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giovedì 27 marzo 2014
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la vita di adele
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La vita di Adele diretto da Abdellatif Kechiche ispirato al romanzo grafico" Il blu è un colore caldo" di Julie Maro si è aggiudicato la Palma d'oro al Festival di Cannes di 2013. La pellicola mi ha molto impressionato, non solo per il tema che tratta ma per come viene affrontato dal regista. Il lungometraggio è costruito tutto su primi piani, viene data rilevanza soprattutto all'aspetto emozionale focalizzando il volto di Adele per tutta la durata del film. Mi ha colpito la cura del dettaglio da parte della regia, vengono infatti analizzati attraverso le sue gestualità (ad esempio il suo modo di toccarsi continuamente i capelli sempre in disordine o anche il modo di mangiare) tutte le sfaccettature del personaggio.
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La vita di Adele diretto da Abdellatif Kechiche ispirato al romanzo grafico" Il blu è un colore caldo" di Julie Maro si è aggiudicato la Palma d'oro al Festival di Cannes di 2013. La pellicola mi ha molto impressionato, non solo per il tema che tratta ma per come viene affrontato dal regista. Il lungometraggio è costruito tutto su primi piani, viene data rilevanza soprattutto all'aspetto emozionale focalizzando il volto di Adele per tutta la durata del film. Mi ha colpito la cura del dettaglio da parte della regia, vengono infatti analizzati attraverso le sue gestualità (ad esempio il suo modo di toccarsi continuamente i capelli sempre in disordine o anche il modo di mangiare) tutte le sfaccettature del personaggio. L'attrice fa un 'interpretazione magistrale che lascia incollati allo schermo, il film scorre via veloce prendendoti dritta al cuore. La storia tra Adele e Emma presenta moltissime sfumature, la liceale protagonista del film è a prima vista attratta dal personaggio di Emma, si sente protetta da lei, il personaggio di Adele è fragile, inciampa continuamente nella sua vita e nella relazione con Emma. La nota stonata del film sono le scene di sesso lesbo che destano scandalo, il regista ha ritenuto necessario soffermarsi anche sull'intimità della coppia omosessuale e sfatare così un tabù ma poteva evitarne sicuramente alcune esageratamente lunghe. Il film è fatto molto bene, ben costruito a partire dall'analisi del personaggio fino alla società in cui vive,dal contesto scolastico prima e quello lavorativo poi. Adele è la regina del film, penso che mi porterò nel cuore questo personaggio perchè è reale, Adele non esiste solo nella pellicola ma vive nella nostra vita, nella nostra società.
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antonello villani
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lunedì 18 agosto 2014
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"adele c'est moi", a cannes l'ombra di flaubert
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Lacrime ed applausi, “La vita di Adele” incanta Cannes e vince l’edizione del 2013. Troppo si è scritto sugli amplessi saffici -il primo, lungo 6 minuti, è di straordinaria intensità: impresa ardua trovare qualcosa di simile negli annali del cinema- che lasciano poco spazio all’immaginazione e dove la passione sfrenata vede, come unico elemento di mistificazione, l’utilizzo di vagine posticce. Abdellatif Kechiche indugia con una telecamera mai così invadente, cerca la fusione totale e, bontà sua, la trova in ogni inquadratura. Perché Adele, liceale con il cuore “a cui manca qualcosa”, ci coinvolge nel suo mondo, annulla la distanza tra spettatore e finzione cinematografica.
