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Cari Penn, non ci siamo…
La didascalia di Sky dice “Sean Penn e William Hurt in un legal drama”. Hurt è effettivamente il co-protagonista. Sean Penn invece ha una scena iniziale di tre minuti, completamente avulsa dal successivo sviluppo del film, e poi non si vede più. La protagonista è in realtà Robin Wright (brava, per la verità), che guarda caso è – come ho scoperto dopo il film – la moglie di Penn: insomma, la scenetta con Penn serviva solo a dare visibilità al film! Lo chiamo film, ma… seppure la tipologia di donna “sottona” può essere uno spunto reale, qui quello che manca è proprio il film, cioè lo sviluppo drammatico. Più che lento (peraltro i film “lenti” mi piacciono) è statico, e per di più i protagonisti hanno l’insopportabile abitudine di aspettare 6/7 secondi prima di replicare a una frase dell’altro (il che dovrebbe dare la sensazione di “profondità” alle loro frasi, che però suscitano, anziché interesse, esasperazione). Adoro tutti i film, o le scene di film, che si svolgono in un Tribunale: ma con questo film ho scoperto che anche un processo può esser di una noia mortale…
“Confuso dramma sul plagio sentimentale dal ritmo inesistente”, dice MyMovies. Per me è la pura verità...
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