fef�22
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sabato 26 ottobre 2013
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accogliamo a cuore aperto questo capolavoro
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Il cinema di abdel kechiche rappresenta la realta , forse questo e proprio la summa di quel che alla fin fine possiamo definire come genere cinematografico.Il film ha fatto gridare allo scandalo per una scena di circa 10 minuti di sesso lesbo, non si puo difinire scandalosa una delle scene al limite dell'erotico,piu potente e dolce che si sia mai vista nell'intera storia della cinematografia.è un film sull'adolescenza , sulle scelte, sulle ambizioni , sul diventare adulti e che non ha paura di mostrare ( e mi riferisco alla poteza erotica e sensuale dell'amore)L'uso della cinepresa (simile a quello dei fratelli dardenne ne "il figlio") coglie ogni minimo sguardo , smorfia o sorriso delle protagoniste quasi a sembrare di voler entrare nella loro mente e tutto cio si presenta allo spettatore con una forza , potenza e sentimento che raramente il cinema riesce a trasmettere .
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Il cinema di abdel kechiche rappresenta la realta , forse questo e proprio la summa di quel che alla fin fine possiamo definire come genere cinematografico.Il film ha fatto gridare allo scandalo per una scena di circa 10 minuti di sesso lesbo, non si puo difinire scandalosa una delle scene al limite dell'erotico,piu potente e dolce che si sia mai vista nell'intera storia della cinematografia.è un film sull'adolescenza , sulle scelte, sulle ambizioni , sul diventare adulti e che non ha paura di mostrare ( e mi riferisco alla poteza erotica e sensuale dell'amore)L'uso della cinepresa (simile a quello dei fratelli dardenne ne "il figlio") coglie ogni minimo sguardo , smorfia o sorriso delle protagoniste quasi a sembrare di voler entrare nella loro mente e tutto cio si presenta allo spettatore con una forza , potenza e sentimento che raramente il cinema riesce a trasmettere .Le due attrici ( e mi riferisco soprattutto a adele) sono strepitose e possiamo dire che i 3/4 del film va visto solo per ammirare la loro sublime intepretazione , in tal caso bisogna aggiungere che si tratta forse della prima volta nella storia che la palma d'oro viene assegnata anche alle attrici. L'esclusione dagli oscar è scandalosa ,molto probabilmente avremmo avuto una quasi sicura vincitrice come miglior attrice protagonista adele exarchopoulos,e sicuro vincitore all'oscar come miglior film straniero:speramo venga candidato nella prossima edizione.L'unica nota un po storta forse è il finale perchè chi alla fine del film non vorebbe sapere di piu sulla vita di Adele e Emma ? .Comunque tanto di capello a quello che forse è almeno fino ad ora (secondo il mio punto di vista)il miglior film 2013 e ringraziere con il cuore la lucky red che l'ha distribuito in italia.
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luca scial�
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lunedì 28 ottobre 2013
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le difficoltà di vivere la propria sessualità
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Adele è un'adolescente come tante, piena di vita e di curiosità, ai suoi primi approcci con la sessualità. Capisce che ad attrarla sono le donne, ma soffre dentro, in una società che vuole imporle i suoi standard. Ma lei affronta il proprio destino, entra in un locale lesbo e incontra Emma, ragazza più grande, con più esperienza, stravagante, un'artista a tutto tondo. Emma la prende per mano e le fa scoprire la sua natura, sebbene Adele non viva serenamente la sua vita, sentendosi fuori luogo tra gli amici della sua compagna e volendo nascondere la sua identità ai genitori. Corona il suo sogno, quello di fare la maestra; ma nella vita privata perde la propria.
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Adele è un'adolescente come tante, piena di vita e di curiosità, ai suoi primi approcci con la sessualità. Capisce che ad attrarla sono le donne, ma soffre dentro, in una società che vuole imporle i suoi standard. Ma lei affronta il proprio destino, entra in un locale lesbo e incontra Emma, ragazza più grande, con più esperienza, stravagante, un'artista a tutto tondo. Emma la prende per mano e le fa scoprire la sua natura, sebbene Adele non viva serenamente la sua vita, sentendosi fuori luogo tra gli amici della sua compagna e volendo nascondere la sua identità ai genitori. Corona il suo sogno, quello di fare la maestra; ma nella vita privata perde la propria.
