Habemus Papam |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli.
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Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15 aprile 2011.
MYMONETRO
Habemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ottimo film: non "capolavoro"...di Francesco1960Feedback: 483 | altri commenti e recensioni di Francesco1960 |
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lunedì 2 maggio 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’amore totalizzante che porto per i film di Nanni Moretti causa in me una doppia distorsione: da un lato mi impedisce di essere obiettivo, dall’altro mi porta all’ipercriticismo. Personalmente, amo Moretti arrabbiato, tagliente, cattivo (in primo luogo con se stesso) e intimista: quello di “Bianca”, ”La messa è finita”, “Palombella rossa” e anche del sottovalutato “Caimano”. Quindi, il mio giudizio su “Habemus papam” nasce piu’ che mai imperfetto: e anche il voto nasce dal mix tra l’idea – geniale – di un papa che ha il sublime coraggio di rifiutare il suo ruolo, vera mosca bianca in un mondo di gente che si appropria di ruoli senza averne meriti né capacità, e alcune scivolate di tono superflue, anche se commercialmente gradevoli. Il film è in ultima analisi un apologo sul senso d’inadeguatezza e sulla forza della rinuncia, originale nel concept, creativo nella realizzazione, a tratti emozionante nella visione, specie quando il neopapa Michel Piccoli (splendido) attraversa, vestito come il Sordi di “Un borghese piccolo piccolo”, Roma e con essa la vita reale dei fedeli che lui stesso dovrebbe guidare. Moretti, borghese colto e iperintelligente, ex(?) anarchico pervaso di cultura cattolica, riesce nel film a far provare simpatia per i cardinali del conclave come credo nessuno abbia mai fatto: e di questo gli va reso onore. “Habemus papam” è un ottimo film di mestiere, con un’idea eccellente, interpreti azzeccati e una bella sceneggiatura. Ma anche con tutto il gioco di rimandi e citazioni (Melville, il cardinale che diventa papa, è omonimo dell’autore di “Moby Dick” ma anche di uno dei piu’ grandi registi francesi della “Nouvelle vague”; l’attore pazzo recita Cechov, padre della psicanalisi teatrale) non c’è sufficiente motivo, a mio parere, di gridare – come hanno fatto diversi critici – al capolavoro. Il fatto che questo succeda, va in ultima analisi (e giustamente) a discapito del livello medio attuale del cinema.
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