Lasciami entrare

L'essenziale cultura nordica si fonde con le livide scenografie di ghiaccio e con la lunare carnagione dei giovanissimi protagonisti. Non si avverte il freddo fisico di un film tutto sottozero, ma si sente forte il gelo dei rapporti umani, cosi' distanti dal calore latino, sanguigno e parolaio. Il sofferto trapasso dall'infanzia all'adolescenza viene grandiosamente descritto come ancora non si era visto, collocato nei gesti e nei silenzi della cultura nordica, attraverso richiami al film di genere. Il simbolismo del sangue che da inizio all'adolescenza, la scoperta del significato interiore di morte, la violenza per tracciare il confine del proprio carattere, l'odio per il mondo degli adulti in cui non si vorrebe entrare, l'incomunicabilita' e l'impossibilita' dell'amore assoluto (perfettamente espresso con i 2 adolescenti: uno che vive al buio, l'altro che cerca la luce). Il film sarebbe stato ancora piu interessante se si fosse prestata piu' attenzione a montaggio e fotografia, colpevoli della lentezza del film. Invece la scelta del commento sonoro e' armonica col minimalismo espressivo. "Noi Albinoi" ci aveva mostrato anni fa il disadattamento giovanile, oggi "Lascia entrare quello giusto" (traduzione dal titolo originale) torna con lo stesso livido e tagliente linguaggio e parlarci dei giovanissimi. Con un linguaggio altrettanto gelido GusVanSant ha recentemente dipinto gli interiori turbamenti adolescenziali nel suo "ParanoidPark". Infine circa 35 anni fa l'australiano "L'inizio del cammino", piu' trasgressivo e meno intimista, parlava di adolescenza e drop-out in termini diametralmente opposti, non solo geograficamente. (Il parallelo con stereotipate storie hollywoodiane di vampiri mi sembra quanto mai fuori luogo)