Serie comedy che offre uno spaccato di quanto succede all'interno di una società di produzione. Espandi ▽
Matt Remick sfreccia su un golf cart da un set innevato agli uffici ipermoderni della Continental Studios, ignaro del fatto che sta per ricevere la promozione della vita. Ha prodotto un franchise da miliardi di dollari, ma sogna ancora di firmare un'opera degna della Nouvelle Vague. Quando il CEO Griffin Mill gli affida il timone dello studio, Matt accetta entusiasta, salvo scoprire che il suo primo compito è trasformare la mascotte di una bevanda zuccherata nel prossimo fenomeno culturale, sull'onda del successo di Barbie. È l'inizio di una scalata vertiginosa tra sogni d'autore, compromessi creativi e un vortice di disastri tragicomici che coinvolgono Martin Scorsese, Ron Howard, Olivia Wilde e altri mostri sacri, tutti chiamati a recitare sé stessi in una Hollywood più assurda del vero.
A metà strada tra lettera d'amore al cinema e riflessione travestita da satira, The Studio di Seth Rogen ed Evan Goldberg è una grande serie di Apple TV+. Una satira su Hollywood ma anche, e soprattutto, una riflessione scorsesiana travestita da commedia, con sinceri omaggi al potere delle storie e del cinema, e a chi, nonostante tutto, ancora prova a raccontarle. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Le vicende di una famiglia in cui le quattro figlie scoprono i tradimenti del padre. Espandi ▽
Takiko (Yu Aoi) e le sue tre sorelle Tsunako (Rie Miyazawa), Makiko (Machiko Ono) e Sakiko (Suzu Hirose) scoprono che il loro padre settantenne ha una relazione da anni con una donna più giovane. Questo evento scatena una serie di riflessioni e rivelazioni che trasformano profondamente le loro vite. La scoperta di un figlio segreto, rivelata a Takiko attraverso un investigatore privato, complica ulteriormente la situazione. Ogni sorella, con la propria personalità e il proprio bagaglio emotivo, reagisce in modi diversi, offrendo uno spaccato intimo e autentico delle relazioni familiari e della condizione femminile.
Asura, un riadattamento contemporaneo della serie televisiva del 1979 di NHK Like Asura, è un piccolo capolavoro in sette episodi. La serie originale fu fondamentale per l'evoluzione della televisione giapponese, diventando un modello per il genere drama nazionale. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un documentario che dietro la superficie frivola e nostalgica rivela un'opera intrisa di autentica militanza. Documentario, Svizzera2024. Durata 105 Minuti.
Una bottega artigianale custodisce una cultura omosessuale non scritta nei manuali: documentario d'osservazione e militanza. Espandi ▽
Nel centro di Palermo, il Quir Fattoamano è un negozio di articoli in pelle molto colorati gestito da Massimo Milani, vivace e prorompente signora trans che non ha rinunciato al suo nome maschile, e dal suo compagno Gino Campanella, mite e sorridente signore dai capelli e barba bianca. Decani della comunità omosessuale cittadina, al momento delle riprese, cioè l’immediato post pandemia, stanno insieme da quarantadue anni, avendo celebrato anche un simbolico matrimonio, anzi due. Il regista Nicola Bellucci li pedina, fuori e dentro il Quir, che più che un punto di incontro, è un confessionale, un rifugio, un avamposto utopico.Quir, documentario di osservazione, è anche inevitabilmente un’operazione di recupero di memoria, attraverso percorsi individuali, della cultura queer italiana. Una storia estremamente frammentata, ancora tutta da scrivere, di persone che non ci sono più e dalle tante anime, che una Palermo multiculturale riflette al punto da essere set ideale. Sotto la superficie frivola e nostalgica, un’opera intrisa di una militanza stratificata, con la lepida saggezza della maturità. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La vera storia della Spaghetti Funk, storica crew milanese che all'inizio degli anni '90 ha dato il via in Italia alla nascita del genere hip hop in Italia. Espandi ▽
Un gruppo di amici si riunisce per realizzare un sogno impossibile: fare rap all'italiana. Nasce così la Spaghetti Funk, storica crew milanese che all'inizio degli anni Novanta, partendo da zero, ha dato il via alla nascita del genere hip hop in Italia, tra successi e allontanamenti. Non è l'ennesimo documentario musicale di taglio biografico. Quello firmato e prodotto da Carla Mori e Gabriele “Pacio” Pacitto è piuttosto la testimonianza di un'impresa sulla carta impossibile, che un gruppo di ragazzi sconosciuti realizzasse insieme il sogno di fare musica. La forza del documentario non sta solo nella scelta delle musiche (di Articolo 31, Gemelli Diversi, Space One e Dj Jad), ma nel proporre un efficace mix tra repertorio, live, backstage e archivi privati con immagini inedite gustose girate direttamente dai protagonisti, capaci di cogliere e restituire sullo schermo l'intimità di un gruppo di amici, ma anche sottolineare la potenza dirompente di una generazione decisa a rompere con il passato e usare la musica come strumento di emancipazione. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una danza di proiettili scatenata da un uomo in stato di shock per il suicidio della fidanzata. Espandi ▽
La fidanzata di Goda si suicida con un colpo di pistola. Il trauma dell'evento conduce Goda verso un'ossessione per le armi da fuoco e quindi verso un limbo degradato di violenza. Trovandosi a contatto con una gang che in passato lo aveva rapinato, finisce per diventarne una delle figure centrali.
