darko
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sabato 4 novembre 2006
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italia oggi fra forme e contenuti
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Uscito da poco dalla sala in cui veniva proiettato A CASA NOSTRA, titolo brutto e accompagnato da un trailer altrettanto fuorviante, mi sono reso conto di aver assistito all'opera riuscita più che bene della Comencini, che già avevo largamente apprezzato e osannato col suo recente film MOBBING - MI PIACE LAVORARE, di cui è protagonista Nicoletta Braschi nei panni di una contabile single con figlia a carico che viene prima mobbizzata e infine liquidata dall'azienda in cui lavora, tutto raccontato con delicatezza quasi da fiaba (La Nicoletta è Biancaneve, i colleghi e i superiori sono le bestie e gli alberi del bosco incantato che la perseguitano) e al contempo un atroce realismo.
Questo film è l'esatto opposto: invece di parlare di un'unica ossessione, stavolta la Comencini allarga la tela e dipinge un pastiche di mille vite umane che si intrecciano dove la corruzione, il dolore e la sconfitta dilagano.
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Uscito da poco dalla sala in cui veniva proiettato A CASA NOSTRA, titolo brutto e accompagnato da un trailer altrettanto fuorviante, mi sono reso conto di aver assistito all'opera riuscita più che bene della Comencini, che già avevo largamente apprezzato e osannato col suo recente film MOBBING - MI PIACE LAVORARE, di cui è protagonista Nicoletta Braschi nei panni di una contabile single con figlia a carico che viene prima mobbizzata e infine liquidata dall'azienda in cui lavora, tutto raccontato con delicatezza quasi da fiaba (La Nicoletta è Biancaneve, i colleghi e i superiori sono le bestie e gli alberi del bosco incantato che la perseguitano) e al contempo un atroce realismo.
Questo film è l'esatto opposto: invece di parlare di un'unica ossessione, stavolta la Comencini allarga la tela e dipinge un pastiche di mille vite umane che si intrecciano dove la corruzione, il dolore e la sconfitta dilagano.
Ma A CASA NOSTRA differisce molto da film come quelli dei vari e recenti moretti, veronesi e muccino (che comunque sono specchio più o meno veritiero del vivere odierno); quello in cui eccede Moretti ne IL CAIMANO (altro film, seppur diverso, "a più voci") è il voler per forza mostrare la realtà familiare e tutto ciò che la circonda, senza mai approfondire e in questo fa tutto tranne eccellere, anzi sminuisce e ridicolizza molto calando fra l'altro le situazioni in ambientazioni patinate e mal illuminate degne di una fiction rai o mediaset! A CASA NOSTRA ha una solidità sorprendente, le scene sono cariche, dense e buie, appena commentate musicalmente. La concretezza degli elementi che stanno in scena è l'elemento vincente, molto più della prova "corale". Niente sta mai lì per fare scena, ma "costituisce" la scena e quando si hanno davanti situazioni odiose (un esempio per tutti è quello del ragazzo che si lascia corrompere dagli affaristi e che acconsente a fare da prestanome a un pezzo grosso) quella "antipatia" è insostenibile poichè si ha la coscienza di avere davanti qualcosa che esiste davvero e di cui si dovrebbe avere paura sempre: il male è in mezzo a noi, nelle nostre strade, nei nostri uffici, e quindi anche a casa nostra. Laura Chiatti quì trova finalmente il modo di fiorire come giovane attrice di garbo e talento (in PASSO A DUE - il disastroso film del ballerino albanese Kledis - era l'unica che sapeva davvero recitare), la scena in cui si esibisce seminuda davanti a Gerri cantando disperata "Ancora" è di una genuinità veramente inedita. Gli altri attori sono tanti, ma fra di loro naturalmente si dà più spazio alla Golino (quì meno "selvatica" del solito, ma molto umana nel suo ruolo di agente di finanza che intercetta i corrotti - ricorda un po' il ruolo della Huppert nell'ultimo opus di Chabrol LA COMMEDIA DEL POTERE, ancora nelle sale), a Zingaretti che per l'ennesima volta si conferma attore dalle metodologie ferree e di grande presenza scenica, ma forse un po' troppo "macchiettistico" nel suo ruolo di finanziere corrotto fino al midollo (la scena della sodomia comunque dev'essergli costata cara e si vede bene l'impegno di un attore che non si tira indietro davanti a una tale immagine di degrado), a Giuseppe Battiston che dopo 3 ruoli che per lui sono stati decisivi dal punto di vista della carriera - era l'idraulico in PANE E TULIPANI e l'uomo d'affari modaiolo in AGATA E LA TEMPESTA di Soldini e il regista in crisi ne LA BESTIA NEL CUORE della Comencini Cristina, quì l'attore passa al genere tragico/melò.
