| Anno | 2024 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | Italia |
| Durata | 86 minuti |
| Regia di | Gregorio Sassoli, Alejandro Cifuentes |
| Uscita | giovedì 10 aprile 2025 |
| Tag | Da vedere 2024 |
| Distribuzione | Red Sparrow |
| MYmonetro | 3,56 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 31 marzo 2025
L'umanità che vive attorno alla stazione Termini di Roma vista insieme ad uno dei suoi componenti. In Italia al Box Office San Damiano ha incassato 111 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Damiano (35 anni), fuggito dall'ospedale psichiatrico di Breslavia, in Polonia, è arrivato a Roma alla ricerca di una nuova vita e, senza un soldo in tasca, si è immerso nel brulicante mondo che bazzica intorno alla stazione Termini. Rifiutandosi di vivere come un senzatetto, ha trovato rifugio in una torre sulle antiche mura romane e ha cominciato a frequentare la determinata Sofia.
Un documentario senza filtri che ci immerge in un microcosmo che chiunque sia passato dalla stazione Termini di Roma ha sicuramente sfiorato magari voltando lo sguardo.
Sassoli e Cifuentes non sono arrivati lì per caso. Per un anno hanno fatto volontariato per assistere i senzatetto nell'ambito dell'attività della comunità di Sant'Egidio. Quando una notte hanno deciso di voler provare a dormire insieme a loro hanno incontrato Damian, un essere umano uguale e diverso rispetto agli altri che dimorano lì attorno. Uguale perché afflitto da più di una problematica. Diverso perché non vuole essere un senzatetto e si è trovato una 'casa' in una torre delle Mura Aureliane. Seguendo lui, i suoi sbalzi d'umore, la sua trascinante vivacità ma anche il suo alcolismo e, a volte la sua violenza, incontriamo un mondo che preferiamo non vedere o sul quale vorremmo solo che intervenissero le forze dell'ordine senza se e senza ma. I due registi non hanno la benché minima intenzione di fare del pietismo e di tracciare un ritratto agiografico di questo mondo e dei suoi abitanti. Il' santo' che precede il nome di Damiano nel titolo ha il senso del riconoscimento di una tenacia, di una luce interiore (seppure intermittente) che questo essere umano ha dentro. Questo però non fa arretrare i registi dal riprendere e poi dal montare scene che, se qualcuno degli spettatori ne fosse oggetto, non potrebbe non ritenere riprovevoli e da sanzionare.
Quando Damiano, solo per fare un esempio, orina sul sedile di una moto parcheggiata viene istintivo pensare al proprietario. Qui sta la forza di questo lavoro. Non si fa nessuno sconto, non si edulcorano le situazioni, non si traccia un quadro a tesi. Si mostra la realtà così come si presenta. Con le sue luci e con le sue ombre invitandoci a porci delle domande. Perché queste persone sono lì? Qual è il loro vissuto? Qualcuno ce lo racconta. Qualcuno, come Sofia, mostra un carattere deciso pur tra innumerevoli contraddizioni. Tutti si concedono (qualcuno anche si esibisce) alla telecamera dopo aver acquisito fiducia (non senza qualche scontro iniziale) nei confronti di chi li sta riprendendo. Sassoli e Cifuentes più o meno consapevolmente e, ripetiamolo, senza la seppur minima ombra di retorica, finiscono con il ricordarci alcuni versi di Fabrizio De André: "Se non sono gigli/son pur sempre figli/vittime di questo mondo".
San Damiano. Un film documentario coraggioso che costringe a spingere lo sguardo oltre quei muri metaforici eretti a difesa delle nostre traballanti sicurezze, del nostro precario benessere. Roma. Stazione Termini. Gente che parte. Gente che arriva. Siamo tutti passeggeri in transito aggrappati ai nostri trolley. Gli occhi guardano in alto il tabellone degli orari dei treni, cercano un binario, [...] Vai alla recensione »
ll plot – Damian, trentacinquenne polacco che si arrampica su una torre delle Mura Aureliane per sfuggire alla galassia di cartoni umidi che circonda Roma Termini – potrebbe regalare la denuncia sociale che strizza (giustamente) l’occhio alle coscienze. Invece no. Gli autori, dopo un anno di volontariato con la Comunità di Sant’Egidio, scelgono la via del “mostria [...] Vai alla recensione »
Questo film tocca le corde più segrete dell’animo. Quando la proiezione si conclude e le luci della sala si riaccendono, non puoi che sentirti una persona cambiata. Le scene più crude, il peso del finale, la verità nuda e implacabile di ciò che viene raccontato penetrano a fondo, scavando nelle pieghe più fragili di noi stessi.
Anche se conosco bene la realt? di Termini (sono un?assistente sociale e partecipo alle distribuzioni di cibo in via Marsala), sono rimasta comunque colpita e quasi spiazzata dalla durezza delle immagini e delle storie. Mi hanno emozionata e fatta riflettere tanto.Credo sia fondamentale che un lavoro come il vostro arrivi a pi? persone possibili, perch? spesso la gente preferisce voltarsi dall?altra [...] Vai alla recensione »
Colpisce la delicatezza, a volte aspra, con cui i registi hanno scelto di avvicinarsi al tema della solitudine della follia, raccontando legami nati senza mediazione, nel tentativo di ritrovare un amore smarrito o mai conosciuto. Ci si accorge così che le vite dei disperati non appartengono a un altrove distante: ci sfiorano, sono molto più vicine di quanto immaginiamo.
