| Anno | 2025 |
| Genere | Biografico, Drammatico, |
| Produzione | Italia |
| Durata | 121 minuti |
| Al cinema | 1 sala cinematografica |
| Regia di | Vincenzo Alfieri |
| Attori | Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli Justin De Vivo, Giordano Giansanti, Luca Petrinie, Sergio Rubini, Maurizio Lombardi, Josafat Vagni, Emilio Franchini. |
| Uscita | mercoledì 19 novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Eagle Pictures |
| MYmonetro | 3,77 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 28 novembre 2025
Nelle 24 ore prima dell'omicidio di Willy, le vite di ragazzi di Colleferro si intrecciano tra fragilità e scelte sbagliate, fino alla tragedia che spezza il suo futuro. Il film è stato premiato a Roma Film Festival, 40 Secondi è 42° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 362,00 e registrato 132.719 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Colleferro. 6 settembre 2020. Ore 3.15. Willy viene ucciso dai fratelli gemelli Lorenzo e Federico dopo essere intervenuto per difendere un amico, Cristian, coinvolto in una lite. Dal momento dell'aggressione alla morte sono passati 40 secondi. Il ragazzo 21 anni, di origine capoverdiane, lavorava in un ristorante stellato dello chef Tocai e proprio quel giorno aveva avuto una grande soddisfazione. Tutto nasce da un malinteso nel locale "Futura". Una parola di troppo, una spinta, un colpo.
Nelle 24 ore che precedono il suo omicidio, la sua vicenda s'intreccia con quelle di Maurizio, Michelle e Lorenzo e Federico. Maurizio, che non si è ripreso dopo che la ragazza lo ha lasciato, è completamente succube di Cosimo, legato ai gemelli criminali, che lo convince a prendere la macchina del padre e poi sbanda e perde le chiavi. Michelle, che sta per trasferirsi a studiare a Parigi, ha deciso proprio quella sera di lasciare il suo ragazzo Cristian. Infine Willy, legatissimo alla madre, era con un altro gruppo di amici da tutt'altra parte quando è stato chiamato. Si è trovato nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Cosa hanno in comune Giorgio Chiellini, Scarlett Johansson e Paolo Villaggio? Tutti e tre hanno un fratello gemello meno famoso di loro. Lorenzo e Federico invece sembrano vivere in simbiosi.
Si allenano insieme a boxe, salutano contemporaneamente la madre, si muovono come se fossero indivisibili. Non sono soltanto i protagonisti di questa riuscita versione di un 'nuovo romanzo criminale' ma sono come corpi-horror/fantasy, filmati come una specie di cyborg, biondi, inespressivi, impassibili macchine della morte.
Attorno a un episodio inizialmente banale che poi degenera e sfocia nella tragedia, Vincenzo Alfieri costruisce assieme allo sceneggiatore Giuseppe G. Stasi (che avevano già collaborato insieme alla scrittura nel precedente film del regista, Il corpo) una sorta di ping-pong temporale che parte e ritorna sul luogo del delitto e mostra le azioni che hanno fatto alcune delle persone coinvolte.
Alla base di 40 secondi c'è il romanzo omonimo della giornalista di cronaca nera e giudiziaria di "La Repubblica" Federica Angeli che ha analizzato quel tragico episodio avvenuto in 'meno di un minuto' da diverse angolazioni dove ha perso la vita Willy Monteiro Duarte, pestato a sangue dai fratelli Bianchi. Alfieri segue le traiettorie dei diversi personaggi e mostra cosa li ha portati a trovarsi lì in quel punto, quella notte e a quell'ora. Costruisce uno spaccato realistico ma con un passo da thriller incalzante, cattura ora la rabbia nascosta, i sogni, la necessità di andare altrove, la voglia di farsi notare in tutti i costi o di essere al di sopra della legge di tutti i personaggi.
Cattura così i movimenti nervosi di Maurizio che gira con il braccio rotto e sottolinea continuamente il suo sentimento d'impotenza davanti alla sua ex-ragazza o di Cosimo. Mostra la discussione di Michelle con il fidanzato Cristian mentre stanno mangiando una pizza all'aperto dove Alfieri sa valorizzare al meglio i dialoghi rendendoli tesi, al pari della scena a casa della fidanzata di Lorenzo dove il padre, un professore (un dolente Sergio Rubini) si rifiuta di mangiare il gelato perché non artigianale.
Infine mostra la vittima, Willy, inquadrato all'inizio da dietro. Sono le ultime ora della sua vita ed è raccontato, paradossalmente, come il personaggio maggiormente proiettato verso il futuro.
