tonino
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lunedì 2 gennaio 2006
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le conseguenze dei sentimenti e della coscienza
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Anche nelle situazioni più statiche può covare un fuoco sotto la cenere. Si tratta del fuoco dei sentimenti, più propriamente dell'amore. E come temeva il protagonista, è l'amore che metterà in moto una serie di fatti che, attraverso un travaglio di coscienza e di riflessioni sul senso della propria vita, porteranno ad un tragico epilogo. Al regista va dato il merito di aver sviluppato un discorso su due tempi. Il primo lento, fatto di poche parole e di sequenze lunghe, nelle quali le persone si muovono in modo asettico (la Svizzera che ne esce fuori è quella il cui unico target è il riciclaggio di denaro); qui il protagonista offre uno stato dell'essere imperscrutabile, ambiguo ma interessante.
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Anche nelle situazioni più statiche può covare un fuoco sotto la cenere. Si tratta del fuoco dei sentimenti, più propriamente dell'amore. E come temeva il protagonista, è l'amore che metterà in moto una serie di fatti che, attraverso un travaglio di coscienza e di riflessioni sul senso della propria vita, porteranno ad un tragico epilogo. Al regista va dato il merito di aver sviluppato un discorso su due tempi. Il primo lento, fatto di poche parole e di sequenze lunghe, nelle quali le persone si muovono in modo asettico (la Svizzera che ne esce fuori è quella il cui unico target è il riciclaggio di denaro); qui il protagonista offre uno stato dell'essere imperscrutabile, ambiguo ma interessante. Il secondo tempo è quello in cui maturano gli eventi, seminati in modo impalpabile nel primo.
Molto convincente Toni Servillo nel ruolo del protagonista; Olivia Magnani forse eccede un po' nel suo essere ambigua, ma risulta comunque credibile; con piacere si rivede Raffaele Pisu, ben sostenuto da Angela Goodwin. In conclusione un buon film, che lascia riflettere anche su noi stessi, ben condotto e ben fotografato.
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quieromirar
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martedì 28 dicembre 2010
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il “tacito tumulto” di titta di girolamo
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Imporsi allo sguardo sottraendosi a esso, mostrare dissimulando, condurre su false piste nel momento in cui ci si svela. È costruito su un ossimoro che scompagina i tempi della narrazione allungandoli fino a dissolverli o giocando tra inversioni e sovrapposizioni “Le conseguenze dell’amore”, sofisticato film di Paolo Sorrentino che crea nello spettatore una serie di attese destinate puntualmente a condurre su di un percorso in cui quelle stesse attese non trovano conferma. Il corpo di Toni Servillo, inquadrato da angolazioni differenti come a tentare di scoprire cosa si nasconda dietro quella maschera triste, si offre continuamente alla telecamera e in quell’offrirsi si nega, refrattario a ipotesi e suggestioni, epicentro di una storia che rende riduttivo e fuorviante l’atto di osservare, scrutare, esaminare: il peso della scelta è evidenziato dalla dimensione soggettiva della vicenda, dato che il pubblico scopre man mano il senso degli avvenimenti attraverso gli occhi di Titta.
