filippo catani
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domenica 12 maggio 2013
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un film perfetto
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Da otto anni il ragioniere Titta Di Girolamo vive in un albergo in Svizzera. Nessuno a parte lui sa quale sia il suo lavoro. Per il resto paga regolarmente e puntualmente il conto dell'albergo ogni primo del mese, si fa altrettanto regolarmente di eroina solo il mercoledì, fa la pulizia del sangue una volta l'anno e saltuariamente sente i suoi parenti. La monotonia della sua vita verrà interrotta dalla passione per la giovane barista dell'albergo.
Difficile trovare un elemento fuori posto nel film di Sorrentino. Partiamo dagli interpreti capitanati da uno splendido Toni Servillo che si cala alla perfezione nella parte di Titta. Annoiato e indolente nella prima parte, finge di assecondare i conti caduti in disgrazia giocando e perdendo a carte e svolge i suoi compiti.
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Da otto anni il ragioniere Titta Di Girolamo vive in un albergo in Svizzera. Nessuno a parte lui sa quale sia il suo lavoro. Per il resto paga regolarmente e puntualmente il conto dell'albergo ogni primo del mese, si fa altrettanto regolarmente di eroina solo il mercoledì, fa la pulizia del sangue una volta l'anno e saltuariamente sente i suoi parenti. La monotonia della sua vita verrà interrotta dalla passione per la giovane barista dell'albergo.
Difficile trovare un elemento fuori posto nel film di Sorrentino. Partiamo dagli interpreti capitanati da uno splendido Toni Servillo che si cala alla perfezione nella parte di Titta. Annoiato e indolente nella prima parte, finge di assecondare i conti caduti in disgrazia giocando e perdendo a carte e svolge i suoi compiti. Il suo mondo subirà un vero e proprio terremoto a causa dell'amore per la barista e della presa di coscienza della insensatezza della vita che sta conducendo. E' perfetta la sceneggiatura che si consuma in una serie di dosati ma mirati colpi di scena che ci sveleranno cosa c'è dioetro la "reclusione" del ragioniere fino ad un durissimo ed inquietante finale. Poi una menzione va anche alla accurata e ben selezionata colonna sonora che accompagna determinati momenti del film. Insomma non vogliamo dire altro onde evitare di rovinare questo bellissimo film a chi ancora non lo avesse visto e ne vale assolutamente la pena.
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[+] bellissimo film.
(di anastasia beaverhausen)
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beppe baiocchi
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lunedì 11 maggio 2015
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non sottovalutate le conseguenze dell'amore
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Da quasi dieci anni la vita di Titta Di Girolamo (Toni Servillo) è sempre la stessa. Vive in un albergo di lusso a Lugano. Ogni tanto fa un giro al centro commerciale. Parla con poche persone. Il primo del mese con il direttore dell'albergo, e ogni tanto gioca a carte con due nobili decaduti anche loro ospiti dell'albergo. Titta è separato e i figli non vogliono parlargli. Soffre di insonnia, e non ama i contatti umani.
Titta sembra non fare nulla, ma è una persona con dei segreti.
Titta per uno sbaglio fatto in passato lava i soldi della mafia. Gli vengono portati dei soldi, e lui li porta in banca per "ripulirli".
La sua vita fatta di azioni precise però ad un certo punto prende una svolta.
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Da quasi dieci anni la vita di Titta Di Girolamo (Toni Servillo) è sempre la stessa. Vive in un albergo di lusso a Lugano. Ogni tanto fa un giro al centro commerciale. Parla con poche persone. Il primo del mese con il direttore dell'albergo, e ogni tanto gioca a carte con due nobili decaduti anche loro ospiti dell'albergo. Titta è separato e i figli non vogliono parlargli. Soffre di insonnia, e non ama i contatti umani.
Titta sembra non fare nulla, ma è una persona con dei segreti.
Titta per uno sbaglio fatto in passato lava i soldi della mafia. Gli vengono portati dei soldi, e lui li porta in banca per "ripulirli".
La sua vita fatta di azioni precise però ad un certo punto prende una svolta. La barista dell'albergo che da tempo cercava un dialogo con lui porterà il protagonista di questa storia a ribellarsi a questa sua vita preordinata e monotona, dovendo fare anche i conti con la mafia.
Sono queste le "conseguenze dell'amore" che Paolo Sorrentino ci vuole mostrare. Una forza così grande che riesce a sconvolgere la vita, andando anche incontro a imprese praticamente impossibili.
