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Un film di Tomas Alfredson.
Con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist.
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Titolo originale Låt den rätte komma in.
Horror,
durata 114 min.
- Svezia 2008.
- Bolero Film
uscita venerdì 9 gennaio 2009.
MYMONETRO
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valutazione media:
3,70
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Dalla Svezia con orroredi BiLlyJo3Feedback: 1300 | altri commenti e recensioni di BiLlyJo3 |
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giovedì 29 novembre 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Terrificante, spaventoso, angosciante dramma/horror diventato un vero e proprio cult negli ultimi anni. L'incredibile profondità dei caratteri e le mille inquietanti sfaccettature dei piccoli protagonisti creano un vortice di tensione che incolla allo schermo, e tramortisce per intensità e forza emotiva. Fredda, glaciale e superficiale all'apparenza, ogni inquadratura nasconde mille ambiguità, dietro cui si rivelano con il contagocce momenti di orrore e a dir poco magistrali. La mano di Tomas Alfredson è sapiente ma anche la recitazione è notevole: i protagonisti hanno gli occhi persi nel vuoto di due anime sole in balìa del mondo circostante, Oskar deriso e maltrattato dai compagni di classe, Eli tenera ed abbandonata a sè stessa. Si troveranno, si cercheranno e riusciranno a creare un loro modo di isolarsi dal male che li circonda, capendo che a volte anche le più grandi diversità possono avvicinare più di qualsiasi altra cosa. Appassionante e struggente nella sua struttura, ma anche visivamente notevole, la regia inoltre si lascia ammirare per lunghe e lente inquadrature che hanno il merito di dare vita a sensazioni profonde, con il focus puntato sulle mani che si sfiorano e si cercano, sugli sguardi che si perdono e si ritrovano. Divisa costantemente tra dramma sul disadattamento e horror per palati fini, la sceneggiatura è forte per la sua capacità di creare anche con un silenzio, di lasciare ai punti morti gran parte della narrazione, senza dover per forza colmarli con un dialogo, una battuta, che non siano strettamente necessari. Anche le scenografie (naturali), che isolano perfettamente, nel tempo e nello spazio, un mondo ed un modo di comprendere la vita lontani anni luce dal pensare dei giorni nostri contribuiscono a suscitare la sensazione di straniamento attorno cui ruota l'intera pellicola. La selva e la neve riescono in modo determinante a dare corpo alle tenebre dentro cui affondano le radici gli animi tormentati dei protagonisti. Un vero e proprio piccolo capolavoro, che è già arrivato al cinema nel suo remake americano "Blood Story". Di sicuro qui siamo di fronte ad un gioiello di pura poesia, stilistica e narrativa, che rientra nei canoni del cinema europeo per forma e sostanza, ma che poi distrugge prepotentemente con quel tocco di sangue e di tenebre, che lasciano con il fiato sospeso dall'inizio alla fine.
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