Un documentario sulla sofferta gestazione dell'ultimo capolavoro di Miyazaki, dolente riflessione sulla morte. Documentario, Giappone2024. Durata 120 Minuti.
Uno sguardo sul passato e sul futuro di Miyazaki e sugli eventi e le persone che hanno influenzato umanamente e professionalmente le sue opere. Espandi ▽
Il genio di Hayao Miyazaki è celebrato in un documentario che si sofferma sulla difficoltosa realizzazione di Il ragazzo e l’airone, ennesimo “ultimo film” del grande regista di animazione, seguito ad annunci di ritiro e clamorosi ritorni alla regia. Un documentario pervaso da riflessioni sulla morte e su come questa abbia portato via amici, colleghi e rivali di Miyazaki, ormai ottantatreenne, durante la concezione di un film che, inevitabilmente, si confronta con la caducità dell’esistenza umana. Come rendere interessante l'ennesimo doc su Miyazaki e sui suoi ritiri annunciati e ritrattati? Per Kaku Arakawa la risposta sta nel concentrarsi al massimo sui ritiri e sulle marce indietro, sulle eccentricità e i simbolismi dell'inafferrabile maestro (e inaffidabile narratore, su se stesso e sulle sue opere). Dopo Never Ending Man: Hayao Miyazaki Arakawa ritorna dietro la macchina da presa per un lavoro biografico sul sensei del cinema di animazione: una missione di vita condotta in maniera maniacale, inseguendo il soggetto del documentario tra pubblico e privato, cercando di carpire ogni riflessione espressa ad alta voce dal maestro, alle prese con dubbi esistenziali sempre più pressanti. Senza alcun ricorso alla voce narrante - a parlare è quasi esclusivamente Miyazaki, oltre al bonario produttore Suzuki – il dispositivo di Hayao Miyazaki e l’airone si affida a un montaggio frenetico e a riprese spesso condotte con camera a spalla, quasi “rubate”, per replicare il flusso dei pensieri di Miyazaki e per tracciare associazioni tematiche ed emozionali tra elementi biografici e opere del maestro. Recensione ❯
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Un film intenso che riesce a cogliere l'incertezza di una ragazza estranea a sé stessa e al mondo. Senza cadere negli eccessi. Drammatico, Italia2023. Durata 100 Minuti.
Una storia di formazione emotiva girata nel carcere di Nisida. Espandi ▽
Desiré è una ragazza napoletana di origini senegalesi. Insieme con il suo amico Emanuele svolge piccoli lavori per una banda di spacciatori, con il solo obiettivo di recuperare l'eroina per la madre tossicomane. Arrestata mentre sta effettuando una consegna, Desiré finisce in un penitenziario minorile. Ostinata e silenziosa, Desiré si apre un po' alla volta alle compagne. La vita di Desiré deve però ancora cominciare, e per lei il futuro esisterà solamente fuori dal penitenziario.
La prova di Nassiratou Zanre illumina il film diretto da Mario Vezza, ennesima incursione nel mondo della criminalità giovanile di Napoli che sceglie però di raccontare il punto di vista di una ragazza figlia d'immigrati.
Il film riesce a cogliere l'incertezza di una ragazza estranea a sé stessa e al mondo, raccontando l'universo concentrazionario non come una condanna inappellabile ma come una fase di passaggio. Una pausa dalla vecchia vita, in attesa che quella nuova cominci. Recensione ❯
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Il regista Gianfranco Firriolo e il cantautore Vinicio Capossela tornano a collaborare in un anomalo
ibrido tra road movie e film-concerto. Espandi ▽
Nel Natale del 2047, tre strambi personaggi, il Cantante, il Mago e il Gigante, guidano una vecchia automobile verso un vecchio locale chiuso, il Fuori orario. Sul tetto dell'auto, c'è un quarto amico chiamato "the Trinity", ex proprietario del locale, ibernato da tempo e pronto per essere scongelato. Mentre il viaggio prosegue, tra una sosta e l'altra, i ricordi di vecchi concerti del Cantante (che altri non è che Vinicio Capossela) e dei suoi amici prendono vita. Ci sarà ancora modo di fare festa nel futuro?
