Titolo originale | Prezít svuj zivot |
Anno | 2010 |
Genere | Animazione |
Produzione | Repubblica ceca, Slovacchia |
Durata | 105 minuti |
Regia di | Jan Svankmajer |
Attori | Václav Helsus, Klára Issová, Zuzana Kronerová, Daniela Bakerova, Emília Doseková Marcel Nemec, Jan Pocepický, Jana Olhová, Pavel Novy, Karel Brozek. |
Tag | Da vedere 2010 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 febbraio 2014
Un uomo conduce una doppia vita: da sveglio è sposato, nel sogno insegue una bellissima giovane. Dopo aver consultato amici e dottori, decide di approfondire la vita onirica.
CONSIGLIATO SÌ
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Evzen vive due vite: una reale, nella quale è sposato con Milada, e una all'interno dei propri sogni, nella quale si accompagna ad una bella giovane. Interessato ad interpretare i propri sogni, l'uomo frequenta una psicanalista, ma anziché liberarsi di essi, come gli viene suggerito, sceglie di viverli più a fondo e scopre un preciso rituale per visitare il proprio mondo onirico in qualsiasi momento. Rivive così la perdita dei genitori da piccolo la crescita in un orfanotrofio. Intanto la moglie, sospettando che abbia una relazione, spia il rituale e trova il modo di entrare nel sogno del marito, nel momento in cui aspetta un figlio dall'altra donna.
Jan Svankmajer, guru dell'animazione in stop-motion, padre di un'Alice che continua a non avere eguali al cinema ("Qualcosa di Alice"), inventore di surreali mondi delle meraviglie, tra l'orrorifico e il bambinesco, esplicita in questa "commedia psicanalitica", più che in qualsiasi altra occasione, i fondamenti della sua poetica.
Vivo e vitale nei contenuti, poiché narra di un uomo che insegue la vita, anche se non è quella razionale e raccomandata dai più, anche a livello espressivo il film è un parto continuo, un perenne nascere di immagini e oggetti da altre immagini e oggetti, secondo una tecnica d'animazione rigorosamente tradizionale, per cui ogni scena è fotografata, stampata e ritagliata e il computer non serve che per archiviare i passaggi. Eppure, nonostante i buffi, disastrosi tormenti della vita adulta e la regressione fantastica alla primissima infanzia (luogo d'impressione delle "immagini-madri"), con questo invito a "Sopravvivere alla propria vita" Svankmajer sembra voler lasciare una summa delle proprie idee sul cinema, un'eredità di modi e di intenti, una testimonianza della sua ferma convinzione che il mondo della veglia e della razionalità non è che una metà dell'universo umano.
In Surviving Life , infatti, il Buñuel dei pupazzi, dei bottoni, della carta e della creta, non fa che portare in superficie le immagini inconsce, trasformando i simboli in oggetti quotidiani e gli oggetti quotidiani in simboli, nel sacro nome della meraviglia. Trattando di sogni, poi, il film va a toccare il cuore della fede surrealista di Svankmajer, nonché il legame che intercorre tra scrittura automatica (Bréton), associazione di idee (Freud) e montaggio cinematografico, ma l'umorismo dell'intro si stempera pian piano e non possiamo non sospettare che, nella scelta di Evzen di vivere nel sogno, ci sia il riflesso di una fuga vagheggiata dal regista stesso.
Ci voleva un viaggio in Repubblica Ceca per riuscire a vedere l'ultimo film di Jan Švankmajer, "Surviving life", presentato al 67° Festival del Cinema di Venezia... Trovato in DVD all'aeroporto e, per mia gioia, con i sottotitoli in italiano... Come al solito in Italia si snobba totalmente un certo tipo di cinema relegato esclusivamente alle mostre.