40 Secondi |
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Un film di Vincenzo Alfieri.
Con Francesco Gheghi, Enrico Borello, Francesco Di Leva, Beatrice Puccilli.
continua»
Biografico,
durata 121 min.
- Italia 2025.
- Eagle Pictures
uscita mercoledì 19 novembre 2025.
MYMONETRO
40 Secondi
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Quei terribili secondi
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| domenica 30 novembre 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Alle prime ore del 6 settembre 2020, a Colleferro, un paese della provincia romana, avvenne uno di quei troppi fatti di fronte al quale la fiducia sulla razionalità umana vacilla e dove, purtroppo, una serie di tensioni portò ad una tragica conclusione: la morte di Willy Monteiro Duarte, un giovane di 22 anni, nato da genitori originari di Capo Verde, che fu ucciso a pugni e a calci da un gruppo di persone nel tentativo di sedare una rissa per difendere un amico. Ora, quella scioccante pagina di cronaca nera, è stata trasformata in un film dal titolo terribile (i quaranta secondi sono quelli durante i quali Willy fu pestato e ucciso) e che probabilmente susciterà non poche discussioni e polemiche, visto la materia scottante che tratta, ma che ha una forza e un coraggio che raramente si vedono nel cinema contemporaneo: “40 secondi” è un film di denuncia sociale e non assolve, non cerca ipocrite “giustificazioni” per gli assassini ma, nello stesso tempo, riesce a descrivere benissimo il contesto nel quale è avvenuto l’omicidio, indagando minuziosamente le molteplici cause che hanno innescato la spirale di follia ma senza mai dimenticare il dovere principale di tutti i film, ovvero coinvolgere emotivamente lo spettatore. Per raggiungere questo obiettivo, il regista ha adottato una tecnica davvero efficace: la cinepresa sta spesso, in maniera assai ravvicinata, accanto ai personaggi (soprattutto durante la parte finale) catturandone i sudori, le lacrime, ogni piega di ciascuna espressione e tutte le sfumature emotive che vanno dallo sgomento alla rabbia, dalla gioia alla paura. Riesce in pieno nell’impresa, anche perché è coadiuvato in maniera eccellente da una sceneggiatura di ferro (non ci sono scene di troppo o momenti di noia) che, in un andirivieni temporale (qui si comincia dalla morte di Willy), segue ogni singolo personaggio coinvolto nel dramma dandogli il giusto spazio per essere approfondito, toccando e approfondendo molti argomenti psicologici e sociali e generando un’atmosfera di violenza imminente e di tensione che inchioda davanti allo schermo e che esplode nel corso di quei terribili secondi. Inoltre è un film asservito da un montaggio serrato, da dialoghi scritti meravigliosamente e da un cast di attori, inclusi tutti i comprimari, diretti in maniera eccelsa e che lasciano tutti quanti il segno: da Francesco Di Leva nel ruolo di un amareggiato tutore dell’ordine, a Francesco Gneghi in quello (inquietante) di uno dei carnefici, fino a Justin De Vivo. Un esordiente, quest’ultimo, a cui è toccato il difficilissimo ruolo di Willy e che ha affrontato questo film toccante e duro con la bravura di un attore navigato e che accompagna gli spettatori nell’ultima parte della narrazione, quella dove emergono i sogni e le gioie di un giovane uomo infranti da una morte assurda e straziante.
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