Babel

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Un film di Alejandro G. Iñárritu. Con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Kôji Yakusho, Adriana Barraza.
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Drammatico, durata 144 min. - USA, Francia, Messico 2006. uscita venerdì 27 ottobre 2006. MYMONETRO Babel * * * - - valutazione media: 3,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
so. domenica 18 febbraio 2007
unico tema: Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

La solitudine...ovunque. Dal deserto nordafricano a quello messicano...alla (fin troppa)metropoli cinese. Anime inquiete che, in quest'ottimo film, danno il senso reale e toccante di questo malessere. Filo conduttore, un'arma: segno malevolo dei ns tempi..purtroppo. Attori tutti bravi, efficaci e un Pitt che, in questa pellicola, dà il meglio di sè, anzi aggiunge molto di sè...strepitosamente bravo, cm ottima è anche la Blanchett. Buona fotografia, buona regia e bellissime le musiche inserite. A mio parere, più di un Oscar se lo porteranno a casa...

[+] correzione (di so.)
[+] da oscar (di giulio)
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tiamaster lunedì 27 agosto 2012
questo film è qualcosa di raro.... Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

Non capisco le recensioni negative di certi critici,senza ne capo ne coda,che fanno passare i pregi di un film per difetti.....non importa comunque.probabilmente è autocompiaciamento.Babel è cinema nella sua forma più rara:perfetto,magistralmente girato,interpretato ma sopratutto sceneggiato.La tipica storia di destiniche si incontrano non è mai stata così intricata,geniale quanto ASSOLUTAMENTE CREDIBILE (perchè quando si cerca originalità e intricatezza,finire per creare una storia poco credibile o forzata è facile).Trasmette emozioni in ogni singolo fotogramma:angoscia,gioia,ansia.....una perla.Un film sulla vita ,un'opera che trascende il cinema,semplice e pura emozione. [+]

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giorpost lunedì 13 novembre 2017
quanto è difficile comunicare e farsi capire? Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

In una remota e desolata landa del Marocco Richard e Susan, due coniugi americani in crisi, stanno viaggiando in pullman con altri turisti, quando lei viene improvvisamente colpita da un proiettile vagante tra spalla e collo; dall'altra parte dell'oceano una tata messicana di nome Amalia si reca -senza il permesso dei datori di lavoro- al matrimonio del figlio nel nord della Bassa California, scortata dal nipote e da due bambini di carnagione chiara e capelli biondi i quali, nel giro di 24 ore, si ritroveranno abbandonati in una zona desertica a metà strada tra Tijuana e San Diego; in Giappone, invece, una giovane giocatrice di volley sordomuta cerca disperatamente di farsi accettare dagli uomini, convinta di non esserne attratta, mentre suo padre -rimasto vedovo- è ricercato dalla polizia di Tokyo perché proprietario di un fucile Winchester usato in una sparatoria in un altro continente. [+]

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ittoilg mercoledì 1 novembre 2006
intrecci Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Una squenza di immagini intrecciati da una realtà fatta di solitudine uniti dal dolore, dove i personaggi vivono la loro vita legati da un intreccio, dal Marocco al Giappone, dove una coppia per ristaurare il rapporto matrimoniale sono conivolti da un insolito destino. L'unico elemento in comune in questa realtà multietnica e Globbale... rimane coinvolta dallo sparo di un Fucile. Un intreccio ben costruito come gli stessi personaggi vivono il loro dolore e la solitudine, con l'epiligo di una ragazza sordomuta che vive una realtà la sua in una Metropoli dove la solitudine e il dolore rimane l'unico spetro dei personaggi legati in un film ben costruto con degli aspetti che legano le storie da uno sparo di fucile. [+]

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stefano colombini lunedì 26 febbraio 2007
il mondo non comunica Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Il Mondo non comunica, ho meglio comunica in modo errato, con preguidizi e burocrazie da rispettare. Però siamo tutti sullo stesso pianeta e basta un colpo di fucile a far si che vite distanti si intreccino e diventano una sola cosa, una sola realtà, in un mondo che è diventato una Babele, ma non per colpa delle lingue: alle fine basta uno sguardo, come quello fra la vecchia marocchina che assite la moribonda americana o quello fra il poliziotto giapponese e la piccola sordomuta, e ci riscopre essere umani. Quindi non è che non comunicano gli uomini, ma non comunica il "mondo" con le sue sovrastrutture, con le sue regole, con le sue politiche, le sue leggi e le sue paure. E anche il suo razzismo. [+]