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Lacrime ed applausi, “La vita di Adele” incanta Cannes e vince l’edizione del 2013. Troppo si è scritto sugli amplessi saffici -il primo, lungo 6 minuti, è di straordinaria intensità: impresa ardua trovare qualcosa di simile negli annali del cinema- che lasciano poco spazio all’immaginazione e dove la passione sfrenata vede, come unico elemento di mistificazione, l’utilizzo di vagine posticce. Abdellatif Kechiche indugia con una telecamera mai così invadente, cerca la fusione totale e, bontà sua, la trova in ogni inquadratura. Perché Adele, liceale con il cuore “a cui manca qualcosa”, ci coinvolge nel suo mondo, annulla la distanza tra spettatore e finzione cinematografica. Il regista franco tunisino confeziona un’opera fatta con pura pasta di cinema, un lavoro “sartoriale” cucito addosso alle meravigliose protagoniste. Realismo portato all’eccesso è il leitmotiv di Kechiche, una tecnica di ripresa a cui ci aveva già abituati in “Tutta colpa di Voltaire” e che era stata poi addomesticata con risultati ancora più incoraggianti in “Cous Cous”, un utilizzo della luce a dir poco magistrale -valga per tutte la scena del bacio sfiorato nel parco- e di due attrici che fanno sembrare dei dilettanti persino colleghi più famosi e con molte statuette sulle spalle. Adele Exarchopoulos, irresistibile nella parte di Adele, è esagerata in tutto, fresca e spontanea come solo le ragazze di quell’età sanno essere. Moccolo al naso, occhi gonfi di lacrime, sguardo imbarazzato quasi a voler soffocare un ardore difficile da reprimere, labbra socchiuse che viene voglia di ingoiare. Il regista non nasconde l’amore per la sua musa, la segue ovunque, anche quando dorme e mangia con la bocca aperta, un sentimento neanche tanto velato che culmina nei primissimi piani delle labbra e dei capelli raccolti in ciuffi tirabaci. Lea Seydoux, straordinaria nella parte di Emma, dà i tempi alla giovane amante che rischia di fagocitarla con una recitazione nature che ha poco in comune con quella di mestiere. Il rapporto lesbo è solo un pretesto per parlare della passione che non sente ragioni, che devasta il cuore con un misto di croce e delizia. Non ci sono mezze misure, “La vita di Adele” entra dentro lo spettatore con una forza dirompente, lo stordisce con una scarica di emozioni difficile da sostenere, gli fa perdere tutti i punti di riferimento perché l’amore, quello vero, è insieme caduta e rinascita. Ipnotico l’incontro al locale gay dove la cinepresa riesce a rubare ogni singola trepidazione, immortalando persino le pause più imbarazzanti, i capelli accarezzati nervosamente e la saliva mandata giù a fatica per l’emozione. Si piange con Adele, quando nel litigio per un tradimento neppure voluto si ritrova con le valigie fuori la porta. Il desiderio di consolarla è irrefrenabile, spinti irrazionalmente a placare i singhiozzi che arrivano senza ritegno ma, diamine, il miracolo non arriva a tanto: uno schermo impossibile da superare è lì per ricordarci che tra noi e lei non potrà mai esserci un abbraccio. Palma d’oro dall’esito scontato, “La vita di Adele” ha forse gareggiato da solo in un’edizione contraddistinta dall’altissima qualità delle pellicole in concorso. Cannes si è inchinata a Kechiche e alle sue muse, un tributo doveroso al cinema che diventa opera d’arte. Un film guardato con rispetto e un pizzico di invidia dagli altri partecipanti, ammirato per la superba bellezza, sospeso in un mondo troppo distante per essere raggiunto.
Carmine Antonello Villani
(Salerno)
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cinemania
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martedì 17 marzo 2015
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noia mortale
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Dire che sto film è mediocre è anche troppo, la pellicola non vale niente, non è che il film ha vinto la Palma d'oro dev'essere bello per forza, in alcuni casi ho che ''La vita di Adele'' è capolavoro. Capolavoro????????????? Ma lo sapete cosa sono i capolavori? Perchè se non lo sapete andate a vederveli. Il film comincia con Adele che esce di casa per andare all'università e per la metà del film lei fa questo tragitto, seguita perennemente dalla macchina da presa che non la lascia in pace un attimo. Fatevi conto che quando Adele è in autobus o in treno, quelli sono i tragitti che lei faceva veramente per andare da casa sua sul set e viceversa, la camera non si spegne neanche quando è sotto la doccia verso 2 ore di film (la durata giusta, non farlo durare un'ora in più).