A metà tra road movie e film-concerto, documentario musicale e baracconata fra amici, un prodotto atipico, sgangherato e vitale come del resto l'immaginario musicale e narrativo del suo autore e protagonista.
Capossela è il cuore di questo film fuori dall'ordinario, diretto da Gianfranco Firriolo ma ideato, scritto e interpretato dal cantautore e musicista. Tutto nel film esprime il suo immaginario, i personaggi vagabondi, la celebrazione della festa, il racconto fantastico, l'estetica stracciona, la malinconia e il ricordo, il ruolo della musica come balsamo per il dolore, la perdita, l'abbandono, e stordimento godereccio che si esprime nel ballo, nella melodia dolce, a volte nel rumore. Recensione ❯
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Un film sulle leggerezze dell'adolescenza, sui suoi sogni e sullo scontro con la realtà di tutti i giorni. Espandi ▽
Iman è un'adolescente insicura che si è presa una cotta per Damir, un ragazzo più grande di lei. Un giorno a scuola, mentre sta giocando a "obbligo o verità" con i suoi compagni di classe, racconta di aver fatto sesso con lui per attirare l'attenzione su di sé. La notizia si diffonde rapidamente tramite i social. La ragazza non sa più come liberarsi dalla sua bugia, anzi ne inventa una più grande che provoca uno scandalo nella sua scuola e rischia di far saltare quella gita scolastica che potrebbe portare la classe a Venezia ma che non tutti possono permettersi, a cominciare da Iman.
La regista pedina la sua protagonista, rivela i suoi turbamenti nei primi piani e mostra la sua quotidianità apparentemente immutabile tra la scuola, la famiglia con il nonno seduto sempre allo stesso posto a guardare la tv e il luogo vicino al campo di basket dove cerca di incontrare Damir.
Se lo sguardo adolescenziale è ispirato, La gita scolastica (Menzione Speciale al 76° Festival di Locarno dove è stato presentato nella sezione "Cineasti del Presente") perde gradualmente la forza della presunta trasgressione e soprattutto mostra di essere grossolano nel modo di filmare l'ambiguità della parola nelle bugie di Iman. Recensione ❯
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Incarnando un'epoca ribelle e irripetibile, Ilie Nastase è il protagonista di
un ritratto straordinariamente umano. Documentario, Romania2024. Durata 103 Minuti.
L'anno 1972 nella carriera e nella vita di Ilie Nastase. Espandi ▽
Ilie Nastase, nato a Bucarest nel 1946, è stato il primo bad boy del tennis. Estroso e istrionico, elegante e imprevedibile, si è affermato come uno dei più grandi campioni della racchetta nella prima metà degli anni Settanta, vincendo gli US Open e il Roland Garros in singolare e in doppio, e Wimbledon nel doppio e nel doppio misto. Ma soprattutto, con il suo stile di gioco, i comportamenti e l'esuberanza dentro e fuori dal campo, ha impresso al tennis una scossa rivoluzionaria. Perfetto esempio di genio e sregolatezza, è stato il primo tennista a travalicare i confini del proprio sport, diventando un'icona. Recensione ❯
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Il regista mette la sua conoscenza del mondo islamico al servizio di una storia che vuole evitare gli stereotipi. Drammatico, Italia2024. Durata 98 Minuti.
