vladimir
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martedì 3 gennaio 2012
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la morale piccolo borghese degli ex rivoluzionari
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Fa pensare a Monicelli, alla rabbia con cui guardava la borghesia e le sue piccolezze. E insieme a Pasolini, al disprezzo che nutriva verso gli studenti del 68, ricchi, borghesi e troppo spesso finti progressisti. Questa coppia ha fatto "le lotte", lei si vanta di essere quella che si lanciava contro la polizia mentre lui era un mediatore nato. Ora pensano di star proseguendo quelle scelte: lei volontaria in un centro per donne maltrattate, lui rifiutandosi di entrare in affari basati solo sulla speculazione finanziaria. Nel frattempo hanno comprato un bel casale in Umbria, vanno alle feste estive nella villa a fianco, stanno in piscina. Ma senza rinnegare le idee di gioventù, per carità. Salvare quella ragazzina ucraina, prostituta maltrattata, potrebbe essere il coronamento della loro vita: ottenere la riconoscenza degli ultimi, mostrare la propria apertura mentale ospitandola in casa a dispetto degli amici di destra, rozzi e un po' razzisti.
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Fa pensare a Monicelli, alla rabbia con cui guardava la borghesia e le sue piccolezze. E insieme a Pasolini, al disprezzo che nutriva verso gli studenti del 68, ricchi, borghesi e troppo spesso finti progressisti. Questa coppia ha fatto "le lotte", lei si vanta di essere quella che si lanciava contro la polizia mentre lui era un mediatore nato. Ora pensano di star proseguendo quelle scelte: lei volontaria in un centro per donne maltrattate, lui rifiutandosi di entrare in affari basati solo sulla speculazione finanziaria. Nel frattempo hanno comprato un bel casale in Umbria, vanno alle feste estive nella villa a fianco, stanno in piscina. Ma senza rinnegare le idee di gioventù, per carità. Salvare quella ragazzina ucraina, prostituta maltrattata, potrebbe essere il coronamento della loro vita: ottenere la riconoscenza degli ultimi, mostrare la propria apertura mentale ospitandola in casa a dispetto degli amici di destra, rozzi e un po' razzisti. Ma se la ragazzina non si dimostra abbastanza scodinzolante, se attenta al figliolo ben piazzato con una pariolina spocchiosa, se non basta vendicarsi a ogni suo comportamento autonomo trattandola di colpo come una cameriera, allora viene fuori la morale piccolo borghese, la grettezza dei radical chic che pretenderebbero di ostentare solo la loro "conquista", che dovrebbe limitarsi a dire spassiba e lanciare sguardi di adorazione. E allora, come quando si raccatta un cucciolo che poi cresce troppo, anche l'oggetto della buona azione, se diventa ingombrante e pretende addirittura di pensare con la propria testa, si abbandona, sgommando senza guardarsi indietro, mettendole in mano un po' di soldi che dovrebbero tacitare ogni coscienza e tornando al casale a cercare quella camicia di panno che vorremmo proprio indossare stasera.
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emyliu`^
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sabato 29 agosto 2015
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gruppo di famiglia in esterno agreste
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''LA BELLA GENTE'' che, partendo dal buon proposito di togliere dalla strada una giovane ucraina sfruttata dal rachet della prostituzione, si imbriglia nella rete dello stesso pregiudizio che vorrebbe superare, in una sorta di gruppo di famiglia in un interno ed esterno agreste, con annessi vizi privati e pubbliche virtù. Un teorema sull'ipocrisia piccolo borghese, con una Monica Guerritore tanto brava quanto incredibile nell'affermare di aver compiuto cinquant'anni, avendone e dimostrandone oramai quasi sessanta. Antonio Catania è il personaggio più empatico, nel ruolo di un architetto sposato con una psicologa assistenzialista sessantottina.
