A casa nostra |
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Un film di Francesca Comencini.
Con Valeria Golino, Luca Zingaretti, Laura Chiatti, Giuseppe Battiston, Luca Argentero.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Italia 2006.
- 01 Distribution
uscita venerdì 3 novembre 2006.
MYMONETRO
A casa nostra
valutazione media:
2,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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POTEVAMO DIVENTAREdi BLOGGERFeedback: 0 |
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lunedì 6 novembre 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A casa nostra, il film di Francesca Comencini, non è un film del tutto risolto e l’autrice misura con risultati oscillanti una serietà professionale, non ancora estro, nella difficile impresa dell’affresco corale alla Altman. I difetti della pellicola sono di fatto riconducibili all’intento di fotografare compiutamente una realtà multiforme e l’immagine della città “modello” spiacerà a un certo pubblico italiano assuefatto a concedere i suoi favori a chi gli consente facili assoluzioni. Il lungometraggio accoglie gli spunti offertagli dalla cronaca, perché l’indignazione delle denuncia esclude l’intervento qui fuorviante dell’immaginato: i personaggi sono volutamente stereotipi e le situazione illustrate sono paradigmatiche della crisi di un Paese, deprivato di identità e coscienza, inerte di fronte alle lusinghe di una ricchezza planetaria dalla provenienza oscura ed esclusivamente virtuale. Milano sarà sicuramente più bella di quella raffigurata dal film, come comprensibilmente dice il suo sindaco, ma il nostro terzo mondo comincia proprio là dove dovrebbe finire, ovvero nei consigli di amministrazione, nei palazzi della politica, nelle sfilate di moda e all’ombra delle vetrine di via Monte Napoleone o a quella del parterre di Piazza Affari: a popolare nel ruolo di dominatori questo plumbeo Medioevo informatizzato è un’umanità arrogante di algidi automi, che possiede banche o le compra con un semplice spostamento del mouse e che vende, con il vilipendio di un mestiere, creatività e orgoglio. Il quadro a tinte fosche manda comunque bagliori intermittenti, destinati un domani a spegnersi o a trasformarsi in luce diffusa: le arie di Verdi, i libri antichi nella biblioteca del vecchio umanista, la voce bellissima della modella cocainomane, l’ansia di riscatto di un ex carcerato, la passione per il lavoro di un’ infermiera, il senso del dovere, nonostante tutto, del capitano di finanza, portano nel bel mezzo della metropoli inquinata svelata dalle intercettazioni la Milano animata da senso civico, intellettualmente e artisticamente feconda, dell’Illuminismo e del Risorgimento. Il punto di incontro sta nella consapevolezza del dolore e nel superamento degli schemi, nell’ istante, impercettibile, in cui il poliziotto e il faccendiere corrotto, scontrandosi apertamente, corrono il rischio di riconoscersi l’un l’altro nella sofferenza comune: l’inquisito odora la solitudine dell’inquisitore perché anche lui la porta addosso nell’impotenza di fronte alla disperazione inconsolabile della moglie e nella pena con cui possiede in uno squallido bagno un’amante non desiderata. Per ora resta l’eco del canto senza pubblico e senza musica, straziante, di una giovane donna chiusa in una gabbia dorata, sgomenta metafora di ciò che siamo stati e potevamo diventare… http://slilluzicando.splinder.com
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