Anno | 2025 |
Genere | Commedia |
Produzione | Francia |
Regia di | Cédric Klapisch |
Attori | Cécile De France, Vincent Perez, Vassili Schneider, François Berléand, Sara Giraudeau Julia Piaton, Vincent Macaigne, Zinedine Soualem, Paul Kircher, Fred Testot, Raïka Hazanavicius, Suzanne Lindon, Alexandra Ansidei, Louise Pascal, Jonas Paz-Benavides, Amandine Partensky, Abraham Wapler, François Chattot, Virginie Sibalo, Alice Grenier, Angèle Garnier. |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento sabato 24 maggio 2025
Una famiglia si ritrova a condividere una vecchia casa nella Normandia rurale.
CONSIGLIATO SÌ
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Nella Francia di oggi, un gruppo di sconosciuti viene riunito in quanto discendente di Adèle, donna di fine ottocento che dalla Normandia era partita alla volta di Parigi in cerca della madre che l'aveva abbandonata. Dovendo ispezionare la casa in rovina di Adèle per decidere cosa fare della proprietà, gli emissari del gruppo - Guy, Céline, Seb e Abdel - mettono insieme pezzo dopo pezzo il lontano passato della loro famiglia. Parallelamente, durante la Belle Époque, Adèle si avventura nella grande città assieme ai nuovi amici Lucien e Anatole, scoprendo una capitale nel vortice del cambiamento, tra zone ancora rurali e i salotti della borghesia moderna, e tra le arti figurative e l'avvento della fotografia.
Un riuscito esercizio di cinema popolare che - solcando tra le epoche - mette in connessione le frustrazioni del mondo moderno con una visione idealizzata della mistica ottocentesca.
Nel mezzo, un gioco di specchi che riflette sul valore dell'immagine (dipinta o fotografata) e sugli intrighi affettivi che si fanno segreto dei grandi momenti di svolta della storia francese.
Leggero e sornione, sempre ammiccante ma mai stucchevole; l'equilibrio è delicato ma nelle mani di Cédric Klapisch c'è la garanzia di una carriera intera votata alla ricerca del piacere del grande pubblico. In fondo anche chi non ne ricorda il nome conserverà memoria del grande successo de L'appartamento spagnolo, dei relativi seguiti oppure, prima ancora, di Aria di famiglia.
Con La venue de l'avenir, il regista francese ritrova uno smalto che gli mancava da un po', dirigendo con brio un grande cast corale (tutt'attorno a Vincent Macaigne c'è una carrellata di figli d'arte, specialmente della nuova generazione a partire da Suzanne Lindon, e chissà che non sia una strizzata d'occhio ai temi del film) che si rincorre dalle taverne di una Montmartre fin de siècle ancora campagnola fino ai mosaici digitali di una riunione su Zoom, passando per la prima mostra dei pittori impressionisti raggiunta da viaggi nel tempo psichedelici grazie a un trip di ayahuasca.
Il filo rosso che attraversa la vicenda è quello dei legami familiari e di una certa suspense genealogica, ma altrettanto importanti per Klapisch (come sempre alla sceneggiatura con Santiago Amigorena) sono i rapporti esterni che ci si sforza di stabilire con persone nuove, e che forse, chissà, saranno suggellati di fronte a una strada che una sera si illuminerà di una tecnologia nuova.
I cliché, si sarà capito, abbondano; eppure il film possiede un'energia gioviale che gli permette di giocare con il prevedibile e di aggiungere tasselli su tasselli in un parossismo di riferimenti culturali, rimanendo però divertente. È del resto una festosa celebrazione del progresso e dei suoi artisti, e della nozione stessa di arte nella sua accezione più vasta e popolare - quella che contribuisce alla coscienza collettiva anche senza partecipazione diretta. Il risultato è un feel-good movie consapevole di sé.
Scocca subito una freccia: ironica, lieve, affilata. La venue de l'avenir, il nuovo film di Cédric Klapisch presentato fuori concorso a Cannes, non ha bisogno di gridare. Non pretende di riscrivere il cinema. Ti prende per mano, ti racconta una storia, ti lascia qualcosa addosso. Come certe giornate normanne: iniziano col sole, finiscono con un pensiero.
La vita di Adèle. Una foto, un'immagine che prende forma. Con La venue de l'avenir Cédric Klapisc rende un omaggio alla pittura impressionista, evidente già nei coloratissimi titoli di testa in cui c'è già quel legame tra l'arte e la modernità - riportando in vita alcuni dei grandi protagonisti, mostrati in un'immagine d'insieme. Uno spazio un po' più grande ce l'ha Monet, nella parte in cui incontra [...] Vai alla recensione »