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''LA BELLA GENTE'' che, partendo dal buon proposito di togliere dalla strada una giovane ucraina sfruttata dal rachet della prostituzione, si imbriglia nella rete dello stesso pregiudizio che vorrebbe superare, in una sorta di gruppo di famiglia in un interno ed esterno agreste, con annessi vizi privati e pubbliche virtù. Un teorema sull'ipocrisia piccolo borghese, con una Monica Guerritore tanto brava quanto incredibile nell'affermare di aver compiuto cinquant'anni, avendone e dimostrandone oramai quasi sessanta. Antonio Catania è il personaggio più empatico, nel ruolo di un architetto sposato con una psicologa assistenzialista sessantottina. Elio Germano si conferma ottimo attore Zelig, questa volta nei panni del figlio viziato della matura coppia, fidanzato con una ''bella stronza'' impersonata da Myriam Catania. Le figure caricate dei cinici e tamarri amici vicini di casa, sono affidate ad una brava Iaia Forte, molto nella parte, e ad un Giorgio Gobbi perfetto tamarro arricchito. Ma il personaggio cardine della prostituta Lolita è incarnato dalla sorprendente Victoria Larchenko, vera rivelazione di rara bellezza russa mozzafiato. A parte qualche sbavatura nella sceneggiatura e nei dialoghi, il nuovo film di Ivano Di Matteo può essere considerato una buona prova d'autore. Andate a vedere senza indugio questa agre commedia agreste, tutta ambientata nella bellissima campagna romana. Parola di Emyliù
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s sadie
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martedì 1 settembre 2015
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un brutto film su brutta gente
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La sola genialità sarebbe stata quella di aver voluto volutamente, quasi in modo metanarrativo, rappresentare un film vuoto e pretenzioso su personaggi vuoti e pretenziosi, ma non sembra questo il caso. Invece quello che lo spettatore si trova davanti, oltretutto dopo essere stato ingolosito da lanci come "finalmente sugli schermi", "dopo la censura" etc, è un'opera gracile gracile e di pochezza tanto contenutistica quanto espressiva. Partiamo dalla seconda: esterni agresti che richiamano "Io ballo da sola" di Bertolucci ma con molta meno grazia, voyeurismo volgare e del tutto inutile ai fini della narrazione (il corpo che inizia lentamente a spogliarsi della giovanissima e bellissima Nadya, le natiche di Myriam Catania in una scena inutile e irrilevante), musiche casuali e, nei momenti del prevedibilissimo idillio, pesantemente virate al gusto giovanilistico à la Cremonini dei tempi dei Lunapop.
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La sola genialità sarebbe stata quella di aver voluto volutamente, quasi in modo metanarrativo, rappresentare un film vuoto e pretenzioso su personaggi vuoti e pretenziosi, ma non sembra questo il caso. Invece quello che lo spettatore si trova davanti, oltretutto dopo essere stato ingolosito da lanci come "finalmente sugli schermi", "dopo la censura" etc, è un'opera gracile gracile e di pochezza tanto contenutistica quanto espressiva. Partiamo dalla seconda: esterni agresti che richiamano "Io ballo da sola" di Bertolucci ma con molta meno grazia, voyeurismo volgare e del tutto inutile ai fini della narrazione (il corpo che inizia lentamente a spogliarsi della giovanissima e bellissima Nadya, le natiche di Myriam Catania in una scena inutile e irrilevante), musiche casuali e, nei momenti del prevedibilissimo idillio, pesantemente virate al gusto giovanilistico à la Cremonini dei tempi dei Lunapop. E poi veniamo al contenuto: l'ambizione di fare satira/osservazione sociale giustapponendo i radical chic duri e puri ai volgari arricchiti non può limitarsi alla contrapposizione tra Jaja Forte che si mette lo smalto insultando il cameriere filippino e Monica Guerritore che indossa solo lino e cachemire mentre compra la carne nella bottega di paese, così come il figlio Peter Pan e privo di qualsiasi inclinazione etico-morale, immortalato con preoccupante naturalezza da Elio Germano, appare ridicolo nel momento in cui se ne esce, come nemmeno un Silvio Muccino ai tempi di "Come te nessuno mai" (e almeno lì Muccino Junior aveva 16 anni), con un banalissimo «Voi state male, voi state tutti male!», attribuendosi uno slancio di sensibilità umana e sociale