Ideale conclusione di una trilogia sulla crisi identitaria maschile, nata con Tetsuo e proseguita con Tokyo Fist, Bullet Ballet porta alle estreme conseguenze il rapporto tra trauma, alienazione e ossessione urbana. Nel suo linguaggio essenziale e rabbioso, Bullet Ballet è forse il film più cupo di Tsukamoto: meno apocalittico ma più dolorosamente vicino alla realtà. Il corpo non si trasforma più, non si ribella, non evolve: è fermo, pietrificato dalla sofferenza. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Tre coppie. Quattro vacanze. Tante questioni da affrontare. Espandi ▽
Nel corso di un anno, tre coppie di amici, legate dai tempi dell'università, si ritrovano per trascorrere insieme quattro vacanze, una per ogni stagione. Kate, la figura più organizzata del gruppo, è sposata con Jack, un uomo accomodante e rassicurante; Danny e Claude formano una coppia molto affiatata, ma segnata dai primi segnali di fragilità fisica; Nick e Anne, che appaiono come la coppia più solida, vedono invece il loro matrimonio sgretolarsi quando Nick annuncia l'intenzione di divorziare e presenta al gruppo la sua nuova, giovane compagna: Ginny. Nel susseguirsi delle stagioni, i rapporti tra i sei amici si trasformano, messi alla prova dal tempo che passa, nonostante la loro ostinata volontà di restare uniti.
Con The Four Seasons, Netflix propone una miniserie matura e sottile.
La serie cattura con precisione quell'attimo fragile in cui la vita non è più fatta di sogni da realizzare, ma di equilibri da mantenere. Lo fa con un'estetica elegante, un montaggio che scandisce le stagioni con ritmo musicale - Vivaldi, non a caso, aleggia nel titolo e per tutta la serie - e con un cast affiatato, consapevole di ciò che sta costruendo: raccontare, senza eccessi, il passare del tempo. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Il rapporto in crisi tra una madre psicologa e il figlio alunno nella stessa scuola, in un mondo che cade a pezzi. Espandi ▽
Slovenia, anno scolastico 2020-2021. Durante la pandemia da Covid, Maja e il figlio quattordicenne Jan si trasferiscono dalla capitale Lubiana in una cittadina di provincia. Lei lavora come psicologa nella stessa scuola primaria dove il figlio sta frequentando l'ultimo anno. Maja ha da poco divorziato, è in crisi e ha problemi di alcolismo. Nel frattempo, dopo aver seguito i primi mesi di lezioni da remoto, Jan tenta invano di ambientarsi nella nuova classe, viene bullizzato e fa amicizia con uno strano e pericoloso vicino di casa.
Con un umorismo tipico di certo cinema dell'Est europeo, il regista e sceneggiatore sloveno Nejc Gazvoda al suo terzo lungometraggio di finzione mette in scena un mondo a pezzi, strapazzato non solo dagli effetti della pandemia e dalla quarantena.
