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Eddington: la nuova frontiera della follia

Ari Aster diagnostica una psicosi sociale in una storia puramente americana in cui l’America non è il malato ma la malattia stessa. Dal 17 ottobre al cinema.
di Marzia Gandolfi

Joaquin Phoenix (Joaquin Raphael Phoenix) (50 anni) 28 ottobre 1974, San Juan (Portorico - USA) - Scorpione. Interpreta Joe Cross nel film di Ari Aster Eddington. Al cinema da venerdì 17 ottobre 2025.
domenica 12 ottobre 2025 - Focus

È difficile amare completamente i film di Ari Aster. Tutti, nessuno escluso, provocano reazioni esagerate, vorrebbero travolgerci e ci riescono, partendo in tutte le direzioni, con gag e chiacchiere impossibili da assimilare tutte in una sola visione. L’obiettivo di Aster del resto non è mai stato quello di offrire una catarsi, ma diagnosticare una psicosi sociale persistente che aleggia nel corpo politico, una sorta di lungo Covid dell’anima, una malattia per cui non esiste vaccino, non esiste modo di proteggerci. E mantenere le distanze non basta. Provate ad ascoltarvi quando tutti intorno fanno rumore, anche lo sceriffo prodigioso di Joaquin Phoenix, figura autoritaria smarrita, assurda, patetica e senza presa sul reale, a cui cerca a tutti i costi di aggrapparsi, con tanta stoltezza e nessuna dignità. È lui il motore di Eddington, western paranoico che ausculta le nevrosi contemporanee, tutto lo spettro, o almeno il più largo possibile: MAGA, wokismo, MeToo, BlackLivesMatter, Covid, no-vax, teorici della cospirazione, divulgatori di fake news… tutti mescolati in un gigantesco gioco al massacro. Nella progressione gratificante dell’opera di Aster, Eddington è il suo film più instabile e il più ferocemente stimolante. Nella sua America allucinata, l’incubo ha di nuovo cambiato pelle e cavalca verso un genere nuovo: il western psicologico che sottopone Joaquin Phoenix a un secondo trip allucinogeno (Beau ha paura). 

Dopo i demoni familiari (Hereditary), le sette pagane (Midsommar (guarda la video recensione)) e le tribolazioni esistenziali di un uomo che ha paura di tutto e ha male dappertutto (Beau ha paura), l’autore americano abita un’immaginaria cittadina del New Mexico, teatro di una follia generalizzata, dove la pandemia è solo uno dei tanti sintomi di un mondo che sta andando alla deriva. In un neo-western pieno di polvere e in piena epidemia da Covid, Aster confronta uno sceriffo conservatore (Joaquin Phoenix) e un sindaco progressista (Pedro Pascal), che impone l’uso della mascherina, misura alla quale il primo rifiuta ostinatamente di sottomettersi. Figure tutelari del vecchio West(ern), a cui difetta la saggezza, si detestano senza sconti e si affrontano in un duello spietato per il potere, sullo sfondo del complottismo e dell’ascesa degli estremismi che spingono dal fuori campo. L’uso delirante delle armi da fuoco fa il resto. La coppia protagonista incarna con ferocia l’estrema polarizzazione delle nostre società, offrendo materiale sufficiente per sondare le angosce contemporanee. Si capisce allora perché Aster abbandoni l’horror per un altro genere, più efficace nel narrare l’America consumata dalla violenza. Realizzato con le risorse del western contemporaneo, Eddington è una storia puramente americana in cui l’America non è il malato ma la malattia stessa, nella tradizione di “Meridiano di sangue”, il romanzo quasi biblico di Cormac McCarthy, o de Il mucchio selvaggio, il western barbaro di Sam Peckinpah


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Da Ari Aster ci aspettavamo questo, tutto questo e ancora. Una piccola città costruita su una faglia, non lo è ma è come se lo fosse. Il Messico è a due passi e diverse proprietà si estendono a cavallo della contea adiacente, un pueblo indiano. Nel mezzo, lo sceriffo prova a prendere il posto del sindaco, fermamente convinto come lui delle proprie idee di giustizia e di bene comune. Per loro, come per l’America, non c’è bisogno di un virus perché tutto sia completamente fottuto. Magnificamente ripresi, gli attori sono al centro di un dispositivo a ‘combustione lenta’, ricettacolo di tutte le nevrosi del momento e miccia pronta a far saltare tutto. Certo con Trump al governo, il pandemonio che mette in scena Eddington appare oggi meno spettacolare, meno delirante, ma in un certo senso così familiare e per questo così inquietante. Ideato e realizzato sotto Joe Biden, il film lavora di immaginazione. Come si poteva immaginare l’America? Quale incubo avrebbe potuto generare il proseguimento di quella che si era manifestata la più delirante e distruttiva delle epidemie? Da allora, è successo, ed è peggio di qualsiasi fantasia. Ce lo racconta la serie del momento, The Pitt, cronaca di un team di medici ‘in emergenza’ ma soprattutto storia di un dottore che non ha mai superato il trauma del Covid. Durante le 15 ore di lavoro, che compongono la prima stagione, ha periodici flashback dei giorni peggiori della pandemia. Cinque anni dopo, il ricordo di quel giorno è sufficiente a ridurre lo stoico eroe della serie Max a un cumulo di lacrime. Il COVID lo ha fottuto, ci ha fottuti. Tutti noi, che abbiamo perso i nostri cari e qualcosa che non sappiamo ancora definire.


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Se i flashback del Dr. Robby costituiscono una piccola parte di The Pitt, Eddington ritorna totalmente su quel passato prossimo, con il fastidio acuto di un tampone infilato nel naso. Che sia un test, a cui si sottopone con mix di dolore e confusione lo sceriffo di Phoenix, o l’angoscia di un anziano signore con berretto da baseball e camicia a quadri che chiede a gran voce di poter entrare in un supermercato senza mascherina, altrimenti non riuscirebbe a respirare, il film ci riporta, non senza umorismo ed energia, a un tempo cupo che avevamo spinto in fondo alla memoria anche se i suoi effetti sono ancora evidenti. Basta guardare la comunità malata di Eddington, definita dal conflitto tra un ribelle del lockdown e un primo cittadino corrotto intenzionato a cedere parte della periferia cittadina a un enorme data center. Il ‘duello’ è solo il preludio di una lunga discesa nella pazzia, innescata dalla paura di un virus incontrollato, e poco compreso, e catalizzata da divisioni politiche e teorie del complotto online. Tutti, diversamente fastidiosi e fanatici della cospirazione, saranno ‘decimati’ da altre forme di infezioni mentre le mascherine scivolano progressivamente sotto il naso. Perché l’ultimo e unico orizzonte del film è un massacro, una notte insonne senza tregua che trova un’armeria e una provvidenziale mitragliatrice per il nostro sceriffo asmatico. Un po’ idiota, un po’ one man show in un confronto finale e sanguinoso che renderebbe orgogliosi i fratelli Coen. Prendere o lasciare. Risucchiato nel suo sogno febbrile e paranoico, lo sceriffo spara a vista dentro un western contemporaneo che adotta la forma del disastro in corso. La nuova frontiera è un Eldorado digitale sempre più ostile, un West infinito, come una guerra indiana che continua per sempre, come una sospensione indefinita della legge.


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Serie TV, Drammatico, Poliziesco - Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda, Finlandia, 2023, 6x60’

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