zoom e controzoom
|
sabato 7 aprile 2012
|
l'intensità dell'errore umano
|
|
|
|
Se questo film all’estero verrà ascoltato non in lingua originale, ma doppiato, perderà la possibilità di lettura dello spessore dei “non attori”: un doppiaggio toglierebbe a tutti – tranne ad uno – quella incapacità di recitare da attori in quanto essi non lo sono. E’ proprio attraverso questa evidente difficoltà che il netto scollamento tra l’intensità espressiva dei volti dei gesti degli atteggiamenti e il recitato, è possibile prendere atto del bagaglio umano reale dei detenuti-attori.
Certo, il bianco/nero, gioca un importante ruolo, ma quei volti sono volti di uomini che trattengono in sé un vissuto disastroso e questo bagaglio dà un’espressività da grande attori, ma loro non lo sono, quindi quest’espressività è il loro patrimonio reale.
[+]
Se questo film all’estero verrà ascoltato non in lingua originale, ma doppiato, perderà la possibilità di lettura dello spessore dei “non attori”: un doppiaggio toglierebbe a tutti – tranne ad uno – quella incapacità di recitare da attori in quanto essi non lo sono. E’ proprio attraverso questa evidente difficoltà che il netto scollamento tra l’intensità espressiva dei volti dei gesti degli atteggiamenti e il recitato, è possibile prendere atto del bagaglio umano reale dei detenuti-attori.
Certo, il bianco/nero, gioca un importante ruolo, ma quei volti sono volti di uomini che trattengono in sé un vissuto disastroso e questo bagaglio dà un’espressività da grande attori, ma loro non lo sono, quindi quest’espressività è il loro patrimonio reale.
Grande capacità dei Taviani a non lasciarsi trasportare e contendo l’emotività entro i binari di una finalizzazione filmica, ottenendo un risultato di eccellente equilibrio consentendo a questo patrimonio di non disturbare, ma di essere assolutamente nella logica.
Una costruzione teatrale molto precisa, primi piani molto costruiti in un’immobilità più da palcoscenico che da set, ma tutto rientra nell’ambiguità della scelta del soggetto e cioè di far recitare un lavoro teatrale all’interno di un lavoro filmico e delle sue esigenze.
Le figure marginali dei carcerieri, sembrano appartenere ad un’altra storia, ad un altro film, rivelando l’ottusità dei regolamenti e i punti di vista contrastanti anche all’interno di queste istituzioni.
Lo strazio del dramma umano di chi ha commesso un errore e deve subirne le conseguenze, è fortemente rappresentato nella sua violenza nella scena “asonora” , scena ripetuta come un modulo dell’arte concettuale dove i cambiamenti sono minimi : il n° della cella, il personaggio che vi entra, ed è nella freddezza della ripetizione il bramma dell’inesorabilità della mancanza di libertà che il fil ci comunica.
La tematica della ripetizione scespiriana in quel sito diventa così una seconda lettura di un film socialmente importante.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zoom e controzoom »
[ - ] lascia un commento a zoom e controzoom »
|
|
d'accordo? |
|
renato volpone
|
domenica 4 marzo 2012
|
cesare deve morire in carcere
|
|
|
|
Splendido film dei fratelli taviani che recuperano il filone "teatro nel carcere". L'originalità, però, sta nel testo scelto e nella bravura degli attori, carcerati, che interpretano il "Giulio Cesare" di Shakespeare e lo fanno esprimendosi nel loro dialetto di provenienza. La musica e il gioco del bianco e nero alternato al colore compongono con le interpretazioni un quadro armonico fortemente poetico. Film assolutamente da non perdere. Applausi in sala
|
|
[+] lascia un commento a renato volpone »
[ - ] lascia un commento a renato volpone »
|
|
d'accordo? |
|
goldy
|
martedì 6 marzo 2012
|
strepitoso
|
|
|
|
Il primo ad essere felice di questa versione del Giulio Cesare credo dobba essere proprio Shakespeare. Lui che scriveva per un pubblico popolare che si recava a teatro con lo stesso spirito con cui oggi si va allo stadio, credo sarebbe proprio felice di sentire come la raffinatezza dei suoi versi non sia riservata al privilegio di pochi ma diventino momenti di preziosa riflessione per tutti. La verità che le sue parole assumono per la condizione di chi le pronuncia e per la peculiarità dialettale di come vengono pronunciate è impressionante.
[+]
Il primo ad essere felice di questa versione del Giulio Cesare credo dobba essere proprio Shakespeare. Lui che scriveva per un pubblico popolare che si recava a teatro con lo stesso spirito con cui oggi si va allo stadio, credo sarebbe proprio felice di sentire come la raffinatezza dei suoi versi non sia riservata al privilegio di pochi ma diventino momenti di preziosa riflessione per tutti. La verità che le sue parole assumono per la condizione di chi le pronuncia e per la peculiarità dialettale di come vengono pronunciate è impressionante.e l'impatto di credibilità che la vicenda assume sorprendente.