Il regista tunisino Abdel Kechiche non smentisce la natura densa e corposa dei suoi film. Con la vita di Adele ci fa vivere in prima persona l'approccio alla propria sessualità vissuto da chi la borghesia benpensante bolla come "diverso": le prime cotte, le prime conferme, i primi amori, le prime delusioni, le prime difficoltà in una società che ci vuole in un certo modo. Il regista, attraverso la bravissima Adele Exarchopolous, al suo primo film da protagonista, ci regala un film intenso, coinvolgente, naturale, spontaneo, dai dialoghi lunghi ma sopportabili. Ottima anche l'interpretazione di Lea Seydoux, col suo viso enigmatico, nei panni dell'estrosa Emma. Il finale è la ciliegina su una grande torta lunga 3 ore, ma digeribile e godibile.
Volendo trovare il pelo nell'uovo, se ne possono riscontrare tre: le lunghe e ripetute scene di sesso, che appaiono quasi una forzatura; la trascuratezza del rapporto di Adele coi genitori, aspetto fondamentale per chi viene considerato diverso che viene solo accennato; l'assenza del passaggio dall'età scolare alla vita lavorativa, ci ritroviamo d'un tratto Adele da alunna a insegnante.
A Cannes ci hanno visto giusto.
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[+] un pelo nell'uovo
(di arnaco)
[ - ] un pelo nell'uovo
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lucblaks
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lunedì 28 ottobre 2013
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"questo film è la vita"
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In molti hanno liquidato la trama di questo immenso esempio di cinema come una storia "tra due lesbiche" lasciando da parte l'elemento universale tanto caro a Spielberg che giustamente ha deciso di premiare il nuovo,coraggioso,lavoro di Kechice all'ultimo Festival di Cannes.Dopo aver assistito ad oltre tre ore di pellicola non so neanche so se classificare La vita di Adele come un film,o come un percorso. Un percorso che lo spettatore intraprende con la stessa protagonista,amando con lei,crescendo con lei,perdendosi e ritrovandosi con lei. Adele è una giovane diciasettenne, nuova ad ogni esperienza della vita. Insoddisfatta di quello che apparentemente sembra essere il suo primo rapporto con il sesso opposto,incontra Emma, giovane e intrigante ragazza dai capelli blu,con la quale intraprenderà una relazione colma di passione,dolore ma soprattutto AMORE.
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In molti hanno liquidato la trama di questo immenso esempio di cinema come una storia "tra due lesbiche" lasciando da parte l'elemento universale tanto caro a Spielberg che giustamente ha deciso di premiare il nuovo,coraggioso,lavoro di Kechice all'ultimo Festival di Cannes.Dopo aver assistito ad oltre tre ore di pellicola non so neanche so se classificare La vita di Adele come un film,o come un percorso. Un percorso che lo spettatore intraprende con la stessa protagonista,amando con lei,crescendo con lei,perdendosi e ritrovandosi con lei. Adele è una giovane diciasettenne, nuova ad ogni esperienza della vita. Insoddisfatta di quello che apparentemente sembra essere il suo primo rapporto con il sesso opposto,incontra Emma, giovane e intrigante ragazza dai capelli blu,con la quale intraprenderà una relazione colma di passione,dolore ma soprattutto AMORE. E' questo il tema universale tanto citato sopra. E' l'amore che permette allo spettatore di mettere da parte il pregiudizio per qualche ora e assistere a questa tenera esperienza tra due esseri umani anche se essi appartengono allo stesso sesso. E' per questo motivo che quando sento gridare "scandolo" per le scene di sesso lesbo,architettate e dirette magistralmente, mi ritengo offeso. Primo perchè in questo film il "sesso" assume un ruolo assolutamente secondario agli avvenimenti narrati e secondo perchè viene mostrato con naturalezza. Può risultare aggressivo,può risulatere esagerato, ma non ho sentito nessuno definirlo "normale". Normale come il sesso tra un uomo e una donna, normale come è lecito che sia tra una giovane coppia che ha solo il desiderio di unirsi carnalmente. Se questo film è riuscito ad essere accolto positivamente ed essere accettato per quello che è da coloro che hanno mente aperta è solo ed esclusivamente merito di un regista unico nel suo genere e due attrici protagoniste che toccano con un dito la perfezione. Abdellatif Kechiche ( Cous Cous,Venere Nera) è sempre stato un maestro che si è contraddistinto per la sua ricerca disperata del realismo e mai come in questo film questa ricerca del regista è esasperata a tal punto. Lea Seydoux,gia famosa nel cinema francese e internazionale, perde tutto il suo concentrato di femminilità per dar vita al corpo mascolino di Emma,e regala al publico un'interpetazione meravigliosa ma soprattutto inaspettata. Ma se sulla Seydoux c'era da mettere la mano sul fuoco non era lo stesso caso di Adele Exarchopoulos. Fin dalla prima scena della pellicola la sua gestualità,la sua espressività il suo conflitto interno porteranno lo spettatore a guardare dentro se stesso e a confrontarsi con la realtà. E' per questo motivo che mi ritrovo molto d'accordo con la frase della giornalista Federica Pontiggia che afferma: "Ora sappiamo che la vita non è un film,ma questo film è la vita".