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raffaella langiulli
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venerdì 17 agosto 2007
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il paradosso dei sentimenti
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Poco credibile e convincente la storia di A casa Nostra. E' un film che soffre di forti contraddizioni tra i temi trattati e la loro trattazione. Buona l'idea dell'intreccio delle storie ma molto scadente la sceneggiatura. Vuole essere uno spaccato della realtà italiana ma non fa altro che raccontare storie paradossali che si intrecciano in modo sempre meno organizzato con una conclusione scontata e posticcia (vedi la comparsa di Laura Chiatti nell'ultima scena davanti all'ospedale). La nostra Italia starà anche assistendo ad un inaridimento dei valori e dei rapporti umani dovuto al cinismo della logica del guadagno e alla mancata assunzione di responsabilità nel rapporto a due, ma una cosa è rappresentare il dramma dell'uomo difronte a certe problematiche e una cosa è mettere in scena sentimenti estremi e poco realistici che rischiano di portare al paradosso un amore ventennale (quello del professore in pensione nei confronti della moglie), la passione del personaggio interpretato dalla Golino per un uomo che la sfrutta (personaggio sbiadito), il melodramma della modella per una maternità negata o per una carriera non decollata (personaggio inutile e mal interpretato dalla Chiatti) e il ruolo poco convincente di un uomo d'affari (interpretato da Luca Zingaretti) protagonista mancato della vicenda.
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Poco credibile e convincente la storia di A casa Nostra. E' un film che soffre di forti contraddizioni tra i temi trattati e la loro trattazione. Buona l'idea dell'intreccio delle storie ma molto scadente la sceneggiatura. Vuole essere uno spaccato della realtà italiana ma non fa altro che raccontare storie paradossali che si intrecciano in modo sempre meno organizzato con una conclusione scontata e posticcia (vedi la comparsa di Laura Chiatti nell'ultima scena davanti all'ospedale). La nostra Italia starà anche assistendo ad un inaridimento dei valori e dei rapporti umani dovuto al cinismo della logica del guadagno e alla mancata assunzione di responsabilità nel rapporto a due, ma una cosa è rappresentare il dramma dell'uomo difronte a certe problematiche e una cosa è mettere in scena sentimenti estremi e poco realistici che rischiano di portare al paradosso un amore ventennale (quello del professore in pensione nei confronti della moglie), la passione del personaggio interpretato dalla Golino per un uomo che la sfrutta (personaggio sbiadito), il melodramma della modella per una maternità negata o per una carriera non decollata (personaggio inutile e mal interpretato dalla Chiatti) e il ruolo poco convincente di un uomo d'affari (interpretato da Luca Zingaretti) protagonista mancato della vicenda.
Unica storia che merita l'aggettivo "drammatico" è quella della prostituta e del suo amore negato perchè racconta una realtà semplice e non paradossale, o meglio un evento straordinario che rende realisticamente drammatica la conclusione, lasciando una riflessione al pubblico più attento.
Ottimi i primi piani ed i silenzi che valgono più delle battute melodrammatiche e scontate di una sceneggiatura che avrebbe potuto far decollare la pellicola ma che la lasciano sospesa nel limbo del non finito.
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rita branca
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mercoledì 21 agosto 2013
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senza veli a casa nostra
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A casa nostra, film (2006) di Francesca Comencini con Luca Zingaretti, Laura Chiatti, Luca Argentero, Valentina Lodovini, Valeria Golino, Teco Celio, Giuseppe Battiston, Fabio Ghidoni
Un film drammatico che esplora da diverse angolazioni il tema della maternità nel complesso caleidoscopio della vita umana contemporanea dove nel grigio melmoso delle bassezze fa capolino un tocco di bianco candore che tutto rinobilita, forse.
Attraverso una vasta gamma di protagonisti impersonati da attori di tutto rispetto ci inoltriamo nel livore della commedia umana con le sue bassezze e le sue bellezze: un potente, sposato con moglie tormentata dall’impossibilità di diventare madre, cerca attimi di sfogo solo fisico con una splendida bionda indossatrice, insoddisfatta del ruolo senza amore che è costretta ad accettare e che lo cerca a sua volta in rapporti occasionali con sconosciuti, resa infelice da una maternità negata dall’uomo che non le appartiene se non sporadicamente.
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A casa nostra, film (2006) di Francesca Comencini con Luca Zingaretti, Laura Chiatti, Luca Argentero, Valentina Lodovini, Valeria Golino, Teco Celio, Giuseppe Battiston, Fabio Ghidoni
Un film drammatico che esplora da diverse angolazioni il tema della maternità nel complesso caleidoscopio della vita umana contemporanea dove nel grigio melmoso delle bassezze fa capolino un tocco di bianco candore che tutto rinobilita, forse.