Dramma e commedia si mescolano per delineare in chiave grottesca una contemporaneità in crisi, che si riflette sulla sfera familiare, scolastica, sociale. In costante equilibrio tra commedia e dramma, Gazvoda demolisce i due nuclei educativi fondanti della società, famiglia e scuola, che affondano nel ridicolo di modelli disfunzionali in cui ciascun individuo, senza distinzioni tra età adulta e adolescenza, sembra pensare solo a sé stesso o a salvare le apparenze. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
La storia del gruppo rap nord-irlandese Kneecap, raccontata in chiave comedy action dai suoi stessi protagonisti. Espandi ▽
Liam e Naoise sono due amici ventenni di Belfast, nullafacenti e piccoli spacciatori. Legatissimi alle loro origini, hanno imparato l’irlandese grazie ad Arlo, il padre di Naoise, un ex membro dell’Ira creduto morto ma in realtà in clandestinità. Quando Liam viene arrestato a un rave party, rifiutandosi di parlare in inglese conosce JJ Ó Dochartaigh, un professore di musica chiamato a fare da interprete dall’irlandese. L’incontro farà nascere una strana amicizia tra i due ragazzi e l’adulto, da cui prenderà vita il gruppo rap Kneecap. Uno dei casi cinematografici dell’anno scorso arriva finalmente in Italia. Un generale clima di rabbia, insoddisfazione, frustrazione aleggia nell’Irlanda del Nord raccontata dal film: una nazione che ha interrotto una striscia di sangue lunga secoli, ma non ancora pacificata. Al film non bisogna certo chiedere rigore, o giustezza di toni, perché è urlato, eccitato, scombussolato, carico di rabbia esibita, tra voci narranti, sequenze d’azione, commenti ironici, inserti animati, esagerazioni, sesso, squarci lirici e un finale che ricompone in qualche modo le fratture da cui tutto nasce. E questa, ovviamente, è la ragione del suo successo. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Agnes, segnata da una violenza subita, finge che tutto vada bene finché una riunione di classe la costringe a confrontarsi col passato. Espandi ▽
“Mi è successo qualcosa di molto brutto”, dice Agnes, studentessa post laurea e neodocente: quel qualcosa è una violenza sessuale che ha subìto e che cerca ad ogni costo di rimuovere, asserendo agi altri che “tutto va bene”. Una riunione di classe è l’evento che farà riemergere il ricordo della violenza, di cui è stato colpevole un suo ex professore. Sorry, Baby è il film di esordio di Eva Victor, che ne ha scritto la sceneggiatura, dirige e interpreta il ruolo della protagonista. Ed è un esordio folgorante che rivela un vero talento cinematografico e una voce femminile unica e potente. Affronta in modo originale il tema della sopravvivenza a una violenza alternando dramma e humour, con una leggerezza che non è mai svilente di quanto è accaduto e una capacità di andare a fondo nel dolore della protagonista, e di descrivere il danno che la violenza sessuale causa in chi sembra sopravviverle in modo “efficiente”. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Nico, bambino moderno e ribelle, passa l'estate con una zia siciliana rigida e religiosa. Scontri e diffidenze lasciano spazio a un legame profondo. Espandi ▽
Nico è un bambino di oggi, dipendente dal telefono e con lo smalto sulle unghie. All’improvviso viene strappato al suo mondo “del nord” per passare un mese d’estate in Sicilia, in compagnia di un’anziana zia, Gela. Nico e Gela, ognuno radicato nelle proprie certezze ma con dolori simili nel cuore, dovranno pian piano cercare un linguaggio comune. Prima volta nel lungometraggio per Margherita Spampinato, che con autoriale dolcezza scrive, dirige e monta un omaggio all’arcano mondo delle nonne, come ce lo ricordiamo tutti nella nostra memoria infantile. Gela e Nico non sono esattamente nonna e nipote, ma proprio per questo riescono a isolare e incarnare ancora meglio la dinamica di estrema differenza e di grande vicinanza che si crea in quel rapporto. È un film nostalgico, che guarda a un milieu classico come la proverbiale “estate italiana”, che forse non esiste più se non filtrata attraverso l’immaginario collettivo. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una caduta vertiginosa nel
dramma e la risalita, tenace. Una storia di resilienza, di amore per la
vita, di speranza. Documentario, Italia2025. Durata 52 Minuti.
Un documentario che esplora forza mentale e passione attraverso una storia di rinascita, di quelle che solo lo
sport sa regalare. Espandi ▽
Il documentario racconta la storia di Simone "Tartana" Fabbri, la sua scelta di confrontarsi con un IRONMAN, il suo avvicinamento umano e la sua preparazione fisica e mentale in vista dell'evento e, infine, l'evento stesso. Una storia di coraggio, rinascita e volontà di superare i propri limiti, che riesce a toccare corde profonde, anche attraverso l'ironia e la spontaneità della sua voce narrante. Recensione ❯
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Una serie originale che invita a cambiare prospettiva e riflette con intelligenza su temi cari agli adolescenti e agli adulti. Animazione, USA, Malesia2025.