Proprio perchè è il racconto di una vita,le tre ore di durata non sono mai un peso. Non cercano di essere ne troppo emotive,ne troppo fredde ma trovano sempre il giusto concentrato di realtà,evitando brillantemente clichè e l'ventuale happy ending.
Voto:4/5
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[+] un film sull'amore, non sull'amore lesbico
(di effepi)
[ - ] un film sull'amore, non sull'amore lesbico
[+] spielberg non ne indovina una da un bel pò
(di edroger)
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lorbrush
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lunedì 28 ottobre 2013
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adele vince
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Un film finalmente scevro dei più comuni clichè nei quali comunemente si incappa trattando lo spinoso tema dell'omosessualità (specie nel periodo adolescenziale). Basterebbe questo a fare de "La vita di Adele" un film del tutto degno di nota, eppure non è tutto.
Adele è DAVVERO la protagonista indiscussa della pellicola: questo personaggio perennemente sospeso nella sua "incapacità di essere o diventare", ma al contempo fissato in un'inquadramento "genuino" dell'esistenza, cattura attenzione e sguardo dal primo all'ultimo minuto, mostrando un evoluzione ed una profondità che quasi sorprendono man mano che il film procede. Il regista si destreggia con incredibile sapienza in un mondo che troppo spesso si racconta con banalità e sufficienza, cui non si dedica il giusto grado di impegno intellettuale; ciò si traduce in una storia che non diventa meramente il solito sermone moralizzante sulla condizione dell'omosessuale, o l'ennesima tentativo di introspezione con protagonista una ragazzetta trasgressiva e bramosa di atteggiarsi, ma la parabola di un esistenza complessa, la quale attraversa varie fasi racchiuse macroscopicamente in 2 capitoli, i quali corrispondono grosso modo con i 2 tempi.
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Un film finalmente scevro dei più comuni clichè nei quali comunemente si incappa trattando lo spinoso tema dell'omosessualità (specie nel periodo adolescenziale). Basterebbe questo a fare de "La vita di Adele" un film del tutto degno di nota, eppure non è tutto.
