| Anno | 2024 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Francia |
| Durata | 99 minuti |
| Regia di | Alexandros Avranas |
| Attori | Chulpan Khamatova, Grigoriy Dobrygin, Lisa Loven Kongsli, Naomi Lamp, Miroslava Pashutina Eleni Roussinou, Anna Bjelkerud, Lena Endre, Alicia Eriksson, Frans Isotalo, Johannes Kuhnke, Sofia Pekkari, Kristjan Üksküla. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 16 settembre 2024
Un film drammatico che racconta della Sindrome della Rassegnazione. In Italia al Box Office Quiet Life ha incassato nelle prime 12 settimane di programmazione 2,5 mila euro e 744 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO N.D.
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Sergei e Natalia sono richiedenti asilo politico fuggiti in Svezia con le loro due figlie, Katja e Alina, nella speranza di una nuova vita felice. Tali speranze vengono infrante quando la loro richiesta viene respinta. La figlia Katja, traumatizzata da questo episodio, crolla e cade improvvisamente in coma, una condizione nota come Sindrome della Rassegnazione o Apatia, spiegata come un modo per proteggersi da una sensazione di paura. Faranno di tutto per creare un'atmosfera di sicurezza, stabilità e speranza di cui la loro figlia ha bisogno per svegliarsi.
Sergej è un russo immigrato in Svezia, dove ha chiesto il permesso di soggiorno. Ha una bella famiglia (moglie, una figlia piccola, un'altra ormai adolescente), che fa di tutto per sembrare perfetta, alla visita degli assistenti sociali svedesi. Ma il permesso di soggiorno gli viene negato. Per reazione allo stress e alla paura di essere rispedite indietro, le due figlie di Sergej cadono [...] Vai alla recensione »
Si sistemano uno dopo l'altro al di qua della porta di casa, quasi come a mettersi in posa per una delle più classiche istantanee familiari. È la prima immagine del nuovo film diretto dal greco Alexandros Avranas, Quiet Life, ospitato in Orizzonti a Venezia undici anni dopo Miss Violence, titolo che gli valse il Leone d'argento per la migliore regia.
La vita quieta di Avranas è disturbata, agita da forze ed umori violenti, scossa dal silenzio di uno sguardo che non trattiene il pianto. Quello del regista ellenico è un cinema che resta su un registro turbato nelle sue atmosfere placide e rigorose della camera fissa, ad osservare in questo caso una famiglia russa arrivata in Svezia per chiedere asilo politico, a causa di una persecuzione.
La sindrome della rassegnazione infantile è una risposta psicopatologica a un trauma che comporta una marcata riduzione dello stato di coscienza e colpisce esclusivamente bambini o ragazzi che, vedendosi negare la possibilità di un ritorno a una vita normale dopo la fuga dal paese natio, attuano una sorta di ritiro dal mondo e cadono in uno stato di profondo torpore o catatonia.