L'ultimo inquisitore |
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Un film di Milos Forman.
Con Javier Bardem, Natalie Portman, Stellan Skarsgård, Randy Quaid, Michael Lonsdale.
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Titolo originale Goya's Ghosts.
Drammatico,
durata 117 min.
- Spagna 2006.
- Medusa
uscita venerdì 13 aprile 2007.
MYMONETRO
L'ultimo inquisitore
valutazione media:
3,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Oltre l'ideologia -la violenza nel cuore dell'uomodi BegatoFeedback: 0 |
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sabato 27 ottobre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film che lascia straniati e obbliga a fare chiarezza sulle proprie ideologie e i propri ideali. Un film senza vincitori e dove chi la spunta ha l'aria di non trovarsi a suo agio nella società di oggi. L'inquisizione, presa nella sua brutalità, ma pure nella sua misericordia (l'occasione finale di rimettere in libertà fratello Lorenzo, purchè egli si penta del male sociale arrecato, è la sintesi più nobile degli ideali inquisitori, tale da dar lezioni ad alcuni giudici contemporanei) non riesce però a raggiungere la nostra razionalità da cittadini laici del XXI secolo. D'altra parte, le truppe di liberatori (i fondatori della giustizia moderna)non godono di particolare fortuna, e a ragione: il popolo non le ama perchè la loro violenza supera quella dei loro predecessori in terra spagnola, le luci gettate su bordelli e ospedali mostrano una società che non è riuscita a rinnovarsi, nel cambio di poltrone si annusa piuttosto un maggior dispotismo e disperazione. Se dovessi farmi una critica, a seguito del film, non riuscirei a puntare il dito e a gettare fango indiscriminatamente sui fantasmi del clericalismo o della monarchia (Goya non lo fa), non su quelli della rivoluzione e della modernità (il cardinale non lo fa: e offre un'altra strada a fratello Lorenzo). Piuttosto prenderei la lezione dal pittore, che in ogni occasione e in ogni luogo estrae il suo albo per ritrarre i mille volti dell'invincibile violenza: quella del clero (con cui si apre il film) e quella dei rivoluzionari(cui si legano alcune notissime tele). Dare nome e cognome a tale violenza (inquisizione, re, Napoleone) può essere utile. Illudersi di eliminarla col solo far piazza pulita di questi stessi nomi è cosa folle. Questo mi ha insegnato "L'ultimo inquisitore", non risparmiando a nessuno le sue piccinerie e le sue contraddizioni (magistrale la "corda" letteralmente scimmiottata in casa del mercante; e la scena finale col cadavere scortato da un'amante folle, una bimba di nessuno, e un coro di fanciulli irridenti: la massa del domani). Ma additando da ultimo che il male nasce dal cuore di un uomo lacerato (fratello Lorenzo), attraverso di esso impera ovunque si rechi (nell'Inquisizione prima, nella Rivoluzione poi), e che il male non si vince screditando funzioni (tradizionali o innovative che siano), ma rinnovando le intenzioni e le azioni di ognuno, a partire da se stessi.
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