Adele è DAVVERO la protagonista indiscussa della pellicola: questo personaggio perennemente sospeso nella sua "incapacità di essere o diventare", ma al contempo fissato in un'inquadramento "genuino" dell'esistenza, cattura attenzione e sguardo dal primo all'ultimo minuto, mostrando un evoluzione ed una profondità che quasi sorprendono man mano che il film procede. Il regista si destreggia con incredibile sapienza in un mondo che troppo spesso si racconta con banalità e sufficienza, cui non si dedica il giusto grado di impegno intellettuale; ciò si traduce in una storia che non diventa meramente il solito sermone moralizzante sulla condizione dell'omosessuale, o l'ennesima tentativo di introspezione con protagonista una ragazzetta trasgressiva e bramosa di atteggiarsi, ma la parabola di un esistenza complessa, la quale attraversa varie fasi racchiuse macroscopicamente in 2 capitoli, i quali corrispondono grosso modo con i 2 tempi. Mi dilungherei troppo nell'approfondire questi aspetti, quindi mi prendo le ultime righe per elogiare la regia: la mdp si pianta su questi visi dando l'impressione d'animarsi di attenzione psicanalitica, nel suo indugiare sulle espressioni, sulle labbra, sulle gote, nel suo distogliersi e cercare. Le scene di sesso meritano un elogio ulteriore, poichè anche qui alcuni luoghi comuni che troppo spesso castrano l'espletazione visiva della sessualità sono totalmente rigettati: i corpi si annodano e stringono, i nudi sono "studiati" dalla mdp esattamente come lo sono i volti. C'è una bellissima scena di sesso della durata di circa cinque minuti (la quale ha causato qualche diseducato ridolino isterico di alcuni spettatori... ecco i prodotti di certo becero mainstream) che non sarebbe potuta durare un secondo di meno (rende icasticamente la differenza di passionalità che intercorre tra il sesso etero, che la protagonista trova piatto e insipido, e quello omosessuale, perfetto approdo alla sua dimensione effettiva... Almeno in quella fase appunto): a smentire un luogo comune che spero presto possa totalmente svanire, cioè quello che vuole che qualsiasi scena di sesso esplicito, al cinema, diventi subitamente "porno" e sia quindi inadatta ad una fruizione diversa da quella dello squallido godimento. Menziono il rapporto della protagonista con il cibo, perchè ho letto da qualche critico (e qualche spettatore) che questa sarebbe una "caduta" dell'autore, il quale avrebbe attribuito alla sua protagonista il solito modo "adolscenziale" di "metabolizzare" una percezione di inadeguatezza, ovvero il rapporto problematico con la nutrizione. A mio parere non è assolutamente così: il rapporto di Adele col cibo è un qualcosa di più complesso e problematico, e si trasforma anche in una delicata metafora sulla consumazione dell'esistenza umana, ora più genuina e istintiva, ora più volta all'inquieta ricerca di essenza mediante l'arte e la raffinatezza di intelletto (lo scarto che si genera tra le due amanti), proprio mediante la riconduzione a quanto di più "animalesco" e originario c'è nel comportamento umano: la nutrizione. Il film ha una pecca o due, che scelgo comunque di sminuire in questa sede, preferendo la giusta esaltazione di un grande prodotto.
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[+] concordo appieno su ogni cosa
(di allegra720)
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(di cinemania)
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diomede917
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domenica 27 ottobre 2013
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io sono una donna e questa è la mia storia
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Arriva nelle sale il fresco vincitore dell'ultima palma d'oro al festival di Cannes, il film che ha fatto innamorare il presidente Spielberg il quale, oltre al premio principale, ha forzato il regolamento riconoscendo due menzioni speciali alle due protagoniste.......
E vedendolo si capisce il perché di tanto amore per la pellicola, La vita di Adele è un romanzo di formazione; è l'educazione sentimentale della quasi adulta Adele verso il grande amore che la farà diventare donna.
Il film apre proprio con le pagine de La vita di Marianna di Marivaux e in particolare con la frase "Io sono una donna e questa è la mia storia".
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Arriva nelle sale il fresco vincitore dell'ultima palma d'oro al festival di Cannes, il film che ha fatto innamorare il presidente Spielberg il quale, oltre al premio principale, ha forzato il regolamento riconoscendo due menzioni speciali alle due protagoniste.......
E vedendolo si capisce il perché di tanto amore per la pellicola, La vita di Adele è un romanzo di formazione; è l'educazione sentimentale della quasi adulta Adele verso il grande amore che la farà diventare donna.
Il film apre proprio con le pagine de La vita di Marianna di Marivaux e in particolare con la frase "Io sono una donna e questa è la mia storia"..,.....libro che il professore di lettere fa leggere alla sua classe per far capire l'importanza di quel sentimento forte che genera un colpo di fulmine......
E quel colpo di fulmine Adele lo prova per una particolare ragazza con i capelli blu.....Emma.
