Ridley Scott:
I duellanti (1977) - Alien (1979) - Blade Runner (1982) - Legend (1985) - Chi protegge il testimone (1987) - Black Rain – Pioggia sporca (1989) - Thelma & Louise (1991) - 1492: la conquista del paradiso (1992) - Soldato Jane (1997) - Il gladiatore (2000) - Hannibal (2001) - Black Hawk Down (2001) - Il genio della truffa (2003) - Le crociate (2005) - Un’ottima annata (2006) - American Gangster (2007) - Nessuna verità (2008 - Robin Hood (2010). Di questi film, almeno 11 sono 5 stelle e almeno 7 sono capolavori. I primi tre (I duellanti, Alien e Blade Runner) sono senza alcun dubbio tra i venti film piu’ belli e importanti di sempre. Quest’uomo – non solo per quello che ha fatto ma anche per quello che ha ispirato – sta al cinema come Maradona sta al calcio e Schopenauer alla filosofia moderna. Detto questo, posso serenamente affermare che se Robin Hood l’avesse fatto Moccia si potrebbe magari gridare al capolavoro: ma l’ha fatto Ridley e, rispetto alla sua media qualitativa, è un film noioso, senza anima e senza capo né coda. Quasi tre ore di film slegato, con una colonna sonora ridondante e pomposa (…ma sembra sia un “must”, una specie di sine qua non degli ultimi cosiddetti kolossal, vedi il sopravvalutatissimo “Avatar”), comico non quando vorrebbe esserlo ma in frangenti involontari: vedi il “ballo lento” medievale e la dichiarazione d’amore tra i due protagonisti, Russell Crowe (resta un grande attore ma qui è impresentabile) e Cate Blanchett. Film retorico e inutile, in cui si salvano i paesaggi, le ricostruzioni, i cattivi – molto piu’ simpatici e credibili dei “buoni” - ma soprattutto resta impresso un enorme Max Von Sidow, il padre cieco, che non fa altro che chiudere il cerchio iniziato nel 1956 con la sua interpretazione del Cavaliere Antonius Block di ritorno dalle Crociate nel “Settimo Sigillo”, il capolavoro di Ingmar Bergman. Ridley, ma dov’eri..?
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edward teach
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martedì 25 maggio 2010
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i voti ai film del povero ridley scott
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Ridley Scott (South Shields 30-11-1937)...Modesto cinematografaro americano la cui regìa si distingue per una singolare "legnosità"...Filmografia e voti da uno a dieci...I duellanti 6 meno meno...Alien 3 più...Blade Runner 6 più...Thelma e Louise 6 più...Il Gladiatore 1 meno meno...Black Hawk Down 5 meno ...Le crociate due e mezzo...American Gangster 5 meno con "menzione d'onore per la sconvolgente mediocrità e insignificanza dell' opera"...Robin Hood 0 spaccato.
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edward teach
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martedì 25 maggio 2010
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cambia pusher
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O smettila di farti il Tavernello per endovena che è robaccia. Alien fra i 20 migliori film di sempre? Ma fammi il piacere...anzi fatemi il piacere che non sei l'unico a pensarla così. Che tragedia la miseria culturale delle classi subalterne.
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brian77
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venerdì 28 maggio 2010
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dubbi
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Mi guardo bene dall'entrare nella discussione che mi sembra avere toni un po' troppo sovreccitati, da una parte cinque stelle dall'altra zero spaccati, boh, le urla isteriche non mi interessano. Però Ridley Scott è un regista britannico, non americano: e questo è un dettaglio importante, che spiega molte cose sul suo stile da pubblicitario.
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edward teach
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venerdì 28 maggio 2010
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britannico???
