La bella gente |
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Un film di Ivano De Matteo.
Con Monica Guerritore, Elio Germano, Myriam Catania, Giorgio Gobbi, Iaia Forte.
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Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Italia 2009.
- Cinecittà Luce
uscita giovedì 27 agosto 2015.
MYMONETRO
La bella gente
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un brutto film su brutta gentedi S SadieFeedback: 125 |
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martedì 1 settembre 2015 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La sola genialità sarebbe stata quella di aver voluto volutamente, quasi in modo metanarrativo, rappresentare un film vuoto e pretenzioso su personaggi vuoti e pretenziosi, ma non sembra questo il caso. Invece quello che lo spettatore si trova davanti, oltretutto dopo essere stato ingolosito da lanci come "finalmente sugli schermi", "dopo la censura" etc, è un'opera gracile gracile e di pochezza tanto contenutistica quanto espressiva. Partiamo dalla seconda: esterni agresti che richiamano "Io ballo da sola" di Bertolucci ma con molta meno grazia, voyeurismo volgare e del tutto inutile ai fini della narrazione (il corpo che inizia lentamente a spogliarsi della giovanissima e bellissima Nadya, le natiche di Myriam Catania in una scena inutile e irrilevante), musiche casuali e, nei momenti del prevedibilissimo idillio, pesantemente virate al gusto giovanilistico à la Cremonini dei tempi dei Lunapop. E poi veniamo al contenuto: l'ambizione di fare satira/osservazione sociale giustapponendo i radical chic duri e puri ai volgari arricchiti non può limitarsi alla contrapposizione tra Jaja Forte che si mette lo smalto insultando il cameriere filippino e Monica Guerritore che indossa solo lino e cachemire mentre compra la carne nella bottega di paese, così come il figlio Peter Pan e privo di qualsiasi inclinazione etico-morale, immortalato con preoccupante naturalezza da Elio Germano, appare ridicolo nel momento in cui se ne esce, come nemmeno un Silvio Muccino ai tempi di "Come te nessuno mai" (e almeno lì Muccino Junior aveva 16 anni), con un banalissimo «Voi state male, voi state tutti male!», attribuendosi uno slancio di sensibilità umana e sociale del tutto incongruente con il suo personaggio di rampollo viziato, superficiale e vacuo. Poi veniamo alla sceneggiatura (*SPOILER ALERT*): è a dir poco irrealistico, per non dire demenziale, che una psicologa abituata a trattare con ragazze maltrattate e psicologicamente fragili, per "salvare" dalla strada una prostituta che è appena stata picchiata mandi, su quella stessa strada in cui lei è abituata a salire sulle macchine di uomini truculenti, il proprio marito da solo in macchina, senza accompagnarlo per rassicurare la poveretta, e che poi questo ve la trattenga dentro a forza strappandole il cellulare, e non pago la insegua poi nel bosco, sempre con la moglie che rimane in panchina avvolta nel cachemire. Altrettanto priva di credibilità l'aderenza istantanea della povera Nadja all'estetica e ai modi della famiglia ospitante, senza peraltro che questa le domandi mai se ha fratelli, genitori, studi, capacità, gusti... Dopo di che, il plot scivola in una banalità a orologeria in cui ogni scena è ampiamente prevedibile, fino al finale dal simbolismo degno di un temino di prima elementare: Nadja che, dopo una settimana di camicie color sabbia e volto acqua e sapone, estrae il rossetto e, sulle belle labbra su cui tanto ama indugiare il regista, posa di nuovo il vermiglio rossetto kitsch, emblema dell'evidente e imminente rientro alla prostituzione. Un film così non aveva bisogno di essere distribuito per il semplice fatto che è inutile, non aggiunge niente, non suggerisce alcuna riflessione, non costruisce un'estetica di alcun valore e, in più, è compiaciuto, voyeuristico e sembra avere ambizioni stilistiche e sociali. Il che è forse la cosa più grave.
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