Joker |
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Un film di Todd Phillips.
Con Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Frances Conroy.
continua»
Titolo originale Joker.
Azione,
Ratings: Kids+13,
durata 122 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 3 ottobre 2019.
- VM 14 -
MYMONETRO
Joker
valutazione media:
3,66
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Joker di Phillips è l'epilogo drammatico di una società che non conosce il bene e il maledi Filippo_24Feedback: 303 | altri commenti e recensioni di Filippo_24 |
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venerdì 3 aprile 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Per impostare un commento critico sulla pellicola di Phillips è necessario partire da una premessa: il film è poco o niente fedele all'effettiva storia del Joker narrata nei fumetti DC. Non c'è, dunque, da aspettarsi un trattato biografico del variopinto villain (del quale non si conobbe mai il vero nome, per esempio), quanto una libera e svincolata interpretazione caratteriale e psicologica che il regista ha voluto rappresentare. Il racconto si apre su una Gotham City sporca e piena di rifiuti, nella quale fa capolino l'aspirante comico Arthur Fleck. Egli lavora come clown presso una struttura che non si preoccupa di tutelare i propri lavoratori, che vengono regolarmente aggrediti in strada o derubati dei propri cartelli pubblicitari. Disturbato mentalmente, Fleck emette risate stridule fuori controllo, motivo per cui la madre gli ha affibbiato il soprannome di "Happy". La vita del clown prende una piega drammatica nel momento in cui viene pestato in metropolitana da tre ragazzi, associati alla grande società di Thomas Wayne, padre di Bruce (Batman) e del quale la madre psicotica è sempre stata innamorata in maniera ossessiva e malsana. L'uccisione dei tre ragazzi comporterà il cambiamento profondo di Arthur, deriso e ormai fallito nei propri "sogni da cabaret", trasformandolo in un pericoloso omicida che tenta di fare giustizia in una città piena di egoismo, crudeltà e rifiuti che forse non sono soltanto materiali. Il messaggio che Phillips sembra infatti voler mandare attraverso il suo Joker è in tutto e per tutto considerabile quanto più drammatico possibile: la società rende l'uomo malvagio. Per quanto banale, l'idea di fondo è resa con efficacia dalla bravura di tutto il cast nella recitazione unita alla grande abilità cinematografica dell'entourage del quale Phillips si è servito per il film. La magistrale interpretazione di Phoenix è coadiuvata da una sceneggiatura che ne esalta l'importanza e da una fotografia eccellente che lo rende l'epicentro della narrazione anche a livello di immagine. Il film ha alcuni spunti interessanti, come quello della "fidanzata immaginaria", che però non riescono a sostenere una narrazione un po' forzata e per certi versi inverosimile. La rivalità tra Joker e Thomas Wayne (frutto di terribile equivoco) o la rivolta finale che vede Phoenix elevarsi a "Re di Gotham" e dei suoi cittadini, insoddisfatti del "ricco che surclassa il povero", sono soluzioni che non prestano purtroppo fede a quella che dovrebbe essere una storia con un fondo di reale, cadendo a tratti nell'utopismo societario e trasformando nel finale una Gotham City cupa e "noir", resa perfettamente da un'ambientazione cinematografica impeccabile, in un'arena per combattimenti. L'idea della società insoddisfatta degli squilibri tra ceti sociali è un evergreen che ha sempre funzionato, in questo caso non è però supportata da una concretezza narrativa nel descrivere la natura di questi squilibri, finendo per rendere i cittadini di Gotham dei vandali che prendono le parti di un clown assassino ancor prima di conoscerne le motivazioni che lo hanno spinto a massacrare tre giovani neolaureati, rei (per i cittadini) di lavorare per un uomo potente come Thomas Wayne, e dunque necessariamente sacrificabili. Quello di Phillips è un Joker che forse vive in un universo parallelo a quello originale, e questo è di grande audacia, la pecca principale del film è però quella di soffermarsi in maniera fin troppo marcata, stopposa ed elefantiaca su eventi narrativi irrilevanti e inverosimili, uno su tutti la convinzione di Arthur di essere figlio di Wayne per via dei disagi della madre. L'opera di Phillips può quasi prendere la valenza di un trattato utopistico di psico-sociologia con un fondo di sostanziosa realtà, che non rende però omaggio a quella che è in tutte le sue complesse sfaccettature la mente criminale più complessa e geniale di tutto l'universo dei cinecomics, puntando tutto sul sentimento e lasciando poco spazio alla verosimiglianza, sia rispetto al personaggio descritto e sia ad una successione di eventi che lasciano perplessi per via di un'esagerazione nell'esaltazione della follia del Fleck, condita troppo spesso da situazioni paradossali. Cinematograficamente parlando, il film è una pellicola di pregevole fattura, a tratti incrinata da una storia che nei momenti clou si perde nelle proprie complicazioni.
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