Cloud Atlas |
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Un film di Tom Tykwer, Lilly Wachowski, Lana Wachowski.
Con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess.
continua»
Fantascienza,
durata 172 min.
- USA, Germania, Singapore, Hong Kong 2012.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 10 gennaio 2013.
MYMONETRO
Cloud Atlas
valutazione media:
3,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un puzzle senza sorpresedi Giorgio MancinelliFeedback: 206 | altri commenti e recensioni di Giorgio Mancinelli |
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venerdì 25 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Spacciato per un film di fantascienza che non è, così come il libro non è da elencarsi in tale categoria, si propone come una sequenza di immagini cartolina sicuramente belle da vedersi, commiste ad altre di scarso interesse antropologico, perché artate, e infiniti e lenti primi piani che ricordano da lontano una certa disciplina Zen. La trama ruota intorno a una visione della storia dell’umanità, probabile quanto impraticabile, suddivisa in temi ricorrenti. Nel film come del resto nel romanzo, questi sono giocati sull’ipotesi del ‘destino’ e la ‘reincarnazione’, sull’esistenza di ‘vite parallele’ e ‘futuribili destinazioni’, legati indissolubilmente (questo il senso del film) attraverso lo spazio e il tempo, attraverso numerosi richiami e citazioni pseudo-filosofiche. Come dire, c’è troppa carne sul fuoco, e la durata del film a lungo andare stanca anche il più volenteroso degli spettatori che, preso dal seguire le sei storie parallele che si alternano e sfumano una nell’altra, come per l’effetto di uno spettacolo di ‘ombre’ cambogiane dove, alla fine dell’intera giornata di tea trazione, si è messi in difficoltà nel seguire lo svolgimento delle trame e ci si sente come dei sopravvissuti. In tutto questo mancano ‘le nuvole’, cioè quella poesia, o se preferite quella liricità, insita nel titolo ‘L’Atlante delle Nuvole’, e nella musica di cui si compone la ‘colonna sonora’ (tecno-classico). Nulla dello ‘straordinario’ annunciato per l’uscita del film, e nulla di più nel messaggio subliminale cui sembra rimandare. Fatto è che mentre nel sequel di Matrix c’èra dato il tempo di ‘gustare’ e ‘digerire’, sequenza dopo sequenza, una certa storicità filmica, che infine era accettata dallo spettatore, in questo concentrato di tre ore, in cui l’impianto narrativo risulta troppo spezzettato e troppo volutamente ‘sensazionalistico’, come appunto un arguto critico ha commentato: “..come se i registi avessero come primario obiettivo quello di stupire lo spettatore piuttosto che di raccontare una storia”. E, alla fine ci si sente colti da problemi di digestione.
Bravi gli interpreti e in generale l’intero cast: da un rigenerato Tom Hanks ad Halle Berry, la coreana Doona Bae, Jim Sturgess, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Hugh Grant, Susan Sarandon, insomma tutti si impegnano a rendere il loro contributo essenziale alla storia ma senza prevaricarla, in modo da rimanere come tessere di un puzzle, uniche nella loro singolarità ma perfettamente integrate in un disegno più ampio. Sicuramente straordinari i truccatori e i parrucchieri, i costumisti e gli scenografi, in quanto agli ‘effetti’, tolte alcune immagini futuribili, il resto è lasciato all’ormai ottimale fotografia.
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