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Imporsi allo sguardo sottraendosi a esso, mostrare dissimulando, condurre su false piste nel momento in cui ci si svela. È costruito su un ossimoro che scompagina i tempi della narrazione allungandoli fino a dissolverli o giocando tra inversioni e sovrapposizioni “Le conseguenze dell’amore”, sofisticato film di Paolo Sorrentino che crea nello spettatore una serie di attese destinate puntualmente a condurre su di un percorso in cui quelle stesse attese non trovano conferma. Il corpo di Toni Servillo, inquadrato da angolazioni differenti come a tentare di scoprire cosa si nasconda dietro quella maschera triste, si offre continuamente alla telecamera e in quell’offrirsi si nega, refrattario a ipotesi e suggestioni, epicentro di una storia che rende riduttivo e fuorviante l’atto di osservare, scrutare, esaminare: il peso della scelta è evidenziato dalla dimensione soggettiva della vicenda, dato che il pubblico scopre man mano il senso degli avvenimenti attraverso gli occhi di Titta. Prende subito piede l’impostazione sostanzialmente beffarda della pellicola: il motore del racconto, colui che indirizza lo sguardo senza lasciarsi attraversare da esso, è uno strumento relegato in un fermo-immagine, un individuo spogliato della propria identità che fa contare i soldi agli impiegati di una banca compiacente e che smaschera un vecchio baro (un Raffaele Pisu che sa comunicare carisma in pochi tratti) per l’effimero bisogno di sentirsi arbitro e non pedina di una partita che ha già sancito la sua sconfitta. Sorrentino lavora su rimandi ed antitesi: il carro funebre all’inizio è immagine della non vita di Titta così come la sua immersione nella calce porta a compimento il suo stato di sepolto vivo, mentre le inquadrature ravvicinate, l’irruzione della musica in netto contrasto con quanto accade, il montaggio che subisce talvolta vertiginose accelerate sembrano squarci in quella porta sprangata che è il comportamento del protagonista, disposto a concedersi riflessioni intrecciate sul libero filo dell’associazione mentale che fanno solo intravedere un tumultuoso mondo si sensazioni nascosto sotto una corazza. La macchina da presa asseconda il silenzio e poi lo smaschera, come nel momento in cui ondeggia dolcemente dalla mano aperta dell’uomo che si è appena drogato alla via sottostante in cui avanza la donna di cui s’innamorerà: quelle dita che si protendono verso il nulla cercano (un miraggio,una promessa di) felicità. Nella più ordinaria delle esistenze –e qui il gioco si fa ancora più crudele- irrompe il più prevedibile degli intoppi: il desiderio per una figura femminile che deve essere inespressiva, perché l’ossessione non conosce i mutamenti a cui la logica è abituata. Nel momento in cui desidera, Titta sa di essere finalmente riconoscibile, il volto può apparire al di sotto della maschera, come mostra un dialogo asettico (“Le piace la mia stanza?” “E’ una stanza” “E’la mia stanza”) che in realtà trabocca erotismo. Varrà allora la pena di infrangere le regole e l’uomo, non tradendo i suoi piani, esisterà paradossalmente nella morte, preferendo un sogno ingannevole a una vita da schiavo.
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stefano capasso
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mercoledì 2 dicembre 2015
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le emozioni che alimentano la vita
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Titta Di Girolamo vive da 8 anni in Svizzera, in un albergo, con rari contatti umani. Nasconde diversi segreti tra i quali quello della sua professione. E’ un intermediario di un associazione mafiosa, per la quale consegna settimanalmente una valigetta di soldi nella banca locale. La monotona routine si interrompe quando la giovane cameriera dell’albergo le manifesta il suo interesse e questo cambiamento porterà il protagonista verso un finale drammatico
Il secondo film di Paolo Sorrentino, che ho visto nell’incontro di cinema e counseling di Metis Teatro, colpisce per la bellezza della fotografia e toglie il fiato per l’evoluzione tragica del personaggio, eroe passivo che ridà valore alla sua esistenza quando sceglie di lasciarsi andare ad un emozione.
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Titta Di Girolamo vive da 8 anni in Svizzera, in un albergo, con rari contatti umani. Nasconde diversi segreti tra i quali quello della sua professione. E’ un intermediario di un associazione mafiosa, per la quale consegna settimanalmente una valigetta di soldi nella banca locale. La monotona routine si interrompe quando la giovane cameriera dell’albergo le manifesta il suo interesse e questo cambiamento porterà il protagonista verso un finale drammatico
Il secondo film di Paolo Sorrentino, che ho visto nell’incontro di cinema e counseling di Metis Teatro, colpisce per la bellezza della fotografia e toglie il fiato per l’evoluzione tragica del personaggio, eroe passivo che ridà valore alla sua esistenza quando sceglie di lasciarsi andare ad un emozione. Lasciar entrare il sentimento mette a rischio il regolare scandire della sua quotidianeità e al tempo stesso mette in moto una serie di eventi che coinvolgono tante persone e che rappresentano il significato stesso del vivere. E’ per questa ragione che il protagonista trova il coraggio di cambiare la sua attitudine ed affrontare le conseguenze che questo comporta
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roma
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venerdì 27 maggio 2005
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sorrentino nel segno della continuità.
