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La scommessa - Una notte in corsia, nuovi mostri specchio dell'Italia

Il secondo lungometraggio di Giovanni Dota guarda alla tradizione della commedia all’italiana. Dal 12 settembre al cinema.
di Simone Emiliani

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Carlo Buccirosso (70 anni) 1 maggio 1954, Napoli (Italia) - Toro. Interpreta Angelo nel film di Giovanni Dota La scommessa - Una notte in corsia.
lunedì 9 settembre 2024 - Focus

Uno contro l’altro. Anche dentro un ospedale può consumarsi una guerra senza esclusione di colpi. Nella notte di Ferragosto sono di turno due infermieri che lavorano ai Santi Martiri, Angelo e Salvatore, rispettivamente interpretati da Carlo Buccirosso e Lino Musella. Il primo è sposato con una moglie che lo chiama in continuazione, è già nonno e si è concesso una scappatella con una collega più giovane. L’altro è invece appena tornato da una ‘magnifica’ (secondo le sue parole) vacanza a Ibiza trascorsa con la madre. Quella sera nel reparto arriva un paziente, Caputo, ricoverato in gravissime condizioni. Secondo Angelo non supererà la notte, per Salvatore invece sopravviverà oltre le sette della mattina successiva e così propone al collega di fare una scommessa. Chi vince, si aggiudica le ambite ferie di Natale e Capodanno. Da quel momento entrambi, pur di raggiungere il loro obiettivo, giocano sporco con la salute del moribondo. 

La scommessa. Una notte in corsia, che fa parte del programma delle Notti Veneziane delle 21° Giornate degli Autori, sezione della Mostra del Cinema di Venezia, è costruito su una struttura teatrale che accentua il contrasto tra i due protagonisti, ma che lascia spazio anche ad altri personaggi che entrano ed escono in scena come in un palcoscenico come quello di Nando Paone che è un paziente che si finge un medico, Iaia Forte nei panni della moglie gelosa di Angelo e il medico interpretato da Yari Gugliucci che si presenta in corsia in condizioni proibitive per operare il signor Caputo. Inoltre, il film è caratterizzato dalle unità di luogo e di tempo. È ambientato quasi del tutto all’interno dell’ospedale e si svolge nell’arco di circa 12 ore, dalle 19.05 (orario messo in evidenza da un orologio con le lancette) fino alle sette della mattina dopo. Ma ci sono degli espliciti omaggi alla commedia all’italiana


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Il regista Giovanni Dota, anche sceneggiatore assieme a Giulia Magda Martinez e Matteo Visconti, ha citato una frase di Mario Monicelli per definire La scommessa. Una notte in corsia come l’esempio di “una tragedia che fa ridere”, sul modello della tradizione di quel cinema italiano dagli anni Cinquanta ai Settanta. In più, sia Angelo sia Salvatore potrebbero essere l’immagine riaggiornata dei ‘nuovi mostri’. Le loro vite sembrano infatti caratterizzate dall’arte di arrangiarsi. Le ferie di fine anno diventano quindi l’occasione per mettere in evidenza i loro istinti più bassi. La loro vicenda, nel turno di notte nelle corsie dell’ospedale, poteva essere anche al centro di uno degli episodi di I mostri di Dino Risi e i loro caratteri sarebbero stati decisamente adatti per le performances di Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi. Sia Buccirosso sia Musella, pur guardando alla tradizione del teatro napoletano, sembrano riprendere le caratteristiche, le deformazioni, i tempi comici e la sottile amarezza di quei personaggi. Non si fermano davanti a niente neanche quando parlano con i dottori. Sono un po’ vigliacchi perché incapaci di prendere decisioni come nel caso di Angelo davanti alla moglie e all’amante oppure fanno passare per normali delle piccole scorrettezze come il ventilatore sottratto da Salvatore a una paziente.

Come nella ‘commedia all’italiana’ il film può essere visto anche come uno specchio del nostro paese. Anche se viene accentuata la dimensione grottesca, La scommessa. Una notte in corsia è lo spaccato della realtà di quello che può succedere in un ospedale, con carenza di personale, dottori inaffidabili in sala operatoria e infermieri che pensano prima a sé stessi e poi ai loro pazienti. Per Giovanni Dota è il secondo lungometraggio dopo Koza Nostra. La situazione della donna ucraina, protagonista del primo lungometraggio del regista, che si è ritrovata a fare da governante al capo clan di una famiglia mafiosa, ha una dimensione allucinata simile a quella dei due infermieri alle prese con il signor Caputo. Forse anche qui ci si trova dalle parti di una commedia gangster che ridefinisce il proprio immaginario. 


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