Titolo originale | Illegitimate |
Anno | 2016 |
Genere | Commedia drammatica, |
Produzione | Romania, Polonia, Francia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Adrian Sitaru |
Attori | Alina Grigore, Robi Urs, Bogdan Albulescu, Adrian Titieni, Cristina Olteanu Miruna Dumitrescu, Liviu Vizitiu, Mihaela Perianu, Adrian Iacov, Gabriela Ursu, Andrei Iordache, Anastasia Passerotti, Liviu Florescu, Ayrton P. Bryan, Radu Andrei Micu. |
Uscita | giovedì 22 marzo 2018 |
Tag | Da vedere 2016 |
Distribuzione | Lab 80 Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,26 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 marzo 2018
Lo scontro generazionale di un padre costretto a confrontarsi con i figli ormai adulti.
CONSIGLIATO SÌ
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Seduto a tavola con i suoi quattro figli adulti e i loro partner, il vedovo Victor ha il ruolo di patriarca della famiglia. Tiene conversazioni sulla fisica e il vino, fin quando suo figlio Cosma lo affronta domandando come mai il suo nome è presente in alcuni documenti storici di denuncia nei confronti di donne che lottavano per il diritto all'aborto, vietato fino al 1989. Victor si difende sottolineando che egli è contro l'aborto e che i gemelli, Sasha e Romi, devono la loro stessa vita a questo fatto - la loro madre voleva abortire. Da quel momento si apre una crisi che avrà un'ulteriore svolta quando Sasha scoprirà di essere incinta di suo fratello.
La cifra stilistica e contenutistica del cinema di Sitaru si è venuta definendo film dopo film ed è ormai estremamente chiara.
A lui interessa non dimenticare il passato abbastanza recente della sua patria ma vuole farlo ponendolo sotto riflettori che mettano in evidenza le contraddizioni che ancora si trascinano nel presente. Lo fa con un casting che è sempre di elevata qualità (e questo è in assoluto il suo punto di forza anche quando la sceneggiatura, come in questo caso, mostra a un certo punto un cedimento. È sufficiente immergersi nella lunga scena iniziale per comprenderne l'abilità nella direzione degli attori.
Damien Chazelle, stupendo i non addetti ai lavori, a proposito di Whiplash, ha detto che la scena che lo preoccupava di più era quella della conversazione a tavola tra zii e cugini. Perché è difficile trovare i tempi e gli stacchi di montaggio giusti riuscendo così a non far perdere la concentrazione allo spettatore.
Con Sitaru ciò non accade e veniamo immediatamente coinvolti in una discussione che trae origine dai massimi sistemi filosofici per trasformarsi in breve tempo in un confronto in cui il passato di medico anti-abortista e delatore del padre viene messo alla sbarra. Ma è grazie proprio all'uscita di campo del genitore offeso che la sceneggiatura può consentirsi di seguire un altro e altrettanto scottante percorso. Perché se quando Victor denunciava le madri che intendevano abortire, costringendole di fatto a portare avanti le gravidanze, si poteva proteggere dietro lo scudo dell'"illegalità" della pratica abortiva, la situazione per Sasha e Romi si presenta sotto un'altra luce. Il loro rapporto si definisce con un solo sostantivo che il gemello non vuol sentire neanche pronunciare e che invece la sorella affronta esplicitamente: incesto.
Si passa così dal piano dell'illegalità a quello dell'immoralità e il passaggio non è di poco conto. Sitaru esplora la relazione tra i due ma anche i contraccolpi che causa agli altri fratelli e lo fa con grande acutezza psicologica mettendo sui piatti della bilancia ragioni e torti. La chiusura del film, che ovviamente non va anticipata, si apre a due letture opposte. Se la si prende alla lettera si può manifestare un certo tipo di giudizio che si ribalta qualora la si leggesse come marcatamente ironica. Ogni spettatore potrà compiere la propria scelta.