del tutto incongruente con il suo personaggio di rampollo viziato, superficiale e vacuo. Poi veniamo alla sceneggiatura (*SPOILER ALERT*): è a dir poco irrealistico, per non dire demenziale, che una psicologa abituata a trattare con ragazze maltrattate e psicologicamente fragili, per "salvare" dalla strada una prostituta che è appena stata picchiata mandi, su quella stessa strada in cui lei è abituata a salire sulle macchine di uomini truculenti, il proprio marito da solo in macchina, senza accompagnarlo per rassicurare la poveretta, e che poi questo ve la trattenga dentro a forza strappandole il cellulare, e non pago la insegua poi nel bosco, sempre con la moglie che rimane in panchina avvolta nel cachemire. Altrettanto priva di credibilità l'aderenza istantanea della povera Nadja all'estetica e ai modi della famiglia ospitante, senza peraltro che questa le domandi mai se ha fratelli, genitori, studi, capacità, gusti... Dopo di che, il plot scivola in una banalità a orologeria in cui ogni scena è ampiamente prevedibile, fino al finale dal simbolismo degno di un temino di prima elementare: Nadja che, dopo una settimana di camicie color sabbia e volto acqua e sapone, estrae il rossetto e, sulle belle labbra su cui tanto ama indugiare il regista, posa di nuovo il vermiglio rossetto kitsch, emblema dell'evidente e imminente rientro alla prostituzione. Un film così non aveva bisogno di essere distribuito per il semplice fatto che è inutile, non aggiunge niente, non suggerisce alcuna riflessione, non costruisce un'estetica di alcun valore e, in più, è compiaciuto, voyeuristico e sembra avere ambizioni stilistiche e sociali. Il che è forse la cosa più grave.
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aristoteles
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domenica 6 settembre 2015
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la brutta gente
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De Matteo riesce in alcuni intenti,ci mostra con fermezza l'ipocrisia e quanto sia difficile abbattere certi pregiudizi.
Per il resto ci sono tante cose che non convincono.
Mamma e figlio sono veramente disgustosi.
La prima troppo repentinamente ,alle prime difficoltà, si scioglie come neve al sole,infierendo con ferocia e cinismo su una ragazza che psicologicamente è già devastata di suo.
Il secondo è un furfante di rara bestialità che finisce con il mettere le mani addosso al padre e se la cava con un perdono materno patetico.
Il finale, privo di speranza è altrettanto poco convincente.
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De Matteo riesce in alcuni intenti,ci mostra con fermezza l'ipocrisia e quanto sia difficile abbattere certi pregiudizi.
Per il resto ci sono tante cose che non convincono.
Mamma e figlio sono veramente disgustosi.
La prima troppo repentinamente ,alle prime difficoltà, si scioglie come neve al sole,infierendo con ferocia e cinismo su una ragazza che psicologicamente è già devastata di suo.
Il secondo è un furfante di rara bestialità che finisce con il mettere le mani addosso al padre e se la cava con un perdono materno patetico.
Il finale, privo di speranza è altrettanto poco convincente.
I film senza un briciolo di positività non mi piacciono,pertanto questo non mi è piaciuto.
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[+] si,certo,sconsolante...
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stefano capasso
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mercoledì 9 dicembre 2015
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la carità pelosa
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Alfredo e Susanna sono una coppia borgese di mezza età, di sinistra, reduci dalle lotte giovanili. Susanna lavora in un centro per donne che subiscono maltrattamenti. In estate si trasferiscono nella loro grande casa coloniale in campagna, e proprio nelle strade dei dintorni, Susanna vede una giovanissima prostituta maltrattata da un uomo. Decide di aiutarla e con il marito riesce a portarla in casa per nasconderla dal suo protettore, non senza difficoltà. Nadia, la giovane ucraina, poco a poco comincia a fidarsi di questa famiglia che sembra essere così generosa con lei, finchè la sua bellezza comincia a diventare un problema per Susanna che comincia a essere gelosa
Bel film di Ivano di Matteo che mantiene una tensione narrativa costante.
