Chicuarotes

Cagalera e Moloteco sono due adolescenti che, a San Gregorio Atlapulco in Messico si vestono da clown per raccattare qualche pesos sugli autobus. Cagalera però è anche pronto a passare alle maniere forti se nessuno mette la mano al portafoglio. Una volta individuata la possibilità di cambiare vita il ragazzo convince l'amico a collaborare in un'azione di forza che non sono assolutamente capaci di gestire.

Gael Garcia Bernal al suo primo lungometraggio di un film di cui è anche coproduttore affronta il tema di quella gioventù messicana che vive in una condizione di assenza di modelli e deve cercare una propria strada in un mondo in cui è il denaro a stabilire chi si è e cosa si può diventare.

Lo fa quasi con leggerezza nella prima parte del film in cui tratteggia il ritratto leaderistico di Cagalera (che a casa ha un padre violento, un fratello gay introverso, una sorella e una madre vittime) e del suo gregario Moloteco. Ad un tratto però la vicenda assume una svolta drammatica e da allora in poi si corre a precipizio verso la tragedia.

Bernal sa indubbiamente girare e montare ma sembra non saper ancora gestire la sceneggiatura. Se l'interprete che ha il ruolo di Cagalera sa come tenere la scena (anche se talvolta con una gestualità e con accenti che ricalcano quelli del Bernal attore) la storia non riesce a creare empatia da parte dello spettatore nei confronti del protagonista. Questo fa sì che proprio la svolta drammatica ce lo allontani e che il crescendo di violenza che ne consegue faccia pensare a tanti altri film analoghi senza apportare note di novità.

Di Gael Garcia Bernal si conoscono la sensibilità e l'impegno sociale e anche in questo caso se ne sente la presenza. Forse avrebbe fatto bene a intervenire di più sullo script di Augusto Mendoza che non gli ha reso un bel servizio. 