Per la giovane Adele questo brivido la mette davanti alla sua natura, nonostante sforzi l'approccio con l'altro sesso e vive in maniera conflittuale l'iniziale rivelazione (molto intenso e'lo scontro con le amiche davanti alla scuola e qui si vede la mano del regista de La schivata) lei prende piena coscienza della sua sessualità e da questo momento il regista prende in mano il film mettendo in scena un'intensa e straziante storia d'amore.
Kechiche la racconta in tutta la sua carnalità ( con scene di sesso esplicite che non risultano mai volgari o pornografiche anzi vengono rappresentate in una sorta di verismo sessuale che evidenzi l'intesa di coppia tra le due protagoniste) e in tutta la sua passionalità anche grazie alla bravura delle due attrici Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux che con i loro sguardi, baci, grida e pianti ci fanno emozionare per tutte quasi le tre ore che volano via......da vedere la scena rivelatoria del tradimento e quella toccante del rincontro al bar per capire di cosa sto parlando.....
Bellissima la scena finale con la quale il regista fa capire che la storia di amore con Emma è uno dei tanti capitoli che compongo la vita di Adele pronta ad andare avanti da sola lasciandosi alle spalle tutto la sofferenza e tutto l'amore che ha dato....
Voto 8
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giandrewe
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lunedì 28 ottobre 2013
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non solo un film, ma un'esperienza
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Non capita tutti i giorni di vedere un film come "La vita di Adèle". Capolavoro. Sì, il film dura 179 minuti, ma il film risulta molto scorrevole ed ogni singolo minuto è indispensabile nella storia. Lo spettatore assiste alla depressione della protagonista nell'essere non sincera con sè stessa, alla sua esperienza eterosessuale, il primo bacio ad una ragazza, la crisi, il mettersi in gioco, discriminazione da parte degli amici, il primo appuntamento, il primo sguardo, il primo orgasmo e via discorrendo. Il tutto viene raccontato con assoluto realismo e senza stereotipi. Difficilmente un omosessuale non si identificherà in Adele nella prima parte. Appoggio pienamente il lavoro di Abdel Kechiche.
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Non capita tutti i giorni di vedere un film come "La vita di Adèle". Capolavoro. Sì, il film dura 179 minuti, ma il film risulta molto scorrevole ed ogni singolo minuto è indispensabile nella storia. Lo spettatore assiste alla depressione della protagonista nell'essere non sincera con sè stessa, alla sua esperienza eterosessuale, il primo bacio ad una ragazza, la crisi, il mettersi in gioco, discriminazione da parte degli amici, il primo appuntamento, il primo sguardo, il primo orgasmo e via discorrendo. Il tutto viene raccontato con assoluto realismo e senza stereotipi. Difficilmente un omosessuale non si identificherà in Adele nella prima parte. Appoggio pienamente il lavoro di Abdel Kechiche. Per dire, la scena del loro primo rapporto è giusto che sia lunga così. Finalmente si vede nel volto di Adele la soddisfazione e la felicità, non solo per il raggiungimento dell'orgasmo, ma anche perchè finalmente ha trovato il coraggio di essere sincera con sè stessa. Ed è lì che arriva la vera felicità. Bellissimi giochi di luce, con questo colore blu onnipresente che passa da Emma (presente nei suoi capelli) ad Adele (nei suoi vestiti). Interpreti assolutamente sublimi, splendida e divina Léa Seydoux (scelta in passato da Tarantino in "Bastardi senza gloria"). Non è da meno Adèle Exarchopoulos, giovanissima (quando ha girato il film aveva 17/18 anni), ma che interpreta in modo assolutamente convincente il difficilissimo ruolo di Adele, dimostrando di non avere niente da invidiare ad attrici hollywoodiane coetanee, anzi. Concludendo, non solo ho messo "La vita di Adele" sul mio podio dei film 2013 (insieme a "Les Misérables", "Zero Dark Thirty" e "La Grande Bellezza"), ma anche in quello della mia vita.
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storyteller
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sabato 26 ottobre 2013
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la ragazza blu
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Con tutta probabilità non scriverò nulla che non sia già stato detto da critici, spettatori e "addetti ai lavori", ma queste sono le impressioni che ho maturato vedendo il film: benché in seguito abbia letto diverse recensioni in cui ho riscontrato concordanza di pensiero e concetti, si tratta sempre e comunque di un giudizio personale - leggi "farina del mio sacco"!