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Ma và? Non lo sapevo e in effetti si spiegano alcune cose. Il fatto è che (cinematograficamente) ho una certa antipatia per quel suo modo di fare cinema fin dai Duellanti, che per me personalmente ha il difetto ulteriore di essere il racconto di un certo signore, grande scrittore che però non mi è mai piaciuto per la sua sottintesa e sempre presente adorazione dell'autorità costituita, ben riscontrabile anche in quella storia (al contrario del suo corrispettivo americano scrittore di mare). Poi, per la verità Cuore di Tenebra è molto bello ma lo è perché rivela cosa ci sia veramente sotto a quell'atteggiamento che ho appena descritto.Sui toni esagerati non commento, faccio solo presente che li uso solo con chi, a mio insindacabile giudizio, rinuncia a pensare con la propria testa e a giudicare secondo la sua propria sensibilità.
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Ma và? Non lo sapevo e in effetti si spiegano alcune cose. Il fatto è che (cinematograficamente) ho una certa antipatia per quel suo modo di fare cinema fin dai Duellanti, che per me personalmente ha il difetto ulteriore di essere il racconto di un certo signore, grande scrittore che però non mi è mai piaciuto per la sua sottintesa e sempre presente adorazione dell'autorità costituita, ben riscontrabile anche in quella storia (al contrario del suo corrispettivo americano scrittore di mare). Poi, per la verità Cuore di Tenebra è molto bello ma lo è perché rivela cosa ci sia veramente sotto a quell'atteggiamento che ho appena descritto.Sui toni esagerati non commento, faccio solo presente che li uso solo con chi, a mio insindacabile giudizio, rinuncia a pensare con la propria testa e a giudicare secondo la sua propria sensibilità. Niente di grave ovvio, non è un crimine, se lo incontrassi a cena magari gli darei anche ragione per cortesia; ma qui sul web, mentre siamo tutti in fondo mascherati, esercito il più libero diritto alla parresia educativa. Chiudo dicendo che una volta si facevano dei film molto più coraggiosi, anche se sempre espressi sotto difficili metafore; Fellini, Kubrick, Pasolini dicevano cose importanti, nuove e inaccettabili in un certo senso. Oggi l'unico scopo dei film è vellicare lo spettatore; gli unici che in parte vanno contro sono o alcuni registi di nicchia che una volta raggiunto il successo fanno subito marcia indietro o nella grande distribuzione i fratelli Coen che però si rifugiano in un elegantissimo nichilismo semi esoterico che non porta da nessuna parte. Salvo solamente quello che per me è il migliore, Jim Jarmusch del quale ho appena visto The Limits of Control, veramente splendido.
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brian77
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sabato 29 maggio 2010
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americani
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Ho sempre pensato che la superficialità dell'immagine di Scott derivasse dalla sua formazione di pubblicitario inglese, che condivide con molti altri connazionali. Già I duellanti aveva questo pesante difetto, e anche i suoi film migliori (che per me sono il sopravvalutato Blade Runner, Alien, un po' anche Black Rain) soffrono di questo decorativismo visivo, che è estraneo ai registi della vera tradizione americana. Condivido le tue accuse a Scott, anche se le farei in modo meno violento: la prima parte di Robin Hood in fondo non è malaccio, il peggio viene dopo. Non ti seguo invece quando critichi il piacere spettacolare in sé, o fai una distinzione di tipo quasi morale indipendente/industria, perché tutto il grande cinema (americano) che amo è grande proprio nell'incontro tra personalità e industria, mentre giusto Jarmusch resta per me un regista rispettabile ma che fa i suoi ricamini ai margini, spesso anche stucchevole, autocompiaciuto.
