Steve Jobs |
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Un film di Danny Boyle.
Con Michael Fassbender, Kate Winslet, Seth Rogen, Jeff Daniels, Michael Stuhlbarg.
continua»
Titolo originale Steve Jobs.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 122 min.
- USA 2015.
- Universal Pictures
uscita giovedì 21 gennaio 2016.
MYMONETRO
Steve Jobs
valutazione media:
3,61
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un genio per raccontare un altro geniodi MicheleFeedback: 3116 | altri commenti e recensioni di Michele |
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domenica 24 gennaio 2016 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ci voleva un’idea diversa. Era necessaria una trovata geniale per metter un punto definitivo sulla biografia di Steve Jobs, uno degli uomini più importanti a cavallo tra due secoli, le cui invenzioni occupano fisicamente e mentalmente il nostro presente e saranno inevitabilmente una presenza costante anche del nostro futuro. Per raccontare un genio serviva un altro genio. Non poteva essere allora che Aaron Sorkin l’uomo più adatto per scrivere questa sceneggiatura, per scovare un punto di vista nuovo tramite il quale narrare la storia del guru visionario dell’informatica. L’idea di suddividere la vicenda in tre atti, ognuno dei quali corrisponde al momento del lancio dei tre prodotti più importanti creati da Jobs, il Macintosh, NeXT Computer e i-Mac, funziona e da vita a uno storytelling davvero originale. La ricostruzione è fantasiosa nella forma, tutto quello che accade in quei concitati momenti che precedono le singole presentazioni, non è avvenuto in realtà in quello spazio fisico e in quel tempo così concentrato, ma in un lungo periodo che va dal 1984 al 1998, ma è proprio questa scelta così al di fuori del rigido schematismo del biopic che rende la pellicola interessante. Interessante perché si procede in maniera per così dire inversa da quanto si è solito fare e abituati a vedere, non si parte infatti dagli eventi scanditi in ordine cronologico della vita del protagonista per arrivare a scoprirne i successi e gli insuccessi, ma al contrario la narrazione prende avvio ogni volta da ciò che più rappresenta e meglio descrive l’anima di Steve Jobs, ovvero le sue invenzioni. Procedendo così dal particolare all’universale, rispettando naturalmente i tempi storici, si ricostruisce pian piano anche il ritratto della personalità dell’ingegnere di Cupertino, dapprima visto anch’esso come un prodotto che si deve vendere sul mercato per poi arrivare alla raffigurazione dell’uomo che si cela dietro tanta inventiva, un essere umano con le sue debolezze, i suoi errori e la sua discreta quantità di insuccessi. La sceneggiatura di Sorkin è talmente possente e forte da monopolizzare anche la regia, quasi sembra non esserci traccia della mano di Danny Boyle nella pellicola, tutte le marche enunciative che riscontriamo nel testo filmico riconducono alla scrittura brillante, ficcante e dinamica dello sceneggiatore premio oscar per “The social network”. In questo marasma di parole e eventi però, dai fallimenti professionali, fino alle vicende più intime e familiari con la figlia Lisa, la sua ex compagna e con i suoi più stretti collaboratori, ogni tanto ci si smarrisce. Qualcosa si perde, qualche altro concetto viene calcato invece forse con un po’ troppa insistenza, non è facile inoltre calarsi fin da subito nell’atmosfera da pièce teatrale, a tratti eccessivamente verbosa, che viene costruita per lo spettatore e questo è senz’altro uno dei limiti della pellicola. Lentamente però la storia si riempie di tutti quegli elementi fisici e umani che più o meno sappiamo far parte della storia e che ci aspettiamo di vedere, come il famoso garage dove tutto è iniziato e le personalità con le loro varie sfumature che hanno collaborato con Jobs, facendo ritrovare l’orientamento allo spettatore. Seppur la brillantezza dell’idea iniziale non trova sempre un rispecchiamento costante nelle immagini, il film non manca di emozionare la dove la figura del Jobs uomo e del Jobs professionista finiscono per fondersi insieme. Promosso.
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