Prima di tutto, mettiamo in chiaro la cosa più importante: secondo me La vita di Adele è uno di quei rari film che possono dire di aver contribuito al progresso dell'umanità. Opinione giustificata dal fatto che l'opera racconta una semplice storia che in realtà è grandiosa, perché riguarda tutti noi, attraverso una regia fluida, funzionale, personalissima, ma sempre al servizio di naturalezza e spontaneità.
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Con tutta probabilità non scriverò nulla che non sia già stato detto da critici, spettatori e "addetti ai lavori", ma queste sono le impressioni che ho maturato vedendo il film: benché in seguito abbia letto diverse recensioni in cui ho riscontrato concordanza di pensiero e concetti, si tratta sempre e comunque di un giudizio personale - leggi "farina del mio sacco"!
Prima di tutto, mettiamo in chiaro la cosa più importante: secondo me La vita di Adele è uno di quei rari film che possono dire di aver contribuito al progresso dell'umanità. Opinione giustificata dal fatto che l'opera racconta una semplice storia che in realtà è grandiosa, perché riguarda tutti noi, attraverso una regia fluida, funzionale, personalissima, ma sempre al servizio di naturalezza e spontaneità. La differenza tra "verità" e finzione è magicamente annullata.
La vita di Adele è come il romanzo di 600 pagine letto dalla protagonista: un'opera lunghissima, ma che appassiona già dalle prime pagine, laddove molti film che durano la metà di questo stancano dopo dieci minuti.
Non è solo la storia di un amore omosessuale, quanto piuttosto una storia Dell'Amore, quello con la A maiuscola.
Oltre alle strepitose protagoniste, abbiamo una ricca galleria di personaggi secondari tratteggiati con assoluta verosimiglianza, distribuiti con apparente casualità, funzionali al contesto, come colori su una tela. In questo senso lo sguardo di Kechiche è totalizzante (qualcuno direbbe "comunista"), omnicelebrativo più che autocelebrativo. È una celebrazione della vita, delle sue funzioni primarie, laddove mangiare e fare l'amore sono quasi la stessa cosa, e soffrire e farsi del male pure.
In questo senso, il regista approda a una terra di confine tra l'erotismo e la pornografia, in una fusione di estasi carnale e spirituale. Ma non è solo una fiera dei sensi: il film ha anche il coraggio di raccontare cosa avviene "all'interno" della relazione, come anche dopo, e lo fa con il distacco sufficiente a non risultare prolisso.
Al di là del valore estetico e filosofico, non posso negare che le scene di sesso (in particolare la prima con Emma), stupende dal punto di vista formale, siano talmente infuocate da essermi sembrate quasi ridicole. In questo caso la bravura (in tutti i sensi) delle protagoniste salva il film dall'eventuale scivolone, risultandone in una "performance", è davvero il caso di dirlo, di rara intensità e bellezza.
La vita di Adele è un film fatto di realtà, ma da cui si sprigiona una magia che - in quanto spettatore ed essere umano (non importa se etero, gay o bi) - io chiamo semplicemente Cinema.
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[+] ottima analisi
(di bia6422)
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(di samanta)
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luca992
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lunedì 28 ottobre 2013
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un film di cuore, contro il pregiudizio
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Ho visto questa sera al cinema "La Vita di Adele", che attendevo da parecchio. Ora, voglio essere sincero. Se mi facessero la domanda "Ti è piaciuto?" risponderei: "Si, certamente, ma non so se ce la farei a rivederlo una seconda volta" non che lo abbia trovato noioso, ma perchè il vincitore dell'ultima Palma d'Oro è uno di quei film rari al giorno d'oggi, un climax di emozioni continue, così forti che difficilmente si dimenticano. E, quando dopo tre ore che ti volano, arrivano i titoli di coda, te ne vai dalla sala con quella sensazione al limite fra l'entusiasmo e il malincuore, vorresti che durasse ancora 20 ore; tant'è che il primo pensiero che ti passa per la mente è: "Ma lo faranno un seguito??"
