Regista australiano di origine olandese, discontinuo nei risultati ma sempre capace di sorprendere. Autore duro e mai conciliatorio (il suo cinema affronta l'handicap fisico e mentale senza censure), riesce ad alternare il documentarismo più ruvido a momenti di espressività surreale.

L'handicap per parlare delle relazioni umane
All'età di otto anni si trasferisce in Australia, dove rimane a lavorare anche da adulto. L'amore per il cinema lo porta a provare la strada della regia: esordisce nel 1984 con il lungometraggio Tale of a Tiger, seguito quattro anni dopo dal fantascientifico Incidente a porto del corvo. Ottiene il riconoscimento dalla critica e dal pubblico (oltre che una distribuzione italiana) con Bad Boy Bubby, premio speciale della giuria a Venezia, con il quale inaugura una proficua collaborazione con la società di produzione italiana Fandango. Parla ancora di alieni in Epsilon (1995), storia di un'extraterrestre che decide di rimanere sulla terra per amore di un uomo, poi cambia totalmente i toni e approda al sentimentalismo, sfiorando il patetismo moraleggiante, con La stanza di Cloe, racconto di formazione di una bambina che decide di smettere di parlare per protestare contro la separazione dei genitori. Nel 1998 realizza Balla la mia canzone, altra pellicola legata al tema dell'handicap, anche qui troppo banale nel finale consolatorio.

Il ritorno alla sperimentazione visiva e filosofica con gli aborigeni
Nel 2001 dirige Il vecchio che leggeva romanzi d'amore, tratto dall'omonimo romanzo di Luis Sepulveda, ma ritrova la sua vena migliore con The Tracker - La guida (2002), un film sugli aborigeni che riflette sulle difficoltà della convivenza tra popoli di culture e tradizioni differenti, ambientata nel 1922 in una regione selvaggia dell'Australia, cui segue nel 2003 il sexual thriller Alexandra's Project, paranoico e debordante, che affronta le contraddizioni del potere e della sessualità all'interno di una coppia. Del 2006 è 10 canoe che ritorna nel mondo degli aborigeni, tra religione e stregonerie usando un linguaggio asciutto, che tocca il documentarismo senza aderire del tutto agli stilemi del genere. Nel 2008 è la volta di Dr. Plonk, un'originale miscela di romanticismo e nostalgia per il cinema muto in bianco e nero, un film sperimentale che fa sorridere e riflettere allo stesso tempo.