Anno | 2008 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Messico |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Rodrigo Plà |
Attori | Diego Cataño, Memo Dorantes, Katia Xanat Espino, Luis Fernando Peña, Eileen Yañez Mario Zaragoza. |
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CONSIGLIATO N.D.
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Per capire il cinema di Rodrigo Plà si deve partire dalla sua condizione di esule politico di seconda generazione (i genitori dovettero scappare dall'Uruguay, in quanto oppositori del regime) e di attivista radicale per i movimenti operai e no-global. Ci ha mostrato con La zona il futuro prossimo venturo delle nostre città fortezza, mentre ora torna indietro di più di 80 anni, ai tempi della rivolta dei Cristeros in Messico. Con un film bello e (troppo) complesso, tanto che, per farne l'opera di chiusura della Settimana della critica di Cannes 2008, il delegato e i suoi selezionatori hanno persino fatto uno strappo alla regola, definendolo un secondo primo film: Desierto adentro arriva in sala più tardi de La zona , ma è stato girato prima. Al centro della storia c'è un nucleo familiare di una decina di persone, molto religioso, vittima ignorante e ingenua della repressione contro il cattolicesimo del governo anticlericale e massone di Plutarco Elias Calles.
Coloro che all'inizio sembrano i "buoni", declineranno verso una spirale di folle fanatismo. Plà ha coraggio e mezzi nel mettere in scena la campagna messicana degli anni 20 e la sua favola nera fatta di ossessioni e superstizione. Il capofamiglia Elias (Mario Zaragoza, allucinato e intenso) è convinto di aver commesso un peccato mortale, grazie a un prete che non perdona e a una suocera troppo battagliera. Ha causato la morte di molti (tra cui uno dei suoi figli) per accontentare la moglie in fin di vita, chiamando il suddetto curato, ricercato dalle istituzioni per essere giustiziato, a benedire lei e il suo nascituro. Impazzisce di dolore e decide di espiare costruendo una chiesa.
Plà ci mostra tutto dagli occhi del ragazzo che nacque quella notte, costretto a una costante reclusione nella sua stanza. Per sedici anni tengono aperto il cantiere, ma la maledizione di quella notte decima lo stesso la famiglia. Il padre la vede come una punizione di dio, in verità è la vita che punisce il suo bigotto e ottuso integralismo. Ecco così che le regole morali si sovvertono. Aureliano e Micaela (Diego Catano e Eileen Yanez) sono il baricentro di un film scombinato e intenso, pieno di trovate creative e di spunti contraddittori e irriverenti. Una bella riflessione sulla (dis)umanità delle presunte regole divine.
Da Liberazione, 23 maggio 2008
Per capire il cinema di Rodrigo Plà si deve partire dalla sua condizione di esule politico di seconda generazione (i genitori dovettero scappare dall'Uruguay, in quanto oppositori del regime) e di attivista radicale per i movimenti operai e no-global. Ci ha mostrato con La zona il futuro prossimo venturo delle nostre città fortezza, mentre ora torna indietro di più di 80 anni, ai tempi della rivolta [...] Vai alla recensione »