Un ragazzo si isola e comincia a sviluppare una tentazione alla violenza. Espandi ▽
Mattia è un adolescente che lavora in fabbrica dopo la morte del fratello di cui si sente responsabile. Lì incontra Murad, un collega marocchino che non rispetta le regole di base dell’Islam ma che ha invece un fratello molto osservante. Sarà costui a convincere Mattia alla conversione. Federico Ferrone mette la sua conoscenza del mondo islamico al servizio di una storia non manichea. Luka Zunic offre al suo personaggio sia la giusta tensione che la giusta ingenuità. Perché Mattia ha bisogno di trovare delle certezze ed è in una fase della vita in cui può accadere che le si vadano a cercare all’esterno di una famiglia. Qui si innestano due figure: da un lato c’è Murad, operaio, dall’altro suo fratello Rashid che ha studiato ed è inserito nel mondo islamico. Lo spettatore è chiamato ad interrogarsi su quanto l’amico sia un vero amico per Mattia o quanto piuttosto sia un tramite per fare sì che il ragazzo aderisca al radicalismo islamico. Il quesito verrà risolto in favore di una distinzione che non può mai essere messa in secondo piano. Recensione ❯
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Un film che trasferisce al cinema la forza e le emozioni dello sport nella sua competizione agonistica. Espandi ▽
Alla fine degli anni '80 la nazionale cinese di ping pong perde contro la Svezia, disorientata da una nuova tecnica di colpi top spin elaborata in Europa. L'allenatore Dai Minjia viene quindi richiamato dall'Italia, dove era stato erroneamente scambiato per un ladro, per affidargli la preparazione di una riscossa storica. Dai pone da subito degli obiettivi ambiziosi e mette insieme un gruppo di giocatori apparentemente improbabile, con ragazzi molto giovani e talenti smarriti e bollati come perdenti. Attraverso una severa disciplina, saprà infondere le giuste motivazioni alla squadra.
Non è una biografia in senso stretto quella diretta da Deng insieme al sodale Yu Baimei: seppur ispirata alle gesta dell'allenatore Cai Zhenhua, è una versione romanzata e tendente all'eccesso di quanto avvenuto nella prima metà degli anni '90 nel mondo del ping pong.
Quando il cinema cinese saprà sfuggire a queste smanie di gigantismo, ne gioverà l'attenzione ai dettagli e la caratterizzazione di personaggi credibili e non caricaturali. Le scene dei match di ping pong sono prevedibilmente le migliori, benché le riprese da film d'azione, spesso in ralenti, da tempo non rappresentino una novità. Recensione ❯
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Un'avventura esilarante corredata da un imprevedibile twist finale. Espandi ▽
Una notte nella periferia di Roma il giovane Calamaro si ritrova ad aiutare gli amici di sempre - Jason, Freud, Gianmaria e Rebecca - a nascondere il cadavere di un uomo ucciso per sbaglio. Trattasi del titolare del pub dove Jason stava festeggiando il suo compleanno, prima che un banale alterco tra i due si trasformasse in disgrazia. Nel giro di poche ore il gruppo di amici, trentenni spiantati e inconcludenti, deve escogitare un piano per far sparire le tracce della vittima entro la mattina dopo, mentre tra loro emergono questioni irrisolte e lo shock dell'evento diventa l'occasione per fare un bilancio sulle rispettive vite.
Il tentativo di ritrarre una generazione eternamente imprigionata nell'adolescenza si smarrisce in una commedia priva di brillantezza e del ritmo adeguato a gestire l'ingombrante presenza del cadavere.
Anche i pochi momenti buoni e qualche battuta azzeccata cadono inesorabilmente nel vuoto, così come naufraga il tentativo di tratteggiare una generazione senza prospettive ed eternamente imprigionata nell'adolescenza. Recensione ❯
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Un'opera cinematografica che spinge i confini della narrativa visiva, affrontando le complesse sfaccettature dell'amore e delle conseguenze emotive della violenza domestica. Espandi ▽
Tu cerchi l'Amore! Rachele ride allo sconosciuto col quale sta chattando su webcam. Lei all'amore
non crede. E ci accompagna a scoprire l'unico sentimento che conosce, il legame
fortissimo velenoso che unisce i suoi genitori. In pubblico si mostrano affettuosi e
innamorati, ma dietro porte chiuse, è tutto possesso sottomissione paura e dolore.