Attorno a una decisiva partita della squadra di softball di una scuola media, si intrecciano le storie di vari personaggi: Laurie, la figlia del coach, non è molto dotata come giocatrice e vive nell'ansia di deludere il padre; soffre il confronto indiretto con Kai, la migliore della squadra; l'altra compagna Rochelle cerca di racimolare i soldi per la quota di iscrizione al team dando ripetizioni e aiuti a scuola, dato che la madre Vanessa non naviga in buone acque; l'arbitro della partita è un insegnante di educazione fisica e sta tentando di lasciarsi alle spalle la rottura con la fidanzata (e collega)... Tutti i personaggi dovranno affrontare le proprie insicurezze e paure, per superarle in campo e ancora di più nella vita. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Dramma e commedia, humour e austerità, grottesco e sublime si mescolano e si fondono in un'unica musica. Espandi ▽
Lissy Lunies ha grandi difficoltà nella gestione del marito affetto da demenza senile. Lei, a sua volta, ha problemi di salute non di poco conto. Il loro figlio Tom è direttore di un'orchestra di giovani e sta occupandosi della partitura scritta da un amico costantemente insoddisfatto del risultato. Al contempo si trova a gestire anche la maternità dell'ex compagna non essendo il padre della nascitura. Sua sorella Ellie, assistente di studio odontoiatrico, ha una forte tendenza all'alcol e non si fa sentire dai familiari da molto tempo.
Il film vincitore del premio alla migliore sceneggiatura alla Berlinale supera la prova della durata grazie alla credibilità dei personaggi.
Il punto di partenza del film è legato alla scomparsa in successione, in un breve arco di tempo, dei genitori del regista. Questa doppia perdita gli ha imposto una serie di riflessioni che ha poi trasferito nella finzione. Ne è nato un film suddiviso in capitoli che, nonostante qualche punto di cedimento, conserva una sua forza legata, oltre che alla scrittura, alla performance di tutto il complesso degli attori. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Un uomo ricomincia la propria vita diventando l'autista di un carro funebre. Espandi ▽
Dopo 14 anni di carcere Myagmar si ritrova da solo: sua madre è nel frattempo. L’esperienza carceraria ha lasciato segni profondi su Myagmar: ossessionato dal senso di colpa per il crimine commesso, in carcere ha perso la capacità di comunicare con il prossimo, si è ammalato di insufficienza renale, è stato abusato e violentato. L’unica compagnia che Myagmar sembra in grado di tollerare è quella di un branco di cani randagi, con i quali condivide la sua abitazione e dei quali si prende quotidianamente cura. Trova lavoro come autista per un’azienda di pompe funebri e lì conosce un giovane monaco buddhista e un anziano falegname non vedente, che lo illuminano sulla via della saggezza. Ma l’attrazione e l’istinto di protezione per Saruul, la bella e irrequieta figlia del falegname, lo ricondurranno nel gorgo della disperazione. Gli archetipi del noir e delle cause perse, che conducono a un destino nefasto, sono presenti, ma la prevedibilità della trama non inficia lo svolgimento del film, armonico e sorretto da interpretazioni notevoli, tanto per il protagonista che per la giovane Saruul, anima smarrita e autodistruttiva, consegnata dal destino alle luci al neon della capitale ostile. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.
Lucia, timida e sensibile, è una ragazzina che frequenta il coro di una scuola cattolica e si trova ad affrontare i primi turbamenti e interrogativi della vita. A chi appartiene il mio corpo? Espandi ▽
Lucia ha sedici anni, è una ragazza timida, introversa, ma curiosa. Viene da un’educazione familiare e scolastica molto rigida, per cui il corpo e le sue esternazioni sono sinonimo di peccato. L’arrivo degli operai, corpi maschili finora sconosciuti, porterà scompiglio in lei e nell’istituto gestito dalle suore che frequenta. Un delicato film di formazione e, insieme, di iniziazione sessuale. Djukic firma un film suggestivo, mai volgare, molto casto nel suo raccontare anche il rapporto spesso conflittuale tra il desiderio e il rispetto delle norme religiose. Ne esce un affresco luminoso di un percorso che non ha nulla di morboso, o perverso: il film è universale perché mira a portare sullo schermo i turbamenti che tutti attraversano durante l’adolescenza, nell’esigenza di scoprire il proprio corpo e quello altrui, nelle molteplici interazioni possibili. La regista dimostra alla sua opera prima di avere uno stile originale e un controllo della materia narrativa, che non deborda e non annoia. Recensione ❯
Vota da 1 a 5 stelle
La tua recensione è stata registrata. Convalida adesso la tua preferenza.
Ti abbiamo appena inviato un messaggio al tuo indirizzo di posta elettronica. Accedi alla tua posta e fai click sul link per convalidare il tuo commento.
La tua preferenza è stata registrata. Grazie.