marco
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mercoledì 21 maggio 2008
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colpevole e innocente
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Nasce muore nell'arco di due ore, come l'innocenza di nascere in quei luoghi,come la colpevolezza di non riuscire ad uscirne. Pregevole regia, azzeccata la "colonna sonora" ( se tale può essere definita).Interpretato egregiamente dagli attori, è un film che fa discutere,quindi sicuramente di SPESSORE.
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skonvolta
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mercoledì 21 maggio 2008
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bravo proff. meno male che c'è gente com te
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è vero non esiste la cammorra non esiste la guerra non è vero che esistono preti pedofili che violentano bambini...ecctt
mi dispiace sono davvero delusa non perchè credo che esista gente come lei, a pensarci bene non ci fosse non esisterebbe la camorra la mafia ma il problema è che non dovrebbe avere il coraggio di scrivere cose del genere e negare l'evidenza, la mia più grande paura è l'estrema convinzione di questa gente di gente come lei, dove andremo a finire mi domando.
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jackdikuori
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra narra la distorsione del sistema stato.
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La camera da presa indugia senza esagerare col sangue, sul “sistema” che soffoca ma alimenta le speranze, i sogni, le vite della gente che vive alla periferia di Napoli, dove la camorra non coincide con la famiglia mafiosa ma col quartiere, l’economia, il lavoro, la casa, la carriera. Gomorra è’ un viaggio nella mentalità di chi non ha nulla da perdere, perché nulla ha avuto e nulla ha dato. E’ un volo pindarico tra le sequenze d’immagini tratte da momenti diversi, ma che comunque toccano quasi tutti gli ambiti dove la camorra governa: i rifiuti, le armi, la droga, i locali notturni, la moda. La camera da presa non è avulsa alla scena, essa penetra tra i pensieri del soggetto che la interpreta e ne segue le intenzioni, le reazioni, in silenzio con l’aiuto dei sottotitoli in italiano, poiché la Camorra puo’ essere raccontata solo in “napoletano”.
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La camera da presa indugia senza esagerare col sangue, sul “sistema” che soffoca ma alimenta le speranze, i sogni, le vite della gente che vive alla periferia di Napoli, dove la camorra non coincide con la famiglia mafiosa ma col quartiere, l’economia, il lavoro, la casa, la carriera. Gomorra è’ un viaggio nella mentalità di chi non ha nulla da perdere, perché nulla ha avuto e nulla ha dato. E’ un volo pindarico tra le sequenze d’immagini tratte da momenti diversi, ma che comunque toccano quasi tutti gli ambiti dove la camorra governa: i rifiuti, le armi, la droga, i locali notturni, la moda. La camera da presa non è avulsa alla scena, essa penetra tra i pensieri del soggetto che la interpreta e ne segue le intenzioni, le reazioni, in silenzio con l’aiuto dei sottotitoli in italiano, poiché la Camorra puo’ essere raccontata solo in “napoletano”. I dialoghi sono reali, credibili, possibili. Le facce sono quelle giuste. La sceneggiatura del film-documentario-denuncia è anch’essa drammaticamente pertinente. Gomorra è un collage di situazioni che si ripetono ogni giorno in una realtà italiana che si fatica a credere appartenga ad un paese civile. Desolante l’inerzia dello Stato che perde la sua funzione deterrente ma è visto come un oppressore dal quale bisogna difendere il “sistema”. Lo Stato dentro lo Stato, un sistema dentro al sistema, certamente fallisce il secondo, ma il primo continua a prosperare, perché i ragazzi ne emulano le gesta non avendo, in quel contesto, altri modelli da seguire. Vedi il film e poi dici: non andro’ mai a Napoli, dimenticando che questo è un film sulla Camorra.
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napolimania
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mercoledì 21 maggio 2008
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ki nn è campano perfortuna/putroppo nn capisce
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ottima regia, bellissima la fotografia...la tempistica eccellente...un film ke mi ha fatto quasi male vedere al cinema....xkè è tanto dura guardare in faccia alla realtà...leggere il libro almeno ti da la scelta di immaginare in toni più pacati..il cinema no!..ti dona la realtà nuda e cruda...
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geno79l
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mercoledì 21 maggio 2008
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però "primo amore"...
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premetto che il film mi è piaciuto moltissimo e che non ho letto il libro, quindi potrei sbagliarmi, ma se confronto questa pellicola di Garrone con la precedente sono rimasto un po' deluso. Secondo me il film è scollegato, non condivido la scelta di inserire nel cast calibro da 90 come Servillo (era meglio proseguire sulla strada dei volti non noti, forse lo ha costretto il produttore).