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Il secondo lungometraggio di Sorrentino costituisce non già una rottura con la sua precedente opera, quanto piuttosto emerge in esso una profonda soluzione di continuità dettata da molteplici fattori: la profonda difficoltà nel realizzare ciò che ci renderebbe se non felici almeno sereni, lo sprofondare in un non luogo nell'estremo finale, la non banale personalità dei soggetti protagonisti i quali rimandano sempre ad altro attraverso dialoghi che non svelano mai del tutto, o meglio poco alla volta, la loro stessa condizione di sentimento vitale.
Alla luce di queste considerazioni crediamo che entrambi i lungometraggi di Sorrentino costituiscano il nuovo all'interno del panorama cinematografico italiano, e che proprio per la sua genialità il secondo sia stato così tanto apprezzato a Cannes e non solo.
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Il secondo lungometraggio di Sorrentino costituisce non già una rottura con la sua precedente opera, quanto piuttosto emerge in esso una profonda soluzione di continuità dettata da molteplici fattori: la profonda difficoltà nel realizzare ciò che ci renderebbe se non felici almeno sereni, lo sprofondare in un non luogo nell'estremo finale, la non banale personalità dei soggetti protagonisti i quali rimandano sempre ad altro attraverso dialoghi che non svelano mai del tutto, o meglio poco alla volta, la loro stessa condizione di sentimento vitale.
Alla luce di queste considerazioni crediamo che entrambi i lungometraggi di Sorrentino costituiscano il nuovo all'interno del panorama cinematografico italiano, e che proprio per la sua genialità il secondo sia stato così tanto apprezzato a Cannes e non solo. Una pellicola, dunque, di cui godere e di cui apprezzare l'audacia stilistica del giovane regista campano.
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giovanni b.
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domenica 4 dicembre 2005
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a cosa ci conduce il sentimento....
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La capacità di estremizzre ogni singolo agire umano: mosso dalle pulsioni delle passioni, dei sentimenti, dalle emozioni un uomo arriva a sacrificare tutto, anche la sua vita; forse alla fine ci si potrà chiedere se ne vale veramente la pena spingersi oltre , oltre quel limite che connatura il comune buonsenso e la capacità di autoconservazione: ma sì, come a volte hanno detto, c è un momento in cui ci si trova davanti ad un precipizio e bisogna saltare: se ci si riflette non lo si fa....E probabilmente non ha riflettuto, o forse lo ha fatto fino in fondo, il protagonista di quest' opera, Titta, nel nel suo lento, ma progressivo ribellarsi alla monotonia e alla routine che da anni lo avvolgono( nella vita in albergo, nella tossicodipendenza " a scadenze regolari", nei sentimenti ovattati)che nel sedersi al bancone del bar, pittosto che nel suo consueto angolino, in cui si reca quasi contro voglia da anni ,profetizza: "Questa è la cosa più pericolosa che abbia mai fatto in vita mia".
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La capacità di estremizzre ogni singolo agire umano: mosso dalle pulsioni delle passioni, dei sentimenti, dalle emozioni un uomo arriva a sacrificare tutto, anche la sua vita; forse alla fine ci si potrà chiedere se ne vale veramente la pena spingersi oltre , oltre quel limite che connatura il comune buonsenso e la capacità di autoconservazione: ma sì, come a volte hanno detto, c è un momento in cui ci si trova davanti ad un precipizio e bisogna saltare: se ci si riflette non lo si fa....E probabilmente non ha riflettuto, o forse lo ha fatto fino in fondo, il protagonista di quest' opera, Titta, nel nel suo lento, ma progressivo ribellarsi alla monotonia e alla routine che da anni lo avvolgono( nella vita in albergo, nella tossicodipendenza " a scadenze regolari", nei sentimenti ovattati)che nel sedersi al bancone del bar, pittosto che nel suo consueto angolino, in cui si reca quasi contro voglia da anni ,profetizza: "Questa è la cosa più pericolosa che abbia mai fatto in vita mia".A muovere quest' individuo allora sono forse le passioni, forse la voglia di cambiare,forse...
Un noir di una certa levatura, la cui storia non può essere raccontata in una recensione, ma di cui non si può certo dire di esserne rimasti indifferenti.
