“La vita di Adele”, per me (per ME) ha un solo pregio: a un certo punto, quando sei ormai rassegnato, quando pensi che forse non accadrà mai … il film finisce! Che gioia!
Kechiche è l’autore di Cous Cous, vale a dire di uno dei film più deludenti del 2007. Qui ripresenta le sue caratteristiche: prima fra tutte, quella di filmare, semplicemente, in tempo reale, ciò che fanno e dicono le persone (questa modalità gli permetterà, immagino, di fare cinema fino alla fine dei suoi giorni: una telecamera, qualcuno che gli scriva dei dialoghi improntati al buon senso, e voilà, il film è fatto…). Il regista ripropone poi alcuni suoi stilemi, fra cui ad esempio il “magnare”, con ampi rimandi a quella scena di Cous Cous in cui veniva filmato un pranzo in cui i commensali dicono cose banali a bocca piena (anche lì in “tempo reale”, anche lì interminabile…). Insomma, una sequela ininterrotta di scene dilatate all’eccesso, composte da primi piani di gente che chiacchiera più o meno sensatamente (alcune scene poi sono assurde per la loro improbabilità, come già notato da kimkiduk riguardo all’aggressione di Adele da parte delle presunte “amiche” …)
La gran parte degli spettatori trovava lunghe e prolisse le scene di alcuni film del passato. Ma (sempre per me) quello sì che era cinema! Le 6 ore di “Scene da un matrimonio”, le lunghe scene di alcuni capolavori di Herzog, di Wenders, di Antonioni (o, per citare autori più recenti, del Wong Kar-Wai un po’ etereo di 2046). sono godimento puro: forse capisco poco di cinema, ma le preferisco di gran lunga agli interminabili primi piani su bocche che masticano o su visi piangenti decorati dal muco nasale ….
Detto questo, non voglio per la verità stroncare il film. Si tratta solo della mia opinione, personalissima (peraltro condivisa in pieno dai miei tre compagni di visione). Non nego, infatti, che il film racconta bene dell’amore, in maniera intensa e credibile: l’amore (sentimentale e fisico) che un adolescente dapprima percepisce come un concetto vago e un po’ misterioso, poi naviga a vista per avvicinarlo, poi lo decifra, e poi ancora ne viene travolto. L’interpretazione di Lea Seydoux, alle prese con un compito onestamente improbo, è più che buona. Le scene di amore fisico sono credibili, pertinenti, prive di compiacimento (anch'esse comunque interminabili, naturalmente). Per una recensione secondo me impeccabile, rinvio a quella di Paolo D’Agostini. In conclusione, se per voi il “cinema” è quello di gente come Kechiche, Dardenne e compagnia bella, ne trarrete godimento. Quanto agli altri ... provate pure, ma non dite che non vi avevo avvertito!
|