Un film molto semplice nella costruzione della storia, ma forte, d'impatto. Il messaggio entra subito forte e chiaro in noi. Titta stesso ne è consapevole e scrive sul suo taccuino di non sottovalutare mai le conseguenze dell'amore. L'amore che distruggere la tua quotidianità, fa fare azioni insensate, a volte pericolose, ma giuste.
I film di Sorrentino o si amano o si odiano. Una cura maniacale per le inquadrature, sempre di alto livello il reparto tecnico, dalla fotografia al sonoro, ma (quasi sempre) sono film fatti da un ritmo blando, pieni di silenzi, le battute sono poche e molto studiate. Tutto questo può portare lo spettatore ad annoiarsi e distrarsi.
Personalmente sono un grande ammiratore di Sorrentino e trovo che sia uno dei registi più "potenti" del panorama italiano. Un regista che parla in modo semplice, diretto, nonostante l'impalcatura fatta di inquadrature particolari e molti movimenti di macchina. Un regista che che rende i silenzi non come punti vuoti della storia, ma come la pausa musicale, sono quasi contemplativi.
Poi c'è Servillo che è sempre magnetico e intenso davanti alla macchina.
Da vedere
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roberto
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mercoledì 4 maggio 2005
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un gioiello da tramandare
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Che gioia per gli occhi e per l' anima! Finalmente un film italiano del tutto estraneo a quella malsana tendenza ad un "post neorealismo" di stampo quasi televisivo, posticcio e fasullo, oppure semplicemente sciatto, che lo affligge da tempi immemori. Qui gli atori "recitano" (non sara' mica un delitto, in questo paese), e magnificamente, regalando (grazie anche ad una sceneggiatura, una regia ed un abbinamento di musica ed immagini straordinario) momenti di autentica poesia, e rendendo dolorosamente efficaci le riflessioni di Sorrentino sui malesseri della societa' di oggi, o meglio dell' individuo, ormai del tutto estrapolato dal contesto di una societa' moribonda.
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frafa62
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martedì 2 ottobre 2012
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non bisogna mai smettere di avere fiducia...
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...negli uomini
E certamente non bisogna mai smettere di avere fiducia nel talentuoso regista Paolo Sorrentino.
Dopo l’eccellente opera prima “L’uomo in più”, il regista delizia il pubblico con un film di rara bellezza.
“Io non sono un uomo frivolo, l'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo”.
Così si presenta Toni Servillo, nei panni di un commercialista che, all’apice del successo economico, perde tutto, il denaro, la sua famiglia, la sua vita.
Relegato in un albergo in una cupa cittadina del Canton Ticino, la vita di Titta Di Girolamo è ormai un lento incedere in attesa della fine.
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...negli uomini
E certamente non bisogna mai smettere di avere fiducia nel talentuoso regista Paolo Sorrentino.
Dopo l’eccellente opera prima “L’uomo in più”, il regista delizia il pubblico con un film di rara bellezza.
“Io non sono un uomo frivolo, l'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo”.
Così si presenta Toni Servillo, nei panni di un commercialista che, all’apice del successo economico, perde tutto, il denaro, la sua famiglia, la sua vita.
Relegato in un albergo in una cupa cittadina del Canton Ticino, la vita di Titta Di Girolamo è ormai un lento incedere in attesa della fine.
Solo l’amore per la ragazza del bar dell’hotel, Sofia, ne impedisce il tracollo emotivo.
Molto suggestiva la colonna sonora firmata da Pasquale Catalano, che è valsa al compositore napoletano una candidatura al David di Donatello 2005 per il miglior musicista.
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kurtz_89
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sabato 3 marzo 2012
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un filo d'incoscienza
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Posso immaginare le critiche, muto, costruito, lento. A me pare invece un opera poetica, tagliente, spiazzante. Mi sembra quasi superfluo pontificare su Toni Servillo, mi stupisce ogni volta. Minimale ma portatore di un implosione emotiva, le sopraciglia, un movimento, un deglutire, non so, direi strabiliante. Riflessioni sull'amore e l'amicizia. Sembra che siano l'unica risposta. Gli unici sentimenti per cui vale vivere (e quindi morire). Per aprirsi, osare, ricordare, mettersi in gioco. Sottile e sublime. Che altro dire? Rossetto e cioccolato.
