Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Serena Porta |
Attori | Russell Crowe . |
Distribuzione | Draka |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 6 dicembre 2024
Un documentario a tema storico-naturalistico che traccia una linea tra due continenti, con una prospettiva al tempo stesso iper-locale e globale.
CONSIGLIATO NÌ
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Le somiglianze ancestrali e l'importante valenza culturale di due alberi simbolo, l'ulivo in Europa e il baobab in Africa, sono messe a confronto per esplorarne le radici comuni nell'esperienza umana. Dal sostentamento ai benefici per la salute dei loro frutti, passando per il ruolo centrale come luogo di aggregazione, fino ad arrivare all'inclusione nei riti religiosi e magici, questi "maestri silenziosi" dalla storia millenaria sono ben più di una mera espressione del mondo naturale.
Con una sceneggiatura a firma del produttore (e presidente di Confartigianato Cinema e Audiovisivo) Corrado Azzolini, questo documentario a tema storico-naturalistico diretto da Serena Porta traccia una linea tra due continenti, con una prospettiva al tempo stesso iper-locale e globale.
Ulivo e baobab, del resto, proiettano una lunga ombra sulla storia dei rispettivi popoli europei e africani che si nutrono dei loro frutti e della loro rassicurante presenza fissa.
Punto di partenza è l'inquietante possibilità che una tale sinergia millenaria sia ora a rischio, visto che il cambiamento climatico sta, non da oggi, sottoponendo a dure prove la sopravvivenza degli ulivi e delle raccolte d'olio nel nostro paese. Alla voce narrante di Russell Crowe spetta dunque il compito - attraverso lunghi excursus filosofico-spirituali - di ricordarci quanto della nostra cultura e tradizione sia radicato nelle nobili creature fogliate sotto alle quali ci raduniamo.
Seppur didattica la prima parte non manca d'interesse, con una lunga lista di usi e benefici degli alberi: un reminder dal sapore antico per lo "scellerato" spettatore contemporaneo che tende a dimenticare le buone cose di una volta, o almeno questo è il tono bonario a cui tende il film. È anche dove il parallelo con il baobab ha più senso, in una sorta di comparativa bio-antropologica che suscita curiosità. Peccato che il prosieguo si sfilacci un po', con l'ardita inclusione di elementi religiosi e rituali che sembra mancare di coerenza illustrativa, nonché di una prospettiva del racconto documentario di alto livello che vada al di là della dimensione locale pugliese, a cui è dato ampio spazio.
Per quanto non del tutto a fuoco - a dispetto della durata già breve - L'ulivo e il baobab ha i suoi punti di utilità e di servizio come omaggio a un passato che è parte di noi, centrando anche un monito implicito per la tutela futura delle cose più preziose.
«Perché ciò che ci unisce ha sempre più valore di ciò che ci separa». Chiusa ecumenica e chiosa su antichi valori morali del preambolo/predicozzo che apre L'ulivo e il baobab. Nei due minuti e 33 secondi sono già racchiusi prologo, svolgimento ed epilogo del lavoro di Serena Porta, un documentario a tesi, a programma col messaggio, enunciato a chiare lettere - onde evitare incomprensioni - dal vocione [...] Vai alla recensione »