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Dire che sto film è mediocre è anche troppo, la pellicola non vale niente, non è che il film ha vinto la Palma d'oro dev'essere bello per forza, in alcuni casi ho che ''La vita di Adele'' è capolavoro. Capolavoro????????????? Ma lo sapete cosa sono i capolavori? Perchè se non lo sapete andate a vederveli. Il film comincia con Adele che esce di casa per andare all'università e per la metà del film lei fa questo tragitto, seguita perennemente dalla macchina da presa che non la lascia in pace un attimo. Fatevi conto che quando Adele è in autobus o in treno, quelli sono i tragitti che lei faceva veramente per andare da casa sua sul set e viceversa, la camera non si spegne neanche quando è sotto la doccia verso 2 ore di film (la durata giusta, non farlo durare un'ora in più). Allora, il film dura 3 ore più o meno ed diviso così: un'ora e mezza di dialoghi interminabili (come la scena nel bar quando Emma e Adele si rivedono dopo un lungo periodo di allontanamento, se non ricordo male 6-7 min. di dialogo) e la restante ora e mezza lunghe pause e silenzi così oceanici che non avrebbe fatto neanche Celentano, silenzi durante i quali non succede niente, almeno succedesse qualcosa che rapisce l'attenzione dello spettatore, no abbiamo Adele che fissa il vuoto a bocca aperta. Gli attori sono imbarazzanti, a partire dalla protagonista Adele (Adele Excharchopoulos, spero di averlo scritto bene), che è stata scelta dal regista per come mangiava, rendiamoci conto. Infatti nel film ci sono non so quante scene in cui Adele mangia panini, spaghetti, beve e chi più ne ha più ne metta. Poteva essere stata scelta per come recitava, ma anche il regista avrà capito che non valeva una cicca (faccia a caciotta, occhi da pesce lesso, naso a patata, bocca sempre aperta e denti a castoro). Lei è fidanzata e, dopo una notte di passione col suo ragazzo, lo lascia. Durante l'amplesso Adele all'inizio sembra che provi piacere, ma nella seconda parte della scena pare che non gliene freghi niente di fare l'amore. L'incontro con Emma avviene dopo, udite udite, tre quarti d'ora e non è che nei primi 45 min. è successo chissà cosa, abbiamo avuto Adele inquadrata 44 min. su 45, lei che cammina come se si stesse chiedendo: ''Ma che ci sto a fare qui?''. Poi c'è l'incontro con Emma (8 min. più o meno), la rissa con le amiche (sostenuto da dialoghi che se li scriveva un bambino di otto anni erano decisamente migliori), Emma e Adele che ci regalano tre scene di sesso scoppiettanti che sono interminabili, soprattutto la prima (7 min. circa!!!!!!!!!!!!!!). Le scene di sesso sono di una noia atroce e i montatori hanno fatto del loro meglio perchè il regista ha consegnato loro 800 ore di girato (occhio agli zeri). Il mio pensiero va a quei poveretti che hanno dovuto scremare un film che non durava 3 ore, ma 3 mesi. Le riprese dovevano durare 2 mesi e il mago Kechiche è arrivato a 5: vi basti pensare che la prima scena di sesso tra Emma e Adele (la più lunga del film e forse della storia del cinema) è stata girata per 10 giorni di seguito, 10 giorni per una scena di sesso rendiamoci conto, a Kechiche che ti volevi invenatre in una scena di sesso lesbo? Il regista tra l'altro ha ordinato alle attrici di non truccarsi per 5 mesi, anche lontane dal set, di non pettinarsi (spero almeno che si siano potute fare una doccia, Adele se la fa nel film verso 2 ore). Le scene di sesso vengono buttate lì senza un minimo di amore, passione, desiderio, mistero, attrazione, niente di tutto questo, abbiamo due ragazze completamente nude che godono a più non posso e basta, c'è modo e modo di girare una scena del genere e meno male che il regista ha impiegato 10 giorni. Inquadrature improbabili durante tali scene mi hanno lasciato perplesso, zoom incredibili su attributi femminili, a un certo punto Kechiche sembra quasi che voglia mettere la camera a Lea Seydoux nel di dietro per farle una colonscopia, stesso discorso da fare per la scena di sesso tra Adele e il suo ragazzo (si vede benissimo il membro), inquadrature da urologo o da ginecologo del cinema, fate voi. Adele che viene ritratta nuda da Emma, scena scopiazzata alla grande a ''Titanic'' e poi e Emma e Adele che si lasciano e infine Adele nel finale che cammina da sola e pensate che per quella camminata il regista ha butatto via 100 ciak di pellicola (99 cestinati). Mio caro Kechiche, forse uno psichiatra potrebbe aiutarla. In conclusione, se volete buttare 3 ore della vostra vita e vedere una rottura pazzesca di film fatelo, altrimenti impiegate queste 3 ore per fare qualcosa di meglio.
