Cesare deve morire |
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Un film di Paolo Taviani, Vittorio Taviani.
Con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Juan Dario Bonetti.
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Docu-fiction,
durata 77 min.
- Italia 2012.
- Sacher
uscita venerdì 2 marzo 2012.
MYMONETRO
Cesare deve morire
valutazione media:
3,75
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Sta' cella me pare na' prigionedi RosembergFeedback: 619 | altri commenti e recensioni di Rosemberg |
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lunedì 2 dicembre 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Con una frase memorabile termina il docu-dramma dei fratelli Taviani (meritatissimo orso d'oro al festival di Berlino del 2012) intitolato "Cesare deve morire": siamo in una cella,precisamente nella cella dove alloggia un certo Cosimo Rega,delinquente di primissimo ordine che,dopo aver recitato la parte di Cassio nel Giulio Cesare di Shakespeare dice :"Da quando ho conosciuto l'arte sta' cella me pare na' prigione". La storia si svolge nel carcere di Rebibbia,dove il il regista teatrale Fabio Cavalli sceglie di mettere in atto per l'opera teatrale annuale il famoso dramma shakespeariano e di farlo interpretare (l'avrete capito) dagli stessi carcerati. La cosa di per sé è audace e particolarmente "umana",ma non straordinaria quanto il fatto di farli recitare ognuno nel suo dialetto di origine. E così abbiamo un Giulio Cesare che parla un romanaccio da nobile,un Bruto che si esprime usando una specie di napoletano-casertano,un Cassio napoletano per eccellenza,un Decio pugliese e così via. Varie sono le parti memorabili di questo film di 76 minuti,vari i momenti in cui,nonostante l'enfasi delle prove e l'assoluta partecipazione emotiva dei carcerati riusciamo,noi miseri spettatori,a cogliere la frustrazione e il dolore di uomini costretti a vivere 24 ore su 24 in gabbia. E così di notte assistiamo,o meglio ascoltiamo,i pensieri di uomini che,a causa di strade inaffidabili (bella la scena in cui "Cassio" dice di avere l'impressione che Shakespeare sia vissuto per le vie più malfamate di Napoli) o di scelte di vita quasi obbligate,si ritrovano in galera,lontani da tutto,lontani dal mondo. Alla fine quello che rimane della trama è il ritorno di uomini sconfitti alle loro gabbie,accompagnati da semplici guardiani nei loro personalissimi e silenziosi inferni di cemento. L'arte non li salverà da niente,ma questa non è certo una novità. Ed è questa consapevolezza a rendere il film meno banale di quel che sembrava inizialmente.
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