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maxime dubois
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lunedì 4 marzo 2013
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una metafora esistenziale potentissima
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prima di tutto vorrei esprimere il mio totale disappunto per la recensione di copertina con la quale mi trovo in pieno disaccordo.
specialmente quando afferma che i monologhi personali di titto sembrano letti e non recitati perchè troppo costruiti. secondo me vuol dire aver frainteso tutta l'opera. i dialoghi sono estremamente pensati perchè questo è un film interiore, è un viaggio nella coscienza del protagonista, e un viaggio personale per lo spettatore. Ragazzi , qui siamo di fronte a un opera esistenziale che in maniera diversa ci tocca tutti quanti. siamo di fronte a una prospettiva controcorrente al nostro codice sociale: parlare, socializzare il più possibile per essere riconosciuti dalla società.
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prima di tutto vorrei esprimere il mio totale disappunto per la recensione di copertina con la quale mi trovo in pieno disaccordo.
specialmente quando afferma che i monologhi personali di titto sembrano letti e non recitati perchè troppo costruiti. secondo me vuol dire aver frainteso tutta l'opera. i dialoghi sono estremamente pensati perchè questo è un film interiore, è un viaggio nella coscienza del protagonista, e un viaggio personale per lo spettatore. Ragazzi , qui siamo di fronte a un opera esistenziale che in maniera diversa ci tocca tutti quanti. siamo di fronte a una prospettiva controcorrente al nostro codice sociale: parlare, socializzare il più possibile per essere riconosciuti dalla società. siamo di fronte a un uomo antisociale ( il protagnista) , il quale però preferisce l'autenticità al riconoscimento degli altri ( l'immagine che gli altri hanno di noi). Non so se avete notato la scelta di sorrentino del fratello minore di titta? E' esattamente il contrario, è un uomo, o forse solo un ragazzo (come dice titta), conformato, o meglio, formato secondo gli standard sociali. E' il tipico ragazzo, che preferisce parlare anche a costo di dire cose banali, in modo da sentirsi più sociale, sentirsi più dentro alla macchina sociale e farne parte, anche a costo di snaturarsi. E' il tipico ragazzo che spavaldeggia di fronte a una bella barista che però non ha neanche osservato. E' il tipico ragazzo che preferisce il surf alla contemplazione, seppur malinconica, della natura e del mondo. Siamo di fronte alla pesantezza del vivere, però conscia, autentica e profonda da una parte e alla leggerezza, spensierata, non autentica, superficiale e aggiungerei proprio per questo più felice. Ma il film in generale è una METAFORA: L'albergo è la prigione di titta, che blocca la sua esistenza. ma la cusa di ciò non è la mafia, ma la sua mafia, la sua negazione. ognuno di noi ha una sua negazione, ognuno di noi ha una mafia interiore dalla quale solo noi possiamo rinchiuderci o invece LIBERARCI. A titta manca la voglia di vivere, la sua paura immaginaria di confrontarsi col mondo lo ha spinto a staccare i contatti e a vivere in solitudine, che portano le sue facoltà sociali ad arrugginirsi sempre di più. esattamente, essere sociali è come un muscolo, se non lo alleniamo perde ogni forza e impulso. non è un uomo frivolo ma ha un eistenza frivola, senza rischi, senza emozioni fatta solo da abitudini, la sua vita è come un disco che si ripete ogni giorno sempre nello stesso identico modo finendo per uccidere la sua creatività. detto ciò espia la colpa personale di aver buttato un intera esistenza, avendo coraggio un unica volta, morendo in modo rocambolesco e dando l'opportunità a due anziani di ricominciare, liberandosi della loro prigione, liberandosi del loro albergo.
ci sono dentro molti temi psicologici, sociali, esistenziali che potrei andare avanti a scriverne per ore, ma ognuno deve trovare la sua interpretazine, questo è viaggio introspettivo, è un film di caratura intellettuale, di pensiero.
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peppe85
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giovedì 14 maggio 2009
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la sfida di sorrentino
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con questo film Sorrentino sfida la superficialita' del cinema italiano(non mi riferisco solo ai "cinepanettoni") fatto ultimamente da film visti e rivisti, poco innovativi, per non dire ripetitivi. il film non è destinato " a tutti".non credo che autore e produzione abbiano lavorato per gli incassi.é un film italiano che probabilmente non e' indicato per gli amanti dei film all'italiana leggeri, giovanili, incalzanti(alla muccino per intenderci).Il film ha un'evoluzione poco veloce, cio'nonostante le scene non appaiono per niente noiose, grazie a un Toni Servillo enigmatico, silenzioso ma che lascia trasparire di nascondere qualcosa.Anche la musica contribuisce notevolmente a rendere avvincente un film che fondamentalmente appare statico.