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silvia21f
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giovedì 16 luglio 2015
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una storia di mille colori
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Adèle è una ragazza come tante. E' bella, semplice, solare, tuttavia qualcosa la distingue dalle sue coetanee: non riesce ad essere soddisfatta dall'amore.
Così cresce basandosi su tanti ideali, attraverso storie e racconti che in un modo o nell'altro riescono alla fine a influenzare anche la sua vita.
Ma c'è qualcosa, una sensazione, un pensiero forse, un particolare che la spinge a non accontentarsi, che la guida oltre la sua vita ordinaria, aiutandola ad approdare in un molo sconosciuto, inesplorato ma incredibilmente bello e attraente: il sapore di una ragazza.
La incontra per caso, ma Emma è un'artista, e lo sa che il “caso non esiste”. Entrambe le ragazze sono subito avvolte da una misteriosa attrazione che le spinge ad osare, a provare, ad assaggiare, a “respirarsi” in nome dell'amore.
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Adèle è una ragazza come tante. E' bella, semplice, solare, tuttavia qualcosa la distingue dalle sue coetanee: non riesce ad essere soddisfatta dall'amore.
Così cresce basandosi su tanti ideali, attraverso storie e racconti che in un modo o nell'altro riescono alla fine a influenzare anche la sua vita.
Ma c'è qualcosa, una sensazione, un pensiero forse, un particolare che la spinge a non accontentarsi, che la guida oltre la sua vita ordinaria, aiutandola ad approdare in un molo sconosciuto, inesplorato ma incredibilmente bello e attraente: il sapore di una ragazza.
La incontra per caso, ma Emma è un'artista, e lo sa che il “caso non esiste”. Entrambe le ragazze sono subito avvolte da una misteriosa attrazione che le spinge ad osare, a provare, ad assaggiare, a “respirarsi” in nome dell'amore. Quell'amore sincero, appassionato, spontaneo, incredibilmente straordinario. Ma anche il loro amore, come ogni cosa bella, alla fine giunge al termine.
Un tradimento, l'abitudine, la stanchezza spingerà le due ragazze ad allontanarsi, ma niente, neppure il tempo, i cambiamenti e la crescita di entrambe, saranno in grado anche solo di sbiadire i mille colori che insieme hanno plasmato, che fossero incisi su tela o sul cuore, i loro ricordi, il loro amore, i loro colori non verranno mai cancellati, dopotutto il blu è il colore più caldo.
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angelino67
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mercoledì 11 maggio 2016
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una storia d'amore universale
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Un film che he tocca le corde più sensibili della nostra esistenza. Una pellicola di sincerità e veridicità vicino agli ideali della Nouvelle Vague. Una storia d'amore di cui il film prende tempo per mostrare tutte le fasi, delicatamente e lentamente costruendo un contesto. Quasi un documentario sulla natura dove nulla è superfluo. Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos hanno due ruoli eccezionali, complementari. Il regista ha confessato di essere stato affascinato dall'inizio del Adèle Exarchopoulos, debuttante nel cinema, dalla sua bocca, le labbra spesse, lasciva. Il film si concentra su tre questioni principali della vita: l'arte, il cibo e il sesso. Il film è molto lungo, ma il regista non spreca un momento.
