La vita di Adele |
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Un film di Abdellatif Kechiche.
Con Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jérémie Laheurte.
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Titolo originale La Vie d'Adèle.
Drammatico,
durata 179 min.
- Francia 2013.
- Lucky Red
uscita giovedì 24 ottobre 2013.
- VM 14 -
MYMONETRO
La vita di Adele ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Una storia d'amore
di MicheleFeedback: 3116 | altri commenti e recensioni di Michele |
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sabato 11 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Palma d’oro al Festival di Cannes 2013, l’ultima fatica del regista tunisino Abdellatif Kechiche è stato il film di cui più si è parlato durante la stagione cinematografica appena conclusasi e di cui si continuerà a farlo nei mesi e negli anni a venire, tutte le volte che il tema dell’omosessualità ritornerà sul grande schermo, ma anche al di fuori di esso, semplicemente come tematica sociale nella vita di tutti i giorni. Ebbene si, dopo molti anni in cui vi si è dibattuto intorno e in cui il cinema ha fatto ampiamente la sua parte, con ‘La vita di Adele’ si è arrivati finalmente al film che si posiziona al di sopra di ogni pellicola preesistente sull’argomento. E’ un capolavoro il film di Kechiche, di recitazione prima, di regia poi. Tutta la storia è retta dalla giovane protagonista Adele (Adele Exarchopoulos) che scopre, dopo un rapporto sessuale con un ragazzo della sua età dal quale è rimasta insoddisfatta, la sua attrazione verso il sesso femminile. Avviene così l’incontro con Emma (Lea Seydoux), una studentessa di Belle Arti con la quale s’instaura presto una relazione. Nel secondo capitolo vedremo l’evolversi di questa storia. E’ tutto qui, narrativamente una storia piatta, ma di un’intensità disarmante. Quasi tre ore di primi e primissimi piani sui volti delle protagoniste, la regia sottolinea ogni espressione del volto delle due attrici, in particolare di Adele, niente è lasciato al caso e permette allo spettatore di immagazzinare qualunque sentimento che viene espresso dalla loro interpretazione, ma il merito maggiore del regista è quello di porre su un secondo piano, quasi invisibile, la tematica omosessuale della vicenda, per risaltare invece la purezza dell’amore che lega l’attrazione tra i due corpi. Si potrebbe ragionare addirittura in modo matematico, se infatti alla co-protagonista del film, Emma, sostituissimo un personaggio maschile, la storia non perderebbe né d’intensità, né di valore, né tantomeno di senso, come a dimostrare che quello che il film ci racconta non è una storia d’amore lesbo, ma molto più semplicemente una storia d’amore. Nessuna analisi sociale, niente moralismi e soprattuto alcuna descrizione di carattere psicologico sull’omosessualità, della famiglia di Adele ci viene mostrato poco ad esempio, qualche scena all’inizio, ma non sappiamo cosa pensano i suoi genitori della vita della figlia e di questa sua natura ‘diversa’, le amiche di scuola che all’inizio prendono in giro la loro compagna poi scompaiono del tutto dalla vicenda e rimangono solo loro due, Emma e Adele. Kechiche riesce ad isolare la vita delle due protagoniste da qualunque contesto ed è abilissimo a non cadere in quei cliché narrativi retorici e scontati nei quali era molto facile incappare e si concentra invece solamente nel condurci attraverso le varie fasi di un rapporto sentimentale, da quello della conoscenza e dell’imbarazzo iniziale, passando per la sua proiezione più intima che trova sfogo nel contatto dei corpi e nella liberazione della libido attraverso il sesso, fino a quello della convivenza e della ricerca di una maturazione. Forse mai, prima di adesso, si era riusciti a trattare un tema come questo in maniera, oserei dire ‘normale’, come una qualunque storia d’amore.
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