Alla fine questo film si riduce ad un bel documentario (vedi il finale)il film non racconta guarda (come commentato da alespiri) e per questo perde la sua coontazione da film. I registi italiani devono smetterla di raccontare 150 storie in un unico film come (fanno Vanzina e Neri Parenti) devono concentrarsi su una storia e farla bene.
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premetto che il film mi è piaciuto moltissimo e che non ho letto il libro, quindi potrei sbagliarmi, ma se confronto questa pellicola di Garrone con la precedente sono rimasto un po' deluso. Secondo me il film è scollegato, non condivido la scelta di inserire nel cast calibro da 90 come Servillo (era meglio proseguire sulla strada dei volti non noti, forse lo ha costretto il produttore).
Alla fine questo film si riduce ad un bel documentario (vedi il finale)il film non racconta guarda (come commentato da alespiri) e per questo perde la sua coontazione da film. I registi italiani devono smetterla di raccontare 150 storie in un unico film come (fanno Vanzina e Neri Parenti) devono concentrarsi su una storia e farla bene.
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ciro
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra come un tumore
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Premetto chesono nato a Napoli, lavoro a Napoli ed abito in uno dei posti in cui è stato girato il film (Castel Volturno - Pinetamare)
Per far capire alle persone cosi si prova vedendo Gomorra, è come se si desse ad un malato terminale di tumore la possibilità di vedere le modalità di come morirà, tutti i patimenti, tutte le sofferenze.
So che come commento è molto pessimistico, ma adesso come adesso .... .
Può darsi che la presa di coscienza dei "molti" possa portare ad un inversione di tendenza, ma quello che temo di più è che i cd. "molti" siano molto di meno di quelli che si dice.
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hagakure
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra ... i figli della camorra
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film apparentemente scollegato con storie che si intrecciano, si sfiorano, immerse nella desolazione di una vita senza senso dove i soldi sono un miraggio di una vita migliore ... nudo crudo e violento descrive una realtà che abbiamo sentito ma che non abbiamo mai visto e che giorno dopo giorno diventa sempre peggiore perchè alla cattiveria non ce mai fine ... napoli come milano come torino come bari ... dove gli interessi sotterano anche le persone!!!
Visto con gli occhi di una gioventù bruciata o mai vissuta dove è impossibile sottrarsi al proprio destino, se non in rarissimi casi Saviano per l'appunto dove per ignoranza si muore a quindici anni, dove la carriera mafiosa attende ogni giovane vita perchè tutti hanno voluto così .
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film apparentemente scollegato con storie che si intrecciano, si sfiorano, immerse nella desolazione di una vita senza senso dove i soldi sono un miraggio di una vita migliore ... nudo crudo e violento descrive una realtà che abbiamo sentito ma che non abbiamo mai visto e che giorno dopo giorno diventa sempre peggiore perchè alla cattiveria non ce mai fine ... napoli come milano come torino come bari ... dove gli interessi sotterano anche le persone!!!
Visto con gli occhi di una gioventù bruciata o mai vissuta dove è impossibile sottrarsi al proprio destino, se non in rarissimi casi Saviano per l'appunto dove per ignoranza si muore a quindici anni, dove la carriera mafiosa attende ogni giovane vita perchè tutti hanno voluto così ... e se la realtà fosse peggiore di questa? Forse è meglio pensare di no!!!
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pep82
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mercoledì 21 maggio 2008
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autoindulgenza o condanna ?
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Rettifico un po' la mia recensione, non variando di una virgola, però, il mio giudizio sul film. Non lo posso demolire, ma non lo ritengo nemmeno meritevole dei 5 minuti di applausi al festival di Cannes. Ottima la regia, gli attori e la fotografia, un po' meno la sceneggiatura. Se è vero che il film, come li libro di Saviano e come la stessa storia della camorra, non poteva avere un finale vero e proprio, è anche vero che un epilogo così frettoloso, rabberciato, rovina un potenziale ottimo film. Discutibile ma indovinata, la scelta del ricorso all'ironia, quasi ad "ammorbidire" certe sequenze altrimenti insostenibili (d'altronde Garrone non s'inventa nulla, la simpatia è caratteristica dei napoletani, anche dei delinquenti; lo so, è un luogo comune, ma è così!).