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antrace
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martedì 5 gennaio 2010
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un esercizio da esteti
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I testi di Sorrentino sembrano sospesi, quasi a lasciare allo spettatore il compito di ricomporre l'ordito: non sfugge a tale stile questo film ,spoglio, enigmatico, velato .Le riprese sempre in primo piano , i dialoghi radi, le mille pause ed il ritmo uguale fino all'epilogo , rendono il racconto asciutto,
efficace dietro la maschera quasi immobile del protagonista . Titta è un contabile della mafia che si mostra freddo, elegante , avendo ormai acccettato di vivere in Svizzera come in una perenne prigionia, di cedere gli affetti personali per acquisire un ruolo da alto funzionario della malavita, riverito e temuto da Banche e da affaristi , perchè "pecunia non olet ". L'amore per una donna , la tentazione di riscoprire l' emozione perduta , una prateria vasta come un cuneo nei suoi occhi neri, lo conduranno a sfidare i capi del clan , in un empito romantico privo di qualunque spiraglio .
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I testi di Sorrentino sembrano sospesi, quasi a lasciare allo spettatore il compito di ricomporre l'ordito: non sfugge a tale stile questo film ,spoglio, enigmatico, velato .Le riprese sempre in primo piano , i dialoghi radi, le mille pause ed il ritmo uguale fino all'epilogo , rendono il racconto asciutto,
efficace dietro la maschera quasi immobile del protagonista . Titta è un contabile della mafia che si mostra freddo, elegante , avendo ormai acccettato di vivere in Svizzera come in una perenne prigionia, di cedere gli affetti personali per acquisire un ruolo da alto funzionario della malavita, riverito e temuto da Banche e da affaristi , perchè "pecunia non olet ". L'amore per una donna , la tentazione di riscoprire l' emozione perduta , una prateria vasta come un cuneo nei suoi occhi neri, lo conduranno a sfidare i capi del clan , in un empito romantico privo di qualunque spiraglio .Se gli spunti del film sono molteplici, tutti vivi e provocanti , resta tuttavia un sentore che l'opera sia incompiuta .
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eliagne
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lunedì 3 settembre 2012
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un eroe decadente
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Prendete una fredda Lugano, con le sue grandi banche e i suoi cavo imbottiti. Prendete un hotel lussuoso, con una giovane ed affascinante cameriera e metteteci dentro un cinquantenne scapolo che continua a vivere, o meglio, ad esistere, quasi per inerzia. Potrete fare tutto questo ma difficilmente riuscirete ad ottenere un risultato similare a "le conseguenze dell'amore". Proprio perchè la pellicola di Sorrentino NON è solamente questo. Non è solo la cronistoria degli ultimi anni di un vecchio commercialista in pensione relegato da cosa nostra in un albergo svizzero. Non può ridursi ad una così facile banalizzazione. Lo scempio sarebbe immeritato per un film di tale spessore.
Il regista italiano delinea magistralmente la figura di un uomo che alla fine del film rimane impressa a fondo nello spettatore; quasi, ce ne si affeziona, se così posso dire.
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Prendete una fredda Lugano, con le sue grandi banche e i suoi cavo imbottiti. Prendete un hotel lussuoso, con una giovane ed affascinante cameriera e metteteci dentro un cinquantenne scapolo che continua a vivere, o meglio, ad esistere, quasi per inerzia. Potrete fare tutto questo ma difficilmente riuscirete ad ottenere un risultato similare a "le conseguenze dell'amore". Proprio perchè la pellicola di Sorrentino NON è solamente questo. Non è solo la cronistoria degli ultimi anni di un vecchio commercialista in pensione relegato da cosa nostra in un albergo svizzero. Non può ridursi ad una così facile banalizzazione. Lo scempio sarebbe immeritato per un film di tale spessore.
Il regista italiano delinea magistralmente la figura di un uomo che alla fine del film rimane impressa a fondo nello spettatore; quasi, ce ne si affeziona, se così posso dire. Anche se la partenza non è delle migliori. Il film mostra un uomo distrutto dalla quotidianità che da più di vent'anni lo manipola rendendolo una statua, apatico, insensibile alle piccole gioie che le relazioni sociali possono dare, intrappolato in una sfera opaca che rende vano ogni tentativo di cambiamento (la droga non è più evasione, ma diventa solamente una delle tante sistematiche abitudini che rafforzano l'indifferenza).