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Ho sempre pensato che la superficialità dell'immagine di Scott derivasse dalla sua formazione di pubblicitario inglese, che condivide con molti altri connazionali. Già I duellanti aveva questo pesante difetto, e anche i suoi film migliori (che per me sono il sopravvalutato Blade Runner, Alien, un po' anche Black Rain) soffrono di questo decorativismo visivo, che è estraneo ai registi della vera tradizione americana. Condivido le tue accuse a Scott, anche se le farei in modo meno violento: la prima parte di Robin Hood in fondo non è malaccio, il peggio viene dopo. Non ti seguo invece quando critichi il piacere spettacolare in sé, o fai una distinzione di tipo quasi morale indipendente/industria, perché tutto il grande cinema (americano) che amo è grande proprio nell'incontro tra personalità e industria, mentre giusto Jarmusch resta per me un regista rispettabile ma che fa i suoi ricamini ai margini, spesso anche stucchevole, autocompiaciuto. 5 minuti del fordiano Eastwood hanno una plasticità d'immagine e una densità narrativa che sia Scott che Jarmusch (su versanti opposti) manco si sognano... Che poi la politica dei blockbuster abbia distrutto il cinema hollywoodiano è purtroppo vero. Ma è anche vero che gli indipendenti da Sundance sono quasi sempre di una nullità presuntuosa, desolante e tanto ignorante (cinematograficamente) quanto supponente. Ma Eastwood, Tarantino, Coen, Michael Mann, James Gray, De Palma, Bigelow, Cameron, Scorsese coi suoi alti e bassi narcisisti e altri (Sean Penn, spero) fanno grandi cose spesso indipendenti ma nel solco del grande cinema americano, senza prendere atteggiamenti sterilmente "anti".
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edward teach
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sabato 29 maggio 2010
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brian77
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Ma guarda che i toni "violenti" li uso con quelli che parlano a pappagallo non con chi la pensa diversamente da me argomentando in maniera seria. Per esempio a me Clint Eastwood non piace proprio; certo la prima parte degli Spietati , quasi fino a metà, è eccezionale, ma poi si sgonfia un pò e ritorna il solito Eastwood vigoroso, anche simpatico per la verità ma inevitabilmente prevedibile. E non sono d'accordo nemmeno sul cinema americano; Scorsese, ottimo professionista, non mi piace proprio e Tarantino ha fatto un film straordinario che è Pulp Fiction (mi ricordo che rimasi in sala per vederlo una seconda volta di seguito alla prima) ma poi, una volta rappresentata l'unica bellissima idea che aveva in testa, è andato calando fino a spegnersi del tutto.
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Ma guarda che i toni "violenti" li uso con quelli che parlano a pappagallo non con chi la pensa diversamente da me argomentando in maniera seria. Per esempio a me Clint Eastwood non piace proprio; certo la prima parte degli Spietati , quasi fino a metà, è eccezionale, ma poi si sgonfia un pò e ritorna il solito Eastwood vigoroso, anche simpatico per la verità ma inevitabilmente prevedibile. E non sono d'accordo nemmeno sul cinema americano; Scorsese, ottimo professionista, non mi piace proprio e Tarantino ha fatto un film straordinario che è Pulp Fiction (mi ricordo che rimasi in sala per vederlo una seconda volta di seguito alla prima) ma poi, una volta rappresentata l'unica bellissima idea che aveva in testa, è andato calando fino a spegnersi del tutto. Le Iene è molto bello ma è copiato da un film di Hong Kong che si intitola City on fire (che non trovi in italiano), Kill Bill è divertente ma non lo vedrei mai una seconda volta etc etcComunque la parte interessante del discorso è quella sulla dicotomia fra industria e indipendenti; fino a qualche decennio fa la convivenza era effettivamente possibile anche se con qualche limitazione. Oggi invece l'industria si mangia qualsiasi possibilità di espressione realmente artistica; perché per fare arte autentica bisogna sperimentare e per un capolavoro ci sono 100 mezzi fallimenti. Dal punto di vista economico questo è un sistema insostenibile e a mio parere i risultati sono evidenti; soprattutto in Italia dove dai gloriosi anni 60 e 70 si è arrivati al piattume senza passione di oggi. Ci sarebbe da parlare per ore ma chiudo dicendo che in effetti Jarmusch è un pò compiaciuto di sé ma ha un' eleganza e delle intuizioni psicologiche che oggi, mi pare, appartengono solo a lui. Ghost Dog, Dead Man e The Limits of Control (se l'ho interpretato bene) sono molto belli.
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brian77
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lunedì 31 maggio 2010
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no, l'arte no...