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Rettifico un po' la mia recensione, non variando di una virgola, però, il mio giudizio sul film. Non lo posso demolire, ma non lo ritengo nemmeno meritevole dei 5 minuti di applausi al festival di Cannes. Ottima la regia, gli attori e la fotografia, un po' meno la sceneggiatura. Se è vero che il film, come li libro di Saviano e come la stessa storia della camorra, non poteva avere un finale vero e proprio, è anche vero che un epilogo così frettoloso, rabberciato, rovina un potenziale ottimo film. Discutibile ma indovinata, la scelta del ricorso all'ironia, quasi ad "ammorbidire" certe sequenze altrimenti insostenibili (d'altronde Garrone non s'inventa nulla, la simpatia è caratteristica dei napoletani, anche dei delinquenti; lo so, è un luogo comune, ma è così!). Gomorra è una denuncia, ma quanto questi film fanno del bene e quanta autoindulgenza ne può derivare ? (nel cinema, ad un certo punto sghignazzavano tutti...)In sostanza un buon lavoro, forse un po' troppo attento alle sparatorie, alla guerra tra bande rivali, a quello cioè che può definirsi il lato "folcloristico", cinematografico della criminalità organizzata. Forse, da una certa prospettiva, anche commerciale, non nascondiamocelo, è giustificabile anche questo. Spero soltanto che i film ed i libri servano a mobilitare i politici e a risolvere o almeno a combattere il problema (visto che il fine di queste opere di denuncia sta più nell'informare che nell'arte) e non solo ad incamerare soldi, mostrando in giro per il mondo quanto facciamo schifo! Infine, vorrei sottolineare che, come ha fatto notare aalto, Maria Nazionale non è per nulla estranea a certi ambienti, e mi chiedo quanto anche gli altri "attori", esclusi Servillo e i professionisti, ne siano coinvolti. Ciò non toglie nulla alla qualità di Gomorra (anzi, gli attori presi dalla strada costituiscono il vero punto di forza, l'eccellenza), ma nessun critico aveva evidenziato questa sorta di "contraddizione" (pericolosa??!!).
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luigi
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mercoledì 21 maggio 2008
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gomorra, dove sono l'anima e la rabbia?
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Garrone non riesce a gestire l’enorme materiale umano, sociale ed intellettuale offerto dal libro di Roberto, non riesce a guardare negli occhi le terre che vorrebbe raccontare(che non conosce) e da vita ad una fiction di grande spessore estetico ma senz’anima e senza coraggio. L’episodio di Scampia è sicuramente un piccolo capolavoro, però osservando gli attori si capisce che il merito non è di Garrone ma dei ragazzi di Scampia che narrano se stessi, che ardono nell'essere "protagonisti" di quell'universo cinematografico "mafioso" di cui si nutrono, dei Tony Montana periferici che danno ai luoghi, agli sguardi e alle parole la sonorità di un'esistenza senza scelta ma carica di anima. Gomorra è un film pericoloso, se regista e sceneggiatori si aggirassero nei cinema della periferia napoletana capirebbero come i "ragazzi" lo stanno guardando (proiezioni con risate e canzoni dei neomelodiche cantate a squarciagola, ragazzi che sanno dirti cosa e' vero e cosa è inventato, sono loro la realtà!), se uscissero dalle loro torri d'avorio dovrebbero dire che questa "mitologia gomorriana" sta affiliando e non salvando.
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Garrone non riesce a gestire l’enorme materiale umano, sociale ed intellettuale offerto dal libro di Roberto, non riesce a guardare negli occhi le terre che vorrebbe raccontare(che non conosce) e da vita ad una fiction di grande spessore estetico ma senz’anima e senza coraggio. L’episodio di Scampia è sicuramente un piccolo capolavoro, però osservando gli attori si capisce che il merito non è di Garrone ma dei ragazzi di Scampia che narrano se stessi, che ardono nell'essere "protagonisti" di quell'universo cinematografico "mafioso" di cui si nutrono, dei Tony Montana periferici che danno ai luoghi, agli sguardi e alle parole la sonorità di un'esistenza senza scelta ma carica di anima. Gomorra è un film pericoloso, se regista e sceneggiatori si aggirassero nei cinema della periferia napoletana capirebbero come i "ragazzi" lo stanno guardando (proiezioni con risate e canzoni dei neomelodiche cantate a squarciagola, ragazzi che sanno dirti cosa e' vero e cosa è inventato, sono loro la realtà!), se uscissero dalle loro torri d'avorio dovrebbero dire che questa "mitologia gomorriana" sta affiliando e non salvando. Garrone fino a Gomorra aveva esercitato la sua cinematografia su microstorie, offrendoci squarci di periferie e storie di emarginazione, improvvisamente la sua "arte di nicchia" si è confrontata con milioni di "utenti da centro commerciale", con multisale asfissianti in cui i giovani trascorrono le loro esistenze; non riuscendolo a capire (questa è una colpa!), ha tolto a Gomorra l'unica cosa che rendeva grandi i suoi film precedenti: la speranza che nasce dal dolore assoluto. Nel film di Garrone manca una figura che attraversa gli eventi, dando agli episodi non una connessione logica ma emotiva; annullando