Titolo originale | La Holandesa |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Paesi Bassi, Germania |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Marleen Jonkman |
Attori | Rifka Lodeizen, Guido Pollemans, Rodrigo Soto, Koke Santa Ana, Carolina Diaz Paola Lattus, Daniel Candia, Cristian Rodríguez, Daniela Pino, Miguel Angel Rodríguez, Marie Pestel, Colomba Parragues, Cristóbal Farias, Aldo Sandrino, Octavio Navarrete, Matías Burgos, Luis Espinoza Canto, Yasna Vasquez. |
MYmonetro | 2,79 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 novembre 2017
Lasciato il marito, Maud si mette in viaggio sulle strade del Cile. Sarà l'occasione per ripensare alle proprie scelte di vita.
CONSIGLIATO SÌ
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Una coppia di coniugi olandesi, Maud e Frank, si imbarcano in un lungo viaggio attraverso il Sudamerica per mettersi alle spalle un periodo difficile, fatto di gravidanze perdute e tensioni relazionali. Il trauma è però ancora troppo fresco per entrambi, e quando un ultimo tentativo di avere un bambino si rivela infruttuoso, Maud pianta in asso il marito dopo un litigio e si incammina da sola per le strade della campagna cilena. Vivendo di autostop e sotterfugi, la donna sperimenta nuove identità a ogni chilometro, finendo per legarsi a doppio filo a un ragazzino del luogo, Messi, che ci tiene a farsi chiamare come il suo calciatore preferito.
L'esordio alla regia di Marleen Jonkman è un dramma gentile e dolce-amaro, raccontato con la stessa impulsiva approssimazione con cui la sua protagonista Maud si offre al mondo che la circonda, in uno sforzo di ridefinizione di sé tanto incerto quanto intrepido.
Questa quarantenne europea, nel suo spagnolo progressivamente sempre più sicuro, si dichiara madre di tre figli, poi vedova, poi custode del giovane Messi, a sua volta anima esuberante che non si lascia mai imbrigliare dalla durezza del padre camionista. E se le prime non sono del tutto bugie, ma piuttosto un desiderio incontrollabile di immaginarsi come ciò che non ha mai potuto essere, il secondo smette di essere tecnicamente un rapimento e diventa un atto di comunione tra due pionieri alla conquista di un'identità nuova. La loro frontiera è quella delle Ande, valore aggiunto di Messi e Maud nella bella fotografia pittoresca che Jonkman utilizza come contrappunto fuggevole alla sua storia on the road e senza radici. Brevi istantanee di un Cile vasto e misterioso, le location contribuiscono ad accentuare la solitudine e la disperazione di Maud e a riempire i volumi che la sceneggiatura di Daan Gielis lascia inesplorati. Non è semplice stabilire se l'approccio fluido e distaccato del film verso la sua protagonista sia un intelligente studio di donna a cui finalmente è concesso di cercare se stessa nelle pieghe dell'irrazionale e dell'irresponsabile, oppure un'incapacità di pareggiarne la carica sovversiva rimanendo a distanza.
Rifka Lodeizen, nel ruolo principale, unisce le due dimensioni in una prova che le chiede di passare nello spazio di un autostop dall'apatia patologica e scostante a una vulnerabilità quasi pre-adolescenziale. Pur nel contesto di un interessante film di viaggio, è sul suo volto che corrono le strade più affascinanti, rimanendo impresse nella mente come stralci di fastidio e compassione ben oltre la fine della storia.