Cloud Atlas |
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Un film di Tom Tykwer, Lilly Wachowski, Lana Wachowski.
Con Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Weaving, Jim Sturgess.
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Fantascienza,
durata 172 min.
- USA, Germania, Singapore, Hong Kong 2012.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 10 gennaio 2013.
MYMONETRO
Cloud Atlas
valutazione media:
3,29
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Leggere i nostri tempi e i nostri mondidi ddaba7803Feedback: 102 |
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domenica 13 gennaio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La critica ufficiale non è sempre in grado di apprezzare ciò che esce dai suoi standard e si erge a giudice delle opere più innovative, spesso poi destinate a diventare opere di riferimento, se non capolavori. Successe così per la 9° di Beethoven, criticata a suo tempo per ragione che potremmo definire analoghe alle critiche rivolte a Cloud Atlas, come per tante altre opere, e per certi versi è accaduto a Matrix, di cui la critica colse a fatica la carica rivoluzionaria. Sembrano esserne consapevoli i registi di Cloud Atlas, citando nel film il caso di Moby Dick, stroncato dalle critiche del tempo e divenuto un “must” della formazione letteraria americana. Analogamente, una certa cultura alta (almeno quella che si rivendica tale), snobba le opere della cultura pop, come se fossero di rango inferiore, pena poi pagare il prezzo che la cultura alta parla a un “elite” autoreferenziale che non incide più nella vita reale del mondo e delle persone, mentre la cultura cosiddetta pop intercetta le istanze più significative dell’esistenza di (quasi) tutti. Qui sta la grandezza di film come Cloud Atlas. Che non si interessa delle regole di genere, dei blockbuster e degli standard ufficiali, e entra in contatto (probabilmente grazie a una capacità intuitiva e innata da parte dei registi), con ciò che ci aiuta a leggere, a capire e a vedere i nostri tempi e i nostri mondi. Ricordiamo che Cloud Atlas è prodotto senza il contributo delle grandi case di produzione (certo i registi, dopo Matrix, se lo possono permettere), e quindi risulta un film indipendente! Come si fa a non considerare che un film con questo montaggio e questa sceneggiatura, e con una tale esperienza visiva che passa dai mondi della schiavitù dell’800 ai mondi iper-futuristici della fantascienza Wachowski, è una cosa nuova e unica nel cinema? Fraintendere che non si tratta di sei storie giustapposte e montate in parallelo, ma di un'unica storia e di un unico racconto narrativo costruito con le sei storie intrecciate, proprio nella loro clamorosa e sfrontata diversità di genere e di tono, significa non arrivare nemmeno vicino al film, non avere compreso niente di quest’opera. Come si fa a non cogliere il valore di un’opera che si può e deve leggere su moltissimi livelli di profondità e di significato differenti? Molte critiche sostengono che affronta alcuni temi contemporanei, rischiando di sfociare nel puerile e nel banale: significa essersi fermati al primo livello, e non avere compreso che la pienezza di significato giunge dalla possibilità di attraversare tutta la complessità dei livelli insieme. Jovanotti, nel suo ultimo libro Viva tutto, scrive che «funziona tutto ciò che connette più cose a livello più alto». Questo è il caso di Cloud Atlas. “Connettere” è la parola maestra di questo tempo che sorge dal passaggio repentino del post-moderno a un’epoca che deve ancora essere riconosciuta, ed è ciò che i Wachowski e Tykwer sanno fare meglio.
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