Le conseguenze dell'amore

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Un film di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Olivia Magnani, Adriano Giannini, Gianna Paola Scaffidi, Raffaele Pisu.
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Drammatico, durata 100 min. - Italia 2004. MYMONETRO Le conseguenze dell'amore * * * 1/2 - valutazione media: 3,97 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
filippo catani domenica 12 maggio 2013
un film perfetto Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
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Da otto anni il ragioniere Titta Di Girolamo vive in un albergo in Svizzera. Nessuno a parte lui sa quale sia il suo lavoro. Per il resto paga regolarmente e puntualmente il conto dell'albergo ogni primo del mese, si fa altrettanto regolarmente di eroina solo il mercoledì, fa la pulizia del sangue una volta l'anno e saltuariamente sente i suoi parenti. La monotonia della sua vita verrà interrotta dalla passione per la giovane barista dell'albergo.
Difficile trovare un elemento fuori posto nel film di Sorrentino. Partiamo dagli interpreti capitanati da uno splendido Toni Servillo che si cala alla perfezione nella parte di Titta. Annoiato e indolente nella prima parte, finge di assecondare i conti caduti in disgrazia giocando e perdendo a carte e svolge i suoi compiti. [+]

[+] bellissimo film. (di anastasia beaverhausen)
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beppe baiocchi lunedì 11 maggio 2015
non sottovalutate le conseguenze dell'amore Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
0%

Da  quasi dieci anni la vita di Titta Di Girolamo (Toni Servillo) è sempre la stessa. Vive in un albergo di lusso a Lugano. Ogni tanto fa un giro al centro commerciale. Parla con poche persone. Il primo del mese con il direttore dell'albergo, e ogni tanto gioca a carte con due nobili decaduti anche loro ospiti dell'albergo. Titta è separato e i figli non vogliono parlargli. Soffre di insonnia, e non ama i contatti umani.
Titta sembra non fare nulla, ma è una persona con dei segreti.
Titta per uno sbaglio fatto in passato lava i soldi della mafia. Gli vengono portati dei soldi, e lui li porta in banca per "ripulirli".
La sua vita fatta di azioni precise però ad un certo punto prende una svolta. [+]

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roberto mercoledì 4 maggio 2005
un gioiello da tramandare Valutazione 0 stelle su cinque
70%
No
30%

Che gioia per gli occhi e per l' anima! Finalmente un film italiano del tutto estraneo a quella malsana tendenza ad un "post neorealismo" di stampo quasi televisivo, posticcio e fasullo, oppure semplicemente sciatto, che lo affligge da tempi immemori. Qui gli atori "recitano" (non sara' mica un delitto, in questo paese), e magnificamente, regalando (grazie anche ad una sceneggiatura, una regia ed un abbinamento di musica ed immagini straordinario) momenti di autentica poesia, e rendendo dolorosamente efficaci le riflessioni di Sorrentino sui malesseri della societa' di oggi, o meglio dell' individuo, ormai del tutto estrapolato dal contesto di una societa' moribonda.

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frafa62 martedì 2 ottobre 2012
non bisogna mai smettere di avere fiducia... Valutazione 4 stelle su cinque
78%
No
22%

...negli uomini
E certamente non bisogna mai smettere di avere fiducia nel talentuoso regista  Paolo Sorrentino.
Dopo l’eccellente opera prima “L’uomo in più”, il regista delizia il pubblico con un film di rara bellezza.
“Io non sono un uomo frivolo, l'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo”.
Così si presenta Toni Servillo, nei panni di un commercialista che, all’apice del successo economico, perde tutto, il denaro, la sua famiglia, la sua vita.
Relegato in un albergo in una cupa cittadina del Canton Ticino, la vita di Titta Di Girolamo è ormai un lento incedere in attesa della fine. [+]

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kurtz_89 sabato 3 marzo 2012
un filo d'incoscienza Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

Posso immaginare le critiche, muto, costruito, lento. A me pare invece un opera poetica, tagliente, spiazzante. Mi sembra quasi superfluo pontificare su Toni Servillo, mi stupisce ogni volta. Minimale ma portatore di un implosione emotiva, le sopraciglia, un movimento, un deglutire, non so, direi strabiliante. Riflessioni sull'amore e l'amicizia. Sembra che siano l'unica risposta. Gli unici sentimenti per cui vale vivere (e quindi morire). Per aprirsi, osare, ricordare, mettersi in gioco. Sottile e sublime. Che altro dire? Rossetto e cioccolato.

