La ricerca della felicità |
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Un film di Gabriele Muccino.
Con Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Cecil Williams, Kurt Fuller.
continua»
Titolo originale The Pursuit of Happyness.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 117 min.
- USA 2006.
- Medusa
uscita venerdì 12 gennaio 2007.
MYMONETRO
La ricerca della felicità
valutazione media:
3,11
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Meglio la ricerca o la felicità?di doctor LoveFeedback: 0 |
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giovedì 18 gennaio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Muccino cambia sponda, ed emigrando lascia a casa tradimenti borghesi e aspiranti veline per firmare il suo miglior lavoro, solido e convincente al punto di sedurre anche il pubblico statunitense, avvezzo a vicende di buoni sentimenti. Il film infatti è ben riuscito e, furbescamente, porta alla commozione lo spettatore nel prevedibile ma liberatorio lieto fine, dopo un crescendo di fatiche e frustrazioni. L'angoscia della mancanza di denaro è resa ottimamente, così come l'orgoglio che tiene in piedi il protagonista e gli da' la forza di non arrendersi. Apprezzabile è la scelta di non indugiare in troppe scene patetiche, scegliendo pochi ed efficaci momenti per lasciare libero sfogo alle emozioni (splendida la notte nel bagno della stazione, con qualcuno che bussa alla porta). Forse la figura della madre, che abbandona figlio e marito solo a causa dei pochi soldi, era da approfondire o da tralasciare del tutto; contribuisce comunque a mostrare come l'indigenza abbia il sopravvento distruggendo progressivamnte affetti, amicizia e solidarietà. Quello che però viene da domandarsi è il perchè di alcune scelte di campo così radicali, del tutto fuori luogo in questa trama; di certo il film non è stato scritto per illustrare la filosofia alternativa degli hippy, o per denunciare i drammi sociali degli homeless, ma cha senso ha dipingere in modo così sgradevole soprattutto questi ultimi, che più verosimilmente potevano essere compagni di sventura del protagonista, con storie non dissimili dalla sua. Dall'altro versante la generosità nell'attibuire buon cuore e disponibilità agli altolocati uomini d'affari bianchi (che non vedono l'ora di accogliere tra le braccia il ragazzo nero indigente ma brillante) va a braccetto con la deludente didascalia finale: "..e fu così che Gardner guadagnò presto milioni di dollari ecc.ecc." La felicità è dunque chiudersi in un ufficio a urlare istericamente cifre e calcoli allo scopo di ingrassare conti in banca ed avere il posto migliore alla partita di football...probabilmente è la realizzazione del "sogno americano" che il pubblico si aspetta, e Muccino vi si adatta senza discutere. Del resto il regista romano non è noto per essere un sovversivo anticonformista, ma sta dimostrandosi un buon mestierante, furbo al punto giusto per entrare nei meccanismi complessi della produzione hollywoodiana, che ultimamente ama affidare le proprie star a registi stranieri emergenti. Infine permettetemi un augurio: se Muccino riuscirà a ritagliarsi ancora spazio negli USA (come è probabile) spero che riesca a mettere sempre un po' di Europa nella sua regia, come è riuscito a fare a tratti in questo film; con un regista americano il film si sarebbe concluso, invece che con una scena muta in chinatown seguita da barzellette in dissolvenza, con un abbraccio all'ombra di un bandierone stelle e strisce sulla frase "ti voglio bene figlio mio"
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