la figura di Roberto che in vespa sente i “fatti”, Garrone toglie alle vicende i “sensi”, raffazzonando cinque microstorie senza una valida sceneggiatura, con i due ragazzi di Casal di Principe che sembrano macchiette stile Franco e Ciccio. L’episodio di Scampia ha vita "autonoma" perché noi tutti vediamo costantemente e quotidianamente questo budello aperto nella nostra quotidianità, Garrone non fa altro che prendersi la nostra rabbia portandola sul set attraverso il capitolo degli scissionisti narrato da Roberto, impossessandosi anche della sua rabbia. Gli altri episodi, già molto romanzati nel libro di Roberto, essendo più vita scritta che vita vissuta dell’autore, si sciolgono al sole dell’inconcludenza. L'’Imbalsamatore è vilipeso da Gomorra, quasi che Garrone non abbia saputo leggere il libro, come gran parte dei due milioni di lettori, soffermandosi con una sguardo superficiale sulla tragicità degli spari e del degrado, senza vedere i meccanismi del potere, la critica feroce alla politica, l’odio viscerale per il capitalismo, il profondo livore esistenziale di chi vive in questa terra senza rinunciare a capire. Nel film di Garrone non ci si schiera, il mondo esterno (la società) sembra non esistere, sia nel volto positivo di chi osserva carico di impotenza l’evolversi del giornaliero ma prova a resistere, sia nel volto negativo di una società che ha fatto di Scampia un ghetto, un enclave, un cancro terminale, senza più speranza per chi è fuori e per chi è dentro. Gomorra è un film di "colta mortalità", che non doveva esserlo; un film da "gente del nord", da frequentatori di salotti buoni, da radical di sinistra, da "chiattillo" che si sorprende del sangue perché non sa e vuole continuare a non sapere, che inorridis
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[+] un pericolo reale!
(di pep82)
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[+] presuntuosetto???
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[+] la rappresentazione è sempre "pericolosa"...
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[+] kat, documentati prima di scrivere!!!
(di pep82)
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(di pep82)
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diomede917
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mercoledì 21 maggio 2008
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cinque storie dall'inferno
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A tutti gli italiani invito caldamente di andare a vedere questo film perchè, ammetendo in questo caso la mia carenza di informazione, nel nostro paese esiste una guerra simile a quella israeliana con una media altissima di morti al giorno (almeno 3). Questa guerra si svolge quotidianamente per le strade di Napoli e non fa sconti a nessuno nè a donne nè ai bambini.
E proprio perchè si tratta di guerra che il regista Matteo Garrone ci racconta queste cinque storie come se fossero un reportage che viene direttamente dai balcani, dal medio oriente o dalla cecenia. Questa scelta stilistica è il vero fiore all'occhiello di Gomorra, un film che merita una seconda visione per poter esprimere un giudizio veramente obiettivo.
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A tutti gli italiani invito caldamente di andare a vedere questo film perchè, ammetendo in questo caso la mia carenza di informazione, nel nostro paese esiste una guerra simile a quella israeliana con una media altissima di morti al giorno (almeno 3). Questa guerra si svolge quotidianamente per le strade di Napoli e non fa sconti a nessuno nè a donne nè ai bambini.
E proprio perchè si tratta di guerra che il regista Matteo Garrone ci racconta queste cinque storie come se fossero un reportage che viene direttamente dai balcani, dal medio oriente o dalla cecenia. Questa scelta stilistica è il vero fiore all'occhiello di Gomorra, un film che merita una seconda visione per poter esprimere un giudizio veramente obiettivo.
La cosa che più mi ha sconvolto della pellicola è la totale assenza di educazione e moralità. Il camorrista non è più quella figura di rispetto e la stessa struttura è allo sbando in balia di un gruppo di cani sciolti che agiscono solo per soldi, che si ispirano a Scarface e alla loro violenta anarchia si arrendono anche figure vecchio stampo come il porta soldi Don Ciro. Valori come l'amicizia vengono letteralmente calpestati e gli occhi impauriti del piccolo Salvatore esprimono questo suo disagio, non riesce a capire perchè il suo amichetto è diventato un nemico dopo la scissione interna; non riesce a capire perchè si deve ammazzare la madre di un rivale; non riesce a capire ma si deve adeguare.
Le storie raccontate sono autentici squarci senza un vero inizio e soprattutto senza una speranza finale anche se le scelte del sarto e del giovane Roberto smalitore di rifiuti tossici fanno capire che qualcuno con un barlume di umanità esiste.
Gomorra è un'opera necessaria per capire un lato oscuro dell'Italia, un' Italia completamente assente sia nelle istituzioni che nel lessico e purtroppo solo presente con i propri rifiuti.
Voto 8 che potrebbe variare alla doverosa seconda visione
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