I fratelli Cohen sono maestri nel decontestualizzare i generi e nell'attraversarli col loro sguardo che ne altera e disordina gli stilemi. L'hanno fatto con "Fargo", thriller atipico e stralunato, con "Barton Fink", che mescola in modo potente la commedia e l'horror, con "Non è un paese per vecchi", noir violento e insieme apologo morale, solo per citare alcune delle loro produzioni.
Anche in questo ultimo lavoro, "Il grinta" (che onestamente non mi è parso tra le loro migliori proposte), l'ambientazione western costituisce solo lo scenario, l'involucro della narrazione. Mancano l'epopea western, le simbologie, i miti che hanno caratterizzato il genere.
Innanzi tutto, la protagonista è una ragazza di 14 anni che va alla ricerca dell'assassino del padre. Ha una determinazione ferrea e una lucidità da adulta. Riesce a imporsi persino allo sceriffo Rooster Cogburn (un ottimo Bridges) e a convincerlo a mettersi sulle tracce dell'assassino. Le scene di azione sono secondarie rispetto ai dialoghi e alla caratterizzazione dei personaggi. I personaggi appaiono a volte "fuori fuoco", per nulla sterotipi, in quaslche caso goffi e verosimili nelle loro Imperfezioni. Per esempio, quando la ragazza s'imbatte in Tom Chaney, la persona che cerca per consegnarlo alla giustiza, e gli spara goffamente ferendolo, questi reagisce dicendo "Ma sei matta? Mi hai rotto una costola". Mi è venuto in mente in quel frangente la detective incinta di "Fargo" e gli squinternati criminali che finirà per assicurare alla giustizia.
Nel "Grinta" la violenza è rappresentata in modo esplicito e crudo, sia quella legata alla caccia all'uomo, sia quella "legale" (la scena dell'impiccagione). Tuttavia, la cifra del film - al di là della sua ambientazione nell'Ovest americano del 1875- è il senso di perdita, il tempo che passa e rende stabili le ferite e gli abbandoni, la difficoltà a vivere sotto un cielo troppo vasto.
A ben vedere, questa è la cifra stilistica dell'intera opera dei fratelli Cohen: uno sguardo che disorganizza e rimette insieme i pezzi in modi nuovi e originali, mai prevedibili o scontati.
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captainbeefheart
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lunedì 24 dicembre 2012
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prova a dargli un'altra possibilità
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Il Grinta...quando uscii dal cinema e i miei amici annuivano gravemente dicendo che era un capolavoro (l'ennesimo dei Cohen)mi sono alterato e ho tirato fuori paragoni con I vestiti nuovi dell'imperatore e la cacca, l'auto-celebrazione e l'eiaculazione su di sè stessi (ehm...lascia perdere, insomma l'ho stroncato per quanto sopravvalutato).Per caso lo rividi e mi accorsi della bellezza cruda di quel film, una bellezza che ho colto alla fine, con l'amarezza della donna senza braccio, ormai zitella e acida, che fa una bellissima apologia sul tempo. L'emozione che mi ha suscitato il finale è collegata all'avventura vissuta in precedenza, una grandiosa parabola di formazione-azione, dove la brutalità è la vera ed unica scuola di vita di un'America che fu.
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Il Grinta...quando uscii dal cinema e i miei amici annuivano gravemente dicendo che era un capolavoro (l'ennesimo dei Cohen)mi sono alterato e ho tirato fuori paragoni con I vestiti nuovi dell'imperatore e la cacca, l'auto-celebrazione e l'eiaculazione su di sè stessi (ehm...lascia perdere, insomma l'ho stroncato per quanto sopravvalutato).Per caso lo rividi e mi accorsi della bellezza cruda di quel film, una bellezza che ho colto alla fine, con l'amarezza della donna senza braccio, ormai zitella e acida, che fa una bellissima apologia sul tempo. L'emozione che mi ha suscitato il finale è collegata all'avventura vissuta in precedenza, una grandiosa parabola di formazione-azione, dove la brutalità è la vera ed unica scuola di vita di un'America che fu.Prova a riguardarlo, se ti capita, e poi fammi sapere se ti ha trasmesso lo stesso (sempre se leggerai questa risposta).
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