Rachele vuole essere diversa. Ma può veramente esserlo, se l'unica forma di amore che
conosce è violenza? Recensione ❯
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Un documentario originale sulla scalata dell'Everest. Dove vediamo l'umanità dell'impresa. Documentario, Italia2024. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un'avventura da brivido fino alla vetta del pianeta Terra. Espandi ▽
Alex Harz dirige ed è protagonista di un documentario che non si accontenta di mostrare le varie fasi che costituiscono la preparazione e l'impresa della scalata alla vetta del mondo. Il suo percorso inizia molto prima del primo campo base e consiste nell'avvicinamento progressivo alla montagna grazie ad un'immersione nella cultura locale.
Quando per scalare una cima non si indossano solo indumenti adatti ma ci si riveste anche dell'umanità che la circonda.
La documentaristica sulle scalate alla cima dell'Everest è decisamente ampia e ci ha proposto le vite e le aspettative di coloro che si accingevano all'impresa e la portavano a compimento, talvolta lasciando sulle nevi dei compagni di cordata deceduti. Harz decide di affrontare quella che definisce 'missione' a partire da sé stesso ma mettendo poi in campo tutta una serie di elementi troppo spesso trascurati da altri oppure trattati solo come sottofondo folkloristico. Recensione ❯
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Le vite di tre donne si intrecciano in un ambiguo gioco di fughe e catture, in cui i ruoli di vittima e carnefice si scambiano fino a confondersi. Espandi ▽
Una ragazza, legata e a volte bendata, viene interrogata insistentemente dai due funzionari di un Apparato repressivo che vogliono da lei informazioni sui suoi presunti complici nell'intento dissidente. Non sappiamo se la ragazza faccia effettivamente parte di quel governo, ma una voce fuori campo ripete, probabilmente a lei, le istruzioni su come comportarsi nell'eventualità di essere catturati: non destare sospetti, non rivelare nulla sulle operazioni in atto, osservare i dettagli del proprio ambiente circostante, individuare l'inquisitore più debole, cercare una via di fuga.
Le punizioni dell'Apparato, per chi non è collaborativo, sono rastrellamenti, deportazioni e regolamenti di conti. Uno degli inquisitori è anche l'infermiere di un personaggio invalido e potente. Una donna, probabilmente quella la cui voce fuori campo fornisce istruzioni di fuga, si aggira per le campagne che circondano una Roma disabitata, spoglia e lugubre. E nella caccia fra il gatto e il topo non si è mai certi su chi sia preda e chi predatore.
In Wanted è evidente anche una buona dose di autoreferenzialità e autocompiacimento, un approccio ascetico che sfiora l'integralismo più ostile e che potrà mettere a dura prova la pazienza anche dello spettatore più abituato alla sperimentazione filmica radicale e disinteressata ad essere compresa. Ma per chi vorrà lasciarsi avviluppare nelle spire del cinema artefatto e stupefatto di Ferraro, Wanted è un ulteriore tassello di innegabile coerenza. Recensione ❯
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Un film che si sporca le mani e che ha una sua verità, malgrado i limiti realizzativi. Drammatico, Italia2023. Durata 80 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film che affronta la dura realtà della vita adolescenziale nelle periferie romane. Espandi ▽
Mattia è un ragazzo di 18 anni appena uscito dal riformatorio. La madre Gabriella è spesso in pena per lui e teme che possa prendere di nuovo una cattiva strada, dopo essere stato colto in flagrante per aver spacciato anche all'interno della scuola della periferia romana che frequenta.
Per non tornare in carcere, deve fare le pulizie nella sua scuola e svolgere un'attività di volontariato nel reparto oncologico di un ospedale dove conosce Alessia, una ragazza gravemente ammalata di cui s'innamora. Ma non ha ancora chiuso i conti col passato perché deve restituire al boss criminale da cui si riforniva per la droga un'enorme quantità di denaro. Con Francesco, il compagno di scuola che l'ha messo nei guai, deve trovare al più presto la soluzione per saldare il debito.