Titta di Girolamo, questo il nome del protagonista, si costruisce così un'immensa casa di paglia e di rami secchi attorno a lui, che verrà distrutta una volta per tutte da un esile soffio di vento in questa landa desolata. Il soffio di vento sarà la giovanissima cameriera del bar dell'albergo, che rivolgendogli la parola abbatterà la personalità apparentemente solida e ferma del Dott.Di Girolamo e gli farà bruscamente aprire gli occhi (e poi richiuderli, qualche istante dopo, per sempre questa volta).
Punti di forza: se si guarda alla cornice del ritratto (mi piace definirlo un ritratto, questo di Sorrentino. Ritratto di un uomo, delle sue debolezze e del suo amaro riscatto) non passano inosservate una colonna sonora che vanta nomi invidiabili della musica d'ambiente elettronica e non (su tutti Mogwai, Boards of Canada, Lali Puna), ma anche di artisti italiani e una serie di riprese che possono sembrare atipiche a spettatori neofiti come il sottoscritto, ma che in fin dei conti riescono in maniera superba a rendere ancor più marcata la contrapposizione tra dissidi interiori ed apparente inamovibilità esteriore del protagonista.
Un Servillo superlativo che sembra riuscire a conservare intatta la maschera di pietra fredda che verrà poi rispolverata nell'altro italianissimo capolavoro "Il Divo".
Ciò che passa da sfondo, o almeno l'elemento che il regista vuol far passare quasi inosservato (parere personale discutibilissimo) è la trama. Un susseguirsi di eventi che può servire al massimo per scolpire ancora meglio l'immagine del Dott. Di Girolamo, ma che di certo non è la star della pellicola. Scelta condivisibile, d'altro canto. Il premere eccessivamente sulla storia avrebbe fatto passare in secondo piano i turbamenti silenziosi, l'inettitudine, l'atteggiamento servile e il crescendo finale intriso di un'elegante (e affascinantissima) "rivolta bianca" - per dirla alla Clash - che sono, in realtà i veri protagonisti di questo capolavoro marchiato tricolore.
Fenomenale.
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byrne
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domenica 10 novembre 2013
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"ogni tanto in cima a un palo della luce.."
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Abbiamo ancora registi geniali. Non che ci fosse bisogno di dirlo, specialmente per me (Il Divo, L'amico di famiglia, This must be the place sono i miei preferiti), ma non fa mai male ricordare che ci sono ancora cineasti del suo calibro nel Belpaese, e che non sono vecchie glorie ma autori freschi e propositivi.
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Abbiamo ancora registi geniali. Non che ci fosse bisogno di dirlo, specialmente per me (Il Divo, L'amico di famiglia, This must be the place sono i miei preferiti), ma non fa mai male ricordare che ci sono ancora cineasti del suo calibro nel Belpaese, e che non sono vecchie glorie ma autori freschi e propositivi. In generale Sorrentino si fa notare ed elogiare (da qualcuno anche criticare) per uno stile fiammeggiante e virtuosistico, per una direzione d'attori sempre sbalorditiva e per alcuni marchi di fabbrica come l'uso dei monologhi, l'alternanza di lunghi silenzi ed esplosioni sonore, la violenza che fa imprevedibilmente capolino, un ritmo bizzarro e un generale elevatissimo livello di interesse e profondità. Le conseguenze dell'amore è forse il suo film più "contenuto", con qualche gradita occasione di smentita, ma non per questo è meno nevrotico e originale, grazie anche all'interpretazione dell'ormai onnipresente Toni Servillo. La storia del commercialista freddo, torbido e invischiato negli affari di Cosa Nostra, tormentato dall'insonnia e dipendente ("ma solo in parte"!) dall'eroina, potrebbe cadere sotto la spinta di ogni tipo di ostacolo: intellettualismo fine a se' stesso, noia e lungaggini varie, piattezza, retorica. E invece no, li schiva tutti, non ci si avvicina neppure. Dando al suo personaggio una spinta di mascherata curiosità, in parte dettata anche dal senso di frustrazione tipico dell'insonnia, Sorrentino lo avvicina a tanti piccoli mondi idealizzati in personaggi-tipo: il collega ficcanaso, i due ex proprietari d'albergo in disgrazia che non si perdono d'animo, i sicari della Mafia, il migliore amico del protagonista che non lo vede ne' sente da vent'anni senza che questo intacchi minimamente il loro rapporto, e ovviamente la ragazza che gli interessa e che sarà la causa scatenante della sua eroica rivalsa individuale. Bravo.