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Alfredo e Susanna sono una coppia borgese di mezza età, di sinistra, reduci dalle lotte giovanili. Susanna lavora in un centro per donne che subiscono maltrattamenti. In estate si trasferiscono nella loro grande casa coloniale in campagna, e proprio nelle strade dei dintorni, Susanna vede una giovanissima prostituta maltrattata da un uomo. Decide di aiutarla e con il marito riesce a portarla in casa per nasconderla dal suo protettore, non senza difficoltà. Nadia, la giovane ucraina, poco a poco comincia a fidarsi di questa famiglia che sembra essere così generosa con lei, finchè la sua bellezza comincia a diventare un problema per Susanna che comincia a essere gelosa
Bel film di Ivano di Matteo che mantiene una tensione narrativa costante. Il tema di fondo è quello della carità, che trova il limite nel pregiudizio. Nel momento in cui si accorciano le distanze, la formazione culturale e il pregiudizio possono completamente trasformare il senso dell’aiuto che si vuole dare. Quando vengono messi in discussione i propri affetti, il pericolo può portare a ricorrere al pregiudizio per allontanare la minaccia.
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flaw54
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venerdì 4 settembre 2015
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un passo indietro per de matteo
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Un tema interessante e centrato che mette in evidenza l'ipocrisia del ceto borghese e di certa sinistra benpensante, che affronta i problemi con una certa aria di superiorità, finché le cose non la riguardano direttamente. Il film però mostra una certa freddezza e non emoziona, nonostante che gli attori mostrino la loro bravura. Il migliore si dimostra sicuramente Catania che appare anche come il personaggio più vero. Troppo drastico e manicheo il cambiamento della Guerritore e di Germano e questo fattk sembra mostrare una certa frettolosita del regista forse per problemi di produziine. Troppo imbambolata e poco credibile la giovane ucraina.
[+] un passo avanti per di matteo
(di giurg 63)
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maurizio meres
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domenica 6 settembre 2015
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tutta un'illusione
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Il film ritrae la vita di due famiglie borghesi diametralmente opposte sia nei sentimenti e culturalmente tanto che lo spettatore si domanda come possono coesistere ,ma la verità è che fondamentalmente sono uguali ,nell'ipocrisia,nel possesso materiale delle cose e nei sentimenti ,aiutare una persona diventa uno snobismo borghese e quando il giocattolo umano si rompe lo si getta e si fa finta di niente chiudendo la porta,e dimenticare tutti i buoni principi.
Quando s'infrangono i sogni di una giovane vita diventa un atto inumano paragonabile ad ogni qualsiasi reato materiale.
Bel film curato benissimo nelle riprese tutte in presa diretta con una magnifica fotografia delle belle colline Orvietane,dialogato nei tempi giusti ,sempre brava e bella la Guerritore ,ottima interpretazione di Catania,tutti gli altri ben diretti dal bravo De Matteo.
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Il film ritrae la vita di due famiglie borghesi diametralmente opposte sia nei sentimenti e culturalmente tanto che lo spettatore si domanda come possono coesistere ,ma la verità è che fondamentalmente sono uguali ,nell'ipocrisia,nel possesso materiale delle cose e nei sentimenti ,aiutare una persona diventa uno snobismo borghese e quando il giocattolo umano si rompe lo si getta e si fa finta di niente chiudendo la porta,e dimenticare tutti i buoni principi.
Quando s'infrangono i sogni di una giovane vita diventa un atto inumano paragonabile ad ogni qualsiasi reato materiale.