C'è chi spaccia, chi si prostituisce, chi finisce nella rete di organizzazioni criminali e non sa come uscirne. È una realtà che Spinocchio conosce bene, che ha osservato a lungo, e il film sottolinea anche quanto sia importante e decisivo il ruolo delle istituzioni per dare ai ragazzi una possibilità di riscatto. Come Il ragazzo dai pantaloni rosa, il tema conta più del risultato. Recensione ❯
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Un'opera per tornare a riflettere sulla vicenda di Mimmo Lucano grazie alla sua stessa comunità. Documentario, Italia, Francia, Belgio2024. Durata 97 Minuti.
Dopo vent'anni di armonia, l'arresto del sindaco Lucano costringe Riace, modello per l'accoglienza dei migranti, a un doloroso dilemma: resistere o scomparire. Espandi ▽
Mimmo Lucano, accogliendo i primi 200 migranti giunti sulle vicine coste della Calabria ha fato il via ad un modello di integrazione che ha rivitalizzato strutture del paese ormai improduttive. Qualcuno però non apprezzava il modello e, denunciandolo con l’accusa di diversi reati, ha interrotto l’attività costringendo di fatto molti dei nuovi arrivati e ormai integrati ad andarsene. Il documentario segue tutta la vicenda illustrando motivazioni ed accuse.
Siamo di fronte a un reportage di una lunga, troppo lunga, vicenda di diffamazione (così è di fatto visto che in definitiva tutte le accuse tranne una minore sono state alla fine ritenute prive di fondamento) che si schiera nettamente dalla parte di Lucano.
Ci sono documentari che consentono di ripercorrere in sintesi ciò che la cronaca ci aveva proposto un po’ alla volta. Permettono così di tornare a riflettere sull’accaduto e assumere una nuova e più circostanziata lettura perché offerta, in questo caso, dall’interno di una comunità attiva e, come suggerisce il titolo, resistente. Un paese di resistenza appartiene alla categoria. Recensione ❯
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Il sentito ricordo di un'ingiustizia dimenticata, uno scorcio su un angolo nascosto di un'epoca oscura. Storico, Italia2024. Durata 140 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Tratto dal fatto di cronaca che nel 1981 segnò la fine dei cosiddetti anni di piombo. Espandi ▽
1981, Italia. Durante uno dei periodi più difficili della storia italiana, segnato dal terrorismo delle Brigate Rosse, Giuseppe Taliercio, direttore del petrolchimico Montedison a Porto Marghera, viene rapito dalla "colonna veneta" delle Brigate Rosse. Dopo quarantasei giorni di prigionia, il suo corpo viene ritrovato in un'auto vicino alla fabbrica. Recensione ❯
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Il terzo lungometraggio di Alfonso Bergamo, tra noir e revenge movie . Espandi ▽
In un luogo imprecisato del Sud Italia un netturbino che si fa chiamare Man trascorre un'esistenza solitaria. Vive con la madre invalida, di cui si prende cura e che porta i segni dei traumi dovuti ai soprusi subiti dal marito in passato. Quando l'amico e collega più anziano di origini americane Christopher - con il quale si diverte a scovare nella spazzatura oggetti ancora integri e dotati di una qualche bellezza - gli fa conoscere la figlia e la nipotina, Man intravede una luce nuova, una speranza di cambiamento. Dovrà prima però fare i conti con il boss criminale Rosario, a cui Man versa regolarmente denaro per estinguere un debito contratto anni prima dal padre defunto.
Tra noir e revenge movie, il film tenta di affidarsi alla forza delle immagini. Ma l'atmosfera suggerita non basta a raggiungere la tensione necessaria, né a rendere il dramma e la vendetta abbastanza coinvolgenti.
Non giovano la risoluzione frettolosa dei momenti chiave in cui culminano il dramma e la vendetta, il taglio grottesco di certe scene o di alcuni personaggi, la presenza di una colonna sonora invasiva e ridondante a voler sottolineare la crescita del pathos ma ottenendo l'effetto contrario. Recensione ❯
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