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maxime dubois lunedì 4 marzo 2013
una metafora esistenziale potentissima Valutazione 5 stelle su cinque
75%
No
25%

prima di tutto vorrei esprimere il mio totale disappunto per la recensione di copertina con la quale mi trovo in pieno disaccordo. specialmente quando afferma che i monologhi personali di titto sembrano letti e non recitati perchè troppo costruiti. secondo me vuol dire aver frainteso tutta l'opera. i dialoghi sono estremamente pensati perchè questo è un film interiore, è un viaggio nella coscienza del protagonista, e un viaggio personale per lo spettatore. Ragazzi , qui siamo di fronte a un opera esistenziale che in maniera diversa ci tocca tutti quanti. siamo di fronte a una prospettiva controcorrente al nostro codice sociale: parlare, socializzare il più possibile per essere riconosciuti dalla società. [+]

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peppe85 giovedì 14 maggio 2009
la sfida di sorrentino Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
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con questo film Sorrentino sfida la superficialita' del cinema italiano(non mi riferisco solo ai "cinepanettoni") fatto ultimamente da film visti e rivisti, poco innovativi, per non dire ripetitivi. il film non è destinato " a tutti".non credo che autore e produzione abbiano lavorato per gli incassi.é un film italiano che probabilmente non e' indicato per gli amanti dei film all'italiana leggeri, giovanili, incalzanti(alla muccino per intenderci).Il film ha un'evoluzione poco veloce, cio'nonostante le scene non appaiono per niente noiose, grazie a un Toni Servillo enigmatico, silenzioso ma che lascia trasparire di nascondere qualcosa.Anche la musica contribuisce notevolmente a rendere avvincente un film che fondamentalmente appare statico. [+]

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giovedì 24 ottobre 2013
esaltante, già dalla sigla... Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
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Si è già detto tutto su questo splendido film di Sorrentino, difficile scrivere ora qualcosa senza cadere nel banale. Comunque già la sigla iniziale è un piccolo capolavoro e merita di essere trattata degnamente. La struttura dell'inquadratura, così rigorosa per forma ed essenzialità, appaga in pieno la vista dello spettatore e lo prepara a ciò che verrà in seguito. Il nastro trasportatore, in diagonale, sembra più lungo del vero e lascia lo spazio a sinistra per i titoli iniziali. Tre elementi sono fondamentali. Innanzitutto la musica, un pezzo dei Lali Puna scelto "ad hoc", lento e melodico, che riesce a dilatare il tempo e lo allunga a dismisura. Poi la figura dell'uomo con la valigia, che si materializza a poco a poco dal nulla e giunge alla fine in primo piano. [+]

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danielfunk domenica 19 gennaio 2014
sorrentino Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Allora premetto che a me il cinema fatto da Sorrentino mi piace.
La fotografia in tutti i suoi film e' notevole. Questa unita al suo occhio particolare fa si che si crei quel non so che che fa del suo cinema un qualcosa piu simile all'arte che al mero resoconto dei storie o eventi.
Sull'onda dell'entusiasmo fornito dalla recente vincita del grammy da parte del suo ultimo film "la grande belllezza"  ho visto questo "le conseguenze dell'amore".
Il film per i motivi sopra esposti e' sicuramente notevole vuoi per l'occhio del regista che per la fotografia eccezionale che per la grande interpretazione di tony servillo sicuramente il migliore attore italiano contemporaneo. [+]

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daniela robberto mercoledì 5 ottobre 2016
mai sottovalutare le conseguenze di un amore Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Le conseguenze dell'amore In una regia caratterizzata da un applombe quasi britannico si muove il protagonista della storia. A prima vista sembra un uomo d’affari distaccato inavvicinabile non contaminato o contaminabile da alcuna passione; dietro le sue lenti sembra vivere quasi in uno sprezzante isolamento. Una volontaria solitudine, avallata dal suo dichiarare di non avere immaginazione e di non essere frivolo (tranne che per il suo nome) ma il buco nella maglia esiste e va allargandosi nella mente di chi segue la vicenda e ci si chiede perché telefoni ad una famiglia sentimentalmente già lontana che non lo vuole più, vedendolo nell’inimmaginabile azione di origliare con un fonendoscopio le stanze degli altri, nell’afflizione di un insonnia cronica o nella dose settimanale di eroina che da anni lo sostiene; e poi il macigno della frase “ogni essere umano ha un segreto inconfessabile”; ma qual è il suo segreto inconfessabile? Tutta la vicenda si svolge in un albergo dai toni di una prigione dove è normale che un tempo dilatato trascorra oziosamente tra il fumo di innumerevoli sigarette; una sorta di domicilio coatto alla Bunnuel che vede altri ospiti fissi, una coppia di anziani che giocano sempre a carte. [+]

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