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roby mercoledì 7 marzo 2007
la babele moderna. Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
50%

Un film come una forte riflessione sull'incomunicabilità fra le persone, sulla difficoltà dei rapporti umani di qualunque genere; credo sia questa la definizione che, secondo me, si addice maggiormente al film. Anche perchè non c'è altro. Tutto è concentrato sul linguaggio umano, sulle lingue parlate da diversi popoli, sull'unico mezzo di comunicazione che l'uomo meglio padroneggia, che si rivela, spesso, un'arma a doppio taglio; quando non compresa, una lingua diviene un ostacolo spesso fatale. Questo è il fulcro del film, che si rivela lungo diverse storie di personaggi, fra loro legati da drammatiche circostanze; è evidente l'aridità delle immagini, la cruda realtà di molte scene e, nell'insieme il film è, seppur con qualche difficoltà, seguibile. [+]

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piernelweb martedì 8 maggio 2007
le babeli del mondo Valutazione 4 stelle su cinque
50%
No
50%

Film corale, girato tra Marocco, Messico e Giappone che attorno alla storia di un arma da fuoco intreccia le drammatiche vicende di un gruppo di eterogenei protagonisti. Riprendendo la struttura narrativa del precedente 21 Grammi (il film ricorda anche il "Crash" di Paul Haggis), Iñárritu materializza una Babele linguistica, sociale e culturale nella quale le tecnologie abbattono gli spazi e distanze geometriche ma nulla possono contro pregiudizi e politiche conservatrici. Democrazie apparenti, intolleranze etniche, paure e autoisolamento sono la matrice di un mondo solo apparentemente globalizzato. Il regista messicano è consapevole della sua bravura (la sequenza del recupero in elicottero è davvero notevole), e talvolta si autocompiace troppo, ma sa dar forma alle emozioni e alla differente dimensione della sofferenza nelle realtà contrapposte che descrive. [+]

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cosmixo giovedì 2 agosto 2007
cosa ci vuole dire? Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

Ho visto il film e alla fine mi son ritrovato a pensare a cosa pensare di questa storia. Solituine, malinconia, diversità, incomprensione. Qual'è un segnale positivo che ci volgiono mandare regista e sceneggiatori? Che la vità è troppo bella ed importante per lasciarsi vivere? Che non bisogna dare troppo spazio al caos e prendere le redini della nostra esistenza? Che oggi più di ieri bisogna tenersi stretti per mano? Domande alle quali ognuno può dare una propria personale risposta. Il film è fatto bene, benissimo. Forse un pò troppo triste. Ma la musica, gli attori, la fotografia..è tutto al suo posto. E allora mentre si vede questo film si sente la necessità di chiamare i propri amici, i propri parenti, tutti i propri cari. [+]

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saretta giovedì 14 agosto 2008
storie di sconosciuti che combaciano perfettamente Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

In ogni episodio è evidente il sentimento della solitudine, dell'abbandono, sia per la coppia, che per i bambini, che per la cinesina che a causa del suo hanticap vive in un mondo parallelo ma senza suoni.Ci sono anche delle figure "collante" che servono ad aiutare le persone emarginate o i gruppi delle stesse e sono la badante per la famiglia americana e il padre della cinesina per la figlia. La famiglia americana evidenzia quelle che sono le rotture in un rapporto, i problemi di coppia che ricadono anche sui figli e la fuga davanti ai problemi, la cinesina che fa di tutto pur di essere accettata, cerca di cancellare il suo hanticap facendo anche cose che a mio parere non avrebbe mai fatto altrimenti come il volersi cedere così facilmente, girare per la città senza gli slip o prendere droghe da sconosciuti. [+]

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jayan venerdì 4 dicembre 2009
un puzzle sulla violenza, la solitudine Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

Un puzzle sulla violenza, la solitudine e sulla morte. Il regista passa da ciò che è avvenuto a ciò che era prima che esso avvenisse o a ciò che sarà dopo, da una parte all'altra del mondo, per raccontare la violenza, spesso involontaria (il ragazzo che spara alla turista senza avere intenzione di farlo), o volontaria (l'atteggiamento aggressivo dei poliziotti americani di frontiera verso i messicani, in questo caso verso la governante dei figli della moglie del protagonista, ferita in Marocco), la solitudine di chi vive in una grande città come Tokyo (e che è sordomuta, pur essendo figlia di un imprenditore ricco) ma anche di chi si trova nel deserto e non riesce a trovare un elicottero che venga a prendere sua moglie ferita e morente. [+]

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