Assolvere una kapo, dimostrando che la sua primitiva mancanza di senso etico si radica nell’ignoranza e in una certa dose di stupidità? Non pare che l’intento del regista Daldry sia di offrire una pezza giustificativa al negazionismo: la tragedia della Shoah è fuori discussione, come provano la visita al museo di Auschwitz e il colloquio finale con un’ebrea scampato al genocidio, che ribadisce le doverose proporzioni tra i drammi collettivi e quelli privati. E nemmeno quello di raccontare un amore impossibile tra un sedicenne e una trentenne.
La prospettiva inedita di Daldry mette a confronto non solo (come si è scritto) passato e presente, con le loro diverse espressioni generazionali, ma anche la grande Storia e le piccole storie; e, ancora, ragione e passione, esplorando con particolare senso tattile i confini incerti e di diversi domini della sensibilità (per cui una kapò può commuoversi per un libro e vergognarsi del suo analfabetismo) e dell’amore, che si espande tra eros e pietas. Il quadro è complesso, come la realtà, difficilmente riconducibile a facili schemi. Un punto di forza del film consiste nelle molteplici le chiavi di lettura. Non ultima quella simbolica dell’acqua e delle continue immersioni, quasi rituali, a togliere forse un oscuro senso di colpa. Se ci fossero ancora i cineforum di un tempo, questo film provocherebbe belle discussioni. Magari potrebbe emergere un intrigante quesito: quello che è stato definito come analfabetismo morale di Anna, frutto della propaganda di un sistema totalitario (dove ordine e disciplina vengono al primo posto), è molto diverso da quello generato da una società consumistica e individualista, che controlla in modo molto più sofisticato e radicale tutti i mezzi di comunicazione?
La narrazione di “The reader” ha ritmo e coinvolge lo spettatore trascinandolo tra lo Scilla e Cariddi dell’emozione e della riflessione. Le scene sono suggestive, specie gli interni (con gli occhi innamorati di un ragazzo anche un poverissimo appartamento del dopoguerra diventa un’alcova favolosa). L’evoluzione della storia in due tempi molto diversi per atmosfera (sensualissima , privata, connotata da colori caldi, inclusi quelli dei corpi, e spazi chiusi e , la prima; drammatica, connotata dalla prevalenza del momento pubblico, la seconda) risponde in pieno ai codici del genere tragico. Può ricordare l’andamento di “Novecento” di Bertolucci.
Si è detto tutto della splendida interpretazione di Kate Winslet (Anna): si potrebbe generosamente estendere il giudizio a Ralph Finnes, David Kross, Bruno Ganz, Linda Bassett.
NB: per la redazione: ho corretto un refuso
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andreas
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giovedì 26 febbraio 2009
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guerra è pace, la libertà è schiavitù....
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Non penso nemmeno io che l'intento del film sia stato quello di affiancarsi a tesi negazioniste o addiritura associare l'analfabetismo ad una involuzione morale. Penso anzi che il film rivisti molto bene la tesi (o le tesi) sulla banalità del male e sul fatto che si possa essere aguzzini credendo di "eseguire degli ordini". Non dimentichiamo mai inoltre che Hitler assunse pieni poteri posteriormente all'esistenza di una democrazia con parlamento e molti si interrogano ancora sul mistero del suo "consenso".Insomma il male è li che ci attende , onesti, intellettuali , ladri o ignoranti che possiamo essere. Interessante il tuo confronto sull'analfabetismo morale tra ieri e oggi .Mi hai ricordato 1984 - George Orwell ed il ministero dove si eliminavano le parole: « La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza » .
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Non penso nemmeno io che l'intento del film sia stato quello di affiancarsi a tesi negazioniste o addiritura associare l'analfabetismo ad una involuzione morale. Penso anzi che il film rivisti molto bene la tesi (o le tesi) sulla banalità del male e sul fatto che si possa essere aguzzini credendo di "eseguire degli ordini". Non dimentichiamo mai inoltre che Hitler assunse pieni poteri posteriormente all'esistenza di una democrazia con parlamento e molti si interrogano ancora sul mistero del suo "consenso".Insomma il male è li che ci attende , onesti, intellettuali , ladri o ignoranti che possiamo essere. Interessante il tuo confronto sull'analfabetismo morale tra ieri e oggi .Mi hai ricordato 1984 - George Orwell ed il ministero dove si eliminavano le parole: « La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza » . Ma adesso il grande fratello è SOLO un programma televisivo...Assolutamente d'accordo anche sulla non riconducibilità a facili schemi.
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vladimir
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venerdì 27 febbraio 2009
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non kapò
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Molti parlano di kapò, ma era una guardiana tedesca. I kapò erano altri prigionieri che facevano con ferocia i guardiani dei loro stessi compagni.
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iasuhiro
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martedì 3 marzo 2009
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ralph finnes
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