Colpisce la delicatezza, a volte aspra, con cui i registi hanno scelto di avvicinarsi al tema della solitudine della follia, raccontando legami nati senza mediazione, nel tentativo di ritrovare un amore smarrito o mai conosciuto.Ci si accorge cos? che le vite dei disperati non appartengono a un altrove distante: ci sfiorano, sono molto pi? vicine di quanto immaginiamo.
Un film che restituisce voce e dignità a storie dimenticate, relegate ai margini e troppo spesso guardate con indifferenza. Ho incontrato un amore che non conoscevo: ruvido, violento, contraddittorio, eppure autentico. Ho visto la disperata ricerca di affetto, la vita che resiste, persone che si aggrappano ai sogni pur di non lasciarsi spegnere.
Un film che restituisce voce e dignit? a storie dimenticate, relegate ai margini e troppo spesso guardate con indifferenza. Ho incontrato un amore che non conoscevo: ruvido, violento, contraddittorio, eppure autentico. Ho visto la disperata ricerca di affetto, la vita che resiste, persone che si aggrappano ai sogni pur di non lasciarsi spegnere. San Damiano mi ha insegnato che, al di l? di ogni ferita, [...] Vai alla recensione »
Questo film tocca le corde più segrete dell’animo. Quando la proiezione si conclude e le luci della sala si riaccendono, non puoi che sentirti una persona cambiata. Le scene più crude, il peso del finale, la verità nuda e implacabile di ciò che viene raccontato penetrano a fondo, scavando nelle pieghe più fragili di noi stessi.
Ci sono imprevisti, casualità e incontri inaspettati che possono portare, talvolta, a interessanti sinergie, oltre alla nascita di progetti decisamente degni di nota. E quando ciò accade, non resta che cogliere l'occasione al volo e scoprire dove porterà questa nuova avventura. Questo, ad esempio, è quello che è accaduto ai due giovani registi Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, i quali, mentre [...] Vai alla recensione »
Il documentario italiano dell'anno. Cinema duro, cinema libero. Cinema fatto con amore. Fra la varia umanità sommersa - e non è un film a poterla salvare, farla parlare sì, però - che gravita attorno alla stazione Termini. Damiano in primis, Damiano il centro. Fuggito da un ospedale psichiatrico polacco, è arrivato a Roma e si è piazzato in cima a una colonna delle Mura Aureliane.
Un documentario su una realtà che la nostra società opulenta non vuole vedere, perché suscita più repulsione che empatia, distante anni luce dalla marginalità dignitosa e rassicurante prediletta da cinema e letteratura. «San Damiano» mette a fuoco quel grumo denso di emarginazione che ruota attorno alla stazione Termini di Roma, nel cui degrado smisurato troviamo senzatetto di varia provenienza e nel [...] Vai alla recensione »
Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, i due registi di San Damiano, svolgevano già lavoro di volontariato con la Comunità di Sant'Egidio in una attività di sostegno delle vite di clochard e dell'altra umanità che gravita attorno alla Stazione Termini di Roma. Hanno quindi deciso di trasferire una parte di questa loro esperienza dentro le immagini del film.
"Mamma, io non so cosa devo scegliere, se essere un dio o un diavolo. Se io sarò un dio mi uccideranno subito. Però, mamma, se io sarò un diavolo, avranno paura di me". Non chiedere al poeta, non chiedere a Damiano, clochard e gladiatore, balordo e santo in quella stazione Termini che ne esalta la contraddittorietà: senzatetto, ma accasato sulle adiacenti Mura Aureliane, è un invisibile che vuole essere [...] Vai alla recensione »
Dopo mesi trascorsi a distribuire pasti ai senzatetto, una sera Gregorio Sassoli e Alejandro Cifuentes, mossi dal desiderio di approfondire quella realtà, decidono di passare la notte alla Stazione Termini. Poco prima di addormentarsi, si avvicina a loro un ragazzo polacco con un'insolita cadenza calabrese, Damian. Con una battuta riesce subito a creare un clima di confidenza e, come fosse un incantatore, [...] Vai alla recensione »
«Mamma, io non so cosa devo scegliere: essere un dio o un diavolo? Se io sarò un dio mi uccideranno subito, però, mamma, se io sarò un diavolo avranno paura di me». Chi parla - con una strana inflessione calabrese - è Damiano: viene dalla Polonia, ha 35 anni, testa rasata a zero, le sincopi e gli attacchi di danza di un raver. Damiano è un sant'Infame dalla pelle glabra istoriata di tatuaggi che ne [...] Vai alla recensione »
San Damiano, prega per te. Per Sant'Agostino chi canta, prega due volte, ed ecco Damiano improvvisare, e meno, su base hip-hop, con un imperativo morale e categorico sbattuto in faccia a chi lo vorrebbe più commerciale: "Non sono un commercialista". San Damiano è senza san, profano come un clochard può essere, sacro come clochard lui non vuole essere: anziché buttarsi per terra a Termini, s'è issato [...] Vai alla recensione »