dell’autobus sotto la pioggia e subito il regista evidenzia le enormi differenze che ci sono tra i due.
Eppure come tutte le più belle storie d’amore, dall’odio iniziale nascono le più grandi passioni.
Il film ci racconta l’evolversi della loro storia, tra gioie e drammi.
Ozpetek scegliendo Arcà, non ha compiuto una”eresia” cinematografica. Arcà è la persona giusta per interpretare “La Bestia”.
Lo so, per molti di voi, sembrerà incredibile, ma “La Bestia” Arcà convince di più della “Bella” Smutniak.
Ozpetek con intelligenza fa “parlare” Arcà con il fisico, con gli sguardi. Lo limita nell’espressione verbale, dove risulta, ovviamente, carente. Affida alla Smutniak, con risultati modesti, il compito “d’esternare” i sentimenti della coppia.
La coppia Arcà-Smutniak non convince fino in fondo perché la loro storia sembra costruita a tavolino e non vissuta. Manca l’elemento spontaneità che dovrebbe emozionare il pubblico.
Le due scene più importanti, a mio avviso del film, quella della”passione” in garage e dell’”amplesso drammatico” in ospedale, in cui i due protagonisti dovrebbero raccontare ed coinvolgere il pubblico, sono ben girati, ma mancano del quid per restare nel cuore e nella mente.
Anche in questo film Ozpetek non rinuncia ad inserire l’elemento gay, ma stavolta con la coppia Ricci- Signoris, gli dà una connotazione comica, molto riuscita ed apprezzabile.
Le due attrici formano”una coppia” affiatata e i loro dialoghi sono uno dei punti di forza del film.
Carolina Crescentini , nel ruolo di Silvia, amica del cuore di Elena, si conferma solare, preparata e soprattutto esce fuori “una verve” comica nuova ed inaspettata.
Filippo Scicchitano si conferma un attore in crescita, abbastanza convincente nel ruolo dell’amico e socio gay della protagonista
Chi merita sicuramente una menzione particolare è Paola Minaccioni, “la sua”Egle,” malata di cancro e compagna di stanza di Elena in ospedale è il personaggio più bello, intenso e riuscito del film.
La Minaccioni emoziona e nello stesso tempo “fa sorridere” il pubblico con il cancro.
Confesso la delusione per Giulia Michelini. Breve apparizione (Diana ,giovane medico), ma la sceneggiatura gli aveva assegnato uno dei passaggi almeno sulla carta più importanti della storia.
Il dialogo tra Diana e Elena, doveva essere drammatico, forte emozionante, ma non colpisce il bersaglio e non convince appieno.
Divertente ed riuscito il cameo di Luisa Ranieri.
La Puglia si conferma con i suoi meravigliosi scenari, location ideale, anche per merito in questo caso di una bella fotografia.
“Allacciate le cinture” racconta l’amore con la sensibilità riconosciuta di Ozpetek, ma nel complesso risulta prevedibile e scontato.
Difficile ripetere il successo de “La Bella e la Bestia” quando i due protagonisti recitano l’amore, ma non lo trasmettono.
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simonk92
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giovedì 3 aprile 2014
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alla scoperta della malattia
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Il film narra la storia di Elena ( Kasia Smutniak ) una ragazza che vive una vita normale : amici , amore , lavoro , progetti , famiglia ecc.
La prima parte del film è una commedia ( come molti film di Ozpetek ) . La seconda parte ,invece, narra la scoperta improvvisa della protagonista di avere una grave malattia.
Da qui in poi il film diventa quasi un film drammatico. Quasi perchè nonostante la drammaticità degli eventi, il regista vuole raccontare tutto ciò con leggerezza e in modo ironico.
Da sottolineare le musiche azzeccate e l'interpretazione di Kasia Smutniak ( sempre più brava ed eclettica come attrice ).
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gufus
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sabato 22 marzo 2014
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eppur non decolla
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Forse sono troppo condizionato dal piacevole ricordo di film come "le fate gnoranti", forse sono vittima di pregiudizi assortiti sui tronisti, modelle e gieffini prestati al grande schermo, ma a me l'ultima fatica del pur bravo Ferzan nn ha convinto nè poco nè punto. La prima parte mi è parsa piatta, priva di sussulti, stereotipata, priva di quella coralitá scanzonata che si respirava in altri suoi film. Gli attori sembravano delle monadi monologanti, senza connessioni con gli altri interpreti se nn quelle puramente fisiche; le battute uscivano un po' fiacche e la regia, pur elegante, mi è parsa meno fluida che in altre circostanze. Mi pareva quasi di assistere ad una puntata di " un medico in famiglia" .
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Forse sono troppo condizionato dal piacevole ricordo di film come "le fate gnoranti", forse sono vittima di pregiudizi assortiti sui tronisti, modelle e gieffini prestati al grande schermo, ma a me l'ultima fatica del pur bravo Ferzan nn ha convinto nè poco nè punto. La prima parte mi è parsa piatta, priva di sussulti, stereotipata, priva di quella coralitá scanzonata che si respirava in altri suoi film. Gli attori sembravano delle monadi monologanti, senza connessioni con gli altri interpreti se nn quelle puramente fisiche; le battute uscivano un po' fiacche e la regia, pur elegante, mi è parsa meno fluida che in altre circostanze. Mi pareva quasi di assistere ad una puntata di " un medico in famiglia" . Molto più convincente, struggente ed evocativa la seconda parte dove il regista ha recuperato smalto e gli attori sembravano quasi rinfrancati. Smutniack e Arca se la sono cavata, considerando che nn sono professionisti, ma sarebbero serviti i Favino e i Fantastichini per valorizzarli maggiormente. E' un po' come nello sport; se a un esordiente affianchi un veterano smaliziato e carismatico, generalmente acquista sicurezza e si esprime al meglio, mentre se lo si affianca ad un altro elemento acerbo succede spesso che sbandi e si esprima in modo discontinuo; mi riferisco in particolare alla Smutniack, traballante nelle parti brillanti, più convincente in quelle drammatiche. Insomma mi pare che tutti, registi e attori, abbian fatto il compitino e nulla più.
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