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con questo film Sorrentino sfida la superficialita' del cinema italiano(non mi riferisco solo ai "cinepanettoni") fatto ultimamente da film visti e rivisti, poco innovativi, per non dire ripetitivi. il film non è destinato " a tutti".non credo che autore e produzione abbiano lavorato per gli incassi.é un film italiano che probabilmente non e' indicato per gli amanti dei film all'italiana leggeri, giovanili, incalzanti(alla muccino per intenderci).Il film ha un'evoluzione poco veloce, cio'nonostante le scene non appaiono per niente noiose, grazie a un Toni Servillo enigmatico, silenzioso ma che lascia trasparire di nascondere qualcosa.Anche la musica contribuisce notevolmente a rendere avvincente un film che fondamentalmente appare statico.
in conclusione un buon film d'autore, serio, piacevole e ben fatto.
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giovedì 24 ottobre 2013
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esaltante, già dalla sigla...
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Si è già detto tutto su questo splendido film di Sorrentino, difficile scrivere ora qualcosa senza cadere nel banale. Comunque già la sigla iniziale è un piccolo capolavoro e merita di essere trattata degnamente. La struttura dell'inquadratura, così rigorosa per forma ed essenzialità, appaga in pieno la vista dello spettatore e lo prepara a ciò che verrà in seguito. Il nastro trasportatore, in diagonale, sembra più lungo del vero e lascia lo spazio a sinistra per i titoli iniziali. Tre elementi sono fondamentali. Innanzitutto la musica, un pezzo dei Lali Puna scelto "ad hoc", lento e melodico, che riesce a dilatare il tempo e lo allunga a dismisura. Poi la figura dell'uomo con la valigia, che si materializza a poco a poco dal nulla e giunge alla fine in primo piano.
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Si è già detto tutto su questo splendido film di Sorrentino, difficile scrivere ora qualcosa senza cadere nel banale. Comunque già la sigla iniziale è un piccolo capolavoro e merita di essere trattata degnamente. La struttura dell'inquadratura, così rigorosa per forma ed essenzialità, appaga in pieno la vista dello spettatore e lo prepara a ciò che verrà in seguito. Il nastro trasportatore, in diagonale, sembra più lungo del vero e lascia lo spazio a sinistra per i titoli iniziali. Tre elementi sono fondamentali. Innanzitutto la musica, un pezzo dei Lali Puna scelto "ad hoc", lento e melodico, che riesce a dilatare il tempo e lo allunga a dismisura. Poi la figura dell'uomo con la valigia, che si materializza a poco a poco dal nulla e giunge alla fine in primo piano. Il terzo elemento è la piccola luce intermittente posta alla fine del nastro mobile, a destra in basso. Questa luce è molto importante, scandisce in modo ritmico e inesorabile il passare del tempo, dei secondi, degli attimi che impiega la valigia per giungere a destinazione ed è anche simbolica nel tratteggiare la lentezza delle giornate del protagonista. Senza di essa la sigla non avrebbe sicuramente un impatto visivo così coinvolgente. Già, il protagonista, ovvero Titta di Girolamo, impersonato da un Toni Servillo in stato di grazia. Un uomo colto ed elegante, riservato e gran fumatore, che vive da anni in un Hotel di Lugano. Passa le giornate tra il bar dell'albergo e una passeggiata in città, ogni tanto telefona alla moglie, lontana, e intanto si innamora della bella cameriera del bar (Olivia Magnani). La sua intelligenza è pari alla sua tristezza, i suoi dialoghi sono spesso pungenti e non ha rivali in fatto di dialettica. Straordinario il discorso con il direttore dell'albergo, che vuole sapere "un po' di più" su di lui. Titta lo incuriosisce, illudendolo, parlando di un curioso episodio che lo vide protagonista da bambino, per poi spiazzarlo senza pietà senza rivelargli nulla di nulla! Titta non ride mai, neppure quando vede un pedone sbattere la testa contro un palo mentre era distratto da una bella ragazza... Non saluta mai la cameriera (Gisella Volodi) e si libera velocemente di un ospite curioso trovato in Hotel. Un giorno alla settimana però si trasforma. Scende nel garage e toglie il telo a una lussuosa berlina BMW, poi va in banca a depositare il contenuto di una misteriosa valigia. In quei frangenti sembra quasi un collega di James Bond, poi tutto torna nella noia quotidiana. Bar, passeggiata, una