Bel film curato benissimo nelle riprese tutte in presa diretta con una magnifica fotografia delle belle colline Orvietane,dialogato nei tempi giusti ,sempre brava e bella la Guerritore ,ottima interpretazione di Catania,tutti gli altri ben diretti dal bravo De Matteo.
Sceneggiatura molto severa nei contenuti ma realisticamente vera perché la storia è quella che noi viviamo oggi in ogni angolo di strada .
Film da vedere e saper giudicare ma con la propria coscienza e non nascondere quello che realmente siamo.
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enrico danelli
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giovedì 8 ottobre 2015
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il gigante e i nanerottoli
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Il gigante è Nadya, la straniera, la extracomunitaria, la giovanissima (ex) prostituta. I nanerottoli sono tutti gli altri, gli italiani, la bella gente. Se vediamo il film come la storia di Nadya, cioè cambiamo il focus della nostra attenzione spostandolo dai nanerottoli al gigante, la narrazione e il significato del film sono ben più appaganti. Sugli italiani si è già detto tutto: la superficialità e ipocrisia di Susanna, il cerchiobottismo di Alfredo, la volgarità e truculenza dei vicini, la vita annoiata del figlio di Susanna e la arroganza della sua fidanzata. Il ritardo di cinque anni con cui è uscito il film non ha certo giovato alla novità di questi messaggi.
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Il gigante è Nadya, la straniera, la extracomunitaria, la giovanissima (ex) prostituta. I nanerottoli sono tutti gli altri, gli italiani, la bella gente. Se vediamo il film come la storia di Nadya, cioè cambiamo il focus della nostra attenzione spostandolo dai nanerottoli al gigante, la narrazione e il significato del film sono ben più appaganti. Sugli italiani si è già detto tutto: la superficialità e ipocrisia di Susanna, il cerchiobottismo di Alfredo, la volgarità e truculenza dei vicini, la vita annoiata del figlio di Susanna e la arroganza della sua fidanzata. Il ritardo di cinque anni con cui è uscito il film non ha certo giovato alla novità di questi messaggi. Tolta la novità, quello che rimane comunque è una esposizione dei difetti italici un po' approssimativa e non certo efficace come in altri film. Per Nadya invece il regista riesce a scolpire un personaggio memorabile sin dalla prima cruda scena di sesso mercenario in macchina, seguendone poi la diffidente ritrosia verso i suoi "salvatori" e via via il suo atteggiamento franco nei rapporti con gli altri personaggi italiani del film. Qui si scolpisce con pochi e incisivi tratti la coerenza, la dignità e la onestà di Nadya (ottima Larchenko) che non ha mai cercato nessuno, nè prima Alfredo e Susanna, nè poi il loro "bel" figlio, ma viceversa è stata cercata, lusingata, illusa, usata e infine abbandonata. Bella scelta degli attori: Catania perfetto per il "molle" Alfonso, Guerritore perfetta per la sofisticata Susanna, Forte e Gobbi ben assortiti nei panni dei grossolani vicini. Un peccato invece vedere Elio Germano impersonare un personaggio così insulso e meschino come il figlio di Susanna e Alfonso. Qualche scena parecchio inverosimile (il rapimento di Nadya da parte di Alfonso) e dialoghi un po' superficiali lasciano però un finale senso di incompiutezza di tutto ciò che fa da contorno al gigante: Nadya.
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lbavassano
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martedì 15 marzo 2016
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la crosta sottile del progressismo
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Una coppia di benestanti progressisti, sicuramente benestanti, ancor più sicuramente (di sé) progressisti, recandosi per le meritate ferie estive nel casale, perfettamente restaurato, impeccabilmente locato nella campagna orvietana, incontra sulla propria strada una bestiola impaurita, dispersa, maltrattata. Inevitabile l'immediata decisione di lei. Fin troppo facile vincere le deboli resistenze di lui. Se la portano a casa.
E qui iniziano i problemi.
