The Master non è il film su Scientology. Philip Seymour Hoffman non è L.Ron Hubbard. Paul Thomas Anderson è un genio.
Freddie Quare è un reduce di guerra che tenta un difficile reinserimento nella società. Lancaster Dodd è il carismatico capo dell’organizzazione religiosa detta “La Causa”. The Master è questo, L’ immenso racconto di un incontro tra due persone che diventa analisi introspettiva di tutto l’animo umano.
Paul Thomas Anderson firma al suo sesto film un altro capolavoro della sua carriera; e lo fa con la sua incredibile capacità di rendere una storia semplice(perché si parla di amicizia in fondo) qualcosa di più grande, di più imponente capace di scuotere lo spettatore. Un rapporto a due empaticamente fortissimo ed emozionante che diventa metafora profonda del bisogno di ognuno di noi di avere un punto di riferimento, di dipendere da qualcuno, quel bisogno che tormenta Freddie e lo spinge verso “La Causa e verso Lancaster, che rappresenta l’altra faccia del nostro essere, quel desiderio di controllo, di avere seguito, di essere ascoltati, quella capacità di plasmare con le nostre parole e idee le menti altrui.
Anderson come sempre mantiene un livello tecnico ineccepibile, gira stupendamente con una meravigliosa pellicola 70mm regalando sequenze visivamente magnifiche grazie a una fotografia dettagliatissima e maneggiando con estrema maestria lo spazio filmico, essendo perfetto sia nelle scene d’interni che nell’immensità dell’esterno, Questa bravura nel gestire materiale registico così complesso ricorda un certo Stanley, forse il paragone è forte ma siamo sulla buona strada. Anderson anche sceneggiatore preciso e pregnante, da un tono epico e potente a questo rapporto a due, non limitandosi alla storia raccontata e gestita alla perfezione ma andando oltre, sviscerando tematiche profondissime sull’esigenza di essere dominati e il voler dominare qualcuno. Il regista non dimentica il tempo che filma, durante la pellicola si avvertono i postumi della guerra, una società sbandata e persa,inquieta come le musiche di John Greenwood per il film; che vuole deve (ri)trovare sé stessa anche e soprattutto a livello spirituale. Ma Scientology non c’entra.
Per raggiungere tali livelli Anderson si è affidato a un duo di interpreti memorabili e caratterizzati al microscopio, vero cuore del film sia narrativo-tematico che espressivo. Joaquin Phoenix è Freddie(e vi prego dategli l’Oscar) la sua bravura non sta tanto nei dialoghi che fa(anche se sono da brividi) ma nel suo corpo, nei suoi occhi, e nelle sue movenze trasmettitori tutti di un inquietudine tenuta a bada per troppo tempo e pronta d esplodere, una rabbia repressa sottilissima e straordinariamente complessa da recitare. Philip Seymour Hoffman è il maestro del titolo, carismatico, oratore infallibile, ma come dice lui stesso nel film”uomo”, un personaggio che parte da superiore e finisce allo stesso livello se non più pietoso a quello di Freddie, e Hoffman è impeccabile nel mostrare le varie debolezze del suo Lancaster, umano e umanizzato. The Master offre svariati punti di riflessione a fine visione, fa pensare e scuote psicologicamente e cresce, si ramifica all’interno dello spettatore come solo i grandissimi film sanno e possono fare Quando il cinema è arte allo stato purissimo.
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anselmo84
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sabato 12 gennaio 2013
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lrh e scientology
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Pur non volendo esprimere una valutazione ad un film che non sento di aver ancora compreso fino in fondo, volevo solo dire che sì, è un film su L. Ron Hubbard e sì, è un film su Scientology, e non è una cosa soggetta ad interpretazione, è un dato di fatto. Chi conosce un minimo LRH, i suoi studi, la sua vita ed i dati su cui Scientology si basa non può avere il benchè minimo dubbio a riguardo (per quanto tali dati siano presentati in modo confusionario e spesso malcompreso). Ad ogni modo, film formalmente perfetto, ma secondo il sottoscritto pretenzioso e troppo impegnato a porre lo spettatore in una condizione di mistero ed incertezza. Mi chiedo chi non conosca un minimo la storia di LRH e Scientology che cosa possa aver capito da una pellicola del genere, dato che già chi è a conoscenza dei dati di cui il film tratta ha espresso quantomeno perplessità.
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(di riccardo t.)
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