visita al centro commerciale. Tutto ciò che Titta dice e pensa è importante ed è giusto ricordare uno dei pensieri più belli. All'inizio si rivolge allo spettatore invitandolo a guardare "quell'individuo con il papillon" (Rolando Ravello) che si intrattiene con due giovani donne molto carine. Ammette che lui, non avendo immaginazione, riconosce in quella persona solo un uomo frivolo, al contrario di molta gente che fantasticherebbe, facendo chissà quali congetture per scoprire cosa lega l'ospite dell'hotel alle due donne. Privato di tutto Titta, innamorato della bella barista, commette per lei un errore terribile, nel suo caso una vera "conseguenza dell'amore" che avrà in seguito per lui esiti drammatici. Da non sottovalutare i ruoli di Adriano Giannini, Angela Goodwin e Raffaele Pisu, che impersona un ex-giocatore d'azzardo che sogna di morire "in modo rocambolesco". Olivia Magnani è deliziosa e inquietante, Titta non poteva restare indifferente... - di "Joss" -
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danielfunk
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domenica 19 gennaio 2014
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sorrentino
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Allora premetto che a me il cinema fatto da Sorrentino mi piace.
La fotografia in tutti i suoi film e' notevole. Questa unita al suo occhio particolare fa si che si crei quel non so che che fa del suo cinema un qualcosa piu simile all'arte che al mero resoconto dei storie o eventi.
Sull'onda dell'entusiasmo fornito dalla recente vincita del grammy da parte del suo ultimo film "la grande belllezza" ho visto questo "le conseguenze dell'amore".
Il film per i motivi sopra esposti e' sicuramente notevole vuoi per l'occhio del regista che per la fotografia eccezionale che per la grande interpretazione di tony servillo sicuramente il migliore attore italiano contemporaneo.
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Allora premetto che a me il cinema fatto da Sorrentino mi piace.
La fotografia in tutti i suoi film e' notevole. Questa unita al suo occhio particolare fa si che si crei quel non so che che fa del suo cinema un qualcosa piu simile all'arte che al mero resoconto dei storie o eventi.
Sull'onda dell'entusiasmo fornito dalla recente vincita del grammy da parte del suo ultimo film "la grande belllezza" ho visto questo "le conseguenze dell'amore".
Il film per i motivi sopra esposti e' sicuramente notevole vuoi per l'occhio del regista che per la fotografia eccezionale che per la grande interpretazione di tony servillo sicuramente il migliore attore italiano contemporaneo.
Cio che mi lascia perplesso e' invece la trama. Questa cosa qui l'ho riscontrata anche nel film recente"la grande bellezza" ed in un libro di Sorrentino "Hanno tutti ragione".
In pratica le mie impressioni sono queste. Sorrentino e' un grande con la telecamera fra le mani..fa parlare le immagini su questo non ci sono dubbi solo elogi e attestazioni di stima per questo suo talento. Sullo scrivere invece deve migliorare ancora molto. Voglio dire...ad una fotografia strabiliante insieme con un taglio e regia molto sottile e profonda, andrebbe abbinata una trama piu sensata.
Nel caso di questo film io credo che per esempio sia del tutto fuori luogo e insensato da parte del protagonista regalare quei soldi ai diripettai..perche? Chi erano costoro nel film??..personaggi assolutamente comprimari che non lasciano niente a livello di emozioni...Riguardo la "mancata storia d'amore" mi chiedo perche mai sorrentino non l'abbia piu cavalcata descrivendola e caratterizzandola in maniera piu sottile magari facendone il fulcro lettrario del film. Lo stesso protagonista che decide di rubare la valigia...perche lo fa? Proprio adesso che aveva trovato una speranza di vita ( amore per la cameriera) che fa distrugge tutto e fa in modo di essere fatto fuori..??
L'impressione che ho io e' che con un po di maggiore attenzione alla trama dei suoi film Sorrentino diventerebbe un grande a livelli mondiali..invece le trame tante volte inesistenti oppure troppo insensate fanno si che il suo prodotto perda quel qualcosa che lo possa rendere una vera e propria opera d'arte.
Stessa cosa riscontrata nel film "la grande bellezza" e nel libro "hanno tutti ragione".. Grande talento nel caratterizzare i suoi personaggi, poca fortuna nell'immetterli nelle trame giuste..