Il pensiero della critica è comune per questo film, ne sono state dette e ridette sulle sue potenzialità tecnichè, sulla magnificenza della recitazione, sul realismo spaventoso.
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Ho visto questa sera al cinema "La Vita di Adele", che attendevo da parecchio. Ora, voglio essere sincero. Se mi facessero la domanda "Ti è piaciuto?" risponderei: "Si, certamente, ma non so se ce la farei a rivederlo una seconda volta" non che lo abbia trovato noioso, ma perchè il vincitore dell'ultima Palma d'Oro è uno di quei film rari al giorno d'oggi, un climax di emozioni continue, così forti che difficilmente si dimenticano. E, quando dopo tre ore che ti volano, arrivano i titoli di coda, te ne vai dalla sala con quella sensazione al limite fra l'entusiasmo e il malincuore, vorresti che durasse ancora 20 ore; tant'è che il primo pensiero che ti passa per la mente è: "Ma lo faranno un seguito??"
Il pensiero della critica è comune per questo film, ne sono state dette e ridette sulle sue potenzialità tecnichè, sulla magnificenza della recitazione, sul realismo spaventoso. Oltre che uno straordinario percorso di crescita, il film di Keichiche sembra proprio calzare temporaneamente a pennello con la situazione francese, una chiara, forte e provocatoria denuncia in risposta al quasi milione di persone che ha invaso le strade parigine per protestare contro i diritti dei gay. Perchè nel 2013 l'orientamento sessuale porta ancora a distinguere e discriminare i "diversi" dai "non diversi".
Nota dolente: per il bizzarro regolamento dell'Acedemy, il film non sarà candidato a nessun Oscar, un vero peccato.
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flyanto
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martedì 29 ottobre 2013
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la rappresentazione di quanto sia difficile e dolo
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Film largamente ispirato all'opera classica "La vie de Marianne" di Marivaux ed al fumetto "Le bleu est une couleur chaude" in cui viene rappresentata una "tranche" di vita di una giovane ragazza, di nome Adèle, poco più che adolescente dall'età di 15 anni a circa 6/8 anni dopo. Nel corso di quest'arco di tempo ella ricerca ed alla fine trova la propria collocazione individuale e la propria inclinazione sessuale, scoprendo di preferire le donne agli uomini. In questo suo percorso di conoscenza ed identificazione sarà determinante l'incontro con una ragazza poco più grande di lei di nome Emma con cui intreccerà una storia d'amore all'insegna della passione più bruciante sino alla definitiva rottura in seguito a percorsi differenti di crescita individuale che porteranno Adèle alla solitudine, almeno per il momento, ed Emma ad una nuova relazione sentimentale, meno passionale e quindi più equilibrata, con un'altra ragazza.
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Film largamente ispirato all'opera classica "La vie de Marianne" di Marivaux ed al fumetto "Le bleu est une couleur chaude" in cui viene rappresentata una "tranche" di vita di una giovane ragazza, di nome Adèle, poco più che adolescente dall'età di 15 anni a circa 6/8 anni dopo. Nel corso di quest'arco di tempo ella ricerca ed alla fine trova la propria collocazione individuale e la propria inclinazione sessuale, scoprendo di preferire le donne agli uomini. In questo suo percorso di conoscenza ed identificazione sarà determinante l'incontro con una ragazza poco più grande di lei di nome Emma con cui intreccerà una storia d'amore all'insegna della passione più bruciante sino alla definitiva rottura in seguito a percorsi differenti di crescita individuale che porteranno Adèle alla solitudine, almeno per il momento, ed Emma ad una nuova relazione sentimentale, meno passionale e quindi più equilibrata, con un'altra ragazza. Il film ha vinto la Palma d'Oro all'ultimo Festival del Cinema di Cannes l'anno scorso per la regia e per le due interpretazioni femminili e sono state due consacrazioni quanto mai meritate. Il regista tunisino Abdellatif Kechiche ancora una volta, come nel precedente "La schivata", rifacendosi alle pagine del suo autore classico preferito Marivaux, presenta il tema dell'amore in generale nelle sue più svariate sfaccettature: l'attrazione fisica, i primi turbamenti nonchè esitazioni, la nascita del sentimento amoroso, la passione travolgente