40 secondi, oltre alle prove di Francesco Gheghi sempre sulla linea tra l'eccitazione e l'isteria e Francesco Di Leva, commissario con l'anima disincantata da detective noir, riesce a trovare le facce giuste di ogni personaggio. Anche se a volte abusa di qualche dettaglio insistito sugli occhi, quasi alla western alla Peckinpah prima della resa dei conti con il pestaggio come sfida finale, lascia emergere tutto il marcio di questa storia. Il male (e la sua banalità) continua ad attraversare il cinema di Alfieri, già affrontato in modo evidente anche in Il corpo e Ai confini del male. 40 secondi però ha una marcia in più. È sporco, diretto, essenziale, indignato. Al momento, il film migliore del regista.
La trama di questo film ci riporta alla memoria la triste vicenda del giovane ventunenne di nome Willy Monteiro Duarte di origine capoverdiana, il quale perse la vita esattamente agli inizi di settembre dell'anno 2020 per il solo fatto di aver tentato di sedare una lite tra ragazzi maturata nel corso di una nottata passata nella discoteca "Futura", nel paese di Colleferro in provincia [...] Vai alla recensione »
Alle prime ore del 6 settembre 2020, a Colleferro, un paese della provincia romana, avvenne uno di quei troppi fatti di fronte al quale la fiducia sulla razionalità umana vacilla e dove, purtroppo, una serie di tensioni portò ad una tragica conclusione: la morte di Willy Monteiro Duarte, un giovane di 22 anni, nato da genitori originari di Capo Verde, che fu ucciso a pugni e a calci [...] Vai alla recensione »
Alle prime ore del 6 settembre 2020, a Colleferro, un paese della provincia romana, avvenne uno di quei troppi fatti di fronte al quale la fiducia sulla razionalità umana vacilla e dove, purtroppo, una serie di tensioni portò ad una tragica conclusione: la morte di Willy Monteiro Duarte, un giovane di 22 anni, nato da genitori originari di Capo Verde, che fu ucciso a pugni e a calci [...] Vai alla recensione »
"40 Secondi" 121 minuti in cui: I dialoghi parlano più di robot che di persone 🤖 I personaggi hanno la profondità di un bicchiere d’acqua 🥛 La trama è un labirinto senza uscita. Guarda se vuoi piangere, ridere o rimpiangere di avere un telecomando. E poi ci sono i **dialoghi retorici**, quei monologhi appassionati che *dovrebber [...] Vai alla recensione »
Ho appena visto 40 secondi e devo dire che mi ha colpito tantissimo. ? un film che scorre bene, affronta temi pesanti e dolorosi ma riesce comunque, a tratti, a far respirare lo spettatore con momenti pi? leggeri.L?unica cosa che mi ha convinto meno sono alcune storyline secondarie: per me erano un po? troppo lunghe e hanno tolto spazio alla vicenda del personaggio principale, Willy, che avrei voluto [...] Vai alla recensione »
È stato uno dei casi di cronaca che ha avuto una maggiore sovraesposizione mediatica degli ultimi anni. La notte tra il 5 e il 6 settembre del 2020 a Colleferro, in provincia di Roma, Willy Monteiro Duarte, un ragazzo italiano di origine capoverdiana di 21 anni, è stato brutalmente ucciso da Marco e Gabriele Bianchi per aver cercato di difendere un amico. La violenza è stata atroce e fulminea e si è consumata in appena 40 secondi. I due fratelli erano già noti alle forze dell’ordine e su di loro c’erano delle indagini da anni ma fino a quel momento non erano stati mai arrestati. Nel suo quinto lungometraggio Vincenzo Alfieri porta sullo schermo il romanzo-inchiesta scritto da Federica Angeli, giornalista di “La Repubblica” e ricostruisce quello che avvenuto 24 ore prima dell’omicidio attraverso le vicende incrociate di Willy, i fratelli Lorenzo e Federico, Maurizio e Michelle. Con un focus sulle loro storie, mostra come il male può emergere fuori anche da singoli dettagli: il desiderio di farsi accettare a tutti i costi, una frase fuori posto, uno spintone. Da una parte 40 secondi segue la linea di un cinema che mette a fuoco il fatto di come il male possa essere compiuto da persone non necessariamente malvagie ma anche comuni, magari instabili, come sottolineato da Hannah Arendt nel suo saggio "La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme" del 1963. Dall’altra il film entra invece si pone nella tradizione di film sul crimine dove a una narrazione che ricostruisce l’omicidio s’intreccia la messa a fuoco delle psicologie dei protagonisti.
A ventidue anni, Francesco Gheghi non è più una promessa del cinema italiano, ma una potente voce del panorama attoriale nostrano.
Con uno sguardo limpido e la sensibilità di chi ha scelto di raccontare, attraverso la sua carriera, il dolore senza retorica, ha conquistato il Premio Orizzonti alla Mostra del Cinema di Venezia per Familia, incarnando con straziante verità un figlio che ha spezzato il silenzio della violenza domestica.