Sarebbe un grosso peccato se Sorrentino nei suoi prossimi lavori non curasse di piu questo aspetto che io ho sottolineato.
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daniela robberto
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mercoledì 5 ottobre 2016
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mai sottovalutare le conseguenze di un amore
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Le conseguenze dell'amore
In una regia caratterizzata da un applombe quasi britannico si muove il protagonista della storia. A prima vista sembra un uomo d’affari distaccato inavvicinabile non contaminato o contaminabile da alcuna passione; dietro le sue lenti sembra vivere quasi in uno sprezzante isolamento. Una volontaria solitudine, avallata dal suo dichiarare di non avere immaginazione e di non essere frivolo (tranne che per il suo nome) ma il buco nella maglia esiste e va allargandosi nella mente di chi segue la vicenda e ci si chiede perché telefoni ad una famiglia sentimentalmente già lontana che non lo vuole più, vedendolo nell’inimmaginabile azione di origliare con un fonendoscopio le stanze degli altri, nell’afflizione di un insonnia cronica o nella dose settimanale di eroina che da anni lo sostiene; e poi il macigno della frase “ogni essere umano ha un segreto inconfessabile”; ma qual è il suo segreto inconfessabile? Tutta la vicenda si svolge in un albergo dai toni di una prigione dove è normale che un tempo dilatato trascorra oziosamente tra il fumo di innumerevoli sigarette; una sorta di domicilio coatto alla Bunnuel che vede altri ospiti fissi, una coppia di anziani che giocano sempre a carte.
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Le conseguenze dell'amore
In una regia caratterizzata da un applombe quasi britannico si muove il protagonista della storia. A prima vista sembra un uomo d’affari distaccato inavvicinabile non contaminato o contaminabile da alcuna passione; dietro le sue lenti sembra vivere quasi in uno sprezzante isolamento. Una volontaria solitudine, avallata dal suo dichiarare di non avere immaginazione e di non essere frivolo (tranne che per il suo nome) ma il buco nella maglia esiste e va allargandosi nella mente di chi segue la vicenda e ci si chiede perché telefoni ad una famiglia sentimentalmente già lontana che non lo vuole più, vedendolo nell’inimmaginabile azione di origliare con un fonendoscopio le stanze degli altri, nell’afflizione di un insonnia cronica o nella dose settimanale di eroina che da anni lo sostiene; e poi il macigno della frase “ogni essere umano ha un segreto inconfessabile”; ma qual è il suo segreto inconfessabile? Tutta la vicenda si svolge in un albergo dai toni di una prigione dove è normale che un tempo dilatato trascorra oziosamente tra il fumo di innumerevoli sigarette; una sorta di domicilio coatto alla Bunnuel che vede altri ospiti fissi, una coppia di anziani che giocano sempre a carte. Ma il marito è un baro, e la moglie elenca instancabilmente tutte le cose che hanno perso al gioco, rinfacciandogli la triste condizione di ex proprietari dell’albergo che avendo perso tutto, vivono ormai vecchi confinati in una stanza. Il solo elemento fresco è la giovane e bella barista che alla fine del suo lavoro saluta senza mai ricevere un cenno di risposta che equivoca il mancato saluto per sussiego per arroganza; e non sa, non può immaginare come lei sia invece il centro dell’attenzione, l’oggetto di un amore dissimulato, mai tradito neanche nello sguardo. Con l’amore ci si fa sempre male: e si finisce per morire. E così Titta un giorno prestigioso commercialista, rompe gli indugi e si siede al bancone ed alla barista dice che il sedersi al bancone è la cosa più pericolosa che abbia fatto ed ha ragione perché il voler riprendersi la sua dignità di uomo, il riconoscere nel sentimento per lei il fulcro della sua ribellione, lo porta a rompere i legami che lo avevano reso servo. Si rivolta così contro i padroni, contro quei criminali che da anni lo costringono a riciclare il denaro sporco; diventa protagonista degli eventi, egli stesso criminale , baro e tutto questo è la conseguenza dell’amore! E non ha importanza se questo non è un amore classico, romantico ricambiato vissuto unilateralmente ma è motivo di riscatto, l’ultimo atto di rivalsa, ultimo e vano tentativo di recupero dei valori sentimentali come l’amore e l’amicizia a cui dedica lo spazio di un ultimo pensiero che sono , come quello in cui affogherà vivo, il solo cemento delle relazioni umane.
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