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Arte, arte, quanti delitti in tuo nome... Il motivo principale per cui mi appassiona il cinema è che nel 900 ha saputo andare ben al di là delle arti per raccontarci un'epica del mondo là dove quasi nessuno sapeva più farlo. Che a te piaccia Jarmusch mi sta bene, e mi interessano le tue motivazioni anche se penso di non condividerle fino in fondo, ma mi interessano. Ma Scorsese ha fatto capolavori come Goodfellas e Casino che mozzano il fiato per come sono girati (e Taxi driver, e Toro scatenato, e...). La balla di Tarantino che copia non ha senso, perché tutto trasforma in ritmi e tempi e cinema assolutamente suoi, e un suo grandissimo film come Jackie Brown ha poco a che vedere coi cliché esteriori che avevano sedotto superficialmente molti nell'ottimo Pulp Fiction.
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Arte, arte, quanti delitti in tuo nome... Il motivo principale per cui mi appassiona il cinema è che nel 900 ha saputo andare ben al di là delle arti per raccontarci un'epica del mondo là dove quasi nessuno sapeva più farlo. Che a te piaccia Jarmusch mi sta bene, e mi interessano le tue motivazioni anche se penso di non condividerle fino in fondo, ma mi interessano. Ma Scorsese ha fatto capolavori come Goodfellas e Casino che mozzano il fiato per come sono girati (e Taxi driver, e Toro scatenato, e...). La balla di Tarantino che copia non ha senso, perché tutto trasforma in ritmi e tempi e cinema assolutamente suoi, e un suo grandissimo film come Jackie Brown ha poco a che vedere coi cliché esteriori che avevano sedotto superficialmente molti nell'ottimo Pulp Fiction. Su Eastwood non parlo, è la lezione fordiana in termini attuali, è puro piacere risolto in semplicità apparente, in realtà complessa. Potrei andare avanti, fino a The Hurt Locker o Avatar. Perché Avatar non ha nulla, ma proprio nulla a che spartire con tutta la spazzatura blockbuster e fumettara? A me sembra che tu non ti goda il grande cinema dove c'è perché hai una tua idea morale che sovrapponi al cinema, che invece va acchiappato là dove si trova: grandi, piccoli, industria, maverick, Via col vento o La notte dei morti viventi... I discorsi sull'Arte non mi piacciono, hanno fatto troppi disastri, mi sanno - scusa la parolaccia - di Dams. Arte e Dams sono four-letter-word...
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marvelman
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lunedì 31 maggio 2010
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bravo brian77
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Hai scongiurato il rasoio di ockham :)
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edward teach
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lunedì 31 maggio 2010
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il rasoio di ockham
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Ma nelle questioni di estetica il rasoio del Surrey non serve a un piffero, cari. Certo Michelangelo diceva che l'arte consiste nel levare e non nel mettere ma si riferiva al processo creativo; la fruizione è un'altra cosa e in questo campo chi semplifica troppo, chi taglia col rasoio, notoriamente si perde il meglio. Comunque il mondo è bello perché è vario.
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marvelman
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lunedì 31 maggio 2010
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estetica?
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Parlo della tua tendenza ad applicare il rasoio sulla stragrande maggioranza dei film che escono al giorno d'oggi, più che gusti che concordano con la tua etica, come brian77 dice, direi che i tuoi diletti debbano essere per forza (presunti) pozzi di psicolgia, filosofia, allegoria cinematografica...che fine ha fatto l'arte per l'arte? Dov'è la contemplazione di un valore estetico intrinseco? L'abbandono alle sensazioni? Il cinema è per prima cosa questo...
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edward teach
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lunedì 31 maggio 2010
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l'arte x l'arte
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Appunto...il primo problema è "la comprensione" e voi ne date una bella prova. Io non ho detto niente a Brian77 perché non volevo tirarla troppo per le lunghe (avremo sicuramente altre occasioni di discutere) ma se vedo che me lo dite in due...insomma, ma chi ha parlato di etica e di convinzioni morali? Non io certamente, andate a rileggere. Io penso che i valori fondamentali siano la "libertà" interiore di chi crea e la sua "sincerità" ossia il fatto che crea per un bisogno di comunicare e non esclusivamente per stupire, vellicare, spaventare e spillare 7,50 euro di biglietto al prossimo. Sono concetti estremamente complessi che semplifico in due parole ma sono quelli la base della mia visione, non l'etica e la morale.