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rita branca
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venerdì 29 maggio 2015
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una vita grigia quanto il denaro sporco
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Una vita grigia quanto il denaro di Rita Branca
Le conseguenze dell’amore film (2004) di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu, ed altri
Film drammatico che si concentra sulla vita mortalmente noiosa, come lui stesso la definisce, di un commercialista, ex operatore di borsa di successo che lavorando anche per conto della mafia, compie un’operazione sbagliata e fa perdere un’ingentissima somma. Tale involontario errore ne decreta una condanna non a morte fisica, ma a prigionia a vita in un albergo quattro stelle in cui risiede, impegnato solo nell’attesa snervante di una valigia piena di dollari che gli è recapitata regolarmente affinché ne depositi il contenuto in una banca svizzera compiacente.
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Una vita grigia quanto il denaro di Rita Branca
Le conseguenze dell’amore film (2004) di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Raffaele Pisu, ed altri
Film drammatico che si concentra sulla vita mortalmente noiosa, come lui stesso la definisce, di un commercialista, ex operatore di borsa di successo che lavorando anche per conto della mafia, compie un’operazione sbagliata e fa perdere un’ingentissima somma. Tale involontario errore ne decreta una condanna non a morte fisica, ma a prigionia a vita in un albergo quattro stelle in cui risiede, impegnato solo nell’attesa snervante di una valigia piena di dollari che gli è recapitata regolarmente affinché ne depositi il contenuto in una banca svizzera compiacente. Tale condizione, avvilente, nonostante il lusso del contesto lo estrania dalla famiglia e non gli consente di stabilire legami d’amicizia o d’altro genere. Per ovvii motivi, è assai riservato, fino a comportarsi in maniera scostante anche col personale dell’albergo, fra cui una bella giovane barista Sofia, al cui educato e quotidiano saluto, neanche si degna di rispondere, suscitando disappunto e una certa curiosità. Nessuno osa fargli domande personali, neanche il direttore, ben lieto di ricevere con regolarità il pagamento dei conti dal misterioso cliente fisso, Titta Di Girolamo. Si intuisce che egli debba svolgere un’attività losca quando cominciano a comparire due soggetti che usano la sua stanza come base da cui partire per eseguire azioni delittuose, ma nient’altro si riesce a sapere su di lui fino ad un lasso di tempo molto avanzato, se non che non si fida dei vicini di stanza, ex proprietari dell’albergo caduti anch’essi in disgrazia per colpa del gioco d’azzardo a cui il marito era dedito e che tuttora bara con lui, quando giocano ad “asso piglia tutto”, e spia quasi distrattamente la bella barista che si prepara a lasciare l’albergo alla fine del turno di lavoro. Titta, col volto, volutamente inespressivo di Servillo, esprime tutta la sua noia, la sua mancanza di interesse per la vita che scorre senza eventi di rilievo, poiché anche la consegna del denaro è rutinaria. Eppure i begli occhi di Sofia e la sua coraggiosa richiesta di spiegazioni per il comportamento scostante di lui, smuovono qualcosa dentro il suo petto, apparentemente privo di un cuore capace di provare emozioni, e inaspettatamente anche lo spettatore scopre chi è quest’uomo e final, mente, il personaggio, fino a quel momento modello di immobilismo, sorprende con un colpo di scena.
Film interessante, tecnicamente ineccepibile, dal ritmo lentissimo, finalizzato a sottolineare il tedio infinito del protagonista, la sua indicibile infelicità nonostante la grande disponibilità di danaro.