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Un film che he tocca le corde più sensibili della nostra esistenza. Una pellicola di sincerità e veridicità vicino agli ideali della Nouvelle Vague. Una storia d'amore di cui il film prende tempo per mostrare tutte le fasi, delicatamente e lentamente costruendo un contesto. Quasi un documentario sulla natura dove nulla è superfluo. Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos hanno due ruoli eccezionali, complementari. Il regista ha confessato di essere stato affascinato dall'inizio del Adèle Exarchopoulos, debuttante nel cinema, dalla sua bocca, le labbra spesse, lasciva. Il film si concentra su tre questioni principali della vita: l'arte, il cibo e il sesso. Il film è molto lungo, ma il regista non spreca un momento. Un film che prende emotivamente per tre ore e fa pensare molto. La sua caratteristica sorprendente é la credibilità delle scene di sesso, estese, dettagliate e audaci. Il film ha una visione lirica del desiderio, della passione e della sensualità. Nelle scene sessuali, di grande piacere visivo, Adèle e Emma si fondono l'una nell'altra.
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arianne
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venerdì 23 marzo 2018
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toccante e originale!
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E’ una storia d’Amore meravigliosa. Ciò che colpisce del film è l’originalità con cui la storia viene raccontata al pubblico. E’ un amore Reale, una storia che fa sognare per il modo in cui nasce ma che tiene con i piedi per terra per tutta la durata del film..Fa sognare perché racconta di un colpo di fulmine ricambiato da entrambe le protagoniste, e dimostra come sia potente il destino sulle loro vite. Le due ragazze si rincontrano una seconda volta, “per caso”, e da quell’incontro non si separeranno più. Il loro legame nasce dal loro primo sguardo e, probabilmente, durerà per tutta la loro vita.
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E’ una storia d’Amore meravigliosa. Ciò che colpisce del film è l’originalità con cui la storia viene raccontata al pubblico. E’ un amore Reale, una storia che fa sognare per il modo in cui nasce ma che tiene con i piedi per terra per tutta la durata del film..Fa sognare perché racconta di un colpo di fulmine ricambiato da entrambe le protagoniste, e dimostra come sia potente il destino sulle loro vite. Le due ragazze si rincontrano una seconda volta, “per caso”, e da quell’incontro non si separeranno più. Il loro legame nasce dal loro primo sguardo e, probabilmente, durerà per tutta la loro vita. Il regista ha voluto analizzare i sentimenti e le emozioni contrastanti della vita di coppia delle due donne, facendoci vivere in prima persona le loro emozioni; come tutte le storie reali, la convivenza comporta delle difficoltà, in questo caso portando a galla delle diversità caratteriali e soprattutto di interessi, che portano Adele a soffrire e a sentirsi meno apprezzata per la vita che conduce. La storia d’amore raggiunge l’apice delle emozioni con una brusca rottura. Quello che resta bene impresso nel cuore di chi osserva è che ogni singola emozione e passione viene mostrata in tutta la sua forza ed entra prepotentemente nella nostra anima. Ci sembra di non essere semplice spettatore ma di vivere quelle gioie e quei momenti di disperazione e di sofferenza in prima persona. Questo film è magico perché non è solo una storia da guardare ma da vivere. Pe me il significato del film è che bisogna vivere la propria vita seguendo il proprio istinto, lasciandosi trasportare dal fiume di emozioni che ci pervadono e vedere fino a dove ci conduce. (follow rivers) Ogni storia merita di essere vissuta a pieno, sarà poi il destino a deciderne il suo percorso. La fine del film è molto triste e per certi versi inaspettata, così come il colpo di fulmine di per sè. Credo che non lasci molto all’immaginazione: anche se la storia d’amore finisce perché la vita conduce Emma ad una strada nuova..nel suo cuore rimarrà sempre vivo e indelebile il ricordo di Adele, il loro amore è stato così profondo che durerà per sempre nelle loro anime.
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yrock
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domenica 19 gennaio 2014
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una bellissima storia d'amore
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I primi 50 minuti di film sono superflui e ricchi di situazioni inverosimili, come l'amica di Adele che dal suo odore capisce che ha avuto rapporti sessuali, insomma tutte situazioni analoghe senza capo nè coda. Le restanti 2.10 h sono, al contrario, memorabili. Scened'amore di un esplicito senza precedenti in un film d'amore (tra omosessuali), ma che già ci portanoacapire che il rapporto,non potrà che deteriorarsi. La personalità di Adele svanisce lungo il proseguire della storia: dov'è finita la sua passione per la letteratura? Il suo viaggio a New York?
