Titolo originale | ¿Qué he hecho yo para merecer esto? |
Anno | 1984 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Spagna |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Pedro Almodóvar |
Attori | Carmen Maura, Verónica Forqué, Ángel De Andrés López, Gonzalo Suarez, Luis Hostalot Amparo Soler Leal, Chus Lampreave, Katia Loritz, Kiti Mánver, Juan Martinez, Emilio Gutiérrez Caba, Agustín Almodóvar, Pedro Almodóvar, Cecilia Roth. |
Uscita | giovedì 15 giugno 2023 |
Distribuzione | CG Entertainment |
MYmonetro | 3,27 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 16 novembre 2023
Il nucleo centrale del quarto lungometraggio del regista spagnolo Almodovar è rappresentato da Gloria, casalinga tutta casa e cucina. In Italia al Box Office Che ho fatto io per meritare questo? ha incassato 16 mila euro .
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Gloria è sposata, il marito è un taxista, ha due figli e una suocera che vive con loro in un appartamento in un quartiere di edilizia popolare. Per contribuire all'esiguo bilancio familiare lavora come donna delle pulizie in una palestra di arti marziali. Come vicina di casa ha una prostituta la quale ha un cliente aspirante scrittore che vorrebbe coinvolgere suo marito in un falso approfittando della sua capacità di imitare le scritture altrui e della conoscenza della lingua tedesca. Potrebbero realizzare un finto diario di Adolf Hitler.
Pedro affina sempre più le scelte di linguaggio cinematografico e lo dimostra questa volta in più di un'occasione.
La prima sequenza è già di per sé significativa: osserviamo dall'alto uno spazio esterno in cui si posiziona una troupe cinematografica mentre Carmen Maura, cioè Gloria, si dirige verso un edificio. Ci viene subito ricordata la fase di passaggio tra la realtà e la finzione cinematografica. Così come, sul finale, osserveremo con sguardo sconsolato la banalità dell'arredo di uno spazio abitativo in soggettiva (cioè con lo sguardo di chi nel film osserva) salvo poi veder chiudere il movimento di macchina proprio sul soggetto. Almodóvar nel corso del film si è spinto anche più in là.
Per mostrarci lo squallore della vita quotidiana della protagonista ce l'ha mostrata in primissimo piano dall'interno di una lavatrice e da quello di un forno salvo poi, successivamente, coglierla in strada dall'interno di quei negozi che difficilmente potrà visitare considerato il suo basso tenore di vita.
Siamo di fronte a un film tematicamente distante rispetto a L'indiscreto fascino del peccato perché al piacere dell'anticonformismo si unisce la denuncia di una realtà sociale. Quei palazzoni anonimi come alveari per esseri umani della Concepcion (quartiere periferico di Madrid collocato in prossimità di una strada a scorrimento veloce) diventano coprotagonisti di un film girato prevalentemente in interni. Basta vederli una volta per avvertire il disagio della condizione abitativa.
È tra le mura di quegli edifici che ci sono famiglie come quella di Gloria con un marito maschilista ancorato ai ricordi di quando lavorava in Germania, una suocera che colleziona bastoni e si fa pagare le bottiglie di acqua che nasconde in un mobile, un figlio spacciatore e un altro pronto a prostituirsi per le voglie del padre di un suo coetaneo. Ovviamente non può mancare il sesso con il rapporto frettoloso presentato all'inizio e con quello 'dovuto' con il marito. C'è poi la prostituta Cristal che abita e riceve nell'appartamento a fianco coinvolgendo Gloria, quando necessario, come improvvisata voyeur. I maschi ne escono a pezzi. Non si salva nessuno. Dal poliziotto impotente al dentista pedofilo allo pseudo scrittore in cerca del successo creando un falso.
Sta forse qui un punto ancora debole dell'Almodóvar sceneggiatore: il procedere per accumulo. Sembra che senta la necessità di sorprendere in continuazione lo spettatore aggiungendo una madre tiranna e una figlia con il dono della telecinesi mentre è già assolutamente in grado di attirare la sua attenzione curando la psicologia e il carattere dei personaggi. Come fa con Gloria della quale avvertiamo una solitudine profonda a cui cerca di trovare una soluzione. Potrebbe essere un osso di prosciutto spolpato ad offrirgliela?
Il nucleo centrale del quarto lungometraggio del regista spagnolo Almodovar è rappresentato da Gloria, casalinga tutta casa e cucina. Vive col marito tassista un'esistenza miseranda e ha accumulato una grande frustrazione. È la sfortuna in persona. Non è però un film drammatico secondo la follia del suo autore, è una parodia che non manca di evidenziare aspetti emblematici di quotidianità, e il dramma esiste.
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Prostitute, adolescenti spacciatori, famiglie patibolari, scrittori falliti. Sta tutta qui l'essenza punk del cinema di Almodóvar degli anni '80, quella capacità di avvicinare universi stravaganti ad una realtà coerente, nella girandola di vite e corpi impazziti di un mondo senza controllo. Libero, divertente, specchio umoristico di un disastro. La protagonista Gloria, interpretata dalla musa Carmen [...] Vai alla recensione »