Anno | 1952 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Roberto Rossellini |
Attori | Giacomo Furia, Marilyn Buferd, William Tubbs, Giovanni Amato, Joe Falletta Pietro Carloni, Clara Bindi, Aldo Giuffré, Gennaro Pisano, Helen Tubbs, Joann Falletta, Camillo Buonanni, Carlo Giuffré, Aldo Nanni, Gaio Visconti. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 20 maggio 2023
CONSIGLIATO SÌ
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Il fotografo Celestino, che vive in un paese della costiera amalfitana, riceve la visita di uno strano personaggio il quale gli dona un potere molto particolare: fotografando nuovamente la fotografia di una persona può decretarne la morte. Celestino inizialmente pensa di avere sognato Sant'Andrea, protettore del paese, che lo ha invitato così a fare giustizia in favore di coloro che subiscono quotidiani soprusi. Scoprirà progressivamente che pochi si salverebbero dalla sua temibile macchina fotografica perché l'egoismo e la rapacità sono ampiamente diffusi.
La critica del tempo rimproverò a Rossellini quella che si riteneva un'evasione dalla denuncia diretta della realtà che aveva costituito l'elemento dominante di film come Roma città aperta o Paisà. Ma si trattava della forza d'inerzia che talvolta trascina i recensori a ricercare nell'opera di un regista (in questo caso di un Maestro) il ripetersi di elementi stilistici e di contenuto salvo poi lanciare l'accusa di monotonia. Certo qui Rossellini è più legato che altrove alla mai troppo amata sceneggiatura a cui non partecipa e che ha come proprio antecedente un soggetto che vede la firma, accanto a quella di Filippo Sarazani, di Eduardo De Filippo. Il segno dell'autore/attore/regista si sente non tanto nella caratterizzazione campana (il film è girato a Maiori) quanto per lo sguardo impietoso che viene lanciato sulle debolezze umane a cui solo nel finale si offre una 'morale' che comprenda la misericordia. L'impianto iniziale chiarisce gli intenti con quella scena di cartone che viene progressivamente costruita dal regista demiurgo: siamo dinanzi a una commedia ma in essa nessuno verrà risparmiato. A partire dai 'liberatori' americani che ora tornano nei luoghi dove pochi anni prima erano sbarcati ipotizzando di poter eliminare l'antico cimitero per far posto a un centro turistico che attiri i propri compatrioti sulle coste tirreniche.
Rossellini, che punisce chi fu fascista costringendolo a una rigidità cadaverica con tanto di braccio alzato, non è tenero neppure con la neonata democrazia. Intrighi, soperchierie, tentativi di accaparrarsi il denaro pubblico a fini privati... non manca nulla di ciò che a più di sessant'anni dalla realizzazione del film continua a far parte delle cronache quotidiane. Non manca però anche un'attenzione antropologica che già fa parte dell'estetica dell'autore e che troverà poi modo di esplicarsi ulteriormente (e con tutt'altro taglio narrativo) in film come Stromboli. Le processioni, i funerali, i momenti collettivi (anche quando hanno il sapore popolar-boccaccesco degli uomini che vanno a spiare l'americana in spiaggia in bikini) fanno percepire lo sguardo di un uomo di cinema curioso intento a cogliere l'ancestralità di alcune manifestazioni che travalicano l'individuo immergendolo in una sorta di vitalità primigenia e forse anche pre-razionale.
Un fotografo dilettante di paese di nome Celestino, devoto di Sant'Andrea, incontra un vecchio che sembra essere il suo santo protettore e che gli insegna come eliminare con la sua macchina fotografica tutti i cattivi. Ma il vecchio si rivela essere il diavolo.
LA MACCHINA AMMAZZACATTIVI disponibile in DVD o BluRay |
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"La macchina ammazzacattivi", da un soggeto di Eduardo de Filippo e Giuseppe Marotta, Robero Rosselljni(anche coautore dello screenplay con Sergio AMidei, Franco Brusati, Gainarlo Virgorelli, 1952) propone una situazione "surreale"dove un fotografo, che riceve la visita di uno "strano tipo"convinto di avere poteri per debellare il male e i malvagi, [...] Vai alla recensione »
Celestino scopre che la sua macchina fotografica elimina gli uomini malvagi; incomincia a farne uso ma poi si rende conto che è un dono diabolico, e che la pulizia colpleta comporterebbe una strage. Un apologo fiabesco che, secondo Rossellini doveva educare brechtianamente gli spettatori. La vena neorealistica viene annacquata a favore di un bozzettismo gradevole ma di maniera.