è chiaro come un rapporto nel cui centro vi è solo una delle due persone, non può funzionare.
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I primi 50 minuti di film sono superflui e ricchi di situazioni inverosimili, come l'amica di Adele che dal suo odore capisce che ha avuto rapporti sessuali, insomma tutte situazioni analoghe senza capo nè coda. Le restanti 2.10 h sono, al contrario, memorabili. Scened'amore di un esplicito senza precedenti in un film d'amore (tra omosessuali), ma che già ci portanoacapire che il rapporto,non potrà che deteriorarsi. La personalità di Adele svanisce lungo il proseguire della storia: dov'è finita la sua passione per la letteratura? Il suo viaggio a New York?
è chiaro come un rapporto nel cui centro vi è solo una delle due persone, non può funzionare. Emma prende il sopravvento. Adele è una musa per le sue opere di nudi, dove solo lì Adele può essere la protagonista. Arriviamo così ad una litigata furiosa che farebbe commuovere il più cinico tra i cinici, splendidamente resa. Trascinati dall'eterno autunno francesee dagli onnipresenti primi piani che bloccano la vista dell'orizzonte. il finale di unosplendido abito blu che porta via ogni speranza (vedere per capire). Yalamovie (youtubechanell)
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paolo pruna
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giovedì 30 gennaio 2014
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emozionante adele
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La vita di Adele è di diritto l’anello mancante tra il cinema e il soft-porn. Facendo memoria non si ricorda una tale esplicita messa in scena del sesso. E non è solo un discorso legato alla mera inquadratura da primo piano, è proprio l’atto in sé. La lingua lecca proprio il punto proibito, le dita entrano nei più sacri dei buchi e, nel tripudio di sfregamenti e penetrazioni manuali, un insaziabile godimento orgasmico fa vibrare le casse del sonoro. Il film è una parabola tragico-romantica sull’amore in sé, concettualizzato in un passione lesbica bruciante che non può non colpire e rapire. La scoperta del vero amore in chiave lesbo è un’esperienza che il cinema ha ben esplorato negli anni, senza mai andare troppo oltre il comune cliché dell’adolescenziale voglia di sperimentazioni.
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La vita di Adele è di diritto l’anello mancante tra il cinema e il soft-porn. Facendo memoria non si ricorda una tale esplicita messa in scena del sesso. E non è solo un discorso legato alla mera inquadratura da primo piano, è proprio l’atto in sé. La lingua lecca proprio il punto proibito, le dita entrano nei più sacri dei buchi e, nel tripudio di sfregamenti e penetrazioni manuali, un insaziabile godimento orgasmico fa vibrare le casse del sonoro. Il film è una parabola tragico-romantica sull’amore in sé, concettualizzato in un passione lesbica bruciante che non può non colpire e rapire. La scoperta del vero amore in chiave lesbo è un’esperienza che il cinema ha ben esplorato negli anni, senza mai andare troppo oltre il comune cliché dell’adolescenziale voglia di sperimentazioni. Il sesso è una componente essenziale del rapporto umano e il film non si concede remore nel mostrarne gli angoli con disinvoltura sconcertante, senza preoccuparsi di smussarli a dovere. Eppure, quello che potrebbe sembrare un volgare esercizio di cinema, riserba contenuti emozionali ben lontani dal consueto concetto di “chiavata”. Il film è bravo nell’imbastire una iniziale ora di caratterizzazione del personaggio di Adele, premendo sulla sua evoluzione interiore da adolescente etero e inconsapevolmente bisex, a bisex con tendenze marcatamente lesbo. E’ sempre noioso e disonesto attaccare queste etichette all’amore, ma ritornano utili nel momento in cui si cerca di raccontare una storia. Al di là delle semplificazioni date dell’etichetta, l’amore è amore e basta. E non è qualitativamente inferiore se è omo piuttosto che etero. Il regista Abdellatif Kechiche lo sa tanto quanto Adele, e si sforza di farlo capire anche a chi ignorava questa sfumatura della vita o ne aveva un concetto distorto.