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Appunto...il primo problema è "la comprensione" e voi ne date una bella prova. Io non ho detto niente a Brian77 perché non volevo tirarla troppo per le lunghe (avremo sicuramente altre occasioni di discutere) ma se vedo che me lo dite in due...insomma, ma chi ha parlato di etica e di convinzioni morali? Non io certamente, andate a rileggere. Io penso che i valori fondamentali siano la "libertà" interiore di chi crea e la sua "sincerità" ossia il fatto che crea per un bisogno di comunicare e non esclusivamente per stupire, vellicare, spaventare e spillare 7,50 euro di biglietto al prossimo. Sono concetti estremamente complessi che semplifico in due parole ma sono quelli la base della mia visione, non l'etica e la morale. I miei giudizi col rasoio o piuttosto con l'accetta li riservo solo ai film che sono totalmente privi di quei due elementi. E come ho già detto l'abbandono alle sensazioni è stupido; ci si abbandona alle emozioni e non alle sensazioni, che non portano da nessuna parte. In Ratatouille il topino conquista il terribile critico perché ha capito che lui pensa solo alle sensazioni e vuole che siano sempre più che perfette proprio come dice lui. Invece il topino gli fa capire che le sensazioni sono solo una porta che apre il cuore alle emozioni e infatti il critico (che si chiama Antoine Ego...) assaggia la ratatouille e improvvisamente si ricorda della carezza della madre...e gli cade la penna dalle mani ossia non sente più il bisogno di giudicare in base alle sensazioni ma si abbandona a un'emozione che in sé stessa non è per niente "culinaria". E a mio modesto avviso uno che si diverte a vedere certi assurdi film che non nomino, ambientati nell'antica Roma, non ha afferrato in pieno la lezione del topino.
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marvelman
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martedì 1 giugno 2010
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forse,,,
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Non ti sembra che gli altri abbiano afferrato la lezione perchè non usano i tuoi stessi paroloni, la sostanza del film l'ho capita senza una prolissa analisi approfondita su sensazione che conduce ad emozione ecc ecc Ratatouille, che a mio avviso è bellissimo, onestamente non lo giudico per il significato finale perchè non penso sia il fulcro del film...sarebbe come considerare il cavaliere oscuro per il monologo conclusivo di Gordon O___O
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edward teach
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domenica 6 giugno 2010
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marvelmino poverino
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Ma no piccino, no. Eddie non usa paroloni tesorino; Eddie parla in maniera molto semplice. Certo che se alla maturità porti Watchmen e la tesi di laurea la fai su Topolino e Pippo è evidente che tutte le parole che non siano "mangiare", "bere" e "dormire" ti sembreranno difficili. Ma Eddie è qui per spiegare pulcino...vedrai che un giorno molto lontano capirai anche tu.
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marvelman
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lunedì 7 giugno 2010
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sbroffo
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Come al solito non hai capito...dici paroloni nel senso che scrivi 20 righe per APPUNTO spiegare una cosa basilare con una analisi approfondita che non porta da nessuna parte, cioè dai l'illusione di saperla lunga, una cosa così la so scrivere anche io...non ho bisogno di scrivere "ermeneutica" al posto di "interpretazione" IO...capito stavolta?
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edward teach
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martedì 8 giugno 2010
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respira e rifletti
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Tu attribuisci a me quella che e' solo tua arroganza e non mia; sei tu che spari giudizi affermando a gran voce che in fondo ci si puo' limitare a poche parole per poter parlare di un film (ed e' una bestialita' brutta assai, Marvie). Parli della mia prosopopea e dei paroloni mentre il problema e' solo tuo che sei uno che non riesce a capire dei concetti che siano appena piu' complessi di "a me questo piacere" o "a me questo non piacere". Ermeneutica e interpretazione sarebbero la stessa cosa? Ma ti rendi conto dell'idiozia? L' interpretazione implica che esista un "contenuto" in un testo e tu devi decifrare questo testo per tirar fuori appunto quel contenuto. Ermeneutica invece significa che tutte le successive interpretazioni, che si costruiscono una sull'altra, servono solamente a capire che il contenuto, che tu in fase puramente interpretativa cerchi nel testo, in sostanza sei tu stesso e che quindi tu capisci te stesso solo capendo quello che ermeneuticamente viene definito "l'Altro"; insomma il contenuto e' la comprensione stessa che si espande continuamente non un banale concetto o messaggio come nella semplice "interpretazione" .
