Una serie a cui essere grati: un universo disfunzionale dalla scrittura eccezionale, nel quale possiamo riconoscerci tutti. Commedia, USA, Gran Bretagna2025. Durata 30 Minuti.
Una serie di Lena Dunham - che torna dopo il successo di Girls, e dei produttori di Notting Hill. Espandi ▽
Dopo una rottura sentimentale, Jessica, stacanovista newyorkese, si trasferisce a Londra con l'intenzione di rimanere sola. Incontra Felix, che la fa riconsiderare l'idea di trovare di nuovo l'amore. Recensione ❯
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Dal produttore esecutivo e showrunner Clyde Phillips, un capitolo con Dexter Morgan che guarda al passato e al futuro. Espandi ▽
Sopravvissuto al colpo di fucile esploso da Harrison, Dexter entra in un coma di dieci settimane popolato dai fantasmi del passato. Al risveglio, il figlio è fuggito a New York per rifarsi una vita lontano dal padre e dal suo retaggio. Le strade dei due finiscono però per incrociarsi di nuovo, insieme a quella di un miliardario eccentrico, Leon Prater, e della sua inflessibile agente di sicurezza, Charley, impegnati in una caccia silenziosa a criminali inafferrabili. Intanto il capitan Batista continua a stringere il cerchio sull'identità di Dexter, mentre la voce di Harry torna a farsi bussola interiore.
Una resurrezione in pieno stile Anni Dieci che funziona, c'è poco da dire, malgrado il redivivo Dexter scelga la strada più rischiosa: non quella di tornare indietro, nella sua Miami, ma di rilanciare.
La scelta di spostare il baricentro - meno splatter gratuito, più psicologia operativa - e la capacità di "riattivare" il passato invece di celebrarlo, sono i veri punti di forza di questo sequel, capace tanto di commemorare quanto di guardare avanti, forse per l'ultima volta, nella vita di uno dei personaggi seriali più importanti dell'ultima Golden Age. Recensione ❯
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Riepilogo competente del caso Julian Assange e Wikileaks: un salutare monito sullo stato globale dell'informazione. Documentario, USA2025. Durata 126 Minuti.
Un panoramica sul caso di Julian Assange. Espandi ▽
A novembre 2010, il giornalista australiano Julian Assange, fondatore dell'organizzazione Wikileaks, diffonde decine di migliaia di documenti coperti dal segreto di Stato statunitense, in particolare relativi alla presenza militare e ai crimini di guerra degli USA in Iraq e in Afghanistan. È l'inizio, per lui e il suo staff, di quindici anni di iper esposizione mediatica. E di un duro percorso di resistenza civile: accusato di spionaggio dagli Stati Uniti e quindi perseguibile per legge, richiede protezione nella neutra ambasciata ecuadoriana di Londra, dove rimane recluso per cinque anni, mettendo a grave rischio la propria salute, anche mentale.
Il riferimento a Prometeo, evocato da Varoufakis, è l'apice di un film saggio che incita ad armarsi di competenza per scongiurare il rischio collettivo di totalitarismi. Per farlo, basterebbe informarsi, seguendo il rimando, sui titoli di coda, al 2024 come anno nero per i giornalisti (fonte: Cpt, Committee to Protect Journalists). Se Assange dal 2024 è di nuovo libero, la categoria non sta benissimo Recensione ❯
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Giuda racconta la Passione dal suo punto di vista: lui e Gesù, legati da un destino speculare, muoiono lo stesso giorno per compiere la profezia. Espandi ▽
Giuda nasce in un bordello, figlio di una prostituta che muore al momento della sua nascita. Cresciuto senza un padre e usato e abusato dai tenutari si vendica uccidendoli e diventa il proprietario della casa di piacere. Fino a quando un giorno Gesù si reca da lui per incontrare Maddalena, sua sorella, che aveva salvato dai lapidatori. Da quel momento lascia tutto per seguire l’amico e maestro che poi tradirà. Giulio Base rilegge i Vangeli secondo una prospettiva che meritava l’approfondimento. La tesi finale del film, cioè che Gesù aveva bisogno di qualcuno che lo tradisse per compiere la propria missione fino in fondo, era già stata avanzata (on stage e sul grande schermo per la regia di Norman Jewison) da Jesus Christ Superstar. Il Giuda di Giulio Base affronta questa lettura ma vi giunge partendo da tutt’altre premesse e liberandosi da tutte le precedenti trasposizioni sullo schermo della figura di Cristo. Recensione ❯
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Stanley Tucci intraprende un indimenticabile viaggio culinario tra cinque regioni italiane, mostrando i loro sapori unici e le ricche tradizioni Espandi ▽
"La via migliore per comprendere ciò che rende unico un Paese è attraverso il suo cibo, che esprime la sua identità nel modo più diretto". A parlare è Stanley Tucci, l'attore italoamericano che negli ultimi anni si è costruito una reputazione, oltre che come ottimo interprete cinematografico, come esperto di cucina, cuoco, autore di libri di ricette e grandissimo estimatore del cibo in tutte le sue varietà.
E poiché, come dice lui stesso, in Italia "ogni regione si differenzia per il suo carattere e la sua storia", Stanley ha creato l'ennesimo programma dedicato all'Italia e al suo cibo, Tucci in Italy, dedicando le sue cinque puntate ognuna ad una regione: Lombardia, Toscana, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Lazio. La serie è prodotta dallo stesso Tucci insieme al National Geographic, cosa evidente per la qualità delle riprese della natura e dei luoghi dell'Italia più accattivante.
Vedere la serie è come ascoltare una bella favola che ci fa dimenticare le tante brutture dell'Italia di oggi, e ci rende orgogliosi di essere comunque un paradiso agroalimentare e paesaggistico che il mondo - giustamente, direbbe Stanley - ci invidia. Recensione ❯
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Una famiglia si ritrova in una villa a parlare del loro passato e dei loro ricordi. Espandi ▽
Dopo una vita passata in Italia a lavorare come domestica, la filippina Lilia si ritrova in lascito le proprietà della sua datrice di lavoro, scomparsa senza eredi. Sola in una villa enorme, riceve la visita dei fratelli minori, Manny e Rosa, con i quali condivide una storia familiare difficile e qualche disaccordo sulle circostanze del presente.
Lo slow cinema incontra temi di diaspora, migrazione e identità in questo piccolo esordio che parla di Italia e Filippine, indagando lo spazio condiviso tra i due popoli. Lo firma Liryc Dela Cruz, giovane artista all'esordio nel lungometraggio di finzione dopo alcuni corti e documentari. Recensione ❯
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Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano molteplici difficoltà di gestire i due figli. Espandi ▽
Quando un illustratore britannico resta vedovo tutto sembra crollare. Alla disperazione per la perdita della moglie si accompagnano le molteplici difficoltà, pratiche come emotive, di gestire i due figli e nel frattempo provare a elaborare il suo lutto. Lo farà attraverso la sua passione per le illustrazioni e in particolare attraverso una sua creatura che prenderà vita, con insospettabili conseguenze. Struggente, inquietante, a tratti spaventoso, il film di Dylan Southern tratto dal romanzo di Max Porter Grief is the thing with feathers ha sicuramente il merito di restare impresso. Intanto per il suo protagonista e coproduttore Benedict Cumberbatch, che in The Thing with Feathers (letteralmente: la cosa con le piume) regala una performance di rara intensità nell'interpretare un uomo devastato dalla perdita di sua moglie. Southern dimostra di saper raccontare bene il senso di profonda alienazione quando si perde l'amore della propria vita e tuttavia la vita deve continuare: i figli devono essere nutriti e accompagnati a scuola, i lavori d'illustrazione portati a termine. Ma * non ce la fa, è un uomo spezzato che malgrado la terapia non riesce a risollevarsi dal suo dolore. Funziona l'idea originale di inserire quel tocco di black fantasy che sfocia nel thriller cupo per raccontare le inquietanti deviazioni che la labirintica mente umana è in grado di seguire. Un film che ha il merito di intrattenere, intenerire, stupire, spaventare persino, accompagnando lo spettatore lungo l'abisso in cui inevitabilmente cade il disperato protagonista. Recensione ❯
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Durante una vacanza, Ashley lascia Carey dopo un incidente. Lui trova conforto nella moglie dell'amico e scopre i vantaggi della coppia aperta. Espandi ▽
Ashley e Carey sono sposati da quattordici mesi, ma mentre sono in viaggio lei gli rivela di volerlo lasciare. Carey si rifugia allora dal suo migliore amico, finendo per restare attratto da sua moglie Julie. Fortuna che i due hanno optato per la coppia aperta, opzione a cui Carey non aveva pensato e che forse potrebbe tornargli utile per rimettere in piedi il suo rapporto con Ashley. È una gustosa commedia irriverente, Splitsville di Michael Angelo Covino. Unisce allo slapstick dialoghi umoristici, dove nessuna battuta è sprecata. Non ha altra pretesa che divertire, e si vede, tanto che come tema centrale sceglie uno dei più banali/universali: i rapporti di coppia. La rom-com stavolta è declinata al maschile, nel senso che non c’è solo il rapporto sentimentale e sessuale etero al centro della scena, ma anche il forte senso di amicizia tra i due personaggi maschili. Bravissimi Kyle Marvin e lo stesso Covino. Recensione ❯
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Il film è in parte diario di viaggio, in parte commedia autoriflessiva. Espandi ▽
Taro, regista indipendente di dubbie prospettive, vive la vita in una condizione di perenne svagatezza, guidato e mantenuto dalla metodica fidanzata Yuki. Invitato a Beppu per una menzione speciale assegnata da un festival al suo film incontra Miki, che era in sala a vedere il suo film, e trascorre la giornata con lei, immerso nel piacevole limbo che precede una possibile storia d’amore. Già sceneggiatore di 100 Yen Love, Shin Adachi scrive e dirige un curioso film, che scimmiotta il cinema indipendente di festival in stile Sundance per raccontare una possibile storia d’amore. Senza idealizzare alcunché, Adachi si concentra sul non detto e sulle occasioni mancate, sulla titubanza incurabile del suo protagonista, incapace di uscire dal proprio personaggio e arrendersi a quel che sembra indicare il destino. Il linguaggio e i riferimenti sono quelli del cinema indipendente americano, come rende palese il riferimento esplicito a Prima dell’alba di Richard Linklater. Recensione ❯
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Il dodicenne Nanning vive la caduta del nazismo in una piccola isola sul Mare del Nord. Espandi ▽
Isola di Amrum. Primavera 1945. Sono gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale e già si avverte che il nazismo sta per essere sconfitto. Il dodicenne Nanning ha il padre al fronte e una madre fervente nazista che soffre anche fisicamente per quanto sta accadendo. Il bambino cerca di comprendere quanto accade. Fatih Akin per la prima volta dirige una sceneggiatura che non nasce direttamente da una sua idea ma riesce a farla pienamente propria. Il film infatti ha origine da uno script del regista Hark Bohm che, vistosi nell’impossibilità fisica di dirigerlo, ha accettato la proposta di Akin di rivedere insieme il testo per poi portarlo sullo schermo. Akin ci consente di leggere una caduta dal supposto paradiso dell’ordine costituito ed imposto vissuta da chi indossa ancora la divisa della Hitlerjugend e che non può non avere introiettato il veleno dell’ideologia. Recensione ❯
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Un insegnante russo documenta la trasformazione della sua scuola cittadina in un centro di reclutamento di guerra durante l'invasione dell'Ucraina, rivelando i dilemmi etici che gli educatori affrontano tra propaganda e militarizzazione Espandi ▽
Pavel “Pasha” Talankin non è propriamente un insegnante. È colui che, in una scuola di una cittadina del Karabash, è addetto al coordinamento degli eventi scolastici nonché il responsabile della videoteca. Dopo l’inizio dell’”operazione militare speciale” in Ucraina del 22 febbraio 2022 assiste in tempi rapidi alla trasformazione del suo lavoro in un veicolo di propaganda militarista. Deve cioè documentare marce con bandiera, discorsi patriottici dei docenti, piccole parate militariste. Decide di trasformare questo suo dovere professionale in un ‘attività di controinformazione rivolta soprattutto a chi vive al di fuori dai confini. Ciò che risulta essere più interessante in questo film, realizzato con i materiali registrati dal giovane filmmaker che è riuscito a lasciare la Russia prima di essere prima o poi arrestato, è sicuramente la documentazione di come un regime provi ad insinuarsi a forza nelle coscienze dei meno culturalmente attrezzati, cioè dei più giovani in età scolastica. Recensione ❯
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Clémence, dopo la separazione e l'amore per una donna, affronta la manipolazione dell'ex marito che le impedisce di vedere il figlio liberamente. Espandi ▽
La separazione tra Clémence e il marito Laurent sembra all’inizio serena, senza troppi problemi nel gestire la custodia condivisa del figlio di otto anni Paul. Avendo abbandonato il mestiere di avvocato, Clémence si è data nel frattempo alla scrittura, all’amato nuoto in piscina e alla scoperta dei rapporti con le donne. Proprio questo dettaglio fa inasprire il rapporto con Laurent, che attraverso la manipolazione del bambino intrappola Clémence in un’odissea giudiziaria impedendole di vedere il figlio se non sotto stretta supervisione. Vicky Krieps è una delle certezze nel panorama del cinema indipendente europeo contemporaneo, e in Love Me Tender trova il tipo di progetto che meglio la rappresenta. In cambio riceve la possibilità di aggiungere un’ennesima ottima interpretazione al suo catalogo, in uno sfaccettato dramma francese che parla di una donna a tutto tondo e non solo di una madre in lotta per la custodia del figlio. Recensione ❯
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Durante il 25° compleanno della figlia, eventi imprevisti sull'isola privata di Markos Timoleon mettono a rischio il suo potere e la sua stabilità. Espandi ▽
A metà degli anni settanta, una splendente isola sul Mar Egeo fa da oasi privata per Marcos Timoleon, ricchissimo e solitario armatore di origini greche e di influenza cosmopolita. Nell'arco di una giornata, l'uomo aprirà le porte della sua residenza a un colorito gruppo di amici e conoscenti da tutto il mondo, riunitisi per la festa di compleanno della figlia Sofia. Rimasta l'unica erede della famiglia dopo la dolorosa morte del primogenito di Marcos, la giovane donna ha una sorpresa da confidare al padre, il quale però tratta gli affetti come gestisce gli affari, e non si fa dunque mai trovare impreparato.
Cinico e decadente, questo adattamento di un romanzo di Panos Karnezis funziona come compatta allegoria sui nauseanti effetti del potere. La gira lo spagnolo Miguel Ángel Jiménez, autore di corti e documentari in patria ma poco noto sulla scena internazionale. Recensione ❯
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Nel 2001, Kamal Aljafari e l'amico Hasan viaggiano a Gaza per cercare un ex compagno di cella, esplorando luoghi, volti e ferite della città. Espandi ▽
In una serie di registrazioni risalenti al 2001 e ritrovate solamente di recente, Kamal Aljafari riporta alla luce un viaggio dell’epoca fatto a Gaza, in compagnia dell’amico Hasan. Il regista palestinese si era recato sul posto in cerca di un uomo con cui aveva brevemente condiviso una cella in prigione, più di dieci anni prima. Senza avere molte informazioni su di lui, i due si inoltrano per le strade di Gaza, parlano con gli abitanti, assistono alla distruzione già perpetrata dall’esercito israeliano, e si avventurano in auto nei territori fuori dalla città. In questi anni di conflitto atroce a Gaza, il cinema multidimensionale e autoriflessivo di Kamal Aljafari si propone come complemento ideale alle testimonianze documentarie più dirette e lineari che hanno a che fare con l’attualità nelle terre palestinesi. Dopo A Fidai Film del 2024, Aljafari torna con un’opera più essenziale e anche più personale, ancora una volta basata sullo scarto temporale tra periodi diversi e sulla riflessione ontologica di quale sia il significato di un’immagine preesistente una volta che ne cambiamo il contesto. Recensione ❯
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Miniserie biografica che racconta le vicende che hanno portato Tamara a diventare una cantante pop di successo e un'icona negli anni 2000 della tv spagnola. Espandi ▽
In un caleidoscopio di luci al neon, suoni sintetici e sogni improbabili, Superstar - prodotta da Netflix - racconta l'ascesa e la caduta di Tamara, poi Yurena, icona controversa della TV spagnola dei primi anni Duemila. Ogni episodio esplora la sua storia da un punto di vista diverso: la madre che ne gestisce la carriera, il compositore delle sue canzoni trash, i rivali bizzarri che l'accompagnano sul palcoscenico mediatico.
La realtà si dissolve spesso nel surreale, mentre tra apparizioni, talk show, visioni mistiche e ricordi reinventati si delinea un ritratto multiplo di una donna che, suo malgrado, è diventata un simbolo pop.
Superstar istruisce sul potere delle immagini, sulla violenza dolce della televisione, sull'osceno travestito da intrattenimento. E stupisce la sua capacità di essere perfettamente comprensibile anche a chi, come noi spettatori italiani, non conosce il contesto spagnolo: la grammatica del trash, del successo improvviso, del fallimento pubblico è, purtroppo, una lingua comune. Recensione ❯
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