Il film gioca su due tempi. Nel primo conosciamo Adele e la sua lunga presa di consapevolezza della diversità sessuale, fatta per tentativi con rapporti etero poco entusiasmanti e baci saffici rubati. L’essere nel posto giusto al momento giusto può portare al famigerato colpo di fulmine e, dopo un rapido sguardo in strada tra Adele e una sconosciuta dai capelli blu, tutto cambia facendo girare il mondo al contrario. Da li in poi è una sequela di ansie e sogni erotici. Almeno fin quando non avviene il fatale incontro in un bar. Corteggiamento e innamoramento sono a un passo. La scoperta dell’altra sia nell’anima che nel corpo coprono due terzi buoni del film, dipingendo uno spettacolo fatto di sguardi e urlati orgasmi tanto convincenti da sembrare veri. Adele affronta tutto questo con la classica innocenza di un adolescente, senza freni, senza paure. I momenti di felicità si bilanciano però con quarantacinque minuti finali davvero strazianti, in cui si apre il baratro del dolore e della disillusione di un amore che finisce senza tempestivi preavvisi. Qui l’attrice Adèle Exarchopoulos da il meglio di se, interpretando un’ Adele cupa e dai sorrisi spezzati, con indosso una maschera di normalità che perde quando si lascia andare alla disperazione, chiudendosi nella sua solitudine quotidiana. Una storia senza lieto fine che regala forti emozioni senza mai smettere di osare e che a ragione si è portata a casa la prestigiosa Palma d’Oro del festival di Cannes grazie alla bravura di due giovani attrici francesi, a torto non troppo conosciute nei cinema esteri.
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khaleb83
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venerdì 16 maggio 2014
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un modo nuovo di usare la cinepresa
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L'argomento è scottante, difficile riuscire a non farne un film "di genere", o peggio ancora a fare un film che sulla carta parla di una storia ma nella pratica, è ridotto esclusivamente all'omosessualità dei protagonisti (come lo scadente Dietro ai Candelabri dello stesso anno). Eppure questo film ci riesce, tratteggiando persone vere, drammi veri, e lasciando che emozioni e storia scorrano su visi e corpi. In particolare, c'è un modo di riprendere il corpo, i volti, di sottolineare dettagli, pelle, macchie di sugo, lacrime, che riesce a dare alla perfezione l'idea della materialità della natura (concetto più o meno accennato durante una delle letture in classe nella prima parte del film).
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L'argomento è scottante, difficile riuscire a non farne un film "di genere", o peggio ancora a fare un film che sulla carta parla di una storia ma nella pratica, è ridotto esclusivamente all'omosessualità dei protagonisti (come lo scadente Dietro ai Candelabri dello stesso anno). Eppure questo film ci riesce, tratteggiando persone vere, drammi veri, e lasciando che emozioni e storia scorrano su visi e corpi. In particolare, c'è un modo di riprendere il corpo, i volti, di sottolineare dettagli, pelle, macchie di sugo, lacrime, che riesce a dare alla perfezione l'idea della materialità della natura (concetto più o meno accennato durante una delle letture in classe nella prima parte del film). Brave le protagoniste, assolutamente convincenti; bravi i comprimari, perfette le atmosfere, questo film è capace di prendere le emozioni che racconta e portarle dritte allo stomaco, scavalcando il cuore.
Unici difetti, la lunghezza eccessiva (non sono contrario ai film lunghi, ma qui si poteva tagliare circa una mezz'ora senza perdere assolutamente nulla) e l'eccesso di scene di sesso: non sono mai gratuite, e per quanto spinte non sono mai volgari, ma in più di un'occasione ci si indugia un po' troppo a lungo.