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Tu attribuisci a me quella che e' solo tua arroganza e non mia; sei tu che spari giudizi affermando a gran voce che in fondo ci si puo' limitare a poche parole per poter parlare di un film (ed e' una bestialita' brutta assai, Marvie). Parli della mia prosopopea e dei paroloni mentre il problema e' solo tuo che sei uno che non riesce a capire dei concetti che siano appena piu' complessi di "a me questo piacere" o "a me questo non piacere". Ermeneutica e interpretazione sarebbero la stessa cosa? Ma ti rendi conto dell'idiozia? L' interpretazione implica che esista un "contenuto" in un testo e tu devi decifrare questo testo per tirar fuori appunto quel contenuto. Ermeneutica invece significa che tutte le successive interpretazioni, che si costruiscono una sull'altra, servono solamente a capire che il contenuto, che tu in fase puramente interpretativa cerchi nel testo, in sostanza sei tu stesso e che quindi tu capisci te stesso solo capendo quello che ermeneuticamente viene definito "l'Altro"; insomma il contenuto e' la comprensione stessa che si espande continuamente non un banale concetto o messaggio come nella semplice "interpretazione" . Ora tu dirai: "Aho'...ecchevvordi'? Che cavolo c'entra co li firme che mme vedo ar cinema? Io mica cce magno co' sta robba, anvedi aho'"...bravo Marvelmino, bravo...pero' non te lo spiego cosa c'entra perche' senno ti sentiresti obbligato a cercare obiezioni mentre c'e' sempre la speranza che un giorno tu ci possa arrivare da solo. Ma poi in fondo chettefrega... sono solo prosopopea queste cose, solo paroloni di quattro vecchietti tedeschi che si rifanno (pensa che scemi) a una millenaria tradizione di interpretazione dei testi sacri. Stupidaggini Marvie, in fondo mica e' robba che se magna no, a frate'? Aho'.
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marvelman
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mercoledì 9 giugno 2010
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li mortacci tua
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TIENITI PURE IL TUO EBEFRENISMO ENDEMICO E L'EFFLUVIO CELESTIALE!!!! CAREZZINA SUL CAPO E LA CHIUDEMO QUA
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edward teach
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mercoledì 9 giugno 2010
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bravo marvie
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Vedo che mi leggi attentamente...bravo...Però mi spiace di aver toccato un tuo punto debole, non te la prendere piccino...;)
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marvelman
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mercoledì 9 giugno 2010
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esatto
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Il mio punto debole sono le teste di c***o...non li sopporto che ci vuoi fare perdo la testa a vedere la loro arroganza e la loro finta conoscenza e la loro illusione che gli altri non sanno il significato di tutte le str*****e che dicono
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marvelman
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mercoledì 9 giugno 2010
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ma soprattutto
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Saprai che è una presa per il c**o nel massimo della finezza apparire idiota agli occhi di un idiota =) ti bastano 20 righe battute in MAIUSCOLO e una scrittura che allude ad un tono vagamente acceso per pensare che una persona abbia perso le staffe...quando in realtà era lo scherno e l'incisività che contavano, vero edwarduccio-puccio-puccio? Ermeneutica caro, ERMENEUTICA...buahahah besitos e al prossimo forum
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august
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mercoledì 11 agosto 2010
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scusa ma allora non ti pauice lo storico
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ciao allora non sei inetressato al cinema storico. Poi sul mio conazionale von Sydow il ruolo ricorda più quello della Fontana della vergine . Però ripeto de gustibus...non disputandus
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