[-]
[+] una delle migliori rappresentazioni di shakespeare
(di massimodec)
[ - ] una delle migliori rappresentazioni di shakespeare
|
|
[+] lascia un commento a goldy »
[ - ] lascia un commento a goldy »
|
|
d'accordo? |
|
24luce
|
sabato 10 marzo 2012
|
il giulio cesare non muore mai
|
|
|
|
I fratelli Taviani sono venuti di persona all'Odeon di Firenze per presentarlo.Accolti da una vera ovazione, tributata prima dello spettacolo a questi ragazzi ottantenni di San Miniato. Un tributo ad una carriera artistica di prim'ordine, culminata con l'Orso d'Oro di questi giorni per “Cesare deve morire”. Dopo la visione si rimane così colpiti che l'unico desiderio è quello di starsene soli in mezzo al pubblico, per non distrarsi da quel senso di pienezza che dà la visione di un capolavoro.
Alla presentazione gli interpreti del film sono elencati col nome proprio, a uno a uno, per ringraziarli, da Vittorio Taviani, che in questo modo li pone tutti sullo stesso piano,suggerendo l'importanza della partecipazione collettiva al successo del film.
[+]
I fratelli Taviani sono venuti di persona all'Odeon di Firenze per presentarlo.Accolti da una vera ovazione, tributata prima dello spettacolo a questi ragazzi ottantenni di San Miniato. Un tributo ad una carriera artistica di prim'ordine, culminata con l'Orso d'Oro di questi giorni per “Cesare deve morire”. Dopo la visione si rimane così colpiti che l'unico desiderio è quello di starsene soli in mezzo al pubblico, per non distrarsi da quel senso di pienezza che dà la visione di un capolavoro.
Alla presentazione gli interpreti del film sono elencati col nome proprio, a uno a uno, per ringraziarli, da Vittorio Taviani, che in questo modo li pone tutti sullo stesso piano,suggerendo l'importanza della partecipazione collettiva al successo del film. Come è noto sono detenuti del carcere di massima sicurezza di Rebibbia. Il copione è “tratto da” Giulio Cesare di Shakespeare. Dal racconto della genesi del film, tutto sembra casuale. A cominciare dall'insistenza di un amico che li informava che a Rebibbia i detenuti facevano Shakespeare. Sotto la guida di Fabio Cavalli, che da anni fa teatro coi detenuti. Quando i registi, infine, ci sono andati, hanno sentito una tale passione nel recitare (un “Piero e Francesca” in dialetto napoletano! ) che si son detti”Cosa aspettiamo? Facciamo un film. Se poi è un documentario, non importa”. Girato in un rigoroso e drammatico bianco e nero. Per le prove il set ha invaso tutto il carcere. Anche lì sembra un caso: le prove non le potevano fare nel teatro del carcere, perchè era in in restauro. Risultato : tutte le scene risultano prepotentemente vita vissuta. “Ma questa Roma è come lo paese mio!” dice quasi sovrappensiero in una prova l' interprete di Cassio. Si studiano la parte a memoria, con impegno, e via via che le dicono, le parole acquistano sempre più significato. Il “Giulio Cesare” pervade le loro notti e trascina negli eventi drammatici, anche i compagni di cella dei protagonisti principali. La prigione non c'è più , i corridoi esterni sono vie di Roma, quelli interni, i palazzi in cui si adunavano i congiurati, il cortile dove “Augusto” fa l'elogio funebre di “Cesare”, morto ai suoi piedi, è il Foro Romano. La famosa frase “Perché Bruto è un uomo d'onore”, ripetuta da Augusto, era espressione-dicono i Taviani- della vita di questi detenuti. E aggiungono: “Queste persone avevano dimestichezza col delitto. Quando dicevano le battute, dicevano cose che avevano conosciuto. Quegli spaventi e quegli orrori erano a loro congeniali. Gli stavano dentro, era qualcosa che gli apparteneva”
Filmare i carcerati che dinamizzano ricordi sepolti e riescono ad esprimerli prendendo a prestito le parole di Shakespeare, che cos'è? E' un film, un'opera teatrale o il film di un'opera teatrale? Nessuna delle tre. Un capolavoro, proprio forse perchè non è classificabile. Frutto di un lavoro coraggioso fuori dgli schemi. Quello che si può dire con sicurezza è che questa opera è riuscita per il profondo rapporto che i registi hanno saputo instaurare con i detenuti. “Con loro si è creata complicità e amicizia”dicono infatti nella presentazione i Taviani. E aggiungono “Un'esperienza forte, drammatica e contradditoria, che dimostra che gli uomini possono cambiare”
E se la riabilitazione dei carcerati fosse cosa da artisti?
LUCIA EVANGELISTI
evanluci24@gmail.com
[-]
|
|
[+] lascia un commento a 24luce »
[ - ] lascia un commento a 24luce »
|
|
d'accordo? |
|
|