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walterleonardi
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venerdì 1 settembre 2017
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niente di nuovo sotto il sole dei sentimenti
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Adele è una ragazza di quindici anni, ansiosa di vivere l’amore e la vita. Con le compagne di liceo condivide le prime cotte e le prime curiosità sessuali, e si invaghisce di un ragazzo della sua età, Thomas, al quale si concede senza troppa voglia. Ma l’amore, come scrive Marivaux, è predestinazione: sarà una ragazza dai capelli blu incontrata casualmente per strada e ritrovata in un locale gay a rubarle il cuore. La storia d’amore con Emma si rivelerà per Adele una fonte inesauribile di emozioni contrastanti, ora deliziose ed estasianti, ora dolenti e faticose. In ogni caso, sarà per lei un’occasione di crescita.
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Adele è una ragazza di quindici anni, ansiosa di vivere l’amore e la vita. Con le compagne di liceo condivide le prime cotte e le prime curiosità sessuali, e si invaghisce di un ragazzo della sua età, Thomas, al quale si concede senza troppa voglia. Ma l’amore, come scrive Marivaux, è predestinazione: sarà una ragazza dai capelli blu incontrata casualmente per strada e ritrovata in un locale gay a rubarle il cuore. La storia d’amore con Emma si rivelerà per Adele una fonte inesauribile di emozioni contrastanti, ora deliziose ed estasianti, ora dolenti e faticose. In ogni caso, sarà per lei un’occasione di crescita.
Palma d’oro a Cannes 2013, il film di Kechiche si affaccia significativamente sulla scena cinematografica francese nell’anno “caldo” dei dibattiti e delle manifestazioni per l’approvazione della legge sui matrimoni omosessuali, e certamente registra il clima acceso, ma al contempo liberatorio, di un cambiamento per la società francese.
L’amore che il regista tunisino racconta si erge al di sopra di pregiudizi e convenzioni sessuali, si alimenta della confusione dei sentimenti e dei generi, si disvela in tutta la sua potenza nell’esplosione dei sensi e nella nudità dei corpi. Il tutto raccontato con una macchina da presa sempre in movimento, ad inseguire ricercati primi piani, capaci di raccontare gli anni (e i pugni) in tasca di un’adolescente che cresce, e forse anche di indagare la “misteriosa debolezza del volto umano”, per dirla con Sartre, citato come paladino della libertà e dei diritti (anche gay) in una scena del film.
Una storia di amore e adolescenza, dunque, con momenti di elevata delicatezza e rara sensibilità, che fanno tornare alla memoria i baci rubati e la libertà di Truffaut. Ma il film non sfugge, purtroppo, ad evidenti semplificazioni, scadendo nel cronachistico quando cerca di raccontare il sociale (i cortei di protesta degli studenti, le manifestazioni per i diritti degli omosessuali) e nel convenzionale e déjà vu per gli sviluppi del racconto di un'educazione sentimentale, talvolta anche nel sentimentalismo o nel romanticismo giovanilistico più seriale.
Le tensioni tra i protagonisti e il mondo esterno sono accennate ma poco indagate, i conflitti interni alla coppia ridotti a mere diversità caratteriali e attitudinali tra le protagoniste. La lunga durata del film non contribuisce a scandagliare tematiche e situazioni che tendono a rimanere in superficie, e tre ore di pellicola appaiono eccessive e spropositate per una storia d’amore che, non fosse per l’inconsuetudine (al cinema, ovviamente) del genere sessuale, apparirebbe già vista e ritrita. Le lunghissime, estenuanti scene di amplesso cadono anch’esse nel noioso calderone: il loro insistito, “scandaloso” realismo appare incongruo rispetto alla dichiarata levità e alla delicatezza dell’opera e le rende assimilabili a meri momenti softcore avulsi dal contesto filmico (tant'è che a tratti vien da chiedersi se si tratti di Vita di Adele o di Histoire d'O.).
Resta, tuttavia, la novità e il fragore del “film manifesto”, destinato a durare proprio per come riadatta convenzioni e topoi di tanto cinema, anche non eccelso, alle nuove esigenze e al cambiamento dei tempi.
Forse la Palma d’oro era eccessiva, ma il francese, si sa, è sempre pro domo sua. Mirabile, in ogni caso, la direzione delle attrici, Léa Seydoux e Adéle Exarchopoulos, che concedono senza remore allo sguardo indiscreto della macchina da presa le loro anime e, soprattutto, i loro corpi.
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