e pure, ahimè, la triste fine di tutto ciò. Nell'opera precedente pende in esame una coppia etero sessuale, qui una omosessuale di donne, ma questo poco importa alla tematica che Kechiche affronta ed espone, perchè l'amore per lui è sempre uguale e dirompente in tutte le sue manifestazioni e pronto a spegnersi se per diverse motivazioni, come ad esempio la differenza di classe sociale o culturale, porta ad un' evoluzione e ad una crescita dell'individuo verso direzioni differenti. Il modo in cui Kechiche gira e riprende le scene è sempre secondo il suo modo di concepire il cinema, e cioè dilatando i dialoghi e le situazioni, indugiando con la macchina da presa su qualsiasi particolare e conducendo così lo spettatore ad assistere ai lunghi discorsi o ragionamenti pronunciati dai protagonisti od a guardare le scene estremamente dettagliate e precise riguardanti sia le azioni quotidiane più banali che quelle anche concernenti il sesso o comunque qualcosa che, come testimoniato dalla danza del ventre del suo precedente film "Cous Cous" od in altri frangenti della "Venere Nera", rappresenti l' irrompere di una grandissima fisicità. In quest'ottica, pertanto, nulla risulta eccessivo bensì perfettamente contingente e conforme al tutto. Le due belle protagoniste, fresche e sensuali allo stesso tempo, sono infine la testimonianza dell'ottima scelta di Kechiche per il ruolo da loro interpretato e la loro vincita a Cannes la meritata consacrazione della propria bravura artistica che le ha condotte ad impersonare in maniera quanto mai realistica e spontanea ed all'unisono due personaggi femminili così complessi e di difficile realizzazione. Insomma, una pellicola molto valida e pertanto altamente da consigliare, ma per nulla adatta a quella parte di pubblico, purtroppo, composto da persone benpensanti.
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stefanocps
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domenica 27 ottobre 2013
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la ricerca dell'identità
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Interminabili primi piani, dialoghi spesso serratissimi per lo più fatti di contenuti banali a rappresentare il martellante bisogno di dare risposte alle necessità che vengono dall'esterno. L'adolescenza, la ricerca dell'identità permette l'incontro tra due ragazze molto diverse, quasi opposte. Il mondo di Adele, concreto, immediato, fatto di risposte dirette alle proprie necessità ed emozioni, che per potersi esprimere ha spesso bisogno di mentire. Emma viene da una famiglia raffinata, abituata alle forme, frequento un mondo anche ipocrita, porta con se una complessità che ha bisogno di una continua ricerca della verità e della coerenza per essere gestita. Due mondi che il regista riesce a fotografare in modo preciso ad ogni inquadratura, ogni stacco dall'una all'altra restituisce questa grande differenza.
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Interminabili primi piani, dialoghi spesso serratissimi per lo più fatti di contenuti banali a rappresentare il martellante bisogno di dare risposte alle necessità che vengono dall'esterno. L'adolescenza, la ricerca dell'identità permette l'incontro tra due ragazze molto diverse, quasi opposte. Il mondo di Adele, concreto, immediato, fatto di risposte dirette alle proprie necessità ed emozioni, che per potersi esprimere ha spesso bisogno di mentire. Emma viene da una famiglia raffinata, abituata alle forme, frequento un mondo anche ipocrita, porta con se una complessità che ha bisogno di una continua ricerca della verità e della coerenza per essere gestita. Due mondi che il regista riesce a fotografare in modo preciso ad ogni inquadratura, ogni stacco dall'una all'altra restituisce questa grande differenza. Una volta adulte le due fanno i conti con la necessità di integrare questi mondi opposti e le loro stesse contraddizioni interne. Dalla rottura del loro rapporto Emma elabora le sue contraddizioni ricostruendosi in una vita più adulta dove può integrare le sue necessità pur rinunciando a qualcosa, in sostanza rivisitando il suo modello familiare di provenienza. Adele sembra rimanere attaccata alla passione adolescenziale e dovrà affrontare la sua ricostruzione e definire la sua identità. Il film si chiude lasciando lo spazio a qualsiasi possibilità sul futuro di Adele.
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