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Una coppia di benestanti progressisti, sicuramente benestanti, ancor più sicuramente (di sé) progressisti, recandosi per le meritate ferie estive nel casale, perfettamente restaurato, impeccabilmente locato nella campagna orvietana, incontra sulla propria strada una bestiola impaurita, dispersa, maltrattata. Inevitabile l'immediata decisione di lei. Fin troppo facile vincere le deboli resistenze di lui. Se la portano a casa.
E qui iniziano i problemi. Perché la bestiola, che nobilmente (progressisticamente) ci si proponeva di salvare da un crudele destino, avviandola sulla strada della buona (progressistica) educazione, dalla quale ci si attendeva unicamente gli umili segni di riconoscenza legittimamente pretesi da un randagio ricondotto ad un mondo di civiltà e di affetti, è in realtà un essere umano, che ha la sfrontatezza non solo di portarsi a letto il figlio dei padroni di casa (in realtà fa quasi tutto lui, ma poco cambia), non solo di mettere a repentaglio il suo fidanzamento, ma addirittura di innamorarsene.
Saltano gli equilibri, si frantuma la crosta del progressismo, emerge il vero volto della "bella gente". Cambia il tono della narrazione, che da favoletta melensa diviene crudelmente autentica, diviene un bel film, anche grazie all'entrata in scena di Elio Germano, alla sua capacità di dare spessore ad un personaggio secondario costantemente a rischio di macchietta. Nuoce però l'impianto troppo esplicitamente didascalico.
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yarince
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lunedì 8 maggio 2017
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68ini con le lore velleità irritabili
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Un bel film sulla "bella gente" che a tutti noi sarà capitato di incontrare: gli ex 68ini piccolo borghesi, con tutte le loro velleità irritabili.
Una coppia di 50enni, un architetto lui, di indole diplomatica e una psicologa lei, che si occupa di donne maltrattate, è una donna dai grandi principi di sinistra, istintiva, volubile, Trascorrono le vacanze nel casale in Umbria, e frequentano i loro vicini di villa. Ricordano gli anni delle lotte giovanili e, ancora oggi dimostrano a loro stessi il loro impegno per un mondo più equo, aprendo le porte della loro casa ad una ragazzina ucraina, una prostituta salvata per strada mentre veniva maltrattata.
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Un bel film sulla "bella gente" che a tutti noi sarà capitato di incontrare: gli ex 68ini piccolo borghesi, con tutte le loro velleità irritabili.
Una coppia di 50enni, un architetto lui, di indole diplomatica e una psicologa lei, che si occupa di donne maltrattate, è una donna dai grandi principi di sinistra, istintiva, volubile, Trascorrono le vacanze nel casale in Umbria, e frequentano i loro vicini di villa. Ricordano gli anni delle lotte giovanili e, ancora oggi dimostrano a loro stessi il loro impegno per un mondo più equo, aprendo le porte della loro casa ad una ragazzina ucraina, una prostituta salvata per strada mentre veniva maltrattata. Ma se la ragazza, bellissima, non si limita a fare il cagnolino randagio, ferito, che scodinzola e fa le feste al padrone, come segno di gratitudine e inizia a muoversi in autonomia, a riprendersi la sua dignità di essere pensante e a voler usufruire degli stessi privilegi che hanno loro, e se addirittura si innamora del loro unico figlio ( buon partito, che studia a Londra) , allora gli equilibri si rompono e le maschere si sgretolano. La ragazza torna ad essere una prostituta dell'est, inaffidabile, ingrata e approrfittatrice di cui doversi sbarazzarre con un pò di soldi, giusto per quietare le coscienze. Inquietante anche la figura del figlio ( che dovrebbe essere migliore proprio perchè nato da una coppia degli anni delle lotte) . UN 30enne ricco e viziato che sta con una ricca, viziata , capricciosa e spocchiosa (ma vera) e che ricorda i" conquistadores seriali" di oggi e che dopo aver conquistato la fiducia della ragazza ucraina la usa e poi la scarica vigliaccamente.
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