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daniela robberto
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mercoledì 5 ottobre 2016
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mai sottovalutare le conseguenze di un amore
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Le conseguenze dell'amore
In una regia caratterizzata da un applombe quasi britannico si muove il protagonista della storia. A prima vista sembra un uomo d’affari distaccato inavvicinabile non contaminato o contaminabile da alcuna passione; dietro le sue lenti sembra vivere quasi in uno sprezzante isolamento. Una volontaria solitudine, avallata dal suo dichiarare di non avere immaginazione e di non essere frivolo (tranne che per il suo nome) ma il buco nella maglia esiste e va allargandosi nella mente di chi segue la vicenda e ci si chiede perché telefoni ad una famiglia sentimentalmente già lontana che non lo vuole più, vedendolo nell’inimmaginabile azione di origliare con un fonendoscopio le stanze degli altri, nell’afflizione di un insonnia cronica o nella dose settimanale di eroina che da anni lo sostiene; e poi il macigno della frase “ogni essere umano ha un segreto inconfessabile”; ma qual è il suo segreto inconfessabile? Tutta la vicenda si svolge in un albergo dai toni di una prigione dove è normale che un tempo dilatato trascorra oziosamente tra il fumo di innumerevoli sigarette; una sorta di domicilio coatto alla Bunnuel che vede altri ospiti fissi, una coppia di anziani che giocano sempre a carte.
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Le conseguenze dell'amore
In una regia caratterizzata da un applombe quasi britannico si muove il protagonista della storia. A prima vista sembra un uomo d’affari distaccato inavvicinabile non contaminato o contaminabile da alcuna passione; dietro le sue lenti sembra vivere quasi in uno sprezzante isolamento. Una volontaria solitudine, avallata dal suo dichiarare di non avere immaginazione e di non essere frivolo (tranne che per il suo nome) ma il buco nella maglia esiste e va allargandosi nella mente di chi segue la vicenda e ci si chiede perché telefoni ad una famiglia sentimentalmente già lontana che non lo vuole più, vedendolo nell’inimmaginabile azione di origliare con un fonendoscopio le stanze degli altri, nell’afflizione di un insonnia cronica o nella dose settimanale di eroina che da anni lo sostiene; e poi il macigno della frase “ogni essere umano ha un segreto inconfessabile”; ma qual è il suo segreto inconfessabile? Tutta la vicenda si svolge in un albergo dai toni di una prigione dove è normale che un tempo dilatato trascorra oziosamente tra il fumo di innumerevoli sigarette; una sorta di domicilio coatto alla Bunnuel che vede altri ospiti fissi, una coppia di anziani che giocano sempre a carte. Ma il marito è un baro, e la moglie elenca instancabilmente tutte le cose che hanno perso al gioco, rinfacciandogli la triste condizione di ex proprietari dell’albergo che avendo perso tutto, vivono ormai vecchi confinati in una stanza. Il solo elemento fresco è la giovane e bella barista che alla fine del suo lavoro saluta senza mai ricevere un cenno di risposta che equivoca il mancato saluto per sussiego per arroganza; e non sa, non può immaginare come lei sia invece il centro dell’attenzione, l’oggetto di un amore dissimulato, mai tradito neanche nello sguardo. Con l’amore ci si fa sempre male: e si finisce per morire. E così Titta un giorno prestigioso commercialista, rompe gli indugi e si siede al bancone ed alla barista dice che il sedersi al bancone è la cosa più pericolosa che abbia fatto ed ha ragione perché il voler riprendersi la sua dignità di uomo, il riconoscere nel sentimento per lei il fulcro della sua ribellione, lo porta a rompere i legami che lo avevano reso servo. Si rivolta così contro i padroni, contro quei criminali che da anni lo costringono a riciclare il denaro sporco; diventa protagonista degli eventi, egli stesso criminale , baro e tutto questo è la conseguenza dell’amore! E non ha importanza se questo non è un amore classico, romantico ricambiato vissuto unilateralmente ma è motivo di riscatto, l’ultimo atto di rivalsa, ultimo e vano tentativo di recupero dei valori sentimentali come l’amore e l’amicizia a cui dedica lo spazio di un ultimo pensiero che sono , come quello in cui affogherà vivo, il solo cemento delle relazioni umane.
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