Titolo originale | Kreas |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Grecia |
Durata | 104 minuti |
Regia di | Dimitris Nakos |
Attori | Pavlos Iordanopoulos, Maria Kallimani, Akilas Karazìsis, Kostas Nikouli Natalia Swift, Giorgos Symeonidis. |
Distribuzione | Lo Scrittoio |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 gennaio 2025
Quando una lunga faida tra vicini si trasforma in omicidio, un padre deve decidere del destino del figlio.
CONSIGLIATO NÌ
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In un villaggio nella campagna greca, Takis, un allevatore con un macello, prepara l'apertura della nuova macelleria pensata per il futuro del figlio, Pavlos. Il giovane, un po' indolente, il giorno prima uccide il vicino che reclama parte della terra della sua famiglia. L'unico testimone è Christos, un giovane albanese, che lavora per Takis fin dall'infanzia. Takis deve decidere chi si assumerà la responsabilità.
Un thriller rurale in cui la tragedia greca muta i destini dei protagonisti incorniciati da una macchina da presa perennemente instabile come le loro azioni.
Esordio alla regia del greco Dimitris Nakos, autore di una decina di cortometraggi, Meat è chiaramente figlio di una cultura debitrice della tragedia intesa come rappresentazione drammatica segnata da eventi luttuosi che creano una catena di sventure. In questo senso la sceneggiatura dello stesso regista è paradigmatica, fin dall'avvento iniziale del proprietario della terra confinante che ne rivendica una parte nei confronti del patriarca della famiglia protagonista. Questa tensione tra i due, che ha radici antiche come un'atavica faida, provocherà morte e metterà a repentaglio la stabilità delle loro famiglie. Il destino, in questi casi, è ineluttabile e ai protagonisti non resterà che comportarsi come delle marionette mosse dai fili del regista.
In una narrazione già di suo abbastanza convulsa e accompagnata da una recitazione spesso survoltata, si inserisce la scelta stilistica dell'uso effettivo e permanente della nervosa macchina a mano - il direttore della fotografia è Giorgos Valsamis - che vuole rendere plasticamente lo stato molto agitato dei protagonisti del film finendo però ad essere una mdp anch'essa in overacting con un effetto abbastanza disturbante per lo spettatore.
Si rischia in questo caso un certo didascalismo delle immagini che va di pari passo con la deriva didascalica dell'intero film che si regge solo sulle grandi interpretazioni dei protagonisti e sulle musiche davvero suggestive di Konstantis Pistiolis. Perché in questo thriller rurale, così vicino e così lontano da un capolavoro come As bestas dello spagnolo Rodrigo Sorogoyen, tutto viene spiegato e mostrato per filo e per segno, in un susseguirsi di eventi successivi al delittuoso fatto centrale scatenante che viaggiano su strade ben conosciute perché, si sa, tutti i nodi vengono al pettine o, meglio, riemergono dal terreno come i corpi sepolti malamente.
Non resta quindi che concentrarsi sulla storia che dà degli spunti interessanti sulla condizione di chi è e si sentirà sempre straniero in un'altra patria come il giovane albanese Christos (Kostas Nikouli) che la famiglia greca accudisce fin da adolescente. Oppure interessarsi al patriarca protagonista, Takis (Akyllas Karazisis), che è l'unico, un po' come Edipo, a essere all'oscuro di tutto quello che accade. O, infine, seguire il personaggio della madre e moglie, Eleni (Maria Kallimani), che agisce in maniera autonoma e determinata. Più scontate invece le caratterizzazioni del poliziotto corrotto, Giorgos (Giorgos Symeonidis), che copre le magagne del macello illegale del protagonista o anche le pennellate sugli abitanti del paese.