Attraverso una vasta gamma di protagonisti impersonati da attori di tutto rispetto ci inoltriamo nel livore della commedia umana con le sue bassezze e le sue bellezze: un potente, sposato con moglie tormentata dall’impossibilità di diventare madre, cerca attimi di sfogo solo fisico con una splendida bionda indossatrice, insoddisfatta del ruolo senza amore che è costretta ad accettare e che lo cerca a sua volta in rapporti occasionali con sconosciuti, resa infelice da una maternità negata dall’uomo che non le appartiene se non sporadicamente. Una finanziera, impegnata nelle indagini relative al potente e a sua volta tormentata dal desiderio di essere madre di un bambino che l’amato sfuggente le nega con lo stile di vita libero a cui non vuole rinunciare. Una prostituta in fin di vita, resa madre suo malgrado e la cui creatura diventa oggetto del desiderio e merce d’acquisto.
Le vicende sono alternate da un contrappunto di tenerezza che per fortuna è la nota che salva tutte queste creature tormentate, una volta rientrate “a casa nostra” .
Non poche le scene emozionanti che preparano all’intensa bellezza di “Quando la notte” dove un'altra Comencini tocca la vetta della maestria.
Rita Branca
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(di rita branca)
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lunedì 6 novembre 2006
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potevamo diventare
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A casa nostra, il film di Francesca Comencini, non è un film del tutto risolto e l’autrice misura con risultati oscillanti una serietà professionale, non ancora estro, nella difficile impresa dell’affresco corale alla Altman. I difetti della pellicola sono di fatto riconducibili all’intento di fotografare compiutamente una realtà multiforme e l’immagine della città “modello” spiacerà a un certo pubblico italiano assuefatto a concedere i suoi favori a chi gli consente facili assoluzioni. Il lungometraggio accoglie gli spunti offertagli dalla cronaca, perché l’indignazione delle denuncia esclude l’intervento qui fuorviante dell’immaginato: i personaggi sono volutamente stereotipi e le situazione illustrate sono paradigmatiche della crisi di un Paese, deprivato di identità e coscienza, inerte di fronte alle lusinghe di una ricchezza planetaria dalla provenienza oscura ed esclusivamente virtuale.
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A casa nostra, il film di Francesca Comencini, non è un film del tutto risolto e l’autrice misura con risultati oscillanti una serietà professionale, non ancora estro, nella difficile impresa dell’affresco corale alla Altman. I difetti della pellicola sono di fatto riconducibili all’intento di fotografare compiutamente una realtà multiforme e l’immagine della città “modello” spiacerà a un certo pubblico italiano assuefatto a concedere i suoi favori a chi gli consente facili assoluzioni. Il lungometraggio accoglie gli spunti offertagli dalla cronaca, perché l’indignazione delle denuncia esclude l’intervento qui fuorviante dell’immaginato: i personaggi sono volutamente stereotipi e le situazione illustrate sono paradigmatiche della crisi di un Paese, deprivato di identità e coscienza, inerte di fronte alle lusinghe di una ricchezza planetaria dalla provenienza oscura ed esclusivamente virtuale. Milano sarà sicuramente più bella di quella raffigurata dal film, come comprensibilmente dice il suo sindaco, ma il nostro terzo mondo comincia proprio là dove dovrebbe finire, ovvero nei consigli di amministrazione, nei palazzi della politica, nelle sfilate di moda e all’ombra delle vetrine di via Monte Napoleone o a quella del parterre di Piazza Affari: a popolare nel ruolo di dominatori questo plumbeo Medioevo informatizzato è un’umanità arrogante di algidi automi, che possiede banche o le compra con un semplice spostamento del mouse e che vende, con il vilipendio di un mestiere, creatività e orgoglio. Il quadro a tinte fosche manda comunque bagliori intermittenti, destinati un domani a spegnersi o a trasformarsi in luce diffusa: le arie di Verdi, i libri antichi nella biblioteca del vecchio umanista, la voce bellissima della modella cocainomane, l’ansia di riscatto di un ex carcerato, la passione per il lavoro di un’ infermiera, il senso del dovere, nonostante tutto, del capitano di finanza, portano nel bel mezzo della metropoli inquinata svelata dalle intercettazioni la Milano animata da senso civico, intellettualmente e artisticamente feconda, dell’Illuminismo e del Risorgimento. Il punto di incontro sta nella consapevolezza del dolore e nel superamento degli schemi, nell’ istante, impercettibile, in cui il poliziotto e il faccendiere corrotto, scontrandosi apertamente, corrono il rischio di riconoscersi l’un l’altro nella sofferenza comune: l’inquisito odora la solitudine dell’inquisitore perché anche lui la porta addosso nell’impotenza di fronte alla disperazione inconsolabile della moglie e nella pena con cui possiede in uno squallido bagno un’amante non desiderata. Per ora resta l’eco del canto senza pubblico e senza musica, straziante, di una giovane donna chiusa in una gabbia dorata, sgomenta metafora di ciò che siamo stati e potevamo diventare…
http://slilluzicando.splinder.com
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(di andrea)
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