Ma Gheghi non si ferma. Da Mani Nude, dove ha scolpito il corpo e l’anima di un ragazzo costretto a combattere per sopravvivere, fino a 40 Secondi, in cui affronta il ruolo più scomodo della sua carriera, l’attore romano continua a scegliere storie che interrogano e scuotono le menti per l'enorme senso di sopraffazione percepito.
Cresciuto tra i Castelli e il palcoscenico, tra Elio Germano (Io sono Tempesta (guarda la video recensione)) e Mario Martone (Fuori), tra laboratori teatrali e premi, Gheghi è oggi un interprete che non cerca l’applauso facile, ma il senso profondo del suo mestiere: usare il proprio corpo come mezzo di comunicazione per la sua generazione.
Nel già citato Mani Nude, dà corpo e anima a Davide, un ragazzo proveniente da un contesto privilegiato che viene sequestrato all’uscita di una discoteca e trascinato in un circuito sotterraneo di combattimenti corpo a corpo illegali, dove la sopravvivenza è unica legge e unico obiettivo. Diretto da Mauro Mancini e tratto dal romanzo di Paola Barbato, il film è una discesa negli abissi della brutale furia e della redenzione, con Davide al centro di un percorso fisico e morale estremo.
Una performance che ha ricevuto ampi consensi da parte della critica, la quale ha prontamente sottolineato la profondità, la naturalezza e la sorprendente maturità espressiva delle quali è stato capace, lodandolo per la sua forza comunicativa e per aver tenuto testa a un eccellente Alessandro Gassmann di grande intensità.
Ma prima di questa prova attoriale, un Gheghi diretto da Francesco Costabile ha impersonato una versione ventenne di Luigi Celeste, autore del romanzo autobiografico "Non sarà sempre così", proprio nella trasposizione di questo libro intitolata Familia, reale vicenda che portò il protagonista, dopo anni di violenza domestica subita assieme alla madre e al fratello, a uccidere il padre. Anche per questa interpretazione, forte e molto convincente, ha ricevuto plausi unanimi, che hanno sottolinato come Gheghi ci abbia restituito un Luigi Celeste "con una verità che fa male", ma capace di illuminare un'opera oscura e angosciante e rimarcando una spiccata abilità nell'incarnare le fragilità di ragazzi piegati dalle brutture della vita e diventando, attraverso gesti minimi e sguardi carichi di dolore, il cuore pulsante di drammi moderni.
Infine, c'è 40 secondi, dove il giovane attore è uno dei ragazzi coinvolti nelle ore che precedono la tragica morte di Willy Monteiro Duarte.
In un’opera ispirata a fatti realmente accaduti e diretta da Vincenzo Alfieri, il suo personaggio si inserisce in una narrazione corale che alterna tensione e introspezione, esplorando dinamiche di virilità distorta, disagio generazionale e senso etico. Anche questo lavoro, fortemente calibrato, ha ricevuto ottime recensioni per la capacità di trasmettere empatia in un contesto disagiato. Un contributo dal tono sobrio e civile.
In un orizzonte cinematografico che spesso fatica a coniugare impegno e autenticità, Francesco Gheghi si distingue per il rigore delle sue prove più fisiche. Ogni sua scelta sembra essere guidata da una precisa urgenza narrativa. Dalla fretta di dover essere la voce al centro delle botte, di quei calci e di quei pugni che non fanno male alla carne, ma bruciano ancora di più sotto la sua superficie. E se è vero che il talento è scintilla, non c'è dubbio che la sua consapevolezza professionale è già fiamma.
40 Secondi, che Carmine Alfieri ha diretto e scritto con Giuseppe Stasi, aveva colpito pubblico e critica della Festa del Cinema di Roma. Il regista, non ancora quarantenne, mostra personalità e tecnica, strutturate frequentando i tanti mestieri del cinema. Si sentono, infatti, nell'arco del film, dialoghi credibili, alternati a silenzi e suoni mai casuali.
Un intervallo brevissimo, quasi fulmineo, quei 40 secondi in cui, nel 1999, il giovane Willy Monteiro Duarte perse la vita a seguito del feroce pestaggio perpetuato dai fratelli Bianchi. Nello specifico, 40 secondi è esattamente il tempo trascorso dal momento in cui i due bruti scesero dalla loro auto a quando vi risalirono dopo aver commesso il fattaccio.
Tratto dal libro di Federica Angeli, i 40 secondi la durata del pestaggio di Willy Monteiro, il ragazzo perse la vita, era il 6 settembre del 2020. Ma è qualcosa più del solito, sempre temibile, film denuncia sui mali della società. Vincenzo Alfieri, anche autore del copione insieme a Giuseppe G. Stasi, ha lavorato bene. Funziona la struttura del racconto - quella tragica serata ricostruita dal punto [...] Vai alla recensione »
"40 secondi" ricostruisce le ultime ventiquattro ore di Willy Monteiro Duarte, la cui morte è avvenuta il 6 settembre 2020. Emergono i suoi gesti quotidiani, il lavoro, gli amici, il suo istinto a intervenire quando vede un'ingiustizia. In parallelo scorrono le ore dei quattro delinquenti che, in un breve arco di tempo, lo aggrediranno. Diretta dall'attore e regista Vincenzo Alfieri, l'opera sceglie [...] Vai alla recensione »
Forse ha ragione lo chef stellato interpretato da Maurizio Lombardi quando afferma che l'umanità si divide tra quelli che sanno trasformare in arte la scienza della cucina vestendo un grembiule e quelli che invece siedono nella sala ristorante pronti solo a fotografare il piatto per postarlo sui social. Fuor di metafora, i primi rendono il mondo un posto più creativo (dunque migliore), i secondi lo [...] Vai alla recensione »
Il cinema italiano in questo periodo sembra voler far i conti con il tempo infinitesimale di una vita, una frazione istantanea che non lascia scampo. A morire la giovane protagonista del film di Virzì ci ha impiegato circa 5 secondi, una distrazione fatale del padre; a un giovane ragazzo di origini capoverdiane ne sono serviti poco più (40 secondi, anche qui come da titolo).
Sorprendente ricostruzione delle ultime 24 ore che precedono l'uccisione, avvenuta a Colleferro il 6 settembre 2020, di Willy Monteiro Duarte intervenuto per sedare una rissa. La banalità del male raccontata da diversi punti di vista dal regista Vincenzo Alfieri che ha scritto il film con Giuseppe G. Stasi con un convincente cast che restituisce certi profondi abissi della provincia romana.
Un litigio per un semplice equivoco si trasforma in un pestaggio di inaudita violenza e un ragazzo di 21 anni, Willy Monteiro Duarte, viene ucciso senza una vera ragione. Diretto da Vincenzo Alfieri e presentato all'ultima Festa del Cinema di Roma, dove ha vinto il premio per l'intero cast di attori, 40 secondi ripercorre le ventiquattro ore che precedono il tragico evento, tra caso e destino, incontri, [...] Vai alla recensione »
Willy Monteiro Duarte è morto in meno di un minuto, massacrato di botte dai gemelli Bianchi, due "armi umane" cariche, pronte ad uccidere. Il fatto di cronaca del 2020 indignò l'opinione pubblica ma non ha insegnato nulla se solo qualche settimana fa, a Milano, una gang di ragazzi "per bene" ha pestato a sangue un coetaneo, vantandosi dell'aggressione.
I 40 secondi del titolo sono quelli bastati nel 2020 al giovanissimo italiano di origine capoverdiana Willy Monteiro Duarte per morire massacrato di botte da due fratelli sociopatici e delinquenti, in una rissa figlia dell'idiozia e del caso che aveva cercato di sedare, nella più profonda provincia laziale. Ma per farli deflagrare davanti ai nostri occhi, a partire dal libro omonimo della giornalista [...] Vai alla recensione »
Prodigiosa in Concorso la capacità di Vincenzo Alfieri di fare grande cinema dalla cronaca nera con 40 secondi, tra i migliori film italiani del 2025. L'uccisione di Willy Monteiro Duarte diventa teso dramma giovanile su gang, sogni e disillusioni di pischelli di paese con attori italiani pazzeschi (Gheghi, Borello, Puccilli e l'impressionante Justin De Vivo come Willy) con struttura non lineare a [...] Vai alla recensione »
Se ti distacchi dal gregge, nella migliore delle ipotesi emergi. Nella peggiore muori. Dopo Il corpo, Vincenzo Alfieri porta sullo schermo il terrificante omicidio di Willy Monteiro Duarte, ventunenne di origini capoverdiane barbaramente ucciso nella notte tra il 5 e il 6 settembre a Colleferro, alle porte di Roma. Un pestaggio durato 40 secondi, come da titolo del libro di Federica Angeli, testo [...] Vai alla recensione »
Il fatto di cronaca è noto: nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, a Colleferro, in provincia di Roma, Willy Monteiro Duarte viene ucciso durante una rissa dopo essere intervenuto per aiutare un amico. Quattro i colpevoli: i gemelli Gabriele e Marco Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (nel film hanno però nomi diversi), subito arrestati dal maresciallo dei carabinieri, che per puro [...] Vai alla recensione »
Introdotta da una sequenza inziale in cui il figlio di un pastore riviene il corpo percosso e senza vita di una pecora - utile ad introdurre il mood di una tragedia imminente, con la fotografia buia e le nuvole di tempesta che incombono sulla città -, che è vittima innocente sacrificata sull'altare di una vita violenta, come sappiamo che sarà per Willy (Justin